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Cronache Savonesi

DAL 1500 AL 1570

di AGOSTINO ABATE

ACCRESCIUTE J)I DOCUMENTI INEDITI

PUBBLICATE E ANNOTATE

dal Dott. G. ASSERÈTO

SAVONA

TIPOGRAFIA D. BERTOLOTTO E C. 1897

“Proprietà Letteraria

ALLA VENERATA PATERNA MEMORIA

DEL

Marchese Dottoi PAOLO ASSERETO

CHE SINDACO E DEPUTATO DI SAVONA

NE CURÒ CON INTELLIGENZA COSTANZA ED AMORE

I PIÙ VITALI INTERESSI

NEI CONSIGLI DEL COMUNE

NEL PARLAMENTO DELLA NAZIONE

leggasi : il Verzellino dice

» di che lo Spotorno dice avere

» Mcî Doni”’ Antiani » e il primo fu » gli statina speciali consimili press’ a poco agli » procuratorem ad negotia (V. Arch. Com. Reg. a Catena lib. IL pag. 306 verso) » dei Berrettari affida » Fuvvi uno Stefano Lamberti.

Altre scorrezioni tipogratìche possono essere incorse, cui vorrà rimediare la cortesia del lettore.

CORREZIONI ALLE NOTE

Pagina Linea

38 6 il Verzellino lo dice

44 6 e 7 che lo Spotorno dice averne 55 1 Md Dnci Antiani 98 21 il primo di questi fu 126 6 gli Statista speciali seguenti 149 11 Cigala deputat procuratore™ ad negotia 150 9 dei Berrettari gli affida 208 1 Uno Stefano Lamberti È A %,

! JL jl j produrre per le stampe le memorie —K savonesi di Gio: Agostino Abate, che da tempo si credevano smarrite, mi J^ spinge il desiderio d’ accrescere alquanto il troppo scarso materiale storico che riguarda il nostro Comune. In queste memorie, aventi forma più di rozza cronaca che di storia, abbraccia l’Abate un periodo di circa 70 anni d’importanza non lieve, come quella che rispecchia in molti particolari interessanti la vita del nostro Comune, in cui dalla maggior sua floridezza; decadde a universale sua rovina.

Queste memorie inoltre portano l’impronta di incontestabile verità, perché narrate da chi fu testimonio e parte dei fatti. In esse l’autore ci fa conoscere il nome di molti cittadini, Prelati, Nobili, Negozianti, Medici, Notari, Artisti, secondo le diverse classi ed arti cui appartenevano. Ci fa noti gli inventari delia Masseria del Duomo e della chiesa di N. S. di Misericordia. Ci tramanda la storia dell’Apparizione, enumera gli ospedali, le chiese e le parrocchie; ci dà nota dei Luoghi del Comune e dei rispettivi Logatari, fa un confronto tra la passata ricchezza della città e il misero stato in che giaceva nell’anno 1570 in cui scrive; in una parola, tante sono le particolarità interessanti forniteci da questa cronaca, che essa ci diventa, nonostante la rozzezza della forma, sommamente preziosa.

Interessa anche non poco l’assistere, sia pur per breve, alle vicende cittadine e alle lotte cui fu in preda 1” Italia che le nostre causavano, col succedersi di stranieri padroni, chiamati fra noi dalle nostre discordie, fra le quali Genova e. Savona trovavano sempre modo e tempo di scindersi in sé stesse e lacerarsi a vicenda. Eppure, quantunque, come scrive Gino Capponi, nobili e popolani, Guelfi e Ghibellini, Adorni e Fregosi combattessero confusamente a pubblico strazio, le interne forze non erano pur anche stremate, ché appunto in quegli anni infelici la Liguria produceva le tre nature più vigorose che avesse allora l’Italia, Cristoforo Colombo, Giulio II, Andrea Doria.

E fu- in questo fortunoso periodo che Savona, destreggiatasi indarno, fra tanto tramestio d’armi e di fazioni, a scuotere il giogo della potente rivale, finì col perdere, invece, coli’ ultimo avanzo di sua libertà, quello stato di floridezza e potenza a cui s’era levata dopo secoli di virtù e d’energia.

Fu a lei fatale dopo la morte del suo gran Papa, la memorabile giornata di Pavia, nella quale, per la sconfitta delle armi francesi, cui aderiva, cadde senza difesa in piena balia di Genova, la quale, colto il momento propizio, ebbe tutto 1’ agio d’ adempiere a suo danno 1’ antico voto…. Delenda Saona.

Augurando che cosiffatti avvenimenti riescano non pur d’istruzione, ma di utile scuola a’, miei concittadini, passo ora a parlare, per quanto la scarsità dei documenti mei permette, della famiglia e della persona del nostro Cronista.

Già sino dal 1376 troviamo la famiglia Abate domiciliata nel borgo di Lavagnola in persona di un Ferrerius Abbas, che possiede terre a Ranco, come da atti del Not. Leonardo Rusca. Numerosi poi in detto borgo sono gli appartenenti a tale casato dal 1400 ad oltre la metà del 1500, come lo provano molti atti notarili, ne’ quali gli Abati sono quasi tutti qualificati come esercenti l’arte dei Berettari. Si trova anche il nome degli Abati dal 1546 al 75 su i Registri di Battesimo della Parrocchia di S. •Pietro in Savona, il che proverebbe essere stato molto esteso questo casato. Nel 1504, 24 agosto, in atti di Giacomo Oddino, troviamo Filippo Abate {empty}q. Giacomo, avo dell’Agostino, di Lavagnola, cittadino di Savona, che fa testamento in favore dei

nipoti figli di Leonardo.

Nel 1520, in atti del Not. Paolo Oddino, abbiamo altro testamento del Leonardo, figlio del Filippo berrettaro e padre del Gio Agostino, che dota in fiorini 800 le figlie Geronima, Luigina e Bianchina, ed instituisce eredi i figli Gio Agostino, Vincenzo e Franceschino. 11 Leonardo della sua merce di berrettaro aveva traffici con Roma e Sardegna, come

:orge neil’ Elenco degli artisti e negozianti, che ci lasciò suo figlio (ms. p. 80). Arte quella del berrettaro, che in que’ tempi doveva essere lucrosa, poiché nel suo scritto leggiamo che nel breve passaggio di Carlo V: Da vespero fino a note vendete tante berete per 400 ducati d’ oro (ms. p. 47).

Il Leonardo, come rileviamo dagli atti degli Anziani esistenti nell’Arch. Comunale, facea parte, come già suo padre Filippo, del Consiglio fra gli artisti. E doveva pur essere influente cittadino, poiché il Doge Antoniotto Adorno cercò attirarlo dalla sua, per valersene neh’ impresa che nel 1513 tentò contro Savona rimasta ligia alla lega (ms. p. 36).

Il Verzellino lo dice uomo assai facoltoso, e di certo doveva esserlo, se. come vedemmo più sopra, legava alle tre figlie fiorini 800, oltre a ciò che avrà lasciato ai tre maschi che nomina eredi. Anzi,

nel ritenerlo assai agiato ci conferma il fatto che, volendo gli uomini di S. Bernardo erigere una cappella sontuosa e grande ove era apparsa N, S. al Botta, ne chiesero licenza a Bartolomeo Zabrera, allora Vicario Generale del Cardinale Spinola, savonese. Temendo questi non avessero a mancar loro i danari, non accondiscese alla fatta domanda se non quando il Leonardo promise, che, dato venissero meno i mezzi, 1’ avrebbe esso ultimata del suo. Di ciò si rogò istrumento, come ce ne informa il nostro {empty}A. Nel 1536, 6 settembre, come risulta da atto del Not. Antonio Risso, riportato in note inedite dai Pavese, lo vediamo deputato alla fabbrica di detta chiesa, in compagnia di Stefano Rocchetta ed Andrea Corradengo Niella, pagare a Pace Antonio Sormano (fatto cittadino di Savona) che n’era architetto, scudi 26 d’ oro del sole.

Come vedemmo dal testamento del Leonardo, Gio Agostino fu uno dei suoi sei figli e nacque il 5 settembre del 1595, come egli stesso scrive nel principio della sua cronaca. Segui esso pure 1’ arte paterna di berrettaro, come si rileva dal contesto della sua narrazione, e da atti di compra fatta da lui di terre site in Valle S. Bernardo : terre acquistate da Arbissone Socino, da Marinola e da Battista Botta nell’anno 1553, addì 9 aprile (per strumenti rogati 1’ istesso giorno dal Not. Antonio Risso) ove l’Agostino é qualificato berrettaro, arte che sembra tradizionale nella famiglia.

Nella fiera pestilenza che nel 1504 incrudelì in Savona, per cui morirono sette mila persone su 25 mila abitanti che, secondo il Verzellino, allora contava la città, morì Filippo avo di Gio Agostino, e suo zio Raffaele.

Egli stesso ci fa sapere che ne fu tocco scrivendo… Ehi due angonagie e imo carbone… e mia madre mai me abandono e per grada de Dio io scampai… (ms. pag. 2<)).

Carattere avea energico, e fin da giovinetto prendeva parte attiva alle vicende della patria. Quando i Genovesi nel 1508 mandarono due galeoni in Vado per impedire l’ingresso nel porto di Savona a qualsiasi nave, scrive: e yo gè sono siato in persona a yutali a defendere con la mia balestra (ms. pag. 30).

Ed allorché nel 1515 i Genovesi cercarono proditoriamente prendere nel porto di Savona un pontone dei cittadini Scarella, scrive: per ciò oviare gè era in persona con la mia balestra de età di ani 20 (ms. p. 33).

Nel 1522 i partigiani degli Adorni lo fecero castellano de lo castelo de Santo Giorgio e con hi entro jo io-vani de Lavagnola (ms. p. 33). Faceva pur parte in questi anni d’ una compagnia d’ archibusieri che s’ era formata tra popolani.

Facilmente si risentiva delle offese e non tollerava mosche al naso, nel 1524, a proposito di un capitano del Borbone, che verso lui trescava più del dovere, scrive: lo mio bastone lo asonse sopra la mano e gè fece molto sfregio (ms. p. 39), ne ancor sembra vagli averne avuto completo il fatto suo col conduttiero che voleva rifarsene, se a più miti consigli non fosse stato ridotto da certi compaesani di Lavagnola. In altro momento ha che ridire con un suo concittadino di parte Fregosa e la mano corre pronta alla spada. Insomma, era uomo d’azione e lo troviamo tra fazioni partigiano degli Adorni, e attore in difficili contingenze della Comunità.

Era pure versato neH’aritmetica o, come lui scrive, arismetico avendoci lasciato in altro Codice, che pur si conserva nella R. Biblioteca dell’ Università dì Genova, un trattatello di regole di Aritmetica ed un altro di Geometria. Ha quindi incarico dal Comune, al passaggio di parte dell’esercito del Borbone, di tener conto della presa dei fieni requisiti ai cittadini per esserne poi indennizzati (ms. p. 36).

Egli stesso ci dà notizia d’aver assestati nel 1559, come uno dei maestri razionali, i conti degli estimi pagati dal Comune di Savona a quei proprietari che rimasero danneggiati nella demolizióne delle molte fabbriche operatasi, quando dai Genovesi si pose mano a edificare il Castello. Così gran parte della sua vita lo vediamo ne! Consiglio degli Anziani, tra gli artisti e tra maestri razionali, cioè nel 1537, 6 gennaio, 1528, 1540, 1545, 1347 e nel 1551, come dal suo racconto e come da atti e deliberazioni nelPArch. Comunale del secolo XVI. Fu

Massaro in delicato momento nel 1542, e nel 1536 viene eletto dal Comune a comporre certe differ.enze nella Villa di Vezzi. Fu pure delegato alla riparazione del porto: né v’é anno” quasi della sua vita che non si colleghi con quella dsL^Comune. Ignoriamo l’anno di sua morte, ma certo non fu prima del 1571.

Gio: Agostino ebbe due figli: Giuseppe e Paolo

(come vediamo in atti del Not. Antonio Tivello 1548, 17 maggio e del Not. Cristoforo Percipiano, Arch. Notarile Comunale). Giuseppe veniva eletto del Consiglio degli Artisti nel 1560, 19 gennaio. Da lui partendo si potrebbe quindi seguire una numerosa discendenza, che esisteva ancora in Savona circa alla fine del 1600.

La famiglia Abate fu ascritta alla nobiltà nell’anno 1606 il 30 giugno, per decreto del Senato di Genova, e primo iscritto vediamo un Leonardo. (Pavese, scritti inediti). Lo stemma era d’argento, alla zanna di leone accostata da tre ‘ielle.

Accenneremo infine che nel 1622 da un Alessandro Abate, dottor di leggi e protonotario apostolico, venne locata per anni 9 una casa in via Scarzeria ai Padri Scolopi. Esiste ancora attualmente un vicolo denominato degli Abati, che partendo da detta via Scarzeria costeggiando la casa olim d’Alessandro Abate, ora Assereto, sbocca nell’antica via Cassari, già S. Giuliano.

Tali sono le poche notizie che del nostro cronista e della sua famiglia ci fu dato raccogliere; ora due parole del suo codice che pubblichiamo, e chespecialmente tratta delle cose savonesi.

Questo andò smarrito per iungo periodo di anni, assieme ad altro suo manoscritto che ha per titolo Guerre successe dal 1498 al i^6y, in cui narra fatti e guerre avvenute in Italia e fuori di essa in quel tratto di tempo. Fu caso che lo rintracciassi nella {empty}R. Biblioteca dell’Università di Genova nel 1875, forse prima che lo trovasse a sua volta Achilìe Neri. Circostanze che qui é inutile ricordare me ne ritardarono la pubblicazione che avevo in animo di fare, e n’ ebbe quindi egli il vantaggio di pubblicarne per il primo un breve cenno. Esso per vero dire riuscì abbastanza esatto e completo, per cui non credo fare di meglio che valermi in parte dei competenti giudizi e parole sue, per render qui note le vicende subite da questo codice agli studiosi lettori.

Descrittone il formato ed in succinto passato in rassegna quanto contiene, soggiunge il Neri (i):

« Prima del secolo XVII non abbiamo trovato alcun riferimento ai manoscritti lasciati dali’ Abate. Gli scrittori, e furono parecchi, che dettarono in varie guise la storia dell’ apparizione di N.- S. della sericordia, hanno citato come fonte il nostro savonese, ma niuno ci lasciò indicazione* di sorta sopra i codici donde venivano tratte quelle notizie. Gian Vincenzo Verzellino reca pur egli il nome dell’ Abate fra gli autori da lui esaminati per la sua compilazione storica, ma é a credere vedesse soltanto il • primo dei manoscritti, perché nell’anno 1567 ha registrato questa memoria…. Gio Agostino Abate notò le guerre del 1498 sino al 1 j6y assai diligentemente (2), parte delle quali egli stesso vide… compose ancora un libro d’Aritmetica e di Geometria… le quali cose sono presso Alessandro Abate, dott. di legge… >.

« Non v’ha dubbio (continua il Neri), ci sembra che qui si accenni precisamente alla materiaconte (1) V. Achille Neri, studi biografici e letterari. Genova, Tip. Istituto Sordo-Muti 1890.

(2) Verzellino, Voi. II p. 81, dice assai curiosamente. nuta nel primo dei nostri manoscritti, 1’ altro dobbiamo credere non fosse in potere di Alessandro, nipote e non figlio dello scrittore. »

Va errato in tale giudizio il Neri; o la sua disamina si é arrestata alle sole date del codice che accenna il Verzellino, o ben non ricorda questo storico, oppure sfuggirono a lui, diligente e dotto bibliografo, i molti tratti in cui manifestamente si vede che il Verzellino attinse proprio da questo codice dell’ Abate che pubblichiamo : come in quel punto in cui scrive delle fanterie dello Streletino cap. di Antonio Trivulzio, che nel 1513 voleva riparare in Savona: e l’altro in cui il Verzellino accenna a Giovanni Assatore da Savona che voleva condurre in città 1500 fanti. Cosi pure quando Leonardo Abate (padre del nostro cronista) preparò un convito a 300 partigiani dei Fregosi (Verz. T. I, {empty}p. 424). Ed ove parla del convegno in Savona del Re d’Aragona con Lodovico Re di Francia (Verz. {empty}T. I pag. 411). Infine, ove narra il miracolo del SS. Sacramento, a conferma del quale ricorda per 1’ appunto il nostro cronista (Verz. T. I, pag. 437).

Ci sembra non occorra andare più oltre nelle citazioni per provare che il Verzellino conosceva il manoscritto che presentiamo ai nostri lettori.

Ammette poi che questo conoscesse il Monti, però ancora con qualche riserva, soggiungendo il Neri… il testo che ebbe dinanzi apparisce di una redazione più ampia di quella data dal nostro autografo… e ne conclude col dubbio che il Monti possa avere consultato altro codice più ampio e diverso dal nostro, poiché soggiunge… comincia (il Monti) a citare fra gli altri l’Abate ali’ anno 1410 e seguita fino al i)8i.

Noi per altro non condividiamo questo dubbio, poiché a nostro avviso non v’ era proprio bisogno di un terzo manoscritto del nostro cronista, a ripetere per la terza volta ciò che scrive in questo codice, e che in parte ridice nell’altro; ed anche perché non crediamo si abbia voglia a scrivere cronache a $6 anni, poiché tanti ne avrebbe avuti 1’ Abate nel 1581 ammesso che 1’ abbia vissuti.

Al supposto poi che il Monti, invece che del codice dell’Abate, siasi servito di un manoscritto più ampio di un cpualche anonimo, si potrebbe pur contrapporre il dubbio che le date siano un’ aggiunta dell’ amanuense, e ciò sarebbe avvalorato dal non vederle ripetute dal Monti neh’ opera stampata.

« Sullo aprirsi del secolo XVIII (continua il Neri) il notaro Filippo Alberto Pollerò ebbe senza dubbio nelle mani il nostro secondo manoscritto, e ne trasse copia della speciale scrittura che narra l’Apparizione della Madonna…. »

« Sulle vicende dei due codici ben poco sappiamo. Per testimonianza del Verzellino, come si è veduto, un d’essi sull’ inizio del seicento era in casa di Alessandro Abate, più tardi si veggono tutti e due in potere di Gio Agostino Gavotto. Quindi ne perdiamo la traccia, e neppure ci é dato conoscere con sicurezza come sieno entrati nella Biblioteca Universitaria di Genova. Non vi erano ancora nel 1855, quando l’Olivieri pubblicò la sua descrizione de’ manoscritti liguri. Caduti in mano di qualche malaccorto impiegato, non seppe rilevarne il contenuto, e li registrò con un titolo erroneo, onde sfuggirono alle ricerche degli studiosi, specie savonesi, che li stimarono smarriti. »

Ci spiace dissentire pur in quest’ultimo giudizio del dotto bibliografo Achille Neri, ma il G. B. Belloro lo conosceva di certo, poiché, oltre al risultare da parecchi tratti di sue schede inedite, ne riporta pure un brano scrivendo della distruzione del porto di Savona, nel Giornale l’Espero, però, come é costume del Belloro, non ne cita l’ autore.

Soddisfatto ora, per quanto mi fu possibile, al modesto compito che mi ero proposto nel presentare al pubblico il nostro Cronista, é tempo eh’ io deponga la penna, per appagare la giusta curiosità del lettore, d’intrattenersi piacevolmente non meno che utilmente coli’ ingenuo e disadorno suo racconto. *

Al nome de Dio Io Ioanne Agustine abate comdam leonardo lano de 1570 a li 5 de desembre esendo de età de ani 75 e 3 mezi non potendo più afaticare como era solito per non stare alocio e per mio dileto abio tra me ordinato de scrivere in questo mio libero alcune cose de’ la nostra cita e de citadini de Saona degne de memoria le quale serano la più parte e quazi tute cose che a mei jorni Io le abio vedute con mei ochi e tocate con mie mani e tute verase pregando Dio che me dia gracia che io posa scrivere cosa chi non sia a dano de persona alcuna e a laude de Dio

L-/A ELECIONE DEL SOMMO PONTIFICE PAPA IULIO SECONDO DA

LA ROVERE DI SAONA LANO DE I5O3 DE NOEMBRE

L’ano de 1503 del meze de noembre (1) fu creato sommo pontifice papa Iulio secondo da la rovere saoneze e venuta la

(1) L’elezione, come è noto, fu fatta il 51 Ottobre alle ore nove pon,., dopo solo 6 ore di Conclave, e la proclamazione ebbe luogo al mattino. prossimo. nova in Saona de la sua lecione tuta la cita fece grande vitoria(i) sia de campane e fochi e de artalaria e tra le altre cose ogni cita dino piantavano uno erboro de rovere contro la sua caza il quale

Equivoca manifestamente il nostro A. colla coronazione, che, fissata per il 19 Novembre, venne poi rimandata per il 26 stesso mese, perché (dice il Burchard e il Gregorovius) gli astrologi presagivano per questo giorno una posizione speciale favorevole dei pianeti.

È più esatto il Verzellino che conferma la data del 26 Nov. per la coronazione, però tace il giorno dell’ elezione (V. Vincenzo Verzellino, memorie particolari degli Uomini Illustri. Tip. Domenico Bertolotto 1890).

(1) Anche il Verzellino nota la gioia dei Savonesi, ben naturale, per l’el :i -ne alla Sede Pontificia del loro concittadino. Il Monti (compendio di Memorie hisloriche della Città di Savona, Roma tip. Marc’Antonio e Orazio Campana,697) tralascia il particolare abbastanza notevole degli arbusti di rovere piantati per la città.

Troviamo nei libri d’Amministrazione in Archivio Comunale a carte 186, che facea parte deH’ambascieria mandata dalla Comunità a Giulio II per rallegrarsi, composta di Pietro Battista Ferrerò dottor di leggi, Marco Pisa, Girolamo de Bruschi e Bernardino della Chiesa, anche un Domenico de Nani, Rettore delle scuole, non accennato né dal Verzellino né dal Monti. Forse era costui parente o fratello dell’Andrea de Nani Vescovo d’Alba, che nel 1503 in Agosto, prese possesso del Vescovato di Noli a nome del Cardinale in Vincula.

11 Garoni parlando del Domenico de Nani lo dice da Mirabello di Monferrato, ed il più celebre maestro di lettere in Savon.i. Soggiunge inoltre che fu Rettore delle scuole nel 1485 e nel 1500 con trecento fiorini di pensione (V. Garoni, Guida Storica Economica di Savona. Savona tip. Sambulino 1871 p. 210).

In una lettera inedita del Cardinale Giuliano della Rovere da Asti XXI Settembre i^oi che qui riportiamo, detto Cardinale raccomanda agli Anziani il Maestro di Grammatica Domenico Nano che abbiamo tutto a credere sia il Nani di cui é discorso.

Magni01 viri Amici nostri carissimi salute.

Havemo inteso che quella Magnifica Comunità de Saona ha condueto per insignare la grammatica el spele maestro Domenico Nano citadino de Alba doctore ne le dite homo docto et vertuoso el che sperarne sera de papa Iulio fece molti citadini de Saona richi (2) fasendoli signori e gubernatori e capitani de cita e castele e tra li altri Ioanne

grande utile et prosicto ad quella cita, pertanto ve lo ricomandamo summamente et ogni favore et adiuto che li prestarete lo receperemo da v. Magci0 per cosa gratissima, que bene valeant. Ex Asta die XXV Septemb M.D.I.

Soprascritta al di fuori.

Magniiicis viris Dominis Antianis civitatis Saone Amicis nostris carissimis.

Firmalo ali’ originale

Episcopus astiensis Cardinalis Su Petri ad vincula Major penitentiarius.

Da tale lettera risulterebbe errata la data in cui il Garoni fa trovare il Nani in Savona come maestro.

Un Codice inedito di certo Filippo Ferro fa originaria questa famiglia di Zuccarello e già in Savona sul principio del 1400. Quel che è certo si e che prosperava in Savona sulla fine del 1500, e in quel tempo abbiamo un Domenico de Nani arciprete e Canonico di Savona e poi Vicario dei Cardinale Raffaele Sansone Vescovo di Savona, al quale dedico la famosa Poliantea per esso composta e stampata in Savona l’anno i1;,^

Troviamo infine ancora questa famiglia in Savona ricchissima nei 1620 in un Gio. Gemiamo Nano Sig. di Reino e di Montelione nel Regno di Napoli. Eresse questi una cappella nella Cattedrale dedicata alla Nativjtà di Nostro Signore con assegnamento perpetuo, e pose quesna lapide alla sua sepoltura :

Ad aeternitatis memoriam, perpetuo censu, sacris aris aediculaque extructa ad humanum decus Castro Reini ac feudo Montisleonis acquisitio, ut adversus Deum pietas erga familiam honestas conservetur, ne quid desit Joannes Hieronymus-Nani patricius Savonen. Sepulchrum hoc sibi Violantae Grassae coniugi cariss. haeredibusque vivens effecit. Anno Salutis MDC1II. Aetatis suae LVIII.

(V. Verzellino v. 11. p. 184).

Un Girolamo Nani lo vediamo nel 15S9 18 luglio assistere assieme a Battista Crema e Francesco Podensana al contratto che fa il Vescovo Costa con i conventuali di S. Francesco, per la cessione della loro chiesa e convento da convertirsi nella nuova cattedrale. (V. note al Verzellino {empty}v. 11 op. e. p. 609).

Potendo anche avere un qualche interesse il conoscere quanto fu speso

2 Francesco Marii da la rovere perfetino lo fece duca de Urbino e più fece molti periati soe cardinali e arcivesci e episcopi abati protonotari II priore di Roma tuti citadini de Suona e più ogni ano mandava una quantità de ducati ala comunità di Saona li quali se doveseno spendere in la fabrica de lo molo de lo porto de Saona E li saonezi per insegna dove se principio a spendere li denari su lo molo gè feceno metere due grande arme de marmoro bianco (i) con le

dalla Comunità per siffatta ambascieria ne daremo memoria, ricavandolo dall’Archivio Comunale, Lib. d’Amministrazione i 504, 5 1 Gennaio cart. 193.

Spese per 4 vesti di velluto cremesi agli ambasciatori per Roma al Pontefice, col patto di venderle poi all’asta pubblica al loro ritorno a vantaggio del Comune. Il detto velluto costò L. 5 di Genova al palmo per il Pisa e il Bruschi, per il Chiesa L. 3,5, per il Ferrerò L. $,2, vi entrarono palmi 2S6, in tutto moneta di Savona L. 373.9,0,10. E per fodrature di Dossi N. 400, al Chiesa con pellicce bianche N. 18 alle mani;he {empty}L.,43,,; per zibellini 6, posti in profilo alle vesti, L. 70,10; e per fatture L. 83,10 e L. 10,3 altre spese.

1504 Marzo C” 68 detti ambasciatori spesero L 4000.

1501 detto mese Gte 75. Gli stessi spesero per 14 muli carichi L. 1028,16.

(2) Sono abbastanza noti alla storia, per ripeterli qui in una breve postilla, i nomi dei molti della Rovere che da Sisto IV e da Giulio II furono innalzati ad alte cariche ed a somme dignità ecclesiastiche.

Fra questi vanno annoverati pur quelli che alla Casa Rovere appartenevano per parentele e che in seguito presero l’istesso casato della Rovere, come i Giuppo, Basso, Riario, Vegerio, i Gara, i Grosso, i Franciotti. Questo nepotismo, colpa le tante volte rimproverata ai Papi, non sempre fu sola avidità di lar grande la famiglia, ma, tenuto conto del carattere dei tempi, il più delle volte fu accorgimento politico anzi necessità di stato, nella incerta fede e nelle frequenti slealtà di quei tempi nei quali il tradimento polìtico lodavasi perfino da sommi scrittori come opera avveduta, e quasi come prova di virtù, quando la fortuna coronava il tradimento.

(1) Di questi stemmi non si ha più traccia. Due stemmi di casa Rovere, uno di Sisto IV, l’altro di Giulio II, esistono tuttora nell’esterno del Palazzo insegne de papa Iulio le quale arme sono state in dito loco fino a lano de 1525, che fu minato lo molo e impito lo porto e butato le arme a terra

•LJ NA GRANDE PESTE IN LA CITA E VILLE DE SAONA DE I5O4 (i)

Lano de 1504 a la fine del meze di marso dete principio de morire in la cita de Saona alcuni citadini poveri e

Multedo già della Rovere sulla piazza della Maddalena. Un terzo si scorge su d’una delle pareti esterne a Levante, dietro il coro della Cappella Sistina.

E per il molo e per altri scopi d utile ed abbellimento alla sua città natale, come per la Cattedrale, l’Episcopio e parecchi conventi, son note per il Verzellino, per memorie sincrone, e le conferma il nostro cronista, le molte spese che Giuliano della Rovere vi fece sia da Cardinale che da Pontefice. A maggiormente avvalorare quanto scrive l’Abate, riporteremo due fatti fra i moltissimi già cogniti alla patria storia, perché li riteniamo forse ignoti, che troviamo in schede inedite del G. T. Belloro. In atti del Nr0 Federico Campo ‘Delfino 1300 30 Gennaio. Il Cardinale S. P. in Vincola fa pagare a nome suo da Bartolomeo della Rovere olim Grasso, icati duemila trecento per un debito che aveva la città verso Giuliar

Nel 1509, 8 maggio per atto del notaro Corsaro, vediamo che gli Magnifici Anziani ricevono dal Rev. Raffaele de Bengassi cameriere segreto del Papa, mille baleschi d’oro per la ione del Molo.

Questo ed altro che riporteremo in seguito nelle nostre annotazioni del G. T. Belloro e del G. B. Pavese, ci fu dato ricavarlo da manoscritti in parte inediti posseduti dali’ egregio amico nostro cap. G. B. Minuto, che con squisita gentilezza mise a nostra disposizione e di cui gli porgiamo le più cordiali e dovute grazie.

(1) Di questa pestilenza tratta più diffusamente il Verzellino C cit. voi. 1 pag. 402. Questi però, a differenza dell’Abate, che dice essere cominciata alla fine, la dice venuta sul principio di Marzo. Forse è più esatto il Verzellino, inquautochè 1’ Abate, è evidente, la notò quando cominciava a far strage, non quando si manifestò con casi singoli. richi di peste la quale se diceva che era uzita da una caraca e uno caracone venuti da Napoli carche de Fransezi e in breve yorni se afogo tal menti che moriva più de sento persone lo yorno e assai presto tuti li citadini se tirono fora a le ville e in breve la cita se spachio poveri e richi e da tute bande se sazia cabane per abitare la poveragia e tuti li boschi verini a ia cita erano pieni de cabane e ne moriva tanti che era uno

Produciamo due Brevi di Giulio II estratti dall’Archivio Segr. Vatic. Col primo chiede agli Anziani che non sia permesso ai cittadini infetti o sospetti di peste, di accamparsi, come allora si faceva negli altri boschi, nei pressi di S. Giacomo, affinchè i frati da questi accampamenti non ne avessero a patire.

L’altro del 13 Dicembre stesso anno, diretto a Lodovico Re di Francia, affinchè conceda ai Savonesi di estrarre grano dalla Provenza essendo essi in grave penuria e da poco usciti di travaglio per fiera pestilenza.

Arch. Secr. Vatic.

Brev. Iulii II. T. I. N. 22.

Fol. 145° 2 Aug. 1504.

Antianis Civ. Saonae ut non permittant aliquem accedere,tempore pestis, aut consistere in loco s. Iacobi Fratr. Min. extra muros

dictae Civitatis.

Dilectis liliis Antianis Civitatis Saone.

Dilecti silii salutem etc. Cum sicut a fidedignis accepimus dilecti tìlii Guardianus et fratres loci sancti Iacobi extra muros Civitatis vestre ordinis ruinorum de observantia qui exemplaritate vite et sacramentis universo populo vestro specialem consolationem prestant quietem suam perturbari sentiant et pestilentia infici dubitent a familiis et personis que vigente nunc pestilentia apud vos in pertinentiis eiusdem loci habitant et morantur et idcirco devotionem vestram hortamur in domino : ut qui rehgionis presertim talis observantissimi fuistis semper deinceps permittcre non velitis ut aliqui tempore pestis ut premittitur in loco antedicto conslstant aut accedant : sed eos qui nunc accesserunt, cum purgati fuerint temporis intervallo, inde amoveatis ut precibus ipsorura etiam l’ratrum adiuti pestilentia ipsa citius liberemini. Quod si feceritis, ut decet et speramus nos, erit Bobis plurimum graturn. Dat, die li Augusti ‘■ 504 anno primo. spavento a vedeli portare a sepelire e asai presto tute le ville de Saona fumo infetate de dita peste ivi moriva citadini e contadini e vilani asai e in caza nostra mori Fiiipo abate padre de mio padre Eciam morite Rafaelo abate fratello de mio padre e Io Ioane Agustino abate figiolo de leonardo Io era de età de ani 9 fui il primo

Arch. Secr. Vatic.

Brev. Iulii II. T. i° N° 22.

Fol. 236’.

Ludovico Regi Francorum ut concedat licentiam Civibus Sao nensibus extrahi srumentum Proventia vel aliis locis ipsius Regni.

Charissimo in Christo (Ilio nostro Ludovico Regi Francorum Christianissimo.

diarissime in Christo fili noster salutem etc. Etsi non dubitamus quin dilecti filii Antiani Civitatis Saonae Maiestati tue et Corone Franciae fidelissimi facile per se ipsos sine cuiusquam commendatione impetraturi sint ab eadem Maiestate tua licentiam emendi et extrahendi srumentum ex provincia Provintiae et aliis tibi subiectis locis: Pictas tamen nostra in ipsam Civitatem propriam nostram dilectissimam Nos admonuit: ut eos Celsitudini tue commend.iremus. Magna et inusitata frumenti penuria hoc anno tota illa Ligustici regio laboravit: Civitas vero Saona pre cetens cui facultas non fuit messis tempore srumentum ipsum emendi propter sevissimam pestilentiam, que in ea crassata est. Nos quidem ut ex insula Siciliae esigua summa grani ad dictam Civitatem advehi posset curavimus quibus hacten-us utcunque sunt sustentati; nunc frumento ipso deficiente iemeque ingruente, nisi a tua Celsitudine cui subditi sunt, sublevcntur ad extremam famem deveniant necesse est. Quare eandem Celsitudinem tuam hortamur in domino et ex intimo cordis affectu requirimus: ut eisdem antianis licentiam et facilitateti** concedere velis extrahendi tantum frumenti ex provincia Provintiae et aliis locis tuis quantum sat sit necessario victui Civitatis predicte de tua Celsitudine propter sidei et devotionis constantiam benemerite: ut omnes intelligant Civitatem eamdem cariorem esse tue Maiestati quia in eadem nos Deo disponente nati et educati fuimus.

Dat. Rome die XV decembris MCCCCC quarto. Pontificatus nostri anno 2°. chi se atacase in caza nostra e ebi due angonagie e uno carboue e tute se feceno aprire e uscire la marsa e lo veleno e mia madre e uno mio fratelo nominato visenso chi tetava mai me abandonorno e per gracia de Dio io scampai e mia madre e fratelo mai ebero male alcuno e dita peste duro fino

ne de agusto poi comenso a sesare e se dice sia morto più de 6000 persone tra la cita e sue ville E nota come a la dita peste in la cita nostra de Saona per ture le strade cresete lerba longa che paria esere in uno prato e fu adimpito quelo che lano de 1502 avia predito lo predicatore su lo pulpito de lo domo che dise che la cita di Saona veneria como uno bosco siche tra le erbori de rovere che se piantono per le strade lano de 1503 per la elezione de papa Iulio e per lerba nata in le strade de la cita lano persente de 1504 la cita de Saona era a modo de uno boscho e a questa peste la comunità fece grande diligencia de religiozi che andavano a le cabane a confessare li amalati eciam de barberi chi andavano a medicare li amalati e tuti pagati da la comunità con bonisimo ordine e con bona custodia era

dato da cibare tuti li poveri a le speze del comune et de omini da bene con sue limozine Lano de 1507 Erano in Roma li ambasatori de re ludovico re di Fransa e li ambasatoride re serrando re di Spagna quali procuravano con la santità de papa Iulio de ordinare una cita dove se avese a trovare insieme sua Santità o vero il suo legato et re ludovico re de Fransa e: Re ferrando re di Spagna per cauze de la defencione de la Iezia santa e de tuta la fede crestiana e tra sua santità e li diti ambasatori fu fato lo acordio de unirse a parlamento insieme ne la cita de Saona (1) e a dito^empo lo

(î) È in ciò inesitto il cronista. Il Legato Pontificio aveva preceduto i due. Re, esso venne in Savona il 22 giugno ed alloggiò nel convento di re di Fransa era signore di Milano e di Genoa e di tutto lo genoeze e tute le parte con litere deteno avizo a li re de tuto quelo aviano ordinato e luna parte e latra frequentava de trovase al più presto in Saona e lo yorno de Santo Ioane Batista lo re di Fransa venendo de verso Milano acompagnato da tuti li Signori taliani fece la intrata in la citta de Saona e ne andò a riposare in lo vescovi a preso lo domo e tuti li signori e la sua corte fumo alogiati in la cita con boletini ogni uno in suo grado poi lo yorno de santo petro e paulo

{empty}S. Francesco (come risulta da relazione che produciamo più sotto). Arrivò il 24 il Re di Francia, il 28 il Re Cristianissimo.

Di tal convegno trattò dottamente il chiar. prof. Giovanni Filippi in due suoi scritti inseriti negli Alti e Memorie della Sotielii Slorica Savonese Tip. Bertolotto 1889-90, voi. Il, pag. 1 e seg. pag. 727 e seg.

Al Filippi pare dubbio che al colloquio segreto dei due Re assistesse il Legato Pontificio e dubita del Guicciardini che 1’ asserisce. Dalla relazione inedita dell’ itinerario del Card. di S. Prassede, che riportiamo dall’Arch. Segr. Vaticano, emerge certa la sua presenza a detto colloquio. Sembra però non abbi 1 avuto luogo il 29 giugno, subito dopo la cerimonia religiosa celebrata nel Duomo, bensì il i° luglio.

Il 29 vi sarebbe stata intervista solo tra il legato ed il re Cattolico…, Eadem die (29) bora 24. Legatus ivit ad :; Rrgeni Caltolicum ad arcem qui I-!ex venil obviam.,.. et simili loquuti sunt per <htus vel tres hor.as soli in camera Regis

Die Iovis prima Iulii Rex Francie et Cattolicus crani simili in arte in camera Regis Cattol…. Legatus ivi: hora jo…. in quadain sede, prò pi habens brachiam dextrum ad collum…. In sala prima invenimus Reginam Cattol. sumptuose vestila el ornala, v’ulens Regina legalum surrexit et indinavit, Legatus ivit ad cameram uhi reges crawl, per duas horas stesi illis et Card. Rothomagensi…. (llinerarìum legaHonis Card. S. Praxedis ad Regem Gallie. Arch. Sec. Valicano. N. ór, 149 inclusi).

Il su citato itinerario del Card. di S. Prassede concorda inoltre col Verzellino e col d’ Anton nel dire che pontificò il Card. di S. Prassede. “Die Marlis 29 feslum apostoìoriim Pelri et Paoli Legatus canlavil miss ecclesia S. Mariapresentibus sopradiclis duobus Regibus ci qvaluor cardinalibus. Ionse in lo porto lo re e la regina de Spagna con la più parte de li signori de tuta la Spagna con 19 galere e carato in terra lo re di Fransa se andò in contro e se abrasono poi abraso abraso introno in la cita a dui a dui soe uno fransozo e uno spagnolo andando verso lo castelo novo ivi riposo lo re di Spagna e aprese caro in terra la Regina di Spagna acompagnata da una grande quantità de signore spagnuole dove ne andò a riposare in lo palacio de papa Iulio e per me dico che mai abio visto la più grande quantità de catene de oro al collo e a le bracie e a la centura ne tante anele de oro e petre precioze e -perle como aviano li spagnoli eosi li homini como le done e poi ali 2 de lugio vene il legato del papa accompagnato da grande quantità di vescovi e altri prelati il quale alogio in piasa de la madalena in c.isa de domino urbano vegero (7) e tuta la corte così cavali como signor: 0 con boletini e yonti in sieme li sopra diti principi periati re e signori più volte se unirno in sieme a razonare de! negocio de quelo aviano tra loro ordinato e concluso quelo che si avia a fare paso da 20 / in 12 / yorni e tuti trei de una volunta pacificamente deliberono de volere incoronare lo re de Navarra e ordinono che lo alegato del papa dovesse cantare una mesa solena dove fusero tuti perzenti e finita la mesa havesero da

(7) Della nobile famiglia Vegeria indi della Rovere; Urbano Vegerio fratello a Marco Cardinale, fu da Sisto IV creato Tesoriere di Perugia e della Marca, Castellano della fortezza di Fano. Fu marito di Nicoletta della Rovere sorella dei Cardinali Clemente e Leonardo. (Da note inedite del Pavese sulle’ famiglie savonesi).

Sempre vi fu di questa patrizia famiglia chi rivestì pubbliche cariche nel Comune. V. a tal proposito in Arch. Com. i libri degli Anziani e i registri delle deliberazioni dal 1434 al 1662. incoronare lo dito re di Navarra (i) e così de persente la yornata sequente lo legato canto la mesa in lo domo con tuto il clero e finita la mesa data la benedicione creorno lo re di Navarra e lo incorono in lo domo di Saona in questi pochi yorni in la cita de Saona ogni vitoalia era a vile mercato e una testa de motone non valeva salvo uno petaco (2) che 7 petachi sano uno groso poi lo yorno seguente li re e lo legato

(i) Tace questo particolare il già citato itinerario del Card. S. Prassede cerne lo tacciono gli ambasciatori Fiorentini e Jean d’Anton, e probabilmente va errato 1’ Abate.

(2) Patacco più noto sotto il nome di Patacchina. Nel secolo XIV era del valore di denari 6, cioè ce ne volevano 3 per formare un grosso di 18 denari piccoli.

Nei primi anni del secolo XV il Pacioli scrive che « le Patacchine di Saona tengono per libbra oncie 6 ».

Nel 1442 nella Pratica della mercatura di Gio Antonio di Uzzano leggesi « Patacchine di Savona che anno un’aquila e gigli, e dall’altro lato una croce, tengono per libbra oncie 5 denari 23 ».

Sotto i duchi di Milano Savona continuò a battere patacchine, che hanno il campo partito dali’ aquila e dalla biscia viscontea colla leggenda + COMVNIS SAONE; nel rovescio una croce patente accantonata da due scudetti collo stemma di Savona e con attorno + MONETA SAONE. il loro titolo è minore e probabilmente a danari 4.

Nel secolo XVI sotto Luigi XII, Savona battè patacchine o pezzi da denari 6 colla solita aquila e attorno, dopo il giglio, CIVITATIS SAONE da una parte e dali’ altra una croce patente accantonata da quattro gigli colla leggenda COMVNIS SAONE, dopo il giglio. Pesa grami 18 ed è a danari 3 di argento fine.

Sotto Francesco I (1515-1523) la pacacchina savonese è un quarto di t;rosso, e ha da un lato lo stemma della città con in giro, dopo il giglio, COMVNIS SAONE, e dall’altro una croce gigliata ed in giro lo stesso fiore, indi CIVITATIS SAONE. Pesa grami 17, ma pare essere a soli denari due di fine.

Questa è l’ultima patacchina conosciuta di Savona, avendo nel 1528 questa città perduta la sua autonomia. prezeno licencia luno da latro e ogni uno ne andò a loro provincie soe lo legato a Roma e lo re di Fransa a Milano e lo re e la regina di Spagna con le sue galere navego a la volta de Spagna che Dio li conduca tuti a salvamento

I J-rfA CITA DE GENOA E IN CONTROVERSIA CONTRO LI CITADINI

DE SAONA DE 1508

Lano de’ 1508 ludovico re di Fransa era signore di genoa e di saona e de tuto lo genoeze e la cita di genoa era in controversia contro li citadini di Saona per due cauze (1) una

(1) Antica, sempre viva e rinnovata questione tra Savona e Genova, la prima cercando liberarsi da queste tasse di sale e ripa, e da vessazioni e servitù: 1’ altra di ritenerla vassalla e tributaria il più possibile.

Già s’interpone nel 1476 a prò di Savona il Card. Giuliano della Rovere, come da sua lettera ai Protettori dell’ Ufficio di S. Giorgio, che ricaviamo dal Giornale 1’ Espero.

« Nel Fogliazzo Diversorum segnato H L 1477, esistente nella Cancellarla dell’Archivio di S. Giorgio trovasi insilata una Lettera del tenore seguente: »

« Magnifici Patres nostri honorandi. L’antich: diuotione di questo « populo verso la Magnifica nostra Republica é già tanto manifesto: che « non ha bisogno di nostro testimonio. Tamen essendo 1 una e 1 altra « nostra Patria ce é debito come da figliolo i padre raccomandarla. Mance dandose dunche al presente li spectabili Imbasiatori: Questi tre Cita« dini presente apportatori per quella causa: che tanto tempo se é agitata: « et cogn.scendo Noi el bisogno extremo che ha questa Terra della de« terminatione d essa siccome più altre uolte per nostre lettere ve ha« uemo richiesti: Di nuovo etiam pregamo: et rechiedemo vostre Magni« ficencie: che oltra li altri respecti : che sonno molti, vogliano in questa « nostra: et partita consolarne de questa grafia. La quale non solo specta « alla salute de questa Cita: ma etiam a una grandissima satisfatione « della Santità de nostro Signore che non meno, che Noi hi â core questa « concordia per quiete dell una: et 1 altra Cita le quale havemo per « propria patria senza alcuna diferentia Et cosi speiamo come boni sie che li signori genoezi non volevano che in Saona se fasese porto latra sie che volevano che le mercancie de saonezi pagasino una gabella nominata la ripa e saonesi volevano fare porto ne volevano pagare la ripa dicendo che erano

« figlioli: et Citadini esser exauditi. Per 1 ultimo dono in questi nostra « partenza. Feliciter valeant Magnificentie vestre Saone iiii Martii 1476». i tergo :

Firmato j « Julius tituli Sancti Petris ad Vincula Presbiter Cardiali’originale ( « nalis Sedis Apostolice Legatus ».

(Indirizzo;

« Magnificis Dominis : tamquam patribus honorandis Dominis Officio « Conipcre Sancti Georgii Magnifice Civitatis Genue ».

Sigillo in cera rossa rappresentante lo stemma gentilizio della Famiglia della Rovere di Savona, sormontato dal Cappello Cardinalizio, colla infrascritta leggenda;

— IVL CARD S P AD VINC. Vediamo pure Savona appellarsene nel 1504 allo stesso Giuliano assunto al trono pontificio (V. App. Leu. A), questi scrive parole di concordia e di pace al Governatore di Genova come dal Breve che segue:

A -eh. Secr. Vatic.

Brev. ‘Iulii Papae IL An. 1505. Maggio 29.

T. I. N. 22. Fol. 316 r.

Dilecto Filio nobili viro Gubernatori Ianuae.

Dilecte fili salutem et apostolicam benedictionem. Omni quidem tempore desideravimus, et quantum in nobis fuit operam dedimus, ut inter dilectos filios Comunitates Ianue et Saone patrias nostras tanquam inter matrem et filium pax concordiaqae vigeret, quo magis angimur molesteque ferimus non solum pucem inter eas (non) vigere, sed odia et discordias augeri in dies, nostro presertim pontiiieatu, qui cum utrique civitati parem charitatis affectum exhibemus, non minus auetoritatis apud Genuenses quam Saonenses debemus habere. Discordias igitur ipsas sanare; et odia in mutuan, amicitiam reducere cupientes; Mittimus ad tuam Nobilitatem dilectum filium Benedictum castellanum de Farà iuris utriusque doctoren, umilia rem et nuntium nostrum qui ipsi tue Nobilitati, et dilectis filiis Antianis Genuensibus ea, que nos cogitamus prò reintegranda huiusmodi pace et amicitia referet: hortamur igitur ipsam tuam Nobilitatem ut eundem Benedictum nuntium nostrum benigne audire, eidem in his quo convencionati con la cita di genoa che non erano tenuti a |; la e luna e latra parte teniva ambasatori in la corte de re di Fransa ne mai lo re volse dare sentencia ne per luna ne per latra parte e visto li signori genoezi che lo re non

a nomine refert, plenam fidem, ac omnes oportunos favores prebere velis quod erit nobis longe gratissimum.

Datum Rome apud Sanctum Petrum Die XXVIIII Mai. Millesimo DV. Pontisicatus nostri Anno Secundo.

Non s’ acqueta Genova al giudizio del Pontefice, Giulio II a sua delle ingiustizie dei Genovesi se ne richiama al Re di Francia e lo prova il Breve inedito che produciamo.

Arch. Secr. Vatic.

Brev. Iulii II. Tom. I. N. 72.

Fol. 463 r.

Ludovico regi Christianissimo, ut civitatem Saonae aexationibus Genuensium liberei.

diarissimo in Christo filio nostro Ludovico Francorum Regi Christianissimo.

Carissime in Christo fili noster salutem etc. Cum dilecti filîî Antiani et commune civitatis Saone patrie nostre dilectissime et Maiestati tue fidelissime, a Genuensibus vessarentur nec ullis nostris aut tuis monitis

nses ipsi ab huiusmodi vexatione cessarent, necessitate coacti ad opem iustitie confugerunt: a nobisque qui prò pastoralis ossidi ministerio, nemini possumus iustitiam denegare, causan, super vexationibus huiusmodi contra Genuenses in auditorio Palatii nostri apostolici committi obtinuerunt: causamque ipsam iuris ordine prosecuti sementiam per se contra Genuenses reportarunt: sed omnis spes eorum est, in Maiestatis tue presidio, que tanto mstius Saonenses huiusmodi vexationibus liberare, quanto minus de eorum ‘oono iure post hanc sententiam poterit dubitare: id autem etsi celsitudinem tuam facturam non dubitamus tamen prò debita in cantate hortamur, ut nostro intuitu celerius et cumulatius favere velit. Dat. Rome. Die ultima februarii MDVL Pontisicatus nostri Anno 30.

Da parecchie lettere che trovami neh’Arch. Com. di Savona del 1508 e del seguente anno vediamo continuare accanita la controversia e le instanze de’ Savonesi alla Corte Pontificia.

Vincenzo Foderato vescovo di Noli, cameriere segreto d: Giulio II, il 28 agosto 1508 informa gli Anziani dei loro reclami e dice aver parlato donava fine a questa discordia feceno armare doi forti galioni quali li teneano armati quando in lo porto de Vai e quando in lo porto de Noli o vero sopra Saona a li dani de saonezi soe quando usiva o vero intrava vaseli da Saona li diti galioni fasevano vela a la sua volta trachezandoli con bone canonate per prendeli overo butali in fondo e lo castelo de Saona dove era fransozi dentro tiravano de bone canonate contro li galioni genoezi eciam diti fransozi donavano le sue artalarie de castelo a citadini de Saona chi se tiraseno loro e alcuna volta li vaselli chi volevano intrare in Saona erano tanto astretti da diti galloni che per sua salvaclone investivano in terra sopra zinora o sia sopra la fornaze e tuta la cita e ville esivano fora tirando artagaria a brase a defendere diti vaselli e yo gè sono stato in persona a yutali a defendere con la mia balestra ne mai per io tempo che governo fransezi chi fu fino de 1512 mai lo re de Fransa gè volse metere fine lasando le cose in perfete

al Papa e che sentiranno la risposta da Andrea Nattone. Aver detto il Card. di Sinigalia che accadendo la opportunità, sua S. Rei. farà dabuono ci’. per la patria, detta quale è zelatore. Dice aver mandato la lettera a Viterbo al Card. di S. Giorgio (Raffaele Riario) e che lui Vincenzo farà quanto potrà, e che già ha parlato due volte al Papa degli oltraggi fatti dai Genovesi alla loro patria ed ha risposto non faranno sempre così.

Troviamo che per gran tratto del 1509 la Comunità ha oratoria Roma. Nel giugno detto anno il Foderato scrive ancora a lungo agli Anziani per le controversie con Genova.

L’Andrea Nattone di cui è cenno nella lettera del Foderato lo troviamo nel 1487 capitano di galera nell’ armata genovese con altre di Silvestro Pavese e di Nicolò Corso contro i Turchi. Nel 1507 fu Governatore di Benevento a nome di Giulio 11, e a tal governo gli successe suo figlio Percivale.

La Nattone era antica e nobile famiglia savonese. Già nel 1540 un Bartolomeo Nattone era uno dei 4 Governatori di Savona. Nel 1376 accompagnò a Milano il Vescovo di Savona Antonio Saluzzo, eletto Arcivescovo di quella Metropolitana, e del 134Ó detto Bernardo fu ambasciatore a Clemente VI. :■’■1 RANSOSI ANO ABANDONATO LA CITA DE SAONA DE 151 2

ALI 24 1UNI

Lano de 1512 lo re de Fransa era signore de Genoa e de Saona e in la cita de Saona era gubernatore regio monsu de Frasineto (1) il quale havendo intezo como in rivera da ponente erano venute molte galere a nome de la liga soe del papa e de veneciani e monsu de Frasineto dubitando che dite galere non venisero a Saona di prezente spedite il capitanio lazarino de ormea chi avesse a’‘fare 300/ fanti per la guardia de Saona e ogni giorno le dite galere si accostavano più a la cita de Saona e lo gubernatore di Saona soe monsu de Frasineto visto che le galere se aprosimavano fingendo fece intendere a li anciani che volia esire de Saona in propia persona per andare incontro a lo capitanio lazarino chi conduceva li 300 / fanti visto questo li signori anciani feceno elecione de 15 citadini quali tuti a cavalo gè aveseno a fare compagnia a la matina de Santo Ioanne batista a bona ora lo gubernatore e li citadini eleti e tuta la famigia de lo o-ubernatore esimo de la cita de Saona e cavalcando verso le lange e jonti che fumo a uno borgo domandato lataro lontano 7 / migia da Saona ivi se scontrano con lo capitanio lazarino de ormea il quale avia seco li -ìoo / fanti e abocati insieme lo gubernatore con lo capitanio lazarino e ragionato che ebero uno peso in sieme stando tuti a cavalo lo gubernatore si volto verso li 15 citadini e prese da loro licencia dicendo de non volere ritornare in saona perche voleva andare verso piemonti con lo capitanio e li citadini visto

(1) Frasineto (Frassinet) Luogotenente del Governatore de Allegre. E tale lo dice pure l’Abate in altro suo manoscritto parlando della sortita del Frassinet 15,2. questo se feseno uno protesto in scrito in bona forma così lo gubernatore se partì e li citadini fecero parare da disnare ivi tuti noi disnasimo in laltaro e Io Ioanne Agustino abate gè era in persona a modo de staserò ivi comprai uno bichero (i) e lo legai a la mia berreta e lo portai a caza quale bichero stete intrego lo spacio de tre signorie soe yorni 2 de la signoria de Fransa e mezi 11 de la signoria de Fregosi et yorni 22 de la signoria de li adorni (2) e lo bichero finito queste 3 signorìe andò in pesi e partiti da lataro venimo a la cita de Saona

-La CITA DE SAONA SIE REZA ALE GALERE DELA LIGA DE IJI2

ADI 26 IUNIÒ

adi 26 iunio Lano de 1512 ali 25 de junio ionse le galere

(1) L’industria vetraria in Altare sia per tradizione che per documenti pare risalga al secolo IX ed ivi fosse importata da alcuni emigranti francesi di Brettagna e Normandia a ciu i signori del Monferrato avevano accordato il privilegio di esercitarvi 1’ arte vetraria.

Certo è che ebbe quest’arte suoi statuti speciali nel 1493 confermati nel 26 giugno 15,2 dal Marchese di Monferrato, Guglielmo Paleologo, dal Marchese del Carretto Galeotto e dai figliuoli di Alberto Vincenzo ed Ambrosio consignori del luogo dell’ Altare.

Visse secoli di vita rigogliosa finché il primo Impero Napoleonico collo spirito di tutto innovare non 1’ ebbe quasi annientata. Trovò nuovo vigore nel 1856 che andò sempre progredendo sino al presente che dà lavoro a 172 soci artisti e a più di 150 operai. (V. cav. Enrico Bordoni, l’arte vetraria in Altare, tip. Ricci 1884).

(2) Infatti i Fregosi ripararono in Savona cacciati da Genova dalla parte degli Adorni, i auali poi non ritenendosi neppur, stando così le cose, sicuri da essi, li molestarono anche in Savona, fin che. undici mesi dopo, si sostituirono loro nel potere.

I Fregosi poi rientrarono in Genova ai -3 di giugno del 1512 come, nota appunto in seguito l’Abate stesso. de la liga e in lo porto de vado ivi ebero noticia como li fransozi aviano abandonato la cita de Saona e lo yorno sequente lo capitanio de le dite galere mando una galera a la cita di Saona a domandare la cita a nome de la santa liga e li citadini visto che lo gubernatore de franzosi se ne era andato deteno la obediencia ali agenti de la santa liga e lo yorno medemo chi fu ali 26 de yunio vene in saona tute le galere de la liga e fornino lo palasio e le castele a nome de la liga. La cita de Saona e governata da li segnori fregozi de 1512 adi 29 iunio. Esendo la cita de Saona ali 26 de iunio resa ale galere de la santa liga e li agenti de dite galere fornino de soldati tute le forteze de dita cita como disopra avemo dito apreso segui soe a li 28 de iunio che lo signo Ioanne da Campo fregozo intro in venoa e se ne fece signore in sieme 4 soi frateli soe Guido Zacaria Fregosino e ganchino e li fransozi se tirano dentro ale forteze soe in casteleto e in lo castelo dela brila e fatolo signore Ioane da Campo Fregoso duse de Genoa di prezente mando suo fratelo Guido a lo governo de Saona e yo te abio voluto dire questo solo per sarte intendere como lano de 1512 del meze de lugio la cita de Saona era governata da signori fregosi (1)

( JL-fl SIGNORI ADORNI SONO SIGNORI DE IENOVA E DI SAONA DE

1513 DIE 25 MAI

Havendo li Signori adorni soe Antonioto e Ieronimo de

(1) L’essere Savona governata dai Fregosi derivò dali’essersi anche Genova, come Savona, unita alla Lega Santa, come accenna il Monti op. cit. pag. 155. Infatti Guido Fregoso, fratello a Giano, governò Savona a nome della Lega. ordine de li agenti de lo re di Fransa (i) dato secorso a !o castelo de la lanterna nominato la brila e superato li segnori Fregozi e per forsa de arme intrati in genoa e prezo Zacaria da Campo Fregozo chi pochi yorni fa amaso lo conte da Fiesco (2) e venuto in le mane de li signori da fiesco lo feceno strascinare a la coda de uno cavalo sopra una careta poi lo feceno squartare in 4 quarti e li signori adorni restono signori di genoa e mandorno uno gubernatore adorno in la cita de Saona e fra pochi yorni lo campo franseze fu roto a preso Novera (3) e li adorni fumo forsati de abandonare la cita de genoa e di saona e lo suo stato e governo si duro da li 25 de magio fino a li 17 de chi sono yorni 22 e questo te labio voluto dire per sarte intende le ocorencie de la cita de Saona a ciò che tu sei chiaro delli soi afani (4)

\„) NO TRATATO CHE HA FATO LI SIGNORI ADORNI COLIALAMANI CHI STANO ALA GUARDIA DE SAONA 1513

Lano de 1513 la cita de Saona era governata da li segnori fregozi e alo governo de dita cita se era gonchino da

(1) Fu la morte di Giulio II che determinò il Redi Francia a tentar di ricuperare il perduto, e per ciò fare si cattivò gli Adorni, contro i Fregosi ligi ancora al partito avverso.

(2) Era il conte Girolamo Fiesco. Accenna pure a tale fatto il Giustiniani, e fu ligato (scrive questi) atta coda di un cavallo e trascinato vituperosamente e crudelmente per ia città, che fu un brutto esempio e mise

alo dal popolo grandemente, (v, Giustiniani, Annali della Repubb. di Genova, T. II. p. 655).

(3) Dagli Svizzeri, quali erano in favore del Duca di Milano (Giustiniani, op. cit.).

(4) D; affanni e trambusti n’ ebbe di fatto, poiché in quest’ anno ben quattro volte mutò il suo governo, a seconda della fazione che dominava in Genova. s Campo fregozo e Sebastiano de oria quali tenivano 200 / alamani a guardia de dita cita chi stavano ala porta de santo Ioane e avendo li signori adorni grande desiderio de avere la cita de Saona tratono con forza de dinari con li diti alamani chi mandando li signori adorni fantarie a la impresa de Saona che gè dariano la porta de Santo Ioane e fato lo acordio li adomi, ne avisono bernardo da ganbarana s’i) quale se mise molti amici de adorni in caza a questo efeto che venendo li adorni con ezercito, che dito bernardo com li omini che avia in caza dovese andare a fornire e a aprire la porta belerà acio che li adorni poteseno libera menti intrare in la cita e li adorni feceno massa de soldati a laltaro lontani 7 migia da Saona soto la custodia delo signore de sucare e di Ioane asao citadino de Saona e ali 17 de noembre li adorni mandono una litera in la villa de lavagnola a dirisata a mio padre leonardo abate per la quale lo avizavano como infra le 3 / 4 / ore di

(1) L’illustre e nobile famiglia Gambarana, ebbe origine in Savona da Filippo Gambarana venuto da Pavia ad abitarvi come Vicario sul principio del,300. Diede essi i più chiari giureconsulti del Rinascimento, capitani e. prelati (come da! Verz, e da note inedite del G. B, Pavese, di {empty}G. T. Belloro e del Garoni op. cit.).

Bernardo Gambarana, che vediamo di parte Adorna, era fratello a Raffaele e a Giacomo. Questi veniva mandato ambasciatore dai Savonesi a Luigi XII in Milano nel, 507 (v. Arch. Com. lib. mastro della contabilità dei Razion. 1507, XII Iunii). Il Raffaele fu a soldo del Duca di Milano come capitano di milizie, fu Vicario Generale di Gian Galeazzo e di Lodovico il Moro. Fu da esso mandato ambasciatore a diversi principi,

Non è nostro intendimento tessere la biografia di ciascun casato delle famiglie savonesi che si presentano nella cronaca del nostro A., il che ci porterebbe fuor, del compito che ci siamo assunti con queste note. Solo daremo un breve cenno di alcune fra le più chiare per lustro e per l’azione loro sulle vicende del nostro Comune, note seria in dita villa de lavagnola 1500 fanti per la impresa de la cita de Saona e che dito Leonardo dovese fare che dite fantarie trovaseno vitoalie per potese reficiare eciam che dovese metere la villa in arme per andare tuti insieme E quando leonardo abate ebe questa litera era circa 2 fiore de note eleta che lebe la palezo a tuta la villa e lo dito leonardo se vide esere in grande periculo(i) se delibero de portare questa litera alo gubernatore e preze seco 8 yoveni dela villa e ne venero ala porta de Santo Ioane e trovono sopra la muragia de la cita che se faceva le guardie e andrea nino era capo de la squadra chi facea la guardia e lo fece domandare dicendoge che* volia parlare alo gubernatore per cosa de importansa e lo andria caro yuzo da la muragia e fece aprire lo portelo e leonardo lui solo intro dentro e acompagnato da io / iovani insieme con lo suo capo ne andorno in santo Francesco dove habitava ganchino fregoso e Sebastiano de oria governatori de la cita e fate le debite Reverende lo dito Leonardo gè dete la litera in mano che gè avia mandato li Adorni e gli disse essere venuto da loro per fare quanto loro gè ordineriano e gli diseno che per sarvacione de la villa che dovesse tornare in la vila e fare quelo che diseva la litera con una jonta dicendose che dovese essere savio e più diseno a lo capo de guardia che dovesse prend. joveni e che acompagnasino lo dito Leonardo fino in Lavagnola e così fu fato e jonto Leonardo in Lavagnola prese seco io o 12 deli primati de la villa e ne andorno de casa in casa

(1) Risulta da ciò che il Torteroli (v. Torteroli, Storia del Comune di Savona, pag. 340, tip. Felice Rossi, 1849) non conobbe il ms. dell’Abate, poiché non avrebbe detto ignorarsi la causa per cui l’Abate palesò il tradimento al governatore. È esatto invece il Monti (v. Monti, op. cit. pag. 156) che indubbiamente conosceva il ms. del nostro A, come appare dai Monti stesso a pag. 392, dove appunto fa menzione di quanto scrive l’Abate medesimo, a restensando vitoalie per lo vito de li soldati chi doviano venire e tuti davano largamenti e tra le 4 e 5 hore di note a li 17 de novembre de 1513 ionse in Lavagnola lo zembo de zucare e Joane asatore (1) con 1500 boni fanti la più parte balestreri a li quali gli fu dato vetoalie da senare abondantemente e tuti li amici de fregosi di Lavagnola per servacione de loro vita se tirono in casa de lo dito Leonardo abate che la sua casa era spachiosa perche già se era tirato a stare dentro de Saona in fosa vera in una casa de batesto e gerardo borredone già la masnata de dito Leonardo gè erano acasati e cenato che ebe li soldati ne andono a riposare e nel fare del lo jorno in ordenanza venero da lo borgo de santo Joane e quelli de la muragia tirono alquanti pesi de artelaria e sereno uno soldato de finaro e li soldati tirono con balestre e archìbusi ala muragia dove amazono Zolam priano e li todeschi chi erano dentro volevano usire fora fingendo de volere conbatere per adinpire quelo che anci aviano tratato e lo gobernatore non li volse lasare uscire e visto lo zembo de zucare che lo tratato non havia auto efeto finse defare una ritirata e per le erose in gran freta ionsono a porta belerà (2) credendose di trovarghe bernardo gambarana con li uomini che teneva in casa però non contronono alcuno

(1) Il primo di questi due condottieri di parte Adorna che il nostro {empty}A. chiama lo Zembo, in altro manoscritto lo dice Signore di Zuccare, certamente Zuccarello. L’ Asatore, il Verzellino lo fa da Savona (v. Verz. {empty}T. I. pag. 424). Forse uno fra i tanti piccoli condottieri al soldo di fazioni, che in que’ tempi deliziavano amici e nemici.

(2) Per chi è giovane diremo che porta Belaria o Villana esisteva ove a ponente ha sbocco 1’ attuale via Untoria, lo spazio ne è oggi in parte occupato da piazza Giulio II. Essa veniva eretta sul principio del 1300 come risulta da una epigrafe murata su di essa che ancora si leggeva nel secolo XIV, ce la tramanda il Verzellino.

1326 de Mense Augusti N. D. Io. Guarnerius de Castello ratestas Civitatis Savone hoc opus fccit fieri. la causa si fu che li amici de Fregusi tuta la note tenero la casa de gambarana atorniata de citadini armati e visto questo lo zembo e Joane asatore con soi soldati marchio verso lataro e leonardo abate con bona diligencia ovio a li omini de villa che non venissero contro la cita

Esendo partito da Saona lo zembo da zucare e joane asatore con la sua fanteria e andato verso lataro lo vernardi che fu ali t8 de novembre de 1513 dico che lo jorno seguente che fu sabato a li 19 de novembre lo gobernatore de Saona che era ganechino da campo fregoso e Sebastiano da oria mandorno a domandare Leonardo abate e lo interogono del modo che avia tenuto con li soldati de li adorni e lui gè dise quello aviano fato e per abreviare gè diseno m Leonardo voi aveti dato da senare a li adorni e domane che sarà domenica noi vogiamo che date da disnare a li fregosi soe a 300 soldati et a 50 homini di capa e leonardo gli responde a li diti signori tuto quelo che io abio al mondo non vale tanto da fare questo disnare e loro diseno noi non vogiamo che tu lo faci del tuo volemo che faseti como aveti fato con li adorni e leonardo gè dise non sera alcuno me vogia obedire ne donare niente e loro diserò noi te faremo una patente che farà che tuta la villa te donerà obediencia e di per jonta gè feceno dita patente e lo dito Leonardo prese la patente e la porto a lo consilio di lavagnola lo quale con bona diligencia parano la vitoalia abondantemente per fare dito disnaro e a li 50 omini di capa e a lo governatore gè parono honorevolmente in la casa de m / nicolo gavoto e a li 300 soldati gè parono con sui deschi e banche da sedere in lo piano soto li ormi e venuto lora de lo disnaro lo gubernatore con li partezani ne introno in casa de Gavoto ivi fumo bene serviti abondantemente e ordinatamenti e la Joventu de villa che erano eleti a portare in taula per li soldati in uno istante le taule fumo fornite e se levo uno rumore tra li soldati e miseno ogni cosa a saco e tale avia da mangiare per 20 homini altri non aviano niente e Leonardo abate visto questo disordine se ne sugi in casa de gavoto dove lo gubernatore gli dise sta con meco e non andare più tra quele bestie e in uno istante li soldati sachegiono tute le vitoalie parate e più andono di casa in casa sachesando tutta la villa che ne portono più de 20 porchi crudi in presi sopra le alabarde e ranche e ferirono Joam segni homo de età de 75 ani e essendo lo gobernatore a taula gè vene una spia quale gè fece intendere como in la villa de castodengo (1) erano alquanti amici de adorni banditi e di presenti gè mando 25 partezani con alquanti soldati a prendeli pero uno juveno di Lavagnola che serviva in taula sentito quanto se era dito e in presia corendo per via reversa gli andò avisare e tuti scaporno via salvo Nicheroso bresano quale resto in casa ascuso dereto la tina e ionto li soldati e li partesani introno in casa e sercando tuta la casa trovono lo dito nicheroso bresano e lo presono e lo menomo da lo gubernatore il quale lo fece menare in Saona bene costodito pero lo tenero serti jorni poi fu relasato sensa dano alcuno e finito lo desinaro lo gubernatore con li partezani e leonardo abate inseme con loro ne venero a Saona e li todeschi e altri soldati ne venivano dereto tuti carichi de vitoalie che aviano robate a li vilani di

(1) Ancora attualmente questa villa, benché passata in altri proprietari, conserva il nome di Castodenga, come molte altre ville de’ dintorni di Savona conservano il nome delle antiche famiglie cui appartenevano, famiglie che ora sono in gran parte estinte od emigrate altrove.

Nel 1590 vediamo un Giacomo Castodengo, di questa nobile famiglia savonese, che il Verz. (T. II, pag. 127) lo dice principale e celebre banchiere in Sicilia, nel cui tempo 1 ‘ ~~eni delîisola, cioè Xecca, Girgenti e di Termini erano retti da savonesi. Questa antica e nobile famiglia si estinse nel 1636 (v. Verz. T. II, pag. 269). lavagnola e questo fu fato lano de 1513 ali 20 de novembre in jorno de dominica e oltre li porchi che amasono e portono via tra le roba e galine e caponi e per abreviare portono via tuto quelo che poteseno robare che fu come gè fuseno stati dati a saco e la villa resto ruinata

F X ANTÉRIA VENUTA DI NOTE ALA IMPR0V1SA IN SAONA DE I515

L’ano de 1513’ lo signore otaviano da campo fregoso era duce de Genoa e a dito tempo la cita de Genoa era in controversia con li citadini de Saona per che Genoesi non volevano che in Saona se fasesse porto eciam volevano che la merze de Saonesi pagasino la gabella de la ripa a la quale Saonesi non erano tenuti de pagala per la loro convencione e stando in questa controversia li genoesi feceno metere a ordine 300 soldati quali avesero a venire di note in la cita de Saona e intrare in lo castelo di Saona e a fare che mai se palesato e assai presto de prima sera se imbarco in genoa 300 fanti e ne venero verso Saona e ionti in lo porto de Saona era larba de lo jorno e introno in la darsena e volendo carare in terra furono da saonesi discoperti e la cita che stava in sospeto per la controversia disopra dita se mise tuta in arme e ancora che li soldati fossero tuti carati in terra gè oviono la intrata de lo castelo e visto li soldati non potere intrare in castelo con bona ordenanza se retirono in lo revelino de lo Castelo de santo Georgio ivi li saonesi li tenivano assediati e li saonesi dubitando che diti soldati e altri che erano in castelo per essere dentro de la cita non fascsero scorrarie per la cita feceno barrare tuti li carrobii con bote e con banchi e in più contrade gè feceno portare molti pesi d’artalaria con ia sua monicione e soi bombardieri e noi aviamo in casa doi lavoranti veronesi prateghi a manezare artalaria la comunità li dete soldo a manezare la artalaria de lo carobio de fosavera e stando la cita e citadini in questo modo fu ordinato de fare concilio in lo palacio de la iusticia (i) e di per sente a lo sono de la tromba fu chiamato tuti li citadini al consiglio e lo popolo stava a la guardia de li soldati e a le poste per le strade e asai presto fu pieno lo palacio de citadini per lo consiglio e le. priore de li anciani monto e prepose due cose sopra le quali se dovese consegare soe se paria bene che tuta la cita a mano armata dovese andare contro li soldati che erano in lo revelino e queli amasali overo sali prezoni o vero se parese megio de tentare de fare che diti soldati andaseno fora de la cita e volendo andare fora de la cita che se gè abia a dare da desinare e asai presto fu concluso che se li soldati voleno andare fori dela cita che se gè abia a dare da desinare e cosi restreto con li soldati de andare fora come seranò reficiati e la cita con bono ordine gè fece dare da desinare e fra questo mezo tuta la cita e tuti li citadini stavano con le armi in mano ogni uno al suo loco deputato e come li soldati furono reficiati (2) se aviono verso la porta de la

(1) Fu edificato nel 130;, casualmente s’incendiò nell’anno 1643, nel 1645 fu riedificato ed abbellito (Verz. T. I, II. p. 228 e 314); fu sede del Governatore, quindi Municipale, ora del Liceo e del Ginnasio Civico. Questa chiamata del popolo a consiglio trova ora un riflesso nei pubblici comizi, ed é la caratteristica che contraddistingue i comuni italiani nello scorcio dell’ Evo Medio.

(2) Questo fatto prova viemmeglio l’impotenza del Comune savonese di fronte alla superba Guelfa, e forse il tacito accordo degli uomini che reggevano i due Comuni, la quale supposizione è convalidata dal fatto che poco dopo i cittadini stessi ebbero ad accusare di tradimento i signori Anziani, come nota lo stesso Abate. Questo fatto, non certo troppo decoroso pei Savonesi, è narrato diversamente dal Torteroli (v. Torteroli, op. cit. pag. 345) ma non è basata la sua versione su documenti; mentre sta a favore dell’Abate l’essere egli scrittore sincrono. guarda e usino fora de la cita marchiando in ordenansa verso Genoa e la cita de Saona resto pacifica pero mai si paleso la causa perche dita fanteria fosse venuta cosi a la improvisa in Saona ne per fino a quest’ora che siamo de 1570 mai se saputo il vero de quelo che fosino venuti a fare li diti soldati

i-CA NAVE DE 11 SCAF.ELA E LO PONTONE DE LA COMUNITÀ DI

SAONA LI GENOESI LE ANO PRESE E MENATE A GENOA LANO

DE 15 15 NE MAI PIÙ LE ANO RESTITUITE NE VENUTE A SAONA

Perseverando la discordia tra la cita di Genoa e li citadini di Saona per causa de quelo che disopra avemo dito per li comerchi e ripa e più perche li signori genoesi non volevano che in Saona se fasese porto ne meno che nave alcuna ne barca chi avesse couverta potese caricare ne discaricare merce alcuna in lo porto de Saona e questo ano de 1515 li fratelli de li scarda (1) soe Jeronimo e andrea e ioane aviano fato fabricare una de le belle nave che fose in genoesi chi era in lo porto de Saona e adito tempo li saonesi fabricavano lo molo e a dita fabrica se tenivano due pontoni soe uno groso e novo e uno picolo e vegio e a dito tempo come avemo dito di sopra era duce de Genoa otaviano de campo fregoso e in Saona era Gubernatore simonetofre (1) Scarella. II Verzellino, il Pavese ed il Ferro la dicono famiglia patrizia savonese. Venuta in Savona nel 1300, si divise in due rami, l’uno sig. di Bagnasco, l’altro sig. di Garessio e Pornassio. Il Verzellino fa Oddoue Scarella de’ Sig. di Bistagno vicario generale nel 1500 di Giuliano della Rovere Cardinale e vescovo di Savona. Andrea fu famigliare di detto cardinale. Assunto questi al pontificato lo creò suo procuratore in Savona, come da atti del Not. Giac. Giordano 1505, 24 ottobre, e amministratore dei feudi di Mombasilio e Monteseme per sé e per il Duca di Urbino suo nipote. Fu esso ambasciatore de’ Savonesi al Duca di Milano e ad altri principi. goso fratello naturale de lo dito otaviano dico che una note a la prima guardia se parti le galere de la guardia di Genoa con ordine che doveseno venire in Saona a prendere la nave de li scarela e lo pontone groso de la comunità de Saona e queli condurli a Genoa e ionte de note le dite Galere in lo porto de Saona trovono la nave de li scarela disprovista e li homini de galera gè montono sopra e la fornino de homini de galera e fornita la nave le galere introno in la darsena a prende lo pontone e fasendosi iorno li Saonesi se avidono come le galere erano intrate per prende lo pontone e cridono in alta voce alarme alarme e in uno instante tuta la calada e la muragia de la marina furono piene de citadini armati con molte balestre e più li populari tirono a brase alquanti pesi d’ artalaria sopra la lobieta de la porta de la guarda e tuti caregati con le sue balle e le galere usivano fora e tiravano seco lo pontone e li populari volendo dare foco a la artalaria da li primati de la cita de Saona gè fu oviato masime da ramondo vegero (i) e batista careto (2) e andrea ricio (3)

(1) La famiglia Vegerio, secondo il Pavese ed il Ferro, sarebbe originaria di Marsiglia e passata in Savona nel 1100. Bertone Vegerio nel 1273 fu uno dei quattro Sapienti della città e uno fra gli ambasciatori all’imperatore Enrico, Luchino fu Priore degli Anziani nel 1335. Lo fu pure un Lancellotto nel 1357. Marco Vegerio dell’ordine dei Minori Conventuali fu maestro a Francesco della Rovere, indi Sisto IV. Dal Pontefice Alessandro V, nel 1409, venne eletto Vescovo di Noli (Verz. v. I p. 309). Quindi Giuliano Vegerio nipote a detto Marco, Sisto IV lo creò vescovo di Sinigaglia, e lo chiamò Marco per riverenza alla memoria dello zio. Indi da Giulio II fu eletto cardinale. Di questo accenneremo ancora quando più oitre il cronista parlerà dei Prelati.

(2) Altra antica famiglia patrizia, della quale se ne trova diggià memoria nel Cumano e nei libri a catena (v. Chartularium (cartaceo) Arnaldi Cumani et Ioh. de Donati,178-1183 in Arch. Com. - V. i Registri della Catena in Arch. Com. - V. anche A. Bruno, I Registri della Catena, é molti altri che lasio per brevità e le galere cavono fora lo pontone e vedendo tanta gente armata sopra la muragia le galeie per metege terrore e spavento tirono due canonate

in Atti e Memorie della Società Storica Savonese Voi. I, pag. 371 e seg. - V. pure due Atti del 1512 riportati da E. Bor- doni, op. citata, di detti Marchesi del Finaro e consignori dell’ Altare. V. ancora Garoni, Guida Storica Economica Artistica di Savona, p. 214-215.

(î) A proposito di questo Andrea Riccio produciamo due Brevi inediti, di Giulio II (estratti dall’Are. Segr. Vaticano) che lo dimostrano di sua fiducia, e la famiglia di lui ben visa al Pontefice.

Arch. Secr. Vatic.

Brev. Iulii II. T. I. N. 22.

Fol. 3,6 v.

Andrea Ricio civi Saonensi, ut tradat aliqua Iuliano Cibo.

Dilecto filio Andree Ricio civi Saonensi. Dilecte fili salutem et apostolicam benedictionem. Mittimus isthuc dilectum filium Iulianum Cibo subdiaconum et camerarium nostrum cum commissione omnes res omnemque suppellectilem nostram que in manibus tuis sunt, nostro nomine recipiendi : quocirca volumus et mandamus tibi, ut ei omnes res suppellectilemque huiusmodi visis presentibus cum inventario integre tradas atque consignes; quietantiamque ab eo accipias. Datura Rome apud Sanctum Petrum Die XXXI. Mai MDV. Pontisicatus nostri anno secundo.

Arch. Secr. Vatic.

Brev. Tulio II. Tom. III. N. 24.

Fol. 444 r.

Domino de Alegre de fratribus Andrea et Ioanne Ritio

Saonensibus in suspitionem adduetis favorabiliter scribit. Domino de Alegre Regis Christianissimi Savone gubernatori.

Dilecte fili etc. Intelleximus non absque admiratione dilectos filios Andream et Iohannem Baptistam ritium Cives Savonenses familiares nostros in suspitionem esse adduetos, aliquid moliri voluisse contra statum christianissimi Regis quod tibi facile persuaderi non debuit, multis enim in rebus egregiani sidera ipsorum fratrum expertus fuisti nam nec dispendia nec pericula ullos (sic) prò statu eiusdem Regis recusaverunt^Nos eosdem fratres peculiari prosequimur caritate, et propterea eos tibi cornmendantes minime duximus ut si insontes fuerint ut speramus de metu ac periculo e detono in la torre de la guarda (i) como ancora a lo presente se gli vede li segnali e visto la ioventu che era sopra la muragia lo grande pericolo che correvano etiam visto che li primati de la cita aviano oviato che non si sparase la artalaria tuta la ioventu abandono la muragia e io ioane agostino abate gè era da persona con la mia- balestra de età de ani 20 e le dite galere menomo la nave de li scarela e lo pontone in lo porto de Genoa ne mai più ne-il pontone ne la nave venero in Saona e menato le galere la nave e lo pontone a Genoa fra pochi iorni li comerchiari de Genoa presuadendo che la barca de masino da rodego non avese fato contro li soi ordini la feceno prendere de meso iorno

I Ì-JK BARCA DE MASINO DA RODEGO LI COMERCHIARI LANO FATA

BRUSARE E LI BRAVI AMICI DE FREGOSI ANO MORTO VISENSO

MAINERÒ CHE ERA COMO UNA PECORA >

L’ ano de 1515 tuta via perseverando la discordia tra li signori genovesi e li cittadini de Saona li signori comerchiari de Genoa pretendendo che la barca de masino da rodego havese fato contro li ordini de diti comerchiari feceno prendere la dita barca in la darsena de Saona e in quella gèfeliberes, non enim credibile est, eos qui pre ceteris gratiam eiusdem christianissimi regis inire omni studio curaverunt aliquid cogitasse, quod Regi ipsi posset esse molestum. (Dat… Sept. 1506).

(1) La torre della Quarda era 1’ attuale torre detta di Leon Pancaldo. Vicino ad essa, dal lato nord, stava la porta dell’ istesso nome, primo ingresso a chi veniva da Genova. Era decorata da un beli’ affresco che lo Spotorno dice averne in fanciullezza ancor potuto sco’rgere qualche traccia. Detto Spotorno, sulla fede dell’ab. Lanzi e del Ratti, lo farebbe risalire a fattura del noi. La porta fu atterrata assieme al muro nel 1829. Sulla linea oggi segnata dalla via Quarda Superiore si ritrovò, negli scavi fatti in questi ultimi anni per fabbricazione, traccia di un antichissimo molo parallelo all’attuale. reno metere il foco e la brusono in dita darsena e visto questo li populari bravaci amici de fregosi se raunono in sieme molti di loro consegiando tra loro quelo che aviano a fare a beneficio de la cita de Saona e uno di loro dise signori io vi dico che tuto lo male che a questa pora cita ne causa li nostri primati e nobili de la nostra cita e che questo sia il vero non vedesti voi li iomi pasati quando le galere menomo via lo pontone e la nave di scarela che mai loro volseno consentire che se gè sparase la artalaria e questo aricordo piacque a tuti e per abreviare fu concluso tra loro che di presente ogni uno di loro prendese le arme in mano e a mano armata tuti dovesino andare a ocidere molti citadini tra li altri Raimondo Vegero e Batista Carreto e Andrea Ricio e molti altri che lascio per brevità e in uno istante tuti questi bravi insieme alcuni poverasi pur amici de fregosi si trovono insieme con le arme in mano sopra la piasa de la madalena ivi gli fu dito che li trei di sopra nominati soe Vegero e carreto e ricio erano in santo Francesco (i) a Vespero e tuti se aviano verso santo Francisco con ordine e volontà de ocideli ancora che fuseno in jesia e ionti che furono in lo giostro de santo Francesco li trei principali se piantorno soe nicolo pelegrino e antonio berta e batino bava renegato e parse che lanimo gli mancase o vero cambiaseno volontà e se voi tono arieto e usino fora e la poveragia li seguito e ionti in la piasa de la madalena la poveragia ne andò a loro case e li trei nominati pelegrino e berta e bava ne venero verso la marina dove se brusava la barca de masino da rodego e se scontomo con uno ioveno de genoa abitato

(i) La chiesa di S. Francesco era ove sorge attualmente la Cattedrale. La prima pietra del nuovo Duomo venne solennemente collocata il 29 Luglio del,589. V. note al T. II del Verz. p. 624 e seg., dovute alle pazienti e preziose ricerche del Ch.1110 Arcip. Cav. Andrea Astengo, in cui è pur dettagliato cenno delle lunghe controversie che ebbe il Vescovo con i Frati. qui in Saona nominato visenso mainerò ioveno pacifico e de bene e sensa farge moto alcuno gè tirono adoso e gè deteno tante ferite che lo lasono morto sopra la calata e di poi de avelo morto tuti trei se abensentomo e intendendo questo lo signore Simoneto Fregoso gubernatore de la cita di Saona fece butare a tera la casa de batino bava in chiapinato come se pò ancora a li presente vedela minata eciam fece ruinare la meta de la casa de nicolao pelegrino che latra meta fu difesa da petro pelegrino suo fratello poi ne nodo in piasa de pessi (i) dove abitava antonio berta per fare ruinare la sua casa pero pelegro berta padre di dito antonio era ancora vivo e la defese come sua che era e questa cosa ebe fine e lo batino bava io non labio mai più veduto e nicolo pelegrino e antonio berta tuti doi sono morti a lospitale de la madona de Misericordia

L JL-/0 TAEERNACULO DE LA JESIA DE SANTO PIETRO E STATO

RUBATO DE I519 (2)

Lano de 1519 ali 5 de otobre ale 24 bore intro uno homo in la iesia de santo pietro di Saona (3) nominato jacobo de lo borgo de li tome con intencione de voler robare il tabernaculo de argento dove se tene dentro il santo sacramento e intrato in iesia vide non esere veduto da alcuno

(1) La piazza dei Pesci, nella pianta di Savona del Grassi, è segnata ove trovasi press’ a poco attualmente piazza di Scaricamento, forse nel1” istessa località a cui allude il nostro A. A levante poco discosta dalla pescheria eravi la porta di Pescheria che metteva sul!-1 calata.

(2) Il fatto è narrato anche dal Traversagni e dal v’ rzellino (v. op. cit. voi. I, pag. 437) e questi si serve anzi dell’autorità dell’Abate, da lui stasso citato, a confermarne i particolari.

(‘3) La chiesa di S. Pietro era in Via dei Drappieri, quindi Nattona, ora Via Pia, presso la torre del Brandale. Si può tuttora veder qualche traccia della parte superiore della facciata che prospetta il palazzo Sansone, palazzo e se mise in terra dereto a una banca spondata ivi stete fino ale 4 hore di note poi usi fora e andò verso lo corpus Domini e con uno coteleto sensa punta apri la porta de lo corpus Domini e prese lo tabemaculo con circa 50 hostie consacrate e con lo tabernaculo in mano apri la porta de la iesia, per usire fora e como ebe il pede su lo paso de la porta le campane de dita iesia sonavano sensa che alcuno le tirasse e li verini sentendo sonare le campane se credeteno che’sé* avese a portar lo corpus Domini a qualche infermo e furono jriolti che presono li loro brandoni al solito e ne venero a santo pietro e non trovono alcuno salvo lo parochiano nominato prete Girardino quale havendo sentito sonare le campane se era levato di leto e se mise a la finestra e vide venire e se

domando che cosa era stato questo sonare de campane e in quelo li vicini vidono la porta de la iesia aperta e lo parochiano caro a baso e intro in iesia acompagnato da molti vicini e sercando tutta la iesia non trovono alcuno e in quelo vidono la porta aperta del tabernaculo e reguardando dentro vidono che lo tabernaculo non gè era e tuti restono amirati e la voce andò per tera come lo tabernaculo de santo pietro era stato preso e lo gubernatore Simoneto Fregoso ne ebe notizia e la matina fece stare la porta de la cita serrata fino a hora di tersa e fece andare uno bando soto pena de la forca che chi avese. notizia de tale furto lo dovese manifestare e non se trovo niente or torniamo al ladro che a preso lo tabernaculo e usito fora de la iesia se ne andò a riposare in la hostaria

ove fu condotto prigioniero Pio VII il 17 agosto 1809 per essere dopo sette giorni traslocato ac alloggiare in quello vescovile. Presso detta chiesa eravi pure l’antica Dogana, citata dal Cumano (voi. cit.) colle parole… in Douana Sancii Petri… e come risulta pure dagli statuti antichissimi (v. Statuta AnHquissima Civitatis Saone in Arch. Com. Codice pergamenaceo del secolo XIV). de castigone a preso ali mazeli dove stava uno suo fratello e iunto in casa ne andò a leto e pose il tabernaculo soto il leto sensa che alcuno sapese niente poi la matina como fu levato prese lo tabernaculo e se lo mise in lo breone de la manica del gipone e ne andò verso la porta de santo ioane per volere uscire fora de la cita e vista la porta de la cita serrata ritorno a reto e se ne andò in lo palacio de papa julio ivi geto lo tabernaculo dereto a serti legni grosi e gitandolo lo vetro si rompi e se sparse in terra una parte de le ostie consecrate e poi quando le porte de la cita furono aperte lui ne andò a prende lo tabernaculo e se lo mise in la manica e lascio le ostie sante de reto a queli legni e usi de la cita e se mise in camino per andare a Jenova e quando fu apreso a la villa de arbisola se scontro con uno suo cognosente il quale io iorno innanci lavi pregato che volese portare una cosa da piete a vendere e colui gè dise che non la voleva portare perche era robata -e scontrati in sieme quelo suo cognosente gli dise hai tu venduto la cosa che tu me portasi eri che io la vendese per farmi impicare e dicendo queste parole lui dete de la mano sopra il braso de lo ladro e senti lo tabernaculo che gè era dentro in la manica e gli dise sta forte ladro che io ti vogio legare e lo ladro gli dise non fare perche mi farai impicare e lui gli dise vieni meco a santo Iacobo e ivi laserai lo tabernaculo e lo ladro si lascio condurre come una pecora e ionti a santo iacobo il ladro dono il tabernacolo in mano a li frati poi li frati feceno ascondere il ladro e quelo che lavia menato a santo iacobo vene in la cita e palazo e (disse) (i) a tuti como il ladro era in santo Iacobo e di persente il indice e lo vicario e tuta la corte e molti altri citadini ne venero a santo Iacobo

(i) Manca nel codice questo verbo che noi aggiungiamo a maggiore chiarezea. per prendere questo ladro e ionti in santo iacobo li frati n lo volsero mostrare dicendo non sapere dove si fose e la corte e molti citadini andavano corendo e sercandolo in qua e in la e lo gubernature inteso che li frati non lo voliano manifestare ne vene lui in persona a santo Iacobo e carato da cavallo fece intendere a li frati che dovesino venire tuti nel coro e iunti li frati in coro lo gobernatore gè domando questo ladro e se respose li frati dicendo che non sano dove si sia alora lo gobernatore dise a li frati che lui faria sonare la strenna (i) e che li faria brusare lo convento insieme con li frati e li frati dicono sercatelo e se lo ritrovate prendetelo e sercando a la fine fu trovato tra mezo lo teto e la traina e fu preso e ligato e di persente lo interogono che era devenuto de le ostie consacrate che erano nel tabernaculo lui gè respose e dise che erano ne lo palacio de papa iulio (2)

(,) Questo vocabolo di stremia è probabilmente un derivato e corruttivo di stormo; così lo vediamo press’a poco usato dal Giustiniani dare alla stranila, per suonare a stormo (al libro sesto, pag. 525 ed in altri passi).

(2) Il palazzo di Giulio II fu eretto nel 1495 con i disegni e la presenza di Giuliano da S. Gallo che ebbe pure ad aiuto in Savona il nipote Bernardo. Questa circostanza è taciuta dal Vasari e da altri - ma la rileviamo da una deliberazione degli Anziani in atti del cancelliere Angelo Corsaro 1500, 13 Gennaio (filze ed atti del secolo XV, Arch. Comunale) con la quale accordano, in benemerenza, ad ambidue la cittadinanza savonese.

11 cardinale in Vincula aveva preposto a curatore suo, per le spese di detto palazzo, il nobile Urbano Vegero, ed in fatto in atti di Pietro Corsaro,495, 19 Novembre e 20 Gennaio stess’anno, vediamo il Vegero concertare per Giuliano della Rovere appalti di calce fornita dalle fornaci di Monte Moro e Segno. La pagava grossi 2 del Papa per ogni soma di ,6 rubbi (128 kilogr.).

Gli Anziani danno licenza al cardinale di far nel podere dellaComunità e nel di lei bosco, fornaci di calcina bastanti per la fabbtica del pa4 dereto a queli legni grosi e di persente vene uno meso a farlo intendere a lo Vicario del Vesco e di persente vene il Vicario con quantità di sacerdoti acompagnati da molti citadini con loro brandoni asesi a cugire le ostie dove con

lazzo, con la condizio iod s’ abbrucii legna proibita, come in atto del suddetto cancelliere Angelo Corsaro 1495, 2 Gennaio. Scorgiamo pure in atti del notaro Castro Delfino (Arch. Not. Comunale) che P Urbano

{empty},. paga un Domenico Riccardo d’Alassio, padrone di barca, per trasporto di marmi da Roma in Savona che dovevano collocarsi in detto palazzo. Ed inoltre il Vegero per sopperire alle spese della costruzione vende alcune case del cardinale Giuliano come risulta da atti del notaro Pietro Corsaro 1495,,9 Novembre.

b fama che il cardinale Giuliano della Rovere volesse destinarlo per porvi scuola d’ogni scienza, però è a dubitarne poiché né negli anni del cardinalato né in quegli del pontificato, potendo ciò fare, pur mai condusse ad effetto tale idea.

In progresso di tempo pervenne detto palazzo in dominio del Marchese di Garessio Francesco Maria Spinola patrizio savonese e genovese. D’ordine suo vi dipinsero nel 1582 i fratelli Semino Andrea ed Ottavio; al piar. terreno rimangono ancora alcuni volti dipinti a fresco da questi egregi artisti. Quindi con atto li compra del 22 settembre 1638, notaro Girolamo Vassallo in Milano, detto palazzo passo al sig. Marco Antonio degli Asinari del Carretto Marchese del Segno, e da questi a Lelio Federico Invrea del Carretto Marchese di Spigno, quale erede universale del predetto Federico di lui padre adottivo.

Durante la guerra del 1672 essendo stati atterrati d’ordine del Senato di Genova (v. Verz. T. II, pag. 461 e 95) il monastero e la chiesa di {empty}S. Chiara extra muros venne destinato ad ospizio delle monache di S. Chiara il palazzo della Rovere; dove infatti si trasferirono nell’anno 1673 vivendovi claustramente.

In seguito vediamo che con atto del 17 agosto 1676 (notaro Bartolomeo Griffo in Savona) queste monache di S. Chiara comprano il palazzo da detto Lelio Federico Invrea per la somma di L. 70000 moneta di Genova corrente ad comj uium. A’olendolo esse quindi adattare a monastero, e fabbricarvi pure una chiesa, scelgono per tale bisogna a loro architetto Gio Batta Costanzo architetto ed ingegnere della Repubblica di Genova,

‘■’

grande diligencia cugino fino la terra che le tocava poi la comunità ordino che se avese a fare una prosesione con tuta la chicreria e tuti li citadini andasino a dita prosesione como se usa a fare lo iorno del corpus domini e ogni uno andase divotamente a santo iacobo a prende lo tabernaculo e cosi con grande alegreza e sono de campane tuta la chereria e tuta la cita usirno in prosesione con bono ordine con tanta quantità di lumi e di brandoni e de citadini como abia mai veduto lo iorno del corpus Domini e quela iornata tuta la cita fece festa come la domenica e lo ladro lo condusero al palacio de la iusticia e lo misero in prisone e quelo iorno medemo la iusticia lo voleva impicare che era sabato e già sonato la seconda campana venero li trati de santo iacobo con uno ribello e feauo serti ati de iusticia e per quelo iorno non fu impicato poi il lunedi prosimo lo feceno condure a la chiaseta (i) ivi lo feceno strangolare e morto lo feceno bruciare ivi fu punito de soi latrocini

e convengono prima con lui il prezzo di tali lavori d’adattamento in lire sessantamila moneta di Genova. Nel 1680 i lavori erano terminati, però scorgiamo che furono liquidate al Costanzo altre lire 201 00 per lavori straordinari, come da ricevuta rilasciata da lui in Genova il 22 marzo di detto anno, per cui le monache vennero a spendere complessivamente la cifra di L. 80000 oltre la spesa d’ acquisto.

Nel 1808 il Governo Imperiale, con decreto datato da Bajona, lo tolse alle monache assegnandolo ad abitazione del Prefetto e lo decorò in quel tempo di parecchie pregevoli pitture di Gerolamo Brusco. Fu poi ceduto al Comune, indi venne al Demanio, che oltre d’averlo maggiormente sciupato ali’interno, ne guastò pure in gran parte la tacciata adattandone il basamento a botteghe.

(,) Ciaseta dal vernacolo Ciaza o tratto di spiaggia al mare.

Sarebbe per noi difficile arguire in quale località si trovasse la Ciaseta ove subì il supplizio quel disgraziato. Sappiamo che nel 1526 per il guasto dato al porto in quell’anno da Genovesi coll’affondarvi tre grosse navi -■1 JL-/I SIGNORI GENOVESI TENGONO IN LO PORTO DE SAONA UNA

NAVE E UNO KREGANTINO ALA GUARDIA ACIO NON INTRE

MERSE IN SAONA

Lano 1^22 perseverava la discordia tra li signori genovesi e li citadini de Saona per la causa sopra dita e acioche in Saona non intrase mercancie che non fuseno spedite in Genoa da comerchi e da altre gabele li signori genovesi ternano una nave armata in lo porto de Saona e uno bregantino armato in la darsena de Saona e luna e latro non lasavano intrare alcuna nave ne vaselo de coverta in Saona chi avese merce ne meno era nave ne vaselo de cuverta chi presumise de caricare merse alcuna per cavala fora e stando le cose in questo grado ade e che li signori adorni a li 30 de Magio

e rovinarle il Molo, il- porto era ridotto tulio spiaggia, da nostrali chiamata spiaggetta, un solo con. èva il passaggio ed il ricovero dette Galee nella Darsena (cosi il Monti, p. 167).

Fu rimesso alquanto aalle ciurme di Simonetto Fregoso nei 1527, e da’ Francesi che dì Savona aveano preso possesso a nome della Lega, ma nel 1528 ritornò a peggio, e ne fu la totale rovina.

Il Verzellino scrivendo dell’arrivo di Carlo V l’S agosto 1529 dice che discese alla Chiaggelta. Cosi lo stesso Verz. ricordando un violento fortunale di mare avvenuto nel [587 scrisse a pag. 121, T. II, che gli scogli ch’erano a riparo del molo furono sbaragli-<!i alla Piaggetta… l’onde passando alla Piaggella questa restava in cerio modo navigabile….

Ma questo punto interno del porto e 1’ altro quasi identico accennato più sopra dal Monti, non poteva per certo essere il luogo cui allude il nostro A, poiché il porto era ancora in quell’anno in buono stato. A nostro modesto avviso diremo che la loealità indicata dali’ Abate era il tratto di spiaggia a Sud che si trovava lungo il molo tra il Castello di {empty}S. Giorgio e la torre di S. Erasmo. de 1522 introno per forza in Genoa e la sachesono (t) e presono lo signore otaviano fregoso presone e lo arcivescovo suo fratello scapo con 4 galere armate e di presente in Saona se ebe nova de la perdita de genoa e li amici de adorni presono le armi in mano e fornino la cita e lo signor simoneto fregoso se tiro in castelo novo e li protetori de li adorni feceno lecione de uno. castelano de lo castelo de santo georgio che fu ioane Agostino Abate il quale fece lintrata in dito castelo lo iorno ultimo di magio e con lui intro 50 ioveni de lavagnola e como furono dentro caricono alquanti pesi de artalaria e tuta la sparono contro la nave chi stava a guardia in lo porto ne mai gè sepero dare una sola bota e lo arcivescovo fregoso che veniva con le 4 galere a Saona per levare lo signore simoneto fregoso e sue robe avene che uno peso groso de artalaria che se tiro de castelo a la dita nave ne andò apreso ale dite galere quale galere tirono 4 canonate contro lo castelo e detono ne lo torione come si pò ancora vedere li segnali in dito torione e li citadini venero soto lo castelo a dire che non si dovese tirare contro le galere e le dite galere detono in terra soto lo castelo novo ivi levorno lo signore Simoneto Fregoso e sue robe poina(1) Fu uno fra i pochi e più luttuosi saccheggi che abbia subito Genova.

Ecco come s’esprime a proposito il Giustiniani….

« E questa è stata la quarta direptioue che la città ha patito, e fu minore che la prima di Magone Cartaginese, e minore che la seconda fatta da Rotari Re dei Longobardi, e che la terza fatta dai Saraceni, perché in quest’ ultima non furono danneggiate le cose pubbliche, e fu mediocre riverenza alle cose ecclesiastiche, e l’onor delle donne fu serbato integralmente » (Giustiniani op cit. T. II, 116 VI, pag. 684).

Così però non è detto nell’ appendice che fa seguito alla storia di Gè nova del Serra, a proposito del serbalo onor delle donne. V. Appendice, Tip. Elvetica,,855, pag. 519.

ino’verso nicia e la nave e bregantino che stavano a la guardia del porto feceno vela e ne andorno in pace

jL/A VENUTA DEL PAPA ADRIANO IN SAONA DE 1522 ALI l6

DE AGOSTO (i)

Esendo morto papa Leone io lano de 1521 ali 30 de noembre per la discordia chi era fra cardinali stete la sedia vacante fino ali 8 de jenaro de 1522 e la dita iornata fu eleto sommo pontefice adriano VI de nacione fiamengo esendo lui abesente ne mai penso de avere tale dignità e auto la nova de la sua eledone esendo lui in Spagna se mise a ordine per pasare a roma con una galera e imbarcato a vela e a reme navigo verso roma e al 16 de agosto de. 1522 ionse sopra saona e esendo la nova in la cita de Saona lo arcivesco de avignone nominato Carlo de lo Careto et Vegero baverio vesco de noli e lo signore ieronimo adorno feano armare due fregate e gli andarno incontro e ionti a galera lo arsi vesco gli apresento la chiave de la-cita de Saona e iunti ala calata tuti carono in terra ivi trovono tuta la chieria parata e se fece la prosesione per tuta la cita con artalaria e soni de campane e finita la prosesione S S andò a riposare in casa de lo arsivesco (2) e lo fece gubemature de tuta

(1) Coincide la data con quel cne scrive il Giustiniani.

1:1 11 Verzellino lo dice alloggiato in casa di Orlando (non Carlo del Carretto) Arcivescovo d’Avignone ed è in ciò più esatto dell’ Abate. Fu creato Arcivescovo d’Avignone da Giulio II nel 1512. Ricevè in Savona ed alloggiò in sua casa Adriano VI spesandolo con tutta la sua corte sino a tanto che si partisse per Roma, ove giunto lo creò, come dice l’Abate, Governatore della Romagna. Di questi prelati ed altri personaggi savonesi sempre si giovava la Comunità, come può scorgersi dalla lettera seguente che nel 1500 l’Arcivescovo scriveva agli Anziani. la romagna e lo iorno seguente sua S ne andò a Ienoa e lo duca de milano e altro signore lo venero a venerare e ionsero in Roma li 31 de agosto (1)

ì-^î SIGNORI GENOESI TENGONO UNO COMESARIO E UNO BER GANTINO ARMATO A LA GUARDIA DE SAONA DE LANO DE IJ22

Lano de 1 ‘22 perseverava la discordia tra li signori genoesi e li citadini de Saona per la causa sopra dita e di novo li signori genoesi fecero armare uno bergamino de lo quale ne era patrone francesco botaro de levante e lo mandarcistare a la guardia de lo porto de Saona eciam feano lecione de uno comesario cfuale “havese andare a stare in Saona in lo castelo de santo georgio alo quale comesario detono posansa de potere comandare alo patrone de lo bergamino e (u eleto per comesario domino lazaro de albaro e asai presto vene in Saona lo dito comesario e ne intro in castello de santo georgio con ordine che a sua posanza dovese fare che lo dito bergamino non dovese lasare intrare in la darsena de

Mcl Dnici Antiani

Ho scritto ali’111.0 Sig. Duce di Genova in loro commendazione e parimente al Sig. Duca di Urbino il quale a detto effetto scrive al D. Sig. Duce et al Sig. Filippino Doria raccomandando medio le cose vostre.

E se in questo et ogni altro posso servire e gratificare questa patria, sono gratissimo.

Roma S Maji 1514. Tamq. filius

Orlandus Archip. Avig.sis

Lo stesso vedesi Vescovo d’ Orano e ne appigiona i redditi per ducati mille d’oro larghi (come da atti del Not. Giacomo Giordano 1520, 17 feb.).

(1) L’altro signore o meglio signori furono Prospero Colonna, ed il Marchese di Pescara, che, teneri di coscienza, chiedendo al Papa l’assoluzione dei mali e delle inaudite infamie commesse a danno di Genova, rese più vergognose per la complicità di Adorni e Fieschi, n’ ebbero da lui in risposta le nobili parole: nec possimi, nec debeo, nec Saona merse alcuna che non fosero spedite da comerchi e altre gabele ne la cita de genoa e a questo tenivano la cita de Saona e stando la cita de Saona in lo modo sopra dito advene che lo iorno de santo ioane batista lano de 1523 lo dito comesario stava ala serata de lo barcone de lo dito castelo verso la calada a cugire lo fresco e in uno istante se mise uno malvagio temporale e ecote vene una saeta di una grande folgore e con grande impeto dono in lo dito castelo fasendo molti sorchi in la muragia dentro de lo castelo dove era lo comesario e lo comesario non ebe male alcuno salvo che se abrusio tuta la barba del mentone e li peli deli ochi e tuta la pele de lo pente regio senza tare dano alcuno ale calze ne ala eamiza e visto questo addente lo comesario presa licenzia da soi superiori e me dise a me che se ne voleva andare perche avia avuto uno comando e che non ne voleva aspetare altro e cosi se ne andò a casa sua e li signori gè ne mandarono un’altro asai pii, crudele che non era lo lazaro (1)

J N LA CITA DE SAONA SE UNITO IN SIEME UNA COMPAGNIA DE

ARCH1BUSERI POPULARI DE 1522

Segue lano de 1522 che esendo novamente intrati li signori Adorni in stato de lo regimento e governo de lo teritorio genovese dico che a dito tempo soe de 1522 de lo meze de lugio se dete principio a fare una compagnia de citadini,de Saona tuti populari e tuti de la parte Adorna quali se avesero a fare pratichi e esperti a operare li archibusi e fu eleto dui.zoveni esperti de scritura quali havesero a scrivere il nome e cognome de tuti queli che in ditacom(1) Il Verzellino lo dice non Lazzaro ma Giuliano d’Albano. pagnia volevano intrare con promesione e iuramento de sostenerse luno latro e se fose acaduto che fose stato fato iniuria ad alcuno de la compagnia se reputava che tale iniuria fose fata a tuta la compagnia e quando fumo scriti uno numero asai perfeto se misero tuti insieme per fare elecione del loro capitanio e altri oficiali e fu eleto per loro generale capitanio bricio da quodebo (i) joveno prudente e esperto e virtuoso e liberale il quale prese la lista de tuta la compagnia e la teneva apreso de lui e fece li soi oficiali chi aviano a ministrare quanto era necesario a regere dita compagnia e ordino che ogni domenica e ogni festa a una ora deputata che tuti queli de la compagnia se dovesero trovarse in piasa de lo brandale con lo suo archibuso in, spala e metise in ordinansa sopra la piasa de le erbe poi usire in ordinansa fora de la cita e andare a lo loco deputato per alcuna volta in io dars’enale, altra volta a lo bresagio apreso la porta, de S Ioane e altra volta in la villa de lavagnola osia la villa de lese e in altri lochi deputati e ivi se avia a metere uno segnale e di sopra una joja e tuta la compagnia luno dopo latro avia a tirare de lo archibuso a la insegna e quelo che avia tirato più apreso aio segnale (2) due volte gè era dato la joja per alcuna volta una bereta rossa fina altra volta uno paro de calze overo uno paro de maniche de zetuni overo una bella fracha da archibuso fornita overo qualque altra cosa a piacere de lo capitanio e poi lo capitanio ordinava che la

(1) Il Brizio Codebo-di cui fa cenno il nostro A. in quest’anno 1522 fu ambasciatore dei Savonesi a Genova come da atti del Com. La Codebo era famiglia patrizia savonese e vediamo nel 1507 un ambasciatore al Re di Francia in Pietro Codebo.

(2) Leggiamo pure nel Verz. T. I. p 320, che la gioventù Savonese s’esercitava a questo ludo guerresco, e lo stesso accenna che nel 1566 fu accresciuto il premio di L. 25 in 40 a chi detti balestreri più s’avvicinava al segno del bersaglio. sera fuse operata la cena per tuta la compagnia alcuna volta in la comandaria de santo joane altra volta in uno giardino overo in Lavagnola osia in la villa de leze quando in uno loco quando in uno altro secondo la stazone e cosi tuta la ioventu de la parte adorna se fece pratica de operare li archibusi e in caso che tra li ioveni de dita compagnia fose acaduta controversia alcuna se fasia intendere alo capitanio et ali soi pacificatori quali li pacificavano e lo nostro capitanio era stato amico de Dno Francesco de la Jesia (i) e tra loro doi comunicavano li secreti luno de Ialtro in sieme le più dele volte quando la compagnia pasava in fosavera contro la casa del dito Francesco de la Jesia fasia usire di casa sua 6 e 8 o io sege de bono vino con molti bicheri e donava da bevere a tuta la compagnia ancora lo dito capitanio e la sua compagnia tenevano uno mezano (2) in lo carobio de li Chiapusi (3) con doi boni leti fomiti e con boni carateli di vino e quando capitava in saona da verso genoa qualcheduno amico de la parte adorna cognosuto da noi o nominato da lo

(1) Della Chiesa. Antica famiglia patrizia. Il Ferro (ms. già citato) coli’ autorità di Paolo Moriggi, e del vescovo Saluzzo, la dice d’origine lombarda e stabilita in Savona nell’anno 1200, così pure in Genova e Cuneo. Un Guglielmo della Chiesa nel 1277 fu collettore delle gabelle del grano in Savona. Un Domenico e Pietro fratelli, ricchi mercanti, vissero circa il 1300 tenendo ragioni di commercio in Valenza, in Inghilterra e Sardegna. Un Bernardino della Chiesa lo vediamo nel 150; ambasciatore dei Savonesi a Giulio II. Nel 1527, 21 agosto Francesco della Chiesa era priore degli Anziani. Fu ambasciatore al Re di Francia nel 1520 ed ebbe pure da esso carichi di milizia onorati; (così il Verz. T. I, p. 439). Il Franzoni molti ne annovera in Genova chiari per cariche e mandati affidateli dalla Repubblica (come da atti del C).

(2) Mezano = Mezzanino odierno.

(3) Vicoletto che insieme ad altri fu distrutto in questi ultimi anni per dar luogo a via e piazza Giuria, che al certo prendeva il nome dal1’ arte dei Claputiorum o Magnani. nostro capitanio o vero li eleti lo condusevano in dito mezano e se gè provedeva de quanto sazia de bisogno pero questa nostra compagnia ebe presto fine perche lano de 1524 del mese de aprile il nostro Signore Dio mando ne la cita de Saona una crudele peste ivi mori più di 300 persone e tra li altri mori bricio quodebo nostro capitanio e poi lo dito ano de 1524 de desembre li fantupini presero la cita de Saona a nome de lo re de Fransa e la sachesono(i) fino a tanto che dito Re fu fato presone soto pavia che fu lano de 1525 ali 24 de frevaro e la compagnia ebe fine de 1524

JLfA CITA DE SAONA E CONTAMINATA DA UNA GRAN PESTE

LANO DE 1524 (fi)

Lano de 1524 circa ala fine del mese di marso ebe principio de la peste in Saona e ali 24 di aprile non era ancora morto de peste dentro de la cita salvo 8 persone e ali 25 de aprile mori simone scoto lanere lo quale dete tanto spavento a tuti li citadini che richi e poveri usino fora de la cita e tuti queli che erono potenti se tirono ale loro ville e altri prezono ville a pizone e li poveri che non erano bastanti a fare le spese del suo la comunità ale spese del comune con uno mirabile ordine ii fece tuti acabanare in una villa apreso Santa Maria de loreto nominata pistare (3) ivi ale spese de lo comune se era provisto de tuto si dive(1) V. Verz. op. cit. p. 446, I.

(2) V. Verz. op. cit. p. 445, I.

(3) Questa località porta ancora oggigiorno lo stesso nome di Pistaré o Fissare ed é posta sotto il bosco delle ninfe dalla parte di Loreto. — La chiesa di N. S. di Loreto fu eretta da certo Embruno nel,480 ceduta quindi ai padri Certosini. tovalie come de medisi e barberi e medisine e confesori como di ogni altra cosa e al servicio de li diti poveri fu asalariato doi citadini a tanto al mese e uno si fu Ioane Andria de la prioza latro fu Signolo mirroco li quali erano tenuti ale spese de la comunità de sovenire a tuti li diti poveri ora adevene che lo joane andrea de la prioza fece fraudo nel suo oficio de grande importanza non servando quelo de li oficiali gè era stato ordinato e venuto lo fraudo che avia fato ale orechie de li oficiali lo prosesono e fu condanato a una morte crudele soe che lo dito Ioane Andria de la prioza fose preso e poi legato a uno erboro de castagna in la medema valle de pistare dove erano li poveri acabanati e che cosi ligato tuti li poveri lo doveseno lapidare fino ala morte e cosi de persente fu fato ma perche non poteva morire lo suo compagno Signolo mirroco carico una balestra e gè dete una veretonata e di persente morse e questa peste duro fino a mezo lo mese de setembre pero da santo Bartolomeo che e ali 24 de agosto fino ali 15 de setembre morse poche persone e lo jorno de santo Bertolomeo vene una grande quantità de acqua e a la fine gragnola grosa come castagne e come nose pero erano rare una qua e latra la ne tuta quèla stade mai vene a piovere altra aqua che questa e questo ano de 1524 luga e nata e murata sensa mai piovere e si fu una grande anata de bono vino e molti citadini homini da bene mandavano vino asai ali poveri che erano acabanati in pistare che Dio ne sia laudato la dita peste morse circa 2000 persone

JL/A ARTALARIA E MUNICIONE DE BORBONE E IN LAVAGNOLA

ALI 24 DE IUNIO I524

E lano medemo de 1524 lo duca de borbone era in lite con lo Re Fransesco Re de Fransa e lo dito duca era fugito de francia e era venuto in Italia soe in Milano ivi Carlo quinto imperatore fece dito Duca suo generale capitanio de tuta la gente de arme che teneva lo imperatore in Italia e visto lo duca de Borbone esere fato capitanio de uno grande esercito si de homini a pede como da cavalo eciam de armata per mare se delibero de molestare lo regno de Fransa e cosi il mese de mazo lano de 1524 lo dito duca de borbone usi de milano con uno potentisimo esercito e se avio verso marsegia e le sue artalarie e municione le avio verso la cita de Saona sopra carete de cavali e de bovi e in lo porto de Vado era nave e galere per carican, dita artalaria e municione pe condurla a torno la cita de marselia e ionto la dita artalaria e municione sopra lo giovo lontano 7 migia da Saona il capitanio de quela mando uno suo trombeta a lo consiglio de lavagnola (1) a farse intendere che dovesino mandare luti li vilani a spianare la strada e a dare aiuto a condure la artalaria e di persente lo consiglio fece quanto lo trombeta gè avia comandato e tuti furono obedienti e asai presto la comunita de Saona ebe noticia de la venuta de dita artalaria e lece eledone ancora che nela cita fuse la peste molto sfogata elesero doi comesari quali avesero cura de fare provesione de seno e di pagia per lo governo de cavali e bovi che conducevano la artalaria e municione con autorità de potere prende dito seno e pagia dove ne trovavano e quelo pezalo e tenine scritura e fu eleto a questo uficio Dno nicheroso bresano et joane agostini Abate e questo fu fato la matina a bona ora lo jorno de santo Ioane Batista ali 24 de iunio e asai presto fu fato intendere a li diti comesari quelo che aviano a fare e como ebero sentito la mesa che se diceva in lo piano de lavagnola se misero in camino acompagnati da molti homini

(1) Accenna al fatto il Monti (v. Monti op. cit, p. 164). de villa e al più presto feceno bono provisione de seno e de pagia e tuta la feceno portare in la Sumera contro lo giardino de Francesco Gambarana e in lo prato de Ferrania e fato questo li doi comesari ne andorno a desinare e desinati che furono usino de casa e per esere vicini che m. nicheroso Bresano abitava in casa de D.no Stefano Vegero e io in casa nostra gè ionsemo insieme e ne andamo in lo piano de lavagnola ivi era D.no Vesenso Spinola gerardo Rocheta nicolo bardolla (i) petro pozobinelo (2) tuti asetati sopra lo paso de lo riano de reposeno lontani luno da latro ivi resto a sedere insieme con loro m nicheroso bresano e apparte de questi gè era Iacobo petro e ieronimo de odino e yo ne andai a mezo lo piano e me apogai sopra uno bastone che io portava e cosi se usava ogni uno a portare in mano ivi me misi a ragionare con lo retore de lavagnola domandato prete dominico e subito ionse lo capitanio dela artalaria e con lui avia doi altri tuti a cavalo e scavalcati se feseno dare da desinare sopra lo paso de lo beo e sensa metere toagia e desinati che furono rimontono a cavalo e lo capitanio ne vene ala mia volta e como mi fu apreso alzo uno bastone dicendo tu che sei de li signori va suso ala artalaria e- me tiro ala volta dela testa e

(1) Bardolla nobile famiglia savonese estinta nel 1642 in Maria Bardolla che lasciò ogni suo avere ai Padri delle scuole Pie.

(2) l’i.»; v Bonetti. Pare proveniente da Milano e fra le più nobili e celebri famiglie di quella città dal,200 alla fine del,300, come scrive il Bugatti ed il Moriggi.

La troviamo in Savona sullo scorcio del 1400. Nel 1515 un Pietro Pozzo Bonelli lo vediamo essere uno de’ quattro Governatori di Savona. Secondo il Ferro pare che questa famiglia si estinguesse in Savona nel 1744, o forse come altre famiglie Savonesi si trapiantò in Roma dove esiste tuttora. Lo stemma di questa famiglia era rappresentato da un’aquila intiera coronata in campo d’ argento fiorato a gigli, io con lo bastone dove era apcgiato me reparai cosi fino ala terza volta e lo mio bastone la terza volta lo asonse sopra la mano e gè fece molto sfregio de sangue e presto lui mise mano ala spada e io deti a fugire e saltai lo beo de Ioane brila come lo cavalo non poteva venire e visto lo capitanio che io era pasato andò con la spada in mano verso tuti queli gentilomi che sedevano su lo paso e se li fece andare tuti avanti verso la artalaria e visto io questo presi una arma e gè andai dereto e tebeso bianco vene meco con spada e rudeh e da molti vechi de la villa noi fumo represi disendo che sariamo causa de far brasare la villa e cosi noi tornamo a reto E lo dito capitanio si faceva andare li citadini nominati in anci e quando fumo ionti disopra ala iesia de nostra dona del ponte il capitanio domando m Visenso Spinola e gli dise signore andati tuti voi al vostro riposo e fate venire li vostri vilani a retenire e a condure la artalaria e di persente li citadini ritornono in lo piano e como fumo asetati me diseno a me che sera bene che io me mutase vestimento acio che quando lo capitanio tornerà con lartalaria non me abia a cognosere acio non me fasese despiacere e cosi io Ioane Agostino Abate di presente mi cavai da doso lo paio de ostata (i) e lo gipone (2) de zetuni e me misi indoso una mia casaca (3) verde e in capo uno beretino roso poi ne andai con m nicheroso bresano a compire dove mancava lo seno e la pagia e tra le ore 21 e 22 eco che ionse grande quantità de carré tirate da cavali con artalaria sopra e tuti li primi marchiono a la volta de Vado e noi si stavamo in lo castagneto de Vegero a vedeli pasare e con la seconda squadra

(1) Specie di mantello lungo di panno.

(2) Foggia di panciotto a mo’ di giustacuore d’altro genere di panno. (3) Specie di giacca a blouse. de cavali ionse il capitanio con tuta la guardia de la artageria e tuti pasavano per mezo de la fiumara andando a drito camino ala volta de Vado e asai presto ionse le carré tirate da bovi dove era sopra la municione e perche lora era tarda tuti li bovi e alquanti cavali si riposono ne lo prato de ferania e ne la gera ameso la fiumara ivi stetono tuta la note e la più parte de li cavali da carrata e tuta la cavalaria armata per la guardia de la artalaria ne andorno a riposare in Vai e la matina seguente li bovi con la loro municione e queli cavali che erono rimasti in lo fiume turi andorno in Vai ivi con bono ordine se imbarco tuta la artalaria e municione poi de esere imbarcata la cavalaria e la fantaria che era per guardia ntornono verso piemonte pero pasono per la villa de cugiano quela guarda se diseva esere 1500 cavali et 500 fanti e li cavali da careta diseano esere a numero 800 e li bovi che tiravano le carré de la municione esere 700 para de bovi

La cita de Saona se resa ali fantupini e lano sachezata lano de 1524 ali io de desembre ne mai ano mancato de sachezare fino ali 24 de frevaro de 1525 (1) che lo suo re fu fato presone lano de 1524 del mese de otobre esendo la cita de Saona neta de la peste tuti li citadini se tirono dentro de a cita abitare in. le loro case e questo lo feseno più presto che non lariano fato per lo grande suspeto che ocu 1 de la guerra che regnava de Carlo 5 imperatore de lo re Francesco re de fransa e avendo li saonesi noticia che a io principio- del mese de otobre de 1524 lo re de fransa in persona con grande esercito se aprosimava a Milano e questo fu la causa che saonesi se tirono in la cita e si come lo re paso verso Milano con lo potente esercito etiam preparo una potente armata acompagnata da 6000 fanti per terra

(;) V. Verzellino op. cit. voi. I. pag. 446 e seg. quale armata dovese andare ali dani de Carlo quinto e perche la cita de Genoa era gobernata da li signori Adorni considerati con la cesaria magesta la dita armata con la fantaria per terra se avio verso genoa e per avere lo dominio de Genoa più facilmenti lo re fece montare sopra la dita armata lo archevesco e simoneto fregoso prometendoli lo governo di Genoa e asai presto fu la nova in Genoa como dita armata e fanteria era destinata ali dani de genovesi e subito li signori Adorni mandono nela cita de Saona 1200 fanti insieme 12 galere a la guardia de la dita cita quali feceno molti repari atomo la muragia de la cita eciam feseno inpire li fosi atorno la muragia de la cita de acqua fingendo de volere a tuta sua posanza tenire lo inimico fora de Saona e asai presto vene la nova in Saona como la dita armata e fantaria era in rivera de ponente e che simoneto fregoso con alquanti partesani avia fornito lo paso de’ lo porto Maurizio e ogni jorno de jorno in jorno la dita armata e fantaria veniva più verso Genoa e tute le tere e ville dove pasavano tute le miseno a saco salvo lo borgo de finale il quale se defese con armata mano e ali 9 de desembre aparse la dita armata sopra lo porto de noli tra le 19 e 20 hore soe 24 vaseli quasi armati et 12 galere e como li agenti de li adorni che erano in Saona ebero veduta la dita armata tuti se misero in fuga e fare imbarcare li 1200 fanti che erano a la guardia de Saona sopra le 12 galere de li adorni e tra le 3 o 4 hore di note le galere de li adorni se partino de Saona insieme: tuta la fantaria de la guardia e la cita de Saona resto senza alcuno governo ne guardia e lo jorno mcdemo de 9 de desembre larmata fransese e le fanterie soe 6000 fantupini governati da lo signore renso orsino tuti iunsero in Vado e la matina seguente che fu ali io de desembre de 1524 avendo inteso li fransesi como li adorni aviano abandonato

la cita de Saona mandono una galera con lo Fregoso a

5 Saona a domandare la cita ala obedencia de lo re de franza e de per sente li citadini gè resono la cita pacificamenti e acio li fantupini non aveseno a intrare in la cita subito la comunità gè fece bona provigione de vitoaglie e fece elecione de molti joveni li quali aveseno cura de dispensare la dita vitoalia a la porta de la fose (i) e tra gli altri joan batista castodengo era uno de li eleti a dispensare e subito che li fantupini furono jonti a la porta de la fose detono la morte a joane batista castodengo e poi miseno foco ala porta e brusata introno dentro con gran furia cridando foco foco e per trei jorni continui sachesomo la cita facendo molti citadini presoni a preso sachesomo tute le •ville facendo li vilani presoui e ancora che lo re mandase in Saona lo marchese de saluse (2) per governatore pure mai mancono de sachesare dentro e fora e jonto che fu lo marchese de saluse li Fregosi usino fora e ne andorno a turino e li fantupini ne andò 13 bandere verso milano che tuti fumo morti e desvalizati da spagnoli soto lesandria li altri restono in Varaze pero sta serto che queli pochi che restono in la cita mai mancono di robare fino ali 24 de frevaro de 1525 che ia dita jornata lo re de fransa fu fatto presone de vice re de Napoli sotto Pavia

(1) La porta della Foce era press’a poco ove ora è lo sbocco a mare del Corso Amedeo vicino ali’ attuale cavalcavia della strada ferrata che mette al porto.

(2) V. Giustiniani, op. cit. lib, sesto T. II pag. 690. Verz., op. cit {empty}T. I pag. 447. -L/0 DUCA DI BORBONE SI E IN SAONA LANO DE I525 DEL

MESE DI SETEMBRE PER PASARE IN SPAGNA E A PORTATO IN

SAONA UNO POCO DI PESTE DE LA QUALE E MORTO D.NO

JOANE BATISTA RICIO

riavendo lo duca de Borbone et vice re di Napoli lano de 1525 ali 24 de frevaro soto Pavia fato presone lo re de fransa et poi el mese de mazo de dito ano fatelo condure in la cita de Genoa e asai presto fatolo imbarcare sopra galere e mandato in Spagna in le mani de Carlo quinto imperatore e ivi asai presto jonse lo dito re in potere de la cesaria maestà in uno eastelo domandato madrilo e pasati molti jorni se praticava acordio tra lo imperatore e lo re e sino a la fine de agosto lo imperatore mando a domandare lo duca de Borbone quale era in Milano capitanio generale de sua mayesta fasendose intendere che dito Borbone dovese pasare in Spagna e insieme con lui avese a menare molti altri signori ne mai se paleso la causa e subito lo dito duca di Borbone ordino alo duce de Genoa antonioto Adorno che dovese mandare 15 galere in la cita de Saona perche voleva pasare con quelle in Spagna e subito lo duce mando le dite galere che fu alo principio del mese de setembre. Et zonte

ilere in la darsena de Saona se miseno a spannare e anci che aveseno fornito de sparmare ionse lo duca de Borbone in Saona con grande quantità de signori e de cavali e fanterie e tuti alogiono con boletini ne la cita e ne li borgi e in casa nostra alogio labate de salerno e la comunità de Saona fece uno bello e honorevole presente al dito duca quale lo aseto alegramente e stete lo dito duca con tuta la corte in Saona 13 jorni sempre ragionando e pasagendo con li primati de la cita doiuesticamenti come se tosse stato citadino nativo poi circa a la fine di setembre con uno mirabile -■?

modo se imbarco che tuto in uno momento fumo senza strepito imbarcati e dato la vela al vento navicando verso Spagna in brevi jorni si iònsero a barselona con tanta vitoria de mare e de terra che la terra tremava

T JL-fl SIGNORI GENOVESI SONO TURBATI E DI MALA VOG1A CONTRO

LI CITADINI DE SAONA

Esendo lo duca di Borbone ala fine de setembre de 1525 partito de la cita de Saona dove era stato 13 jorni li signori genoesi ebero grande suspeto che li citadini de Saona non avesero tratato con lo dito duca de Borbone lo modo che se avese a tenire per metere la cita de Saona in libertà e levala da lo jogo de genoesi con altre aionte sia de la gabella de lo sale (1) e-questo suspeto generava grande odio contra saonesi e talmenti multiplico questa controversia a dano de saonesi che lo medemo mese de otobre lo signore antonioto adorno condano per sentencia li saonesi a pagare a genoesi 25000 scuti, e più che fuse in libertà de li signori genoesi de impire lo porto e de minare lo molo e muragia de la cita de Saona (2) de modo tale che esendo il vero che li

(t) La’gabella del sale fu sempre uno dei tanti e principali fomiti di discordia fra Genova e Savona. A proposito di questa gabella, v. le varie deliberazioni e variazioni da lei subite nel già cit. Registro a Catena; negli Statuti politici del 1404 e in quelli politici e civili del 1376. V. Politica et civilia Communis Saone. Stallila, Cod. cartaceo uell’Arch. Comunale, ntiene gli Statuti dal,376, colle successive aggiunte e correzioni, fino al,395. V. Codice Barberino.

(2) Il Monti fa risalire tale infausto decreto della Repubblica al,523, sotto il Dogato dell’Adorno. Non fu messo in effetto in allora, ma caduto Francesco I e ritiratisi, francesi da Savona, col ritorno dell’ Adorno al citadini de Saona haveseno tratato cosa alcuna con lo duca de Borbone contra genoesi sariano stati causa de la ruina de lo porto e se cosi è vero Dio il sa e io pregerò Dio che vogia mcterge pace aliter io vedo la cita de Saona a mal porto

JL/I SIGNORI GENOESI LANO DE I525 ALI 15 DE NOVEMBRE

ANO MANDATO IN LO PORTO DE SAONA 3 NAVE VEGIE PIENE

DE PETRE E MISELE A FONDO

E perseverando la discordia tra li signori Genoesi e li citadini de Saona lano de 1525 a lo principio de novembre li signori Genoesi mandorno in la cita de Saona il capitanio Bartolomeo Spinola con 100 fanti e alogio in piasa de lo brandale in casa de D.no Paulo de lo reario (1) poi ali 15 de dito mese de noembre li signori Genoesi feseno inpire de pietre tre nave vegie e le mandorno a metere a fondo in lo porto de Saona e quando le dite navi fumo apreso a Saona 304 migia li nostri bravaci amici de adornidomanreggimento di Genova, il Senato lo mise in opera nel 1526 prendendo a pretesto, secondo l’Abate ed il Monti, la dimestichezza dell’incauta Savona col Borbone.

(1) Famiglia troppo nota alla storia per riperterne qui e nomi e fasti, massime dall’ epoca che la se’ chiara e potente Sisto IV. Era però già antica famiglia patrizia savonese di cui fu quel Guglielmo Riario della parte popola-e che nell’aprile del 1238 fu dai Genovesi fatto appiccare alla torre del faro per aver sollevato contro di loro il popolo savonese. Il Paolo Riario, cui accenna il cronista, fu ne! 1523 ambasciatore al Doge Adorno e nel,327 al Re di Francia.

Lo stemma di questa famiglia era spaccato d’azzurro e d’ oro, alla rosa d’oro posta nel i°. davano questo e quelo decendoge vedeti voi li boboli che ne

mio li genoesi a spaventarne cosi ridendo e ionte le tre navi io lo porto de Saona in lo più belo e bono loco de dito porto le feseno andare al fondo cosi intrege e andate a fondo li citadini homini da bene domandavano li bravaci amici de Adorni e gè dicevano avete voi veduto li boboli e loro bravi li metivano a risi fasendose befe di li omini da bene

Et di poi ali 21 novembre antonioto Adorno mando in Saona adornino Adorno con 200 fanti et zonto in Saona fece spachiare tute le case de lo molo e lui con la fantaria alogio in quele e ali 23 de dito mese vene da Genoa doi comesari con soma de guastatori quali eomesari alogiono in castelo e detono principio a fare ruinare lo molo e da tute le bande de la rivera abondava tanti guastatori che se ■ tocavano limo latro e su lo principio le petre che cavavano da lo molo le portavano in lo porto con barche e poi fasilemente le portavano con le cose in spalle andando sempre inanci fasendose ponte de le petre che portavano e a fare questo santo uficio lavoravano tute le domeniche e tute le feste de natale riservato lo iorno de Natale e abondo tanti guastatori che ali 17 de frevaro de 1526 lo molo era tuto ruinato e lo porto tuto pieno di petre e li comesari che stavano in castelo ogni meze li cambiavano e ali 17 de frevaro visto li comesari esere io molo tuto disfato e tute le petre butate in lo porto deteno licencia a tuti li guastatori e ogni uno ne andò a caza sua e subito li comesari se ne andono a Genoa che lo nostro signore dio ne guarde da pegio per lo avenire

Havendo li signori genoezi fato minare lo molo e impito lo porto de la cita de Saona e non contenti di questo dico che lano de 1526 del meze de freva e di marso ogni iorno mandavano targeta (t) a domandare cose nove e finito uno targeta veniva latro e li saonezi gè mandavano ambasatori per voleli pacificare e ogni iorno erano a pegio e in questi tumulti li genoezi mandono lo vicario e lo iudice de malo oficio amministrare la iusticia in Saona e li citadini de Saona stavano in gran timore el più parte mandavano fora le sue robe e soi liberi e altre scriture E visto li saonezi le male riposte che portavano li loro ambasatori dali genoezi che ogni ionio li trovavano più de mala vogia contro la cita de Saona “Se reduse molti citadini insieme per vedere de trovare il’modo de pacificare e se ordino de fare consilio con molti

-iti e di persente si fece consilio in lo quale se ordino che se havese a mandare in genoa 12 ambasatori a tratare acordio per potere pacificare e cosi se adempì quanto lo consegio avia ordinato como qui apreso vederai (2)

1_>I SAONESI HANO MANDATO 12 AMBASATORI A GENOA (3)

Lano de 1526 de inarso fato che ebero li saonesi lo concilio fecero eledone de 12 citadini soe 4 nobili e 4 mercanti e 4 artista quali sono questi soe dno andria ricio e dno stefano vegero e dno paulo de lo reario e dno antonio niela nobile e dno

(1) Targeta o Tregella appellativo tuttora in vigore nel vernacolo ligure per indicare il valletto della Comunità. Ma qui il nostro Cronista vorrà probabilmente riferirsi a qualche inviato di maggiore importanza che non fosse un semplice famiglio.

(2) V. Libro delle deliberazioni del Consiglio degli Anziani del 1526, in Arci,. Com. Acta Magnifici Consilii. Anno MDXXV1.

(3) Di questa ambascieria l’Abate ci fornisce maggiore notizia del Verzellino, che dei 12 ambasciatori ne cita soltanto ó, cioè Andrea Gentil ioane rocheta e dno pietra antonio bardola e dno paulo de filipi e dno tadeo da piza mercatori e m / visenso guastavino e m/batista borre e m/batista archivoto e m/genezio de e asine artista ali quali ambasatori la comunità gli dete grande posansia de potere tratare acordio tra li signori genoezi e la cita de Saona e ionti in Genoa fecero grande

Ricci, Giovanni Rocchetta, Tadeo Pisa, Antonio Corradengo, P^olo Filippi e Stefano Vegerio. \

Non ci sembra fuori di proposito fare qualche cenno su alcuni di codesti cittadini savonesi e su i loro casati.

Corradengo Niella, antica famiglia patrizia savonese che al solo nome di Corradengo aggiunge in seguito il nome di Niella per aver signoreggiato per più di 400 anni il Feudo di Niella, cioè dal 1100 al 1500 (v. Verz. T. I. p. 442-43. come pure da schede inedite di G. B. Pavese e del G. T. Bellore sulle famiglie savonesi).

Nel 1669 24 marzo con atto del Not. Gio. Andrea Siri in Savona il Rev. Francesco Corradengo Niella, oltre a molti altri cospicui legati, lasciava che i proventi di un reddito, ivi indicato, fossero distribuiti in perpetuo per doti, il che si fa ancora a! giorno d’ oggi (v. Verz. T. II. {empty}p. 447-48-49 e 453). Mori detto Francesco nel 1671 e con lui si estinse questa famiglia. Il suo sepolcro marmoreo con figure a rilievo ed epigrafe è in Duomo, nella prima cappella a destra di chi entra nel tempio.

Il Paolo de Filippi, di cui accenna il nostro A., riteniamo fosse Paolo Filippi Borgianello poiché questo casato vediamo già unire i due nomi sino dal secolo XIV. Secondo il Ferro (cod. cit.) Francesco Borgianello nell’anno 1477 fu ambasciatore dei Savonesi al Cardinale Riario. Nel 1517. 6 agosto, vediamo dall’Arch. Coni. Nicolò Filippi Borgianello Priore degli Anziani. Il Paolo de Filippi che faceva parte del Consiglio dei mercanti nel,526, come scrive l’Abate, troviamo che di detto Consiglio ne faceva ancora parte nel 1532. 3. feb. Michele Filippi Borgianello l’anno 1556 era capitano di cinque compagnie al servizio del Re di Francia nelle guerre del Piemonte.

La famiglia Gentil Ricci secondo l’autorità del Ferro venne in Genova l’anno 1090 dalla Riviera di Ponente, della quale nota il Franzone un Guglielmo de Ricci che con altri quattro della sua famiglia l’annoi 188 giurò la pace con i Pisani e l’anno 1193 fu ambasciatore dei Genovesi a Guglielmo Sig. di Tiro. diligencia a sefcare de tratare acordio ora con uno ora con altri e ala fine fu restreto lo acordio de tuto quelo se avia a fare e volendo capitulezare trovono che li diti ambasatori non aviano posansa de dare a genoezi tuto quelo che tra loro erano restati de acordio e tra loro ambasatori feceno elecione de uno de loro che dovese venire in Saona a prende la posansa e fu eletq dno antonio niela quale subito ne in Saona e porto in scrito tuto quelo che volevano li

Guglielmo altro di questo casato l’anno 1266 giurò la pace con Savonesi e l’anno 1251 fu uno de’ consiglieri del Comune di Genova. Domenico fu uno dei capitani e difensori della libertà del popolo Genovese. Questi l’anno 1480 con Marco, Paolo, e Martino Riccio fu accettato nella famiglia Gentile.

Un Gentile Ricci genovese fu Governatore di Savona nell’anno 14io e da lui ha origine la famiglia di Savona. Suo figlio Domenico fu procuratore in Savona del Conte Geronimo Riario Conte d’Imola e Forlì. nel 1489 fu luogotenente del Regio Governatore di Savona. Parla pure di Domenico Gentil Riccio il Verzellino a pag. 399 T. II. Andrea di cui fa cenno il nostro A. era figlio di Domenico e fu procuratore in Savona di Papa Giulio II come giù vedemmo da lettere inedite di questo Pontefice e in seguito ambasciatore de’Savonesi a Papa Leone X nel 1513 nella sua elezione al Pontificato. Nel 1515 fu ambasciatore a Genova.

Secondo il Pavese la famiglia Cassinis o Cassine, o Caxini sarebbe originaria dal Piemonte e stabilitasi in. Savona sul principio U_l 1500. Il Ferro invece la dice famiglia patrizia milanese venuta in Savona nel 1200. Forse iL Ferro é più nel vero che il Pavese poiché il Verzellino già nota itì Savona nel 1360 un Pietro Cassini capitano di cocche e un Leonardo Cassini capitano di galera che nel 1363 fa parte della squadra dei Genovesi. Accenna pure lo stesso Verzellino ad un Tommaso Cassini capitano di nave che navigò nel 1374 in Sicilia cor. altri vascelli mandatevi dalla città di Savona per sovvenirla di grano.

Un Francesco Cassinis fu nel 1422 podestà di Savona. Il G. T. Beiloro, in una sua nota al codice Ferro, scrive che nel 1508 29 Aprile da atto del Not. Nicolò Corsaro, risulta che Giacomo Cassinis era giudice della città di Torino e Governatore generale per il Duca di Savoia. Nel 1557 ne vediamo un ramo trapiantato in Venezia in Giacomo e Filippo genoezi e subito como fu ionto in Saona ne andò da li signori anciani e gli dete in mano in scrito tuto quelo che aviano ordinato de fare ma perche la sua posansa non se estendeva in tuto quelo che genoezi domandavano che lui era venuto a prende dita posansa pero parendo bene al consilio e subito li signori anciani feceno comandare il consilio e ionto il consilio insieme lo dno antonio niella monto suza e dise quanto era stat^- negociato per pacificare con li signori genoezi e di prezente lo canselero preze la scritura de tuto quèlo che genoezi volevano da li citadini de Saona e la legete perzente tuto lo consilio in alta voce A cioche ogni uno intendese quanto domandava li signori genoezi e su questo se consegio e ancora che in la domanda che domandavano li genoezi gè fuse de le cose argue e crude e dure da padire niente di meno tuto lo consilio fu de volontà e gè parse bene de dare posansa agli ambasatori de capituìare e più di poi de avere fato il consilio si fece 4 scortini de citadini e a tuti gè fece intendere quelo che genoezi domandavano e quelo che lo consegio gè avia ordinato e in tuti li scortini fu afirmato quanto io consilio avia ordinato de modo tale che tra lo consilio e li scortini se intervene tuta la cita e tuti de volontà che se dovese prendere acordio risolvato oto o doze bravasi (1) amici de adorni soe m/petro

Cassinis, questi lascia un legato per liberazione di schiavi, ed altro per maritare povere fanciulle; come da atto rogato in Venezia dal Not. Vittore Giordano, il Giacomo in testamento rogato Not. Antonio Vincenti 1561 5 Dicembre, pure in Venezia, costituisce una Commisseria per i suoi discendenti. I Cassini vengono ascritti alla nobiltà di Savona nell’ ordine degli artisti il 3 Dicembre 1571. Questo casato esiste tuttora in Savona.

(1) Qui l’Abati chiama col dispregiativo di bravasi e scavisi il Murasana e gli altri evidentemente per spirito di parte, perché del resto gran numero di essi apparteneva ad influenti famiglie patrizie come il Niella, il Gambarana, il Sasso, e il Borgianelli. agustino murasana vadino da gambarana dagnano niella dominico niella antonio barbarino gasparo barbarino tomao borgane ioane sasio e altri scavisi i quali per esere tempo de adorni se atribuivano de esere signori de Saona volendo che fuse da più la loro volontà che non era la volontà di tuta la cita dicendo parole iniuriose a queli a chi aparteneva lo governo de la cita e per che dominico niela era priore de li anciani quostoro con grande audacia prezumivano de fare ostaculo contro ali anciani oviando che non spedisero lo ambasatore con la posansa che avia ordinato il consilio e di questo se ne avvide molti artezani i quali se tirano in santo fransesco e luno domandava latro e in uno quarto de ora se trovo in Santo Fransesco da 80 in 90 artezani cosi amici de fregozi como de adorni ivi tratono il modo che se avia a tenere per la conservacione de la cita e fu restreto che tuti doveseno venire a doi a doi soe uno amico de adorni e uno amico de fregozi sopra la piasa ‘ delo brandale a fare favore agli anciani acioche posano adinpire quanto ha ordinato il consilio per la spedicione de antonio niella ambasatore e di persente tuti se aviano verso la piasa e ionti in la piasa trovono m / Iuliano serizola circondato da li bravi disopra nominati alo quale gè disevano molte parole vilanoze e iniurioze perche lo dito Iuliano era de la volontà de prende acordio e ala nostra compagnia non pareva bene che noi dovesemo comportare che lo m/Iuliano fuse otragato ne vilanezato e uno de la compagnia chi era dereto da me dise a toca uno amico de adorni e yo me vidi in anci di me molti amici de adorni che di età e di parentella e di faculta erano da più di me (1) e che alcuno di loro non diceva niente io

(1) Qui infatti si contradice e conferma il da noi detto nella nota antecedente. Erano da più di lui quei bravasi per parentella e facilità. :(■

feci goragio e me acostai a Ioane Sasio quale era uno de queli chi vilanezava lo m/ Iuliano serizola e gè deti con la mano sinistra nel peto e tuto a uno tempo gli disi sei tu uno de queli chi voi oviate a li anciani che non spediscano lo ambasatore e lo dito yoane non me respose nulla salvo che mise mano ala spada per ofendeme e tuto a uno trato gè salto adoso più de 12 homini de la compagnia chi devanti e chi dereto lo acoregono in terra e con pugni e calci tuto lo fiacorno eco Dagnano niella chi vene a la mia volta con uno cotelo longo 2 parmi guarnito de argento lo quale dagnano la compagnia tuto lo fiacorno il simile fecero a m / vadino da gambarana su la banca de santo Pietro fu mal tratato el simile feseno a tomao borgane apreso formo (1) lo misero in terra e con calsi tuto lo pestono eciam li doi barbarini sopra lo paso dela caza de Iacobo Petro de odino fumo tuti strasinati e dno Petro Agustino murana Ioane Batista Salamene chi era de la compagnia lo preze per la mano e lo conduse in caza E li signori anciani chi erano insieme sentendo questo rumore senza fare moto luno a latro tuti usino fora chi andò in qua chi in la e dove ne era uno non era latro e asai presto ebero noticia como la compagnia deli artezani era venuta solo per dare favore ali signori anciani e di perzente tuti li anciani tornono al suo loco pera tuti vi (2) in saio semsa capa e la compagnia stava ferma in la piasa e ionti li anciani tuti in sieme esi fora de la porta

Eppure l’Abate era, di famiglia facoltosa, come già dimostrammo nella nostra prefazione.

(i) Sia nella piazza del Brandale che in quella della Maddalena eravi una pianta d’ olmo. (v. Verzellino. T. II, pag. 99) e cosi si spiegano le parole apreso V ormo.

(2) Nel codice è abrasa la parola. dominico Niela il quale in alta voce domando Ioane agustino abate e io rispozi e disi signore io sono qui e lui dise io te comando a te e a tuta la compagnia como priore deli anciani che aura di perzente vi andate a metere in caza soto pena de 500 scuti poi subito usi fora Pietro Visenso crema (1) il quale in alta voce domando Ioane Agustino abate e io rispozi e dissi signore io sono qui e lui dice io te cornando a te e a tuta la compagnia per parte de tuta la staza de li anciani como soto priore che io sono che non sia alcuno de tuti voi chi se parte di questa piasa fino a tanto che sia spedito lo ambasatore soto la pena de mille scuti e in questo instante eccote venire zuzo da chiapinaro (2) con grande bravarla bertome da Sori dito chirimichini cridando dicendo questi traditori voleno vendere questa cita e io sono citadino e non sono stato domandato ne in consilio ne in scortino semper parlando con bravesa ivi se acosto a lui leremmo gagiardo e batista capella e gè lo misero in mezo andando verso la marina con bone parole ragionando con lui per pracalo e per salo capase che noi non eramo gionti insieme per vendere la cita ne eramo traditori e semper costui era piti ostinato con dire parole iniuriose e ionti che fumo ala sima dela calada lo bertome era più bravo e più ostinato che mai e Ieronimo gagiardo se gè acosto e gè dete uno buto e lo gito in la darsena drito in piede e per che ladar li) Pure di simiglia nobile ed antica di Savona. Nei cartolari del Donato e del Saono in Arch. Comunale si trova citata una turr.is Cremae.

Una lapide sepolcrale della famiglia Crema si conserva ora nella Pinacoteca Civica. Ha intorno l’inscrizione gentilizia e in mezzo lo stemma corroso dalle intemperie a cui era esposto ancora pochi anni or sono nei fossati del reclusorio.

(2) Un ultimo resto della Via Chiappinaro che metteva a S. Maria di Castello è 1’ attuale Via Riario. sena era meza ruinata per la ruina de lo molo gè era poco fondo solo laqua che andò sopra la correza e lo gagiardo e lo,capella lo lasono e ne venero in piasa dove asai presto li signori anciani deteno spedimento a antonio niela ambasatore e di persente se imbarco e porto seco la posansa de potere capitulezare e de quelo che seguirà ne teneremo memoria

E ionto antonio niela in genoa a prezento ali soi compagni la posanza data da la comunità de Saona e tuti 12 insieme tratono de quelo aviano a fare e gè parse beneficio e manco fatica de fare lecione tra loro de 6 di loro chi avescno a resta a capitulare con li signori genoezi e li alni 6 gè ne venisero a caza e di perzente se convero insieme feceno lecione de queli aviano a restare pero asortiti per terso soe 2 nobili e 2 mercanti e 2 artista li quali feseno li capituli soto lo modo che qui apreso intenderai e questo fu fato lano de 1526 del mese de marso esendo duce de genoa antonioto adorno considerato con la cezaria maiesta Cario quinto

JL/I CAPITULI FATI TRA GENOEZI E SAONEZI LANO DE 1526

DEL MEZE DE MARSO

E primo ano fato uno capitulo in lo quale se contene le cose infrascritte e primo che non sia li cito a persona alcuna de caricare ne de descaricare merse alcuna in lo porto de Saona con nave ne galioni ne satie ne con barche chi abiano coverta e che tute le merce de saonezi se abiano a caricare e a discaricare in genoa ivi abiano a pagare comerchi e driti e ripa e che poi de havere pagato posano portale in Saona con barche picole e li vaseli che non hano coverta sieno tenuti a andare con le loro merse in genoa a denonciare e pagare le loro gabele osia comerchi e poi portale in Saona o dove a loro piasera e più che la cita di Saona non posa mandare ambasatori in alcuno loco semsa licencia de li signori genoezi e più che non sia lecito a saonezi de fare consilio’che non gè sia lo suo podestà perzente e più che semper che la comunità de genoa imponera gabele nove sopra tuta la rivera che le posano imponere sopra la cita de Saona e più che se fuse alcuno saoneze chi fuse otragiato e danificato ne in comune ne in particulare che non si posano querelare se non in la cita di genoa e più che saonezi siano tenuti a pagare a genoezi in dese ani dese milia scuti soe mille scuti lano e questo per lo pagamento de la nave che hano fondato in lo porto de Saona et per lo pagamento de li guastatori che ruinono lo molo e impino lo porto e più e stato bizogno che saonezi abiano confesato de eseie stati rebelli e che tuto lo male che gè ano fato li genoezi che saonezi lo meritavano (i) e pegio e più che li saonezi hano dato a genoezi la competencia e fatoli soi judici competenti de la cita e de li citadini de Saona e in diti capituli genoezi hano fato li saonezi citadini de Genoa che posano godire e fluire tuti li beneficii como li citadini nativi de la cita de Genoa cosi de comerchi e driti e ripa como de ogni altro carico e più in dito decreto se contene molti altri capituli che per brevità io non li abio notato solo queli de grande importansa como tuto apare in la canselaria in lo decreto fato lano de 1526 del meze di marso solo ne resta a pregare Dio chi ne dia pace e quiete asio posiamo vivere longamente in la sua santa pace

(1) Questi Capitoli tanto importanti per le sorti di Savona di cui l’Abate ci da un fedele riassunto, si leggono nel codice Barberino. Per Genova portano la data del 13, la ratifica per Savona del 20 Marzo e constano di ventitre articoli. Di essi e dei particolari sulla distruzione del porto non è cenno alcuno nel Verzellino, ne fa però breve parola il Monti, l~tl AGENTI DE LI ADORNI HANO ABANDONATO SAONA LANO DK

1526 ALI 15 DE AGOSTO E ALI l6 GÈ VENUTO LE GALERE

DE LA LIGA

Havendo la cezaria maiesta liberato lo re di Fransa e como fu ionto in Fransa ancora che havese li figioli in Spagna per reseva non manco de voler fare guerra a Carlo quinto imperatore e per esere più bastante a danificalo fece lega con p p Clemente sercando cosi per mare como per terra de danificare li lochi inperiali e miseno a ordine 37 galere soe 8 dei papa soto de Andria de oria e 13 de veneciani e 16 di Fransa soto petro navarra generale de tute 37 e perche genoa e tuto lo genoeze era governato da antonioto adorno considerato con Carlo quinto di perzente lo re di Fransa ordino a petro navarra chi dovese venire con dita armata ali dani delo genoeze e ali 15 de agusto de 1526 li agenti de li adorni chi erano in Saona ebero veduta de dita armata e subito abandonono la cita de Saona e ali 16 de agusto petro navarra mando una galera con simoneto fregozo a domandare la cita de Saona a nome de la liga e la cita se reze e di perzente vere in Saona tute le 37 galere e sommo la cita a nome de la liga e in camino ebero veduta de molte nave che venivano de sesilia cariche de grano (1) per genoa le galere gè usino a doso e le presero tute chi fumo a nomerò 32 pavi quele parte ne condusero aligorna e parte in Saona e per esere genoa bene fornita mai di dita armata fece nulla

(1) Il Verzellino (op. cit. V. I, pag. 448) dice che il grano ammontava a 100 mila mine, ma tralascia di notare che le galere erano dirette a Genova, cosa che il nostro annota e aggiunge, da critico, che i Genovesi non si adontarono con Pietro di Navarra perché già ben provvisti di grano.

L/I SIGNORI ADORNI ANO FATO UNO TRATATO IN SAONA 1527

DI LUGIO

Lano de i {27 del meze di lugio havendo antonioto adorno duce de genoa mandato in corsiga 9 galere e due nave per conduere del grano a genoa le galere de la liga chi erano in Saona ne ebero noticia e di perzente levono la fantaria chi era in Saona e la imbarcono sopra le galere de la liga e deteno le vele al vento tute navicando verso corsega’ per ritrovare le galere 9 e le 2 nave chi erano partite da genoa e la cita di Saona resto sensa galere e sensa fantarie solo gè resto la guardia de lo castelo e lo signore antonioto adorno havendo noticia como in Saona non era ne galere ne fanterie si trato con visenšo federato e con antonio germano e con viscnso fenogio e con Ioane Bolla de volere levare la cita de Saona de mano de fransozi e di meteia soto lo governo de li adorni tenendo con li 4 nominati questo ordine che lo signore antonioto adorno al tempo tra loro deputato dovese mandare de note per mare fantarie a Saona e che li ,4 nominati gè dariano il loco e paso da intrare in la cita e cosi fato lo acordio il signore antonioto ali 21 de lugio de 1527 fece imbarcare 300 fanti sopra 19 vaseli picoli tra bergamini e fregate e barche da nave e di prima sera se pattino e imbarcono bernabo adorno per loro capitanio e navigando tuta la note ionsero in Saona in anci iorno *n uno loco nominato la foze e li 4 nominati stavano aparati al loco deputato per donage il paso da potere intrare e volendo la fantaria calare in terra lo mare se sgonfio e non gè fu modo de potere calare in terra e in breve se ìecc larba del yorno e fumo scoperti da li soldati de lo castelo quali cridando alarma la cita se mise tuta in arme e li 4 nominati sensa

fare dimora usino a salvamento fora de la cita e gabrie bolla

0 che eia in terra ala soze ne andò a noto ali bergamini e cosi fu forsato lo signore bernabo adorno con le sue fantarie a tornare a genoa e partiti chi fumo li 19 vaselì con le fantarie lo gubernatore preze a suspeto alquanti homini populari amici de adorni e tuti li fece prendere e in carserare soe antonio viale genizio guarnero sucho filato e batista riva e fumo tuti diligente menti azaminati e trovati innocenti e puri e neti e tuti fumo liberati semsa dano alcuno e questo fu fato lano de 1527 ali 22 de lugio (1)

I J—<A PREZA E MORTE DE GABRIE BOLLA LANO DE I527 ALI 2

ET ALI 15 DE OTOBRE

Lano de 1527 ali 22 de lugio gabrie bolla esendo in lo tratato che feseno li signori adorni in Saona se ne andò a stare in genoa alo servicio de diti adorni e perche ali 30 de agosto lo mederno ano de 1527 li adorni rezeno casteleto di genoa ali fransozi con pato che a tuti queli chi erano in dito castelo gè fuse servato la vita e di questo gè ne feseno uno salvoconduto dato in le mane de Iuliano de la riva como capitanio de tuti queli chi erano in dito castelo tra li quali era gabrielo bolla e venuto lo tempo che tuti queli chi erano in dito castelo se avesero a imbarcare sopra tre nave a questo ordinate ivi se imbarco lo capitanio Iuliano de la riva insieme tuti queli erano in lo dito casteleto e tra li altri se imbarco lo dito gabrie bolla per volere pasare in Spagna e fornito che ebero de imbarcarse con lo primo bono tempo tute tre le nave deteno le vele al vento navigando

(1) Di questo fatto, che pur delinea bene le vicende dei partiti, le basse congiure e i continui sospetti che le fazioni provocavano, non fa cenno alcuno il Verzellino. verso spagna E ionto le nave sopra Saona lo tempo se turbo e fumo forzate a sorzere in lo porto de Vai e li fransozi chi erano in Saona ebero nova como gabrie bolla era in dite nave e subito di Saona gli mandono tre galere a prendelo e ionte ala nave montomo in nave e sercato tuta la nave non fu trovato e videno lo salvo conduto che avia Iuliano de la riva le galere se ne ritornono in Saona ma perche lo dito gabriele era molto odiato da serti amici de

;ozi de la cita li quali incitono lo capitanio de le galere che di nuovo dovese rimandare galere ala nave per prende dito gabrie e cosi di perzente gli mando altre galere dovo monto suza bertome da Sori dito ebrimichini e Ioane da Sori figiolo bastardo de batolino da Sori e ionto le galere ale nave montomo alquanti de galera e bertome Sori e Ioane da Sori e sercando tuta la nave trovono lo dito gabrie bolla soterato ne lo bescoto e lo ligorno e lo condusero in Saona e per camino se scontrano con Ioane Maria zavagia il quale dice alo gabrie molte parole iniuriose e lo gabrie ancora che fuse ligato gli fece riposta larga menti e ionto lo gabrie in Saona e menato da lo gubernatore lo fece incarserare in lo castelo e questo fu fato ali 2 de otobre de 1527 e stando lo gabrie incarserato li soi parenti sercorno de liberalo e lo gubernatore si contento che pagando una serta soma de scuti de liberalo e di perzente li scuti fumo pronti pero non valseno nulla perche de li primati citadini de Saona amici de Fregozi se gè misono contro e gè feseno opozito per farlo morire e asai presto fu sentenciato a morte e ali 15 de otobre de 1527’lo dito gabrie bolla fu conduto da la iusticia in la piasa de le erbe ove era parato lo sepo ivi gli troncono il capo e di poi ne feseno 5 pesi soe la testa e lo braso drito e lo sinistro e la gamba drita e la sinistra e misero a la porta de Santo Ioane lo capo a sima una lansa e di soto uno bracio e ala porta de la marina de piasa de caneva miseno una gamba e ala porta de piasa de erbe latra gamba e ala porta de la foze miseno latro bracio e nota como in la propia nave dove fu prezo dito gabrie gè era uno fratelo e Ioane Ferro pure di lavagnola il quale ancora lui era ne lo tratato como gahrie bolla e per non esere cognosuto scampo la vita de lano de 1527 ali 15 de otobre

T JLvI FRANSOSI HANO DATO PRINCIPIO DE FORTIFICARE LA CITA

DE SAONA DE I527 ALI 27 DE FREVA

Havendo petro navarra lano de 1526 ali ié de agosto prezo la cita de Saona a nome dela liga soe papa Clemente e re di Fransa e Veneciani e in Genoa gè governava li signori adorni considerati con Carlo quinto imperatore e esendo lo dito Petro navarra stato in Saona con la sua armata dali ié de agosto de 1526 fino ali 15 de frevaro de 1527 ne mai in questo tempo ne per mare ne per terra la liga ebe posanza de levare li adorni dalo governo de genoa e dubitando lo dito petro Navarra che li adorni non venisero a la improvista a mano armata a Saona e che per forsa de arme non intrasero in la cita e amasaseno tuti li fransozi chi gè fuseno dentro lo dito navarra scrisse per le poste alo re de Fransa che gè donase avizo de quelo havia a fare per levarse il dubio de li diti adorni e subito lo re gè dete risposta dicendo che il suo consilio avia restreto che gè pareva a propozito che se dovese metere la cita de Saona in fortesa non havendo respeto ne a caze ne a giardini ne a palaci e che se avese a tenire diligente scritura deli danificati perche lui voleva che- la camera del re h avesse a satisfare a tuti coloro chi serano danificati e como petro navarra ebe intezo la volunta de lo re chi fu ali 25 de frevaro subito ebe uno inzegnero aparato alo quale gè fese dare uno libero novo da scrivere eciam fece elecione de 3 maistri pratichi e prudenti quali havesero a estimare tute le propieta che se danificherano e che doveseno estimare tuti li legnami dele caze che se ruinerano per che lo dito navarra li vole per fortificare la muragia de la cita e che in lo dito libero sia scrito lo nome e cognome e la soma de la valuta de tuti li danificati e cosi lo inzegnero promise de servare quanto da lo capitanio petro navarra gè era stato ordinato e ali 27 de frevaro lano de 1527 in yorno de mercordi lo inzegnero con li soi agenti

10 principio a metere la cita in forteza e prima si principio a fare lavorare fora de la porta de santo Ioane dove miseno a terra la muragia de lorto de Ioane Maria da monleono e a preso la porta de santo Ioane feseno li fondamenti di uno baloardo nominato la salamandra (1) e san michele e lo medemo iorno fece comensare a lavorare fora de la muragia de la cita apreso lo castelo de lo sperone (2) per fare uno gran baloardo a modo de una bastia nominato lo scorpione (3) e lavo lando yorno per yorno ali 29 de mazo lo baloardo de la porta de santo Ioane resto fornito e in fortesa e lo baloardo apreso lo castelo de lo sperone si fu fornito ali 30 de yunio e la medema yornata feceno abasare la torre de la quarda dico quela chi tene il pede in mare e più dico che ali 30 de mazo dete principio de lavorate di pietre e di calsina fora de la porta belerà per fareuno baloardo molto grande quale ocupava la porta de la cita e feceno la porta de la cita verso la marina arenbata alo dito baloardo e la medema iornata deli 30 de mazo principio de farela (1) Salamandra era detto un bastione posto sotto l’attuale castello dello Sperone press’ a poco dove oggidì sono i fabbricati a destra di chi guarda il teatro Chiabrera.

(2) Fu costrutto nel,227. V. vcrz. op. cit. T. I. p. 203.

(3) Scorpione: altro bastione sporgente dal castello dello Sperone, così chiamato da uno scorpione in marmo che ivi fu posto. vorare a la porta de la quarda de fora da la muragia per fare uno baloardo picolo nominato guarda mare poi ali 16 de setenbre principio uno baloardo ala porta de la foze e de fortificare tuta la muragia de la cita inpiendole de terra con farge contra forti de legnami e di continuo se lavorava ali diti baloardi e più ali 16 de setenbre feceno minare tuto lo borgo de santo Ioane fino a santa Chiara estimando de caza in caza e tuto scrivendo in lo libero sopra dito eciam butono a terra tuto lo borgo de porta belerà fino alo barro o sia ala croza eciam tute le caze e muragie de li orti verso la cita fino ala foze eciam tute le caze e muragie e lavatori da lane (i) chi erano ala foze tuti li butono abaso e tuti questi dani funo estimati a uno per uno e scriti nome e cognome e la valuta de tuti li danificati in lo sopra dito libero e ogni uno tenea ferma speransa che la camera de re pageria tuti li dani dati e ancora che fornito ogni cosa la comunità fasese ogni diligencia per fare che li danificati fusero satisfati sia con litere sia con mandarge doi ambasatori soe dno paulo da reario e dno stefano vegeto mai gè fu modo alcuno che persona alcuna ne avese uno minimo dinaro e molte povera gente che erano in questi danificati chi non haviano altro che quela povera caza dove stavano dentro ne sono restati destruti e ali citadini de Saona non gè ano altro che fare salvo de metere questo beneficio avuto da fransozi insieme con li altri beneficii auti da loro li ani pasati masime quelo de 1524 auto da fantupini La cita de Saona Franzesi lano misa in forteza lano de 1527 e 1528 Lano

(1) Questo brano serve a spiegarci quella frase incerta del Verzellino (op. cit, T. I-449) « con danno de’ particolari », e ci accenna a molti laboratorii di lane che in quel tempo furon distrutti. L’arte del lanaiuolo fu una delle più floride in Savona nel Sec. XV (v. a tal proposito gli Statuta politica et ciuilia del 1404. V. anche - G. B. Garassini - De arte lane, in Opusc. Pro Christophoro de Columbo. Tip. Naz. MDCCCXCIl). de 1528 lo meze de setenber li franzosi aviano fornito de fabricare tuti li baloardi de la cita de Saona e ad alcuni gè ano aionto deritro alcuni gabioni pieni di terra per magore fortesa eciam ano fortificata la muragia di Saona tuta intorno inpiendola di terra e con molti legnami e in alcuni lochi fasendo bastioni e con volunta de alsare de muragia lo bastione a preso lo castelo de lo sperone per che li monti chi sono disopra quelo lo soperchiano e alo prezente per non avere tempo de fabricare de muragia gc hano fato metere molti gabioni pieni di terra intorno la muragia acioche la fantaria gè posa stare dereto segura da le artalerie chi se poriano metere sopra lo dito monte e a dito tempo la cita de Saona fece fare due belisime sarazine de ferro le quale una ne fece metere ala porta de santo Ioane latra ala porta belerà chi erano in grande fortesa

J N LA CITA DE SAONA SE FATO FONDARIA DE ARTALARIA LANO

DE 1528

Havendo Pietro Navarra de ordine de lo re di Fransa fato metere la cita de Saona in fortesa de baloardi e di bastioni e de muragie se delibero de fornila de bona artalaria de bronso e a lo principio de lano de 1528 fece fare una fondarla a preso lo castelo de lo sperone dentro dala cita per fondere la artalaria de bronso e asai presto fece condurre in Saona grande quantità de metalo e del meze de frevaro dete principio a fondere artagaria de ogni sorte soe canoni e mezi canoni bazilisci falconeti e de ogni altra sorta de artalaria in gram soma quale era a suficiencia de fornire tuta la cita de Saona e del meze de lugio de 1528 la dita artagaria era tuta fornita (1)

(1) Sarebbe desiderabile ci avesse il nostro A dato il nome dei fonditori di cui si è servito il Navarro, probabilmente savonesi, poiché tale industria esisteva al certo in Savona sulla fine del secolo XV, ed in essa VEDONO BORGARE LI AGENTI DE RE DI FRANCIA GLI HANO DATO

A SCODEKE LI COMERCHI OSIA DIRITO DE RE ECIAM ANO E LETO IOANE BATISTA RICHERMO GABELOTO DEL SALE DA LI

17 DE AGUSTO DE I526 FINO ALI 28 DE OTOBRE DE 1528

ANO SCOSO A NOME DE RE DE FRANSA

Hor noi torniamo da Petro Navarra il quale como di sopra hai intezo como lano de 1526 ali 16 de agusto la cita de Saona se gli reze a nome de la liga e lui como generale de re la seto e la forni de guardia e subito fece eledone de odono borgare citadino de Saona che dovese intrare in dugana dove si scodeva ii comerchi e in lo scagno de dita dugana che lui debia scodere lo comerchio osia lo drito de re de tute quele merse chi intrava overo esivano da la cita e che ne debia tenire diligente scritura e nicolao del cunio (1) ioveneto era suo scrivanelo eciam lo dito capitanio fece uno novo gabeloto di la gabella de lo sale quale havese a vende il sale in Saona a nome de re del che gè elezero Ioane batista richermo (2) e tuti doi saziano lo dito oficio a nome de re

avea lama la famiglia Cabutto Savonese, come si conferma da documenti riportati da Federico Alizeri neh”- opera sua dei Trofessori del Disegno in Liguria. Genova, Tip. Sambolino, T. VI. p. 401-2. V. pure note al Verz. dell’Arcip. cav. A. Astengo T. I. pag. 449.

(1) Cuneo o da Cuneo antica e patrizia famiglia savonese. Questo Nicolò era imparentato con i Della Rovere essendo la madre sua, Isabella Rovere-Basso.

(2) La famiglia Richelmi o Richermi sembra venuta in Savona nel ,260 da Nizza Marittima. Un Francesco Richelmo, il Ferro lo :ice tra i sapienti del Comune di Savona nell’anno 136,; Giacomo Richermo, nel 1381 era notaro del Comune per la villa del Segno, come da sentenza degli Anziani in detto anno. Altro Francesco Richermo nel J488 fu uno dei quattro Governatori di Savona. Molti ne vediamo capitani di nave. Nicoletta Richerma è celebrata da Stefano Guazzo per le sue rare doti. Nel 1532, 2 gennaio, come da atti del Consiglio, questa famiglia e discendenza veniva ascritta alla nobiltà di Savona. / é per queste cauze e de le altre li signori genoezi erano in controversia con li cicadini de Saona e luna e latra parte teneva ambasatori in Fransa de lo nomerò ne de nome de quali de genoa mai ne sono stato siente e queli di Saona fumo doi soe Paulo de reario et dno Stefano Vegerio ali quali fu dato cura de difendere le cauze chi erano da li signori de genoa ali citadini de Saona ecia de dovere solicitare ala camera de re che li danificati de li dani dati a metere la cita in fortesa gli fuse pagati li loro dani si come gè aviano promeso li agenti de re de satisfali e di questi dani di sopra te abio dito ampia menti che mai gli fu modo alcuno de averne uno dinaro del resto qui apreso io te diro lo suseso cosa per cosa e circa ale diferencie chi erano dali signori genoezi ali citadini de Saona mai li ambasatori de Saona otenero cosa alcuna e li ambasatori genoezi otenero litere da lo re adrizate a monsu di moreta governatore di Saona per le quali avisava a lo dito guvematore di Saona chi di perzente dovese rinunciare e consignare ali signori genoezi la gabella de lo sale e lo scagno de li comerchi (i) e li nostri ambasatori chi erano in Fransa mai ne ebero noticia e cosi lo primo yorno de agosto de 1528 li signori genoezi mandorno in Saona doi ambasatori a prezentare le letere a lo guvematore otenute da lo re di Fransa soe domino Augustino de scrinis et dno Ieronimo de Fornari tuti doi dotori e perche in genoa gè era la peste li saonesi li tenero

(1) Infatti il Re di Francia con decreto del 1 Luglio 1828 scriveva. « Per presentes litteras, iniungimus ut supradictos antianos et cives genuenses ponant inducant ac restituant in pristinum ius et liberam possessionem civitatis et districtus savonensis, eiusque magazenorum salis horreorum commercii et ditionis: ut in iis omnibus prefati genuenses in futurum gaudeant ac fruantur » (v. Bernabò Brea, Su}la congiura del Conte Gian Luigi Fieschi. Tip. Sambolino. Genova.,865). aspai te e li alogiorno in lo lardino e caza de dno paulo pose binelo e subito che fumo alogati domandono odiencia de lo gubernatore e subito lo gubernatore acompagnato da molti citadini ne vene in piasa de la madalena e fece domandare li ambasatori e subito venero acompagnati da la sua guardia in piasa de la madalena ivi era lo gubernatore e li signori anciani e molti altri citadini e fato le debite reverende aprezentono alo gubernatore le litere otenute dal re e como lo gubernatore ebe lete le dite litere se tiro a parte con 708 citadini de core franzosi ali quali fece intendere tuto il tenore de dite litere e tra loro consegono quelo che lo gubernatore gè avia a respondere e tra loro fu restreto che gè dovese respondere che lui teniva letere da lo re più fresche che non erano le sue dove se avizava tuto in contrario e queli chi deteno questo consilio alo gubernatore fumo questi soe andria scarda Iuliano castel delfino Ioane Batista richermo Martino de auzilia e molti altri e cosi lo gubernatore domando li ambasatori e gè fece la risposta sopra dita e li ambasatori ne ritornono al suo loco deputato e poi più volte li diti ambasatori venero a parlare alo dito gubernatore e semper ebero male risposte e lultima volta lo gubernatore in lingua franseze gli menaso de donage de co de baston e sta serto che lo dito gubernatore seria stato più sufiente a governare una quantità de done yovene e belle che a governare una cita e tute queste coze sopra dite io Ioane Agustino abate le abio viste e tocate perche gè era prezente perche Franscesco e agostino iomelini fagioli de dno Iacobo purgavano la sua contumacia in la villa de dno Urbano vegero chi era contro la mia caza e ii diti Iomelini ogni sera venivano a parlare con li ambasatori e mi domandavano che volese andare con loro como una guardia e cosi sta con loro a sentire tuti li loro ragonamenti e quelo che era ocorso con lo gubernatore e questo fu fato lano de 1528 del meze di agusto

Hor torniamo a odono borgare il quale a scoso li comerchi o sia il drito de re da li 26 de agusto de lano del 1526 fino ali 2S de otobre de 1528 e a dito tempo la cita de Saona torno soto lo governo de li signori genoezi como al suo loco e tempo qui apreso intenderai dico che esendo la cita di Saona tornata soto lo governo de li signori genoesi che li intersati de li comerchi di genoa sercavano de avere li liberi de odono borgare per scodere li loro comerchi da tuti queli chi avia negociato in tempo de Fransa hor intendendo questi li signori anciani de Saona mandono a domandare lo dito odono borgare pregandolo che volese brasare li diti liberi acio che li mercadanti non sieno danificati e lo odono borgare rispose e dise esere contento de bruzali pero che gli fuse dato la mercede e di perzente tratono lo acordio de la dita mercede e de autorità de lo consegio gè fu donato una quantità de lochi de comune e como gè li ebero asignati perzente li anciani bruzo li diti liberi pero como orno maligno e dopio ne avia prezo copia la quale copia asai presto ne fece vendia ali comerchiari (1) quali gli deteno una bocata de ducati e di perzente diti comerchiari mandono in Saona doi soi agenti con larga posansa de potere esigere da ogni persona comerchi e driti e ripa da coloro chi aveseno negociato da 5 ani in qua e uno de queli chi scodeva era nominato lazaro dalo ponte latro non labio a memoria visto questo li negocianti saonezi tentono acordio generale e per mezo de domino bernardo graso (2) fu tratato dito acordio

(1) Questo fiore di probità era Oddone Borgarello patrizio savonese che nel 1516 il Verzellino dice fatto Conte Palatino (il Pavese segna l’anno 1529) dall’Imperatore Massimiliano avendo a servigi di quella maestà operalo molte e grandi cose.

(2) Bernardo Grasso capitano di nave fu quel Grasso che patronizzO Giuliano Strelino del 1531. de consenso de li diti comerchiari a nome de tuti li intersati a sodo e a lira ogni uno per la sua rata e in questo acordio tuti li negocianti fumo asai bene tratati e la cita e citadini de Saona restono in pace semsa avere altro stumulo da comerchiari che dio ne sia laudato

XVUGUSTINO SPINULA LANO DE 1528 DE FREVARO E FATO

CARDINALE

Lano de 1528 del meze de frevaro vene la nova in la cita de Saona como monsignore di peroza citadino di Saona nominato Augustino Spinola era fato cardinale dal sommo pontifice papa clemente setimo e esendo in Saona uno suo fratello nominato lo signore Francesco Spinola il quale havia per consorte la signora benedetta sorela de lo marchese de finaro (1) fece fornire il suo palacio de le loro arme e de le arme de lo dito cardinale e tuta la cita de Saona era piena di leticia havendo auto questo novo cardinale quale cardinale havia una bellissima capella ne lo covento de santo Dominico de Saona con una bella sepoltura (2) fata a modo de una cesia

(i) Figlia d’Alfonso del Carretto e sorella di Gio Batta, il quale successe al padre, come primogenito, nel marchesato di Finale. Mori combattendo nell’impresa di Tunisi all’età di 33 anni; aveva in moglie Ginevra figlia di Alessandro Bentivoglio.

(2) Come accenna il nostro A. il cardinale, lui vivente, fece erigere la sua tomba e ciò conferma l’iscrizione:

Augustinus Spinola Episcopus Perusinus morlem prue ocuìis semper babens vivens sibi posuit. Anno MDXXII.

Essa era nella chiesa di S. Domenico, nella cappella denominata delle reliquie ed ivi fu trasportata e racchiusa la sua salma dopo la morte avvenuta in Roma nel 1557 il 17 ottobre.

Questo modesto mausoleo è composto di un sarcofago poggiarne su de marmaro bianco fino e ali 29 de frevaro volendo li frati fare netare e purire e fare bella la dita sepoltura gè mandorno doi frati conversi uno de li quali gè monto sopra per megio netala e la casia vene in terra e amaso uno de li diti conversi che mai parlo latro era nominato fra martino quale ebe gram male e in pochi iomi fu fato sano e per la alegresa de lo novo cardinale la cita de Saona fese trei t’orni festa e a questo tempo la cita de Saona non havia altro cardinale e in breve fu fato camerlengo de la yezia romana e serto che fu fato in tempo perche lo medemo ano de 1528 fu in Saona una grande carestia e la sua cazada fece large e grande limozine a poveri

I^Jna GRANDE CAR1ST1A GENERALE LANO DE 13 28

Lano de 1528 fu la più grande caristia o sia penuria de vitoalie che sia stata a nostri yorni quale teneva quazi tuta Italia e lo grano valeva A 4 2/3 hi mina e le castagnevalequattro colonne, due per ciascuna estremità; su 1’ urna sta distesa, in dimensioni al naturale, l’intera figura del cardinale a tutto rilievo, in vesti episcopali con mitra; al disopra della tomb.-. due figure alate d’angeli sostengono lo stemma di casa Spiuola sormontato dal cappello cardinalizio; dai principii del corr. secolo questa tomba fu collocata nella cappella del cimitero alla toce del Letimbro assieme ad altre sepolture antiche murate attorno alla parete, e quivi è pure conservato il mausoleo del cardinale Raffaele Sansone.

Speriamo che questi patrii ricordi nelle loro ulteriori peregrinazioni non subiscano la fine di tante altre preziose memorie dei nostri padri che in tempi ben recenti andarono disperse per deplorevole incuria.

I Domenicani fondarono la chiesa e il monastero di cui parla l’A. nel ,306, non molto discosto dalla Cattedrale sulla si rada pubblica che coì aia chiesa della Madonna dell’Olmo (cosi il Verzellino T. 1, p. 217 op. cit.) vano A 5 1/2 la mina e lofio valeva A 4 la barrile de modo tale che li poveri contadini pativano la fame e ne la tacia erano transfigurati che scontrandoli in camino tu non li cognosevi e a dito tempo abondo tanti poveri ne la nostra cita de Saona che fu nesesario che la cita fasese uno oficio de trei citadini chi avesero la cura de dare provezione al vito

Ciò indurrebbe a credere che sul tratto di terreno, occupato poi dalla fortezza prospettante il politeama, esistessero la chiesa ed il monastero cui accenniamo. I Domenicani nel 1544 furono obbligati ad abbandonare e 1’ una e 1 altro per dar luogo alla costruzione della nuova fortezza.

Aggiunge il Verzellino (loc. cit.) che nel 1548 eressero al muretto una chiesa che, non ancora completa, lasciarono per passare in Malcantone nel 1554; fatto confermato dalla lettera seguente che i Commissari genovesi scrivevano da Savona al governo della Repubblica (edita dall’ Alizeri nell’opera dei Professori del Disegno T. 1, p. 49. Genova, Tip. L. Samb Imo, 1870).

« Illustrissimo et mollo magnifici Signori et osservandissimi. — Per questa poco sarà a dire: solum per conto delli RR. padri di Sancto Dominico, per causa d’ accomodarsi di qualche stanza per potersi reparare e officiare, attento che la chiesia loro minaccia rovina, come V. S. Illustrissime sanno, per tanto hanno considerato d’accomodarsi in uno loco qual si domanda Marcantone dove sono certe stanze di poveri homeni, e sperano che s’ accomoderano assai bene. Noi commissarii di queste fortezze, in compagnia di messer Oberto Lomelino Veneroso, da maestro Battista (Sormano) capo maestro s’ habbiamo fatto mostrar il loco, e tutti tre ben considerato il sito iove resta, a nostro giudicio giudicato per tempo alcuno non poter nuocere alle presenti fortezze, per esser molto lontano, ne manco dar disconcio alla terra, e questo è quanto possiamo refferire di detta causa a V. S. Illustrissime, che il simile refferirà detto messer Oberto : ne altro se dirà a quelle che N. S. Iddio le guardi. — Di Rocca di Savona alli otto d’ ottobre MDLIIII. » (Dal Fogliazzo Litterarum, anni 1553-54: Are. Govern.).

Della dimora mutata in seguito da questi conventuali e della fondazione del nuovo Convento e Chiesa di S. Domenico, che ancora esiste in Savona, vedi Doc. M del Verzellino T. 1., op. cit. per l’Arcip. Andrea Astengo, de diti poveri in uno loco deputato soe ali poveri citadini gè fuse dispensato in loro caze e poi in uno loco deputato dove erano reduti tuti li poveri de la cita una volta lo yorno e li poveri foresteri li feceno esire tuti fora de la cita in uno loco deputato dove ogni yorno li diti oficiali gli donavano lo suo vito e miseno le guardie ale porte de la cita a so che la cita non se avese a impire de poveri foresteri de modo che li limozine abondavano e ne fu fato bona e diligente cura che mai manco da vivere ne ali poveri de la cita ne meno ali foresteri masime che lo signore Franscesco Spinola chi nova menti avia auto suo fra telo cardinale particularmente fece ogni yorno dentro da la cita e de fora ali foresteri grande e honorate limozine masime quelli trei yorni che la cita fese festa per lo onore del suo cardinale e la cauza de questa grande carestia si fu per che de secilia non osava venire grano sopra lo genoeze per che tuto lo genoeze e lo pemonti e parte de lo milanese eranogovernati da Re di Fransa e tra lo Imperatore e lo re de Fransa era guerra qual guerra fu cauza che da lano de 1525 fino alano de 1535 semper le vitoalie steteno in grandi predi che semper lo grano valse da 3 fino in 6 (1) scuti la mina poi lo oficio de li poveri sopra dito avendo governato li poveri foresteri al modo sopra dito più de doi mezi feceno venire al loco deputato tuti li diti poveri e de uno in uno li terrogavano de che loco fusero e a tuti a uno a uno gli daziano pane da potere vivere fino a caza sua e li mandono via e la cita resto neta de poveri foresteri

(1) II Verzellino non fa cenno alcuno di questa carestia, che ha origine dalla politica d’allora come con discernimento di critico fa osservare il nostro Abate, cui dovremo rendere spesso questo onore, di ritrovare cioè in lui 1’ osservatore critico che si sostituisce al semplice cronista, -/■

1_>A CITA DE SAONA SIA LO CAMPO DE GENOEZI A TORNO E

SE REZA A PATI DE I528

Havendo li signori genoezi lano de 1528 ali 12 de setenber per mezo de lo principe Andrea de oria miso la cita de genoa in libertà e casato fora da quella la signoria de fransa e per che lo re di Fransa a dito tempo avia groso ezercito di fantaria e di cavali in lo lesandrino soto il capitanio San Paulo e genoezi dubitando che lo dito San Paulo con lo suo esercito non venise a genoa li genoezi feceno molte fantarie forestere per la guardia de la cita de genoa Del che in breve lo dito capitanio sam Paulo con lo esercito se avio verso Genoa e li genoezi con le sue fantarie gè usino incontro e in la vale de posevera (1) li genoezi runpero lantiguardia de li fransozi e io capitanio Sam Paulo dubitando de pegio se ne torno a dereto a stare sopra lo lesandrino e a dito tempo la cita de Saona se teneva a nome de re di Fransa e ali signori genoezi si parse tempo como de andare per mare e per terra a mano armata ala cita de Saona per levala da lo governo de Fransa e metela soto il giogo de genoa masime trovandose Ienoa da 7 in 8 milia fanti pagati e di perzente fumo risoluti di venire a conquistra la dita cita de Saona e ali 8 de otobre de 1528 se parti da genoa galere (2) cariche di fantarie e ne venero a stare sopra Saona e lo resto de la fantaria ne venero per terra (3) quali tuti alogiono in le ville de saonezi e tenivano la cita de Saona

(r) Posevera per Polcevera.

(2) Manca il numero nel Codice. Il Verz. (pag. 452 T. I) le dice in numero di 30 e partite da Genova il 1 Ottobre, comandate da Andrea Doria.

(3) Lo stesso Verz. (loc. cit.) li fa ascendere dai 7 agli 8 mila uomini, e più oltre lo scrive pure l’Abate. asediata per mare e per terra fasendo ogni yorno qualche scaramucie e steto cosi alquanti forni e ali 20 de otobre lo conte Filipino Doria fu a parlamento com monsu di moreta governatore regio de la cita de Saona in sieme molti citadini saonezi ivi se trato acordio de rendere la cita in mano de genoezi e che genoezi haveseno a servare a saonezi molti capituli che aviano tratati in lo acordio como a suo loco tu intenderai

Lo acordo si fu fato in questo modo soe che lo gubernatore in sieme con li citadini cleti da la comunità a fare lo acordo prometeno che se infra 8 yorni lo re de Fransa o li soi agenti non darano socorso ne di mare ne di terra che finito lo otavo yorno de rendere la cita de Saona in le mane de genoezi e che fra questo termine de li 8 yorni che non sia licito ne aluna ne alatra parte de fare ne de fa fare repari ne bastioni ne piantare artalarie ne de fare fortesa alcuna ne dentro ne fora e di questi se abiano a dare la rasone luna parte e latra e più li signori genoezi prometeno de fare franco e libero la persona de lo gubernatore e le sue robe eciam che tuta la artalaria de lo re di Fransa chi è in Saona che sia licito alo gubernatore de prendela e de mandala dove a lui piaceva e più prometono diti genoezi de non molestare alcuno citadino ne de la persona ne meno le sue robe ne alcuno habitante in la cita ma si lasali tuti liberi loro e le sue robe e più prometono de lasare la cita de Saona e sue muragie e tute le sue sottese intrege sensi ruina alcuna e più prometono che de le gabelle e de comerchi e driti e ripa de li ani pasati mai parlane ne de esequire cosa alcuna ne mai donare molestia a persona alcuna per conto di dite gabelle e piti prometono che mai li genoezi non agraverano la cita de Saona de gabelle nove ne de daci novi e molti altri capituli che io li iasio per brevità (1) e pasato li 8 yorni de lo

(1) Il sunto che l’Abate ci dà di questa convenzione corrisponde esattamente al testo che di essa si legge nel codice Barberino (v. Appendice

1 acordo fato mai lo re de Fransa ne meno lo capitanio Sam Paulo ano ne dato ne mandato socorso alcuno e in oservacione de li capituli fati ali 20 de ombre lo gubernatore e li citadini de Saona sono tenuti a dare la cita in mano de genoezi e ali 28 de otobre yorno de Santo Simone e Iuda lo gubernatore e li citadini deteno la cita de Saona in le mane de genoezi e li genoezi per scivare rumore gè feceno intrare dentro de la cita solo tanti soldati da fornire le sortese semsa aprire le porte de la cita che tuti li feceno pasare da una erchera alo bastione de io inorino de lo giardino e fornita la cita a nome de genoezi la fantaria che gè era atomo ne marchiono al suo loco dove erano venuti e qui apreso io te vogio narrare il suseso de li modi tenuti a la sua venuta e quelo che susese ala sua intrata e como se servato li capituli

let. C). Solo la data del giorno varia in questo Codice, essendovi il 21 Ottobre invece del 20, come scrive l’Abate. Ala il nostro A. cade in errore poiché il 21 era inclusivo e terminò la tregua con tutto il giorno 28, infatti cosi è detto nel i° articolo. Primo che sia concesso odo jorni de. tempo incominciando al di de ogi (21) e finienio ali 28 del presente inclusive e nella narrazione dell’ ingresso dei Genovesi che il Barberino fa seguire al testo della convenzione scrive… « Et cossi in di de Zobia che fu ali 29 del dicto mese de Octobre, inlrorono li predicti Mag.” {empty}d. capitatici et prudidori con moltitudine de citadini ]enue\i ei parie de la fanteria et parimodo asai presto gionseno con le galere li IH. Signori, il

del Fiescho ci il capitaneo mg. Andrea de Auria el cossi victoriosamenti preseno la possessione ». Infatti la possessione fu presa da Andrea Doria e Sinibaldo Fiesco (v. Bonfadius Annualium Genuensium, papiae apud Bartolum, 15&Ó), che cedettero pochi giorni dopo a Giovanni Battista Cattaneo, Lazagna e Battista Lomellino. Segui subito nel principio de! 1529 il periodo dei Podestà Genovesi che cominciò con Lodovico Lercari e durò non interrotto sino al 1606 v. concessioni, decreti el ordini della città di Savona concessi dalla Serenissima Republica di Genova. In Genova, appresso Giovanni Pavoni, MDCX. (V. serie dei Podestà di Savona per Ottavio Varaldo. Tip. Bertolotto 1891) presero quindi il titolo di Governatore, il primo di questi fu Scipione Fiesco (v, Verz. T. II. pag. 149).

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JL-/A CITA DI SAONA E FORNITA A NOME DE GENOESI E NOh

GÈ SERVATO ALCUNO CAPITULO

Esendo finiti li 8 yorni lo gubernatore esi de la cita con la sua guardia de verso la porta de la quarda e como fu fora de la cita fu prezo prezone da uno citadino de genoa per cauza de serti veluti che avia fati prendere in lo bosco de Saona al tempo de la guerra e dno Stefano vegero (i) pago 3000 scuti per lui e fu relasato e più subito che la cita fu fornita a nome de genoezi li loro agenti prézeno tuta la artalaria de lo re di Fransa chi era in Saona e la mandono a genoa e più Augustino Spinola capitanio generale de tuta la fantaria subito fece levare le sarazine de ferro chi erano a le porte de la cita e le mando a genoa eciam valeva prende la gre de ferro che era ala dugana verso la marina e la comunità de Saona gè fese uno perzente de alquanti scuti e la lasio stare e più lo yorno de santo Martino deteno principio a fare minare li baloardi e di butare a terra tuti li merli de la muragia de la cita eciam feceno tagare tuta la

(i) Stefano Vegerio della Rovere fratello di Marco e padre di Urbano Vescovo di Sinigaglia.

Il satto è confermato dal Giustiniani, e pure dal liarbcrino che scrive et cossi li fu segurtà Stefano Vigerio de ducali 2000 (Cod. Barberino p. 59).

È questa una delle moltissime prove della ricchezza dei cittadini d’allora, che però ad ogni tratto della storia Savonese e Genovese possiamo constatare sia nella nobiltà che ne’ popolari. Già nel 1300 i Savonesi avevano fama di doviziosi, e questo giudizio ci riporta il Verzellino dall’Istoria di Pistoia. Quelli di Savona erano poderosi di moneta, perché i legni loro andavano spesso in corso, (v. Verzellino T. I, pag. 240).

1 commerci con l’Asia, con Spagna, con le isole di Scio, Cipro, Sicilia, di quest’ ultima avevano presso che l’esclusivo commercio bancario, erano fonti ove l’intraprendenza, l’attività loro, attingevano largamente. muragia de la cita verso la marina e la miseno in ponteli e poi deteno foco ali ponteli e la muragia vene tuta a terra poi tute’le pietre e pesi de la muragia tuto portono dentro in lo porto e de yorno in yorno semper andono a lavorando a torno tute queste fabbriche fino a tanto che fumo tute ruinate (i) e più preseno tuti li liberi ali mercadanti per volege fare pagare comerchi e driti e ripa de li 5 ani pasati e de questo se preze acordio de pagare una serta quantità de scuti generalmenti a sodo e lira de queli aviano negociato eciam fu de nesesita che li saonezi donasino compimenti de pagare li doze mila scuti soe mille scuti lano quali se; miseno a conto in li capituli fati lano de 1526 e yo Ioane Agustino abate esecdo maistro racionale lano de 1538 (2) yo pagai lultirrižfcpaga quali scuti dose milia li saonezi li ano pagati per pagamento de le tre nave che fondono genoezi in lo porto de Saona lano de 1525 eciam per pagare li guastatori chi ruinono lo molo a dito tempo e più lano de 1542 li genoezi misero una gabella nova in la cita de Saona sopra lo vino quale e tanto grave chi più volte abio comperato lo vino a megore mercato che non si paga al prezente de deta gabella siche si pò vedere como deli capituli fati con genoezi lano de 1528 non ne stato servato alcuno e de questo ne stato cauza li proprii citadini de Saona quali fecero lo acordio e li capituli con lo conte Filipino Doria il quale non avia

(1) V. compendio d’Antonio Doria. Delle cose di sua notizia. Tip. Fioriano Campani pag. 40. 1. V. Guicciardini Storia d’Italia lib. XXIV {empty}V. Govio Storie del suo tempo nel lib. 26. V. Bellai nel 30.

(2) Infatti lo troviamo nominato dei cinque maestri razionali del Consiglio degli Anziani appunto in quest’ anno (v. Acta Magni Concilii ab anno 1537 ad 1544)ne posansa ne autorità de fare acordio ne de capitulare e questo te basta per risolucione (i)

JL/1 BONI PORTAMENTI CHI UZONO LI SOLDATI E LI VILANI

VECINI DE SAONA AL TEMPO DELO ASEDIO DE 1528

Noi avemo dito disopra che lano de 1528 ali 8 de otobre se parti de genoa le galere genoese cariche di fantarie a venire ali dani de saonezi e che lo resto de le fantarie per lo compimento da 7 in 8 milia fanti ne venero per terra a lo assedio de la cita di Saona e yonto le galere sopra Saona deteno in terra su lo porto de vai e subito miseno in terra due compagnie de soldati soe quela de petro visenso lomelino e quele de vesconte sigala quali subito se aviono ala volta de santo bernardo credendo.se de trovare in dita vila de santo bernardo la sorda de dito petro visenso lomelino quale sua sorda era mogere de tobia sansone quali venero a purgare la sua contumasia in lavagnola in la villa de bertome de aste ivi morsero tuti di peste (2) salvo la dita sorda de dito

(1) Si dovrebbe scorgere una fine ironia in queste parole dell’Abate, anzi che una troppo spinta ingenuità a menar buona siffatta scusa, poiché non può essere più manifesta la mala fede della Serenissima’, anche riferendosi ai tempi d’allora, ed alla ragione di Stato, rhancando a patti che pur erano sanciti solennemente tra le parti, al nome de Dio e de tuta la corte celestiale Proprio anche la Corte Celestiale volle Genova a testimone della mancata parola, che perciò coli’ esistenza e floridezza distruggeva alla rivale quella libertà che pur.essa doveva tra non molto perdere a sua volta.

(2) Genova e le due Riviere furono terrìbilmente travagliate dalla peste, scrive il Giustiniani; e lo ripetono altri storici genovesi.- Però nessun scrittore savonese accenna che Savona ne fosse infetta in quell’anno, nemmeno l’Abate. Solo questi (come vediamo) allude a fuoriusciti di Genova petro visenso e dovendo venire lo campo a Saona lo petro visenso gè scrise che ella gè dovese tirare a stare a santo Bernardo che subito che lo campo sera a Saona che lui la veniva a prende e non gè la trovo per che ella gè era tirata dentro dala cita e yonti li deti soldati in la villa de santo Bernardo gè trovono molte robe de citadini de Saona e tute le misero a saco e tra le altre in la nostra villa noi gè aviamo ancora 3 some de robe de valuta de A 500 perche lo yorno innansi mio padre mi mando some 9 de robe de le quale tra la note e lo yorno yo ne portai some 6 de la da Iovo e yo era in camino con trei muli e uno famigio per venire a prende le dite some 3 chi erano restate e da sima la montagna io vidi li soldati chi- portavano via le nostre robe visto questo perche li 3 muli erano nostri io tornai a reto a fare metere le some 6 che avia portato in loco seguro e subito le feci portare in lo castelo de muriado (1) apreso questi abundo ladri da tute bande masime de arbisola in li quali era capo uno sacarama che teneva la insegna de una cotelata in la masca il quale sachegio tute le caze de villa e porto via tute le lane chi erano ale firere e a questo saco ambrozio merega resto destruto che gè prezeno quantità de

pani

Hor veniamo ali soldati chi sono venuti per terra dico che subito che fumo imtrati se alogiono in tute le ville e giardini de li citadini non avendo respeto a cosa alcuna bruzando porte barconi tine torni e bote e da tute le bande si da levante como da ponente abondava ladri sia com muli sia con barche o scisi portavano via matoni legnami de le

che ricoveratisi in Lavagnola ne morirono. Il silenzio del Verzellino e dell’Ottobono farebbe credere che Savona ne fosse risparmiata; e cadrebbe perciò 1’ asserzione del Belloro che scrisse ne morissero 12 mila.

(1) Muriaido. vigne letame erbori tine bote e torni da torze la rapa porte barconi e tute le ortagie de li orti masime li homini de arbisola che ne portorno tuta la sevolina eciam arancono grande quantità de erbori da mutare e li portorno a caza loro che serto li turchi non aviano tato li dani che ne fece nostri vecini e stando la cita in questi travagi lo capitanio sam Paulo generale de re di Fransa era alogiato sopra lo lesandrino con grande quantità de soi soldati e lo gubernatore de Saonà in sieme con li citadini gè mandono Ieronimo gagiardo (i) a domandage socorso e la prima volta dise che voleva che la cita gè pagase 3000 page aliter che non se voleva mandare e la comunità non havendo il modo de mandarge dinari di novo gli fece dire che se volese mandare socorso aliter che la cita se daria a genoezi e lo capitanio gli fece risposta che doveseno stare parati che lo yorno sequente gè manderia lo socorso a tuti li saonezi chi erano fora de Saona intendendo che lo socorso veniva tuti se redusimo insieme in lo borgo de lataro per volese aconpagnare con lo socorso e lo capitanio S Paulo finse de mandare lo socorso e mando 200 descalsi fino in monte note e in lo campo de genoezi chi erano bene avizati de tuto sapendo loro che non veniva socorso alcuno se miseno in ordenansa 3000 fanti per venire como era fato note a lataro e monsignore lo arsivesco de avignone fi) chi era in cari per via de una spia ne ebe noticia e subito mando di note Ieronimo pegolo in posta a lataro a dare avizo ali saonezi che sido (1) Il Barberino scrive invece che il Governatore, fece eleclione de uno suo homo de nalisne Frantela e li citadini eligeno un Dom. Foderato el cossi ambi dui furetto inslructi et mandati da lo ctC.C0 vice regio monsig.” San Paulo.

(1) Come già notammo, era Orlando del Carretto della Rovere arcivescovo d’Avignone. veseno levare da lataro perche infra due o tre ore gè sena 3000 fanti de genoezi e quando Ieronimo Pegolo yonse in lataro era una ora e meza de note e subito como li saonezi ebero questa nova- ancora chi fuse de note tuti noi saonezi usimo de lataro e chi andò in uno loco e altri in altri lochi e queli di lataro subito portono le sue robe in castelo e in uno instante yonse le fantarie genoeze in lataro e per che fora fu breve queli di lataro non ebero tempo de levare tute le loro robe e metele in castelo subito como li genoezi fumo yonti sachezono tuto lataro poi venero fino ale carcare e sachezono la gabella de lo sale et molte altre case e lo resto do castelo de le carcare le defeze poi li genoezi ritornono in le vile de Saona e lo gubernatore de Saona insieme con li citadini saonezi visto che sam Paulo non gè avia voluto dare socorso tratono lo acordio con li genoezi como disopra hai intezo e la cita de Saona resto in mane de genoezi de lano 1528 ali 28 de otobre

c V^ARLO QUINTO IMPERATORE SI TROVA IN SAONA ALI J DE

AGOSTO DE I529

Lano de 1529 del meze de lugio lo prencipe doria con tute le sue galere vene in Saona per pasare in Spagna per conducre lo imperatore in Italia quale vole venire a prende la corona in Roma e sua magesta per pasare cautamente mise insieme una quantità de nave in barcelona e sopra le dite nave fece imbarcare da 15 in 16 milia fanti e yonto lo prencipe doria in barseiona fu da sua magesta honorevolementi reseputo e carezato e subito sua magesta fece inbarcare tuta la corte e sua magesta se inbarco sopra la capitania galera de lo prencipe doria con molta soma de baroni de li primi de Spagna e como turno inbarcati le nave e le galere deteno le vele al vento navicando verso genoa e con bono tempo

io$

ali 7 de agosto (i) le galere con sua magesta ionsero in Saona e sua magesta caro in terra e alogio ne lo castelo e tuta la corte alogio dentro ala cita con boletini ogni uno seconde lo suo grado e lo yorno m edemo de li 7 de agosto ionse le nave con le fantarie in lo porto de vai e subito como fumo yonte miseno le fantarie in terra e ali 8 de agosto vene da genoa 12 / ambasatori a vizitare sua magesta tra li quali era lo cardinale de oria quale asai presto de ordine de lo prencipe doria ne ritorno a Genoa e ali 7 de agosto quando sua magesta caro in terra in Saona era yorno di sabato e sua magesta stete in Saona fino ali 11 de agosto chi sii mercordi e partito de Saona ne andò in genoa e le fantarie che ali 7 de agosto carono in terra in vai de yorno in yorno facevano la resegna donandoge tutte le sue page e le nave tute ne andomo in Genoa ivi resevuto tute le sue page e como la fantaria ebe focato le sue page tuti se vestino e calsono de novo tal menti che tuti li artezani de Saona vendeteno fino ala roba di doso e molti di loro artista gè la portavano in vai {empty}.e altri gè la vendevano in la cita in le sue botege e semper ogni uno poteva andare in vai e tornare senza dubio alcuno e li berretari vendeteno fino le berrete chi non erano ancora tornite e yo a la mia butega da lora de vespero fino a note gè vendeti tante berrete per 400 / ducati de oro e lo più picolo dinaro che tocase da loro tu uno ducato e diti soldati steteno in vai fino ali 16 de agusto e cosi lo yorno de santo Rocho tuti diti soldati se panino de vai in ordenanza marchiando verso la stezana e tuti li lochi dove pasavano gè abondava le vitoalie e sua magesta stete alquanti yorni in genoa e de ivi ne andò a piazensa dove stete molti yorni de lano de 1529

(i; 11 Verzellino (op. cit. T. 1. p. 445) dice invece agli 8 d’ agostc

E la magnifica comunità de Saona con lisencia de li signori ambasatori de genoa feceno a sua magesta uno bello e honorato perzente de più cose

L>I SPAGNOLI SONO INTRATI IN SAONA E SE SONO AMOTINATI

LANO DE IJ33

Lano de 1533 esendo venuto Carlo quinto imperatore de Alemagna in Genoa per volere pasare in Spagna con la sua corte e con lui tuti li spagnoli che lui avia in Alemagna e yonto che fu in genoa ordino allo principe doria chi dovese mandare molte nave in lo porto de vai sopra le quale nave se havese a imbarcare tuta la fantaria spagnuola e a dito tempo era in Saona la duchesa de Savoia cognata de lo im {empty}.tore e lo yorno deputato che la fantaria spagnola avia da partirse da Genoa per andare in Vai sua magesta fece intende ali saonezi che li spagnoli aviano a passare a canto a la muragia de Saona per andarse a inbarcare in vai e che per ogni bono respeto che li saonezi doveseno tenire le porte de la cita serrate e ali 6 de aprile chi era lo yorno de ramo oliva (1) tuta la matina pasono molti spagnoli e le porte erano serrate e gè stava doi citadini alla guardia e yonto fora de mesa grande la duchesa de Savoia mando 6” chinee bianche a beverare fora de la porta de santo Ioane e yonti li agenti de la duchesa ala porta de santo Ioane con le 6 chinee queli doi citadini chi erano ala guardia feceno aprire la porta acio che le chinee poteseno esire a bevere e como le chinee fumo fora eccote yonse una compagnia de spagnoli quali videro la porta aperta e subito sparano dui archibuzi a la volta de la

(1) Cioè la Domenica delle palme. porta e queli doi citadini chi erano ala guardia deteno a fughe e subito li spagnoli introno dentro la cita e fornino la porta e como fumo tuti intrati (i) se amotinomo e andavano in ordenensa per tuta la cita e più volte se fermavano e a uno a uno ne montava alquanti sopra li banchi ivi consegavano quello che aviano a fare e non parendose bastanti de sogogare la cita mai alcuno di loro prezumi de metere il pede in caza alcuna e subito che fumo dentro de la cita mandono in vai a domandare il capitanio bocanegra che volese venire con la sua compagnia in la cita de Saona del che lo bocanegra non gè volse venire e lo marchese del guasto (2) era generale capitanio de tuti li diti spagnoli quale marchese era in la cita de Saona alogiato in caza de m / georgio de li bruzoli con la sua corte ivi dito marchese se fortifico in dita casa e li spagnoli tuti in ordenansa ne venero verso fosavera dove abitava dito marchese tuti cridando ad alta voce paga paga e lo maestro del campo vestito de bianco esi de caza del marchese e ne andava tra loro con bone parole volendoli placae e in questo stando li soldati ostinati ancora che fuse cativo tempo in mare dio mando de verso genoa un bergamino carico de scuti (3) per dare la paga ali diti spagnoli e lo mestro del campo fece prende li dinari e li fece portare a la porta de santo Ioane ivi andava donando la paga de uno in uno e tuti queli chi preadiano la paga li faseva usire de la cita e li faceva marchiare verso vai e tuti ebero la paga e tuti usino de la cita e questo fu

(,) Il Verzellino li fa ascendere a io mila (Verz., op. cit. p. 460).

(2) Alfonso d’Avalos marchese del Vasto, il quale ebbe in moglie Lavina della Rovere figlia di Guidobaldo duca d’ Urbino.

(3) Non e,a per caso che arrivasse uno berganlino carico de scuti, ma come ci fa sapere il Verzellino Severo Gambarana Savonese per racchetare le soldatesche era slato spedito per terra ali’ Imperatore, al quale furono consegnate le paghe…. e con esse il Gambarana ritornava. fato ali 6 de aprile de 1535 in dominica lo yorno de ramo oliva li diti spagnoli introno in saona ale ore 15 e steteno fino alle ore 20 e tuti li citadini stavano de mala vogia fino che turno fora e tuti li diti spagnoli se imbarcomo in vai poi lo yorno del mercodi samto sua magesta e tuta la sua corte se inbarcono in genoa sopra le galere de lo prencipe doria navegando le nave e le galere verso Spagna con bono tempo asai presto ionsero a barcelona a salvamento

1—IK MORTE DEL SIGNOR FRANSESCO SPINOLA LANO DE 1533

DE OTOBRE

Lano de 1533 era sommo pontefice papa Clemente 7 de caza de Medici Fiorentino il quale avia una sua nepote sorda de lo duca Alessandro De Medici duca de Firensa fantina (1) vergine la quale era in grada de sua Santità e deziderava de maritala in una persona de grani caza e avendo lo Fransesco re di Fransa trei fagioli maschi fu tratato da persone grande de donare dita fantina (2) per spoza alo figioio secondo de io dito re di Fransa e in breve fu restreto de dovere fare lo dito matrimonio e per dare compimento alo spozalizio tra loro fu ordinato che la dita fantina fuse portata a Marsilia ivi se avese a trovare il papa e lo re e regina de Fransa e li fagioli de lo dito re tuti insieme uniti ne la cita de Marsilia per compire dita parentela e cosi del meze de setenbre de lano de 1533 lo re di Fransa mando

(1) Fantina, dal dialetto genovese a dinotare nubile.

(2) Era questa Catterina figliuola di Lorenzo de Medici duca d’Urbino, non figliuola d’Alessandro né sorella, come dice più oltre, che andò sposa il 27 di ottobre 1533, al Duca d’Orleans secondogenito di Francesco I che poi gli successe al trono di Frància. alquante galere in Roma a prendere dita fantina e subito la portorno a Marsilia e yonta la fantina a Marsilia subito lo re mando 15 galere a hgcma (1) a prende sua Santità con li cardinali chi erano venuti con sua Santità e a questo tempo la cita de Saona avia Uno suo citadino cardinale e camerlengo de la santa Maire Iesia nominato Agustino Spinula il quale era in grada de sua Santità quale cardinale era venuto con sua Santità il quale cardinale avia in Saona uno fratello nominato il signore Fransesco Spinola e lo dito cardinale gè scrisc como la Santità del papa con molti cardinali avia da venire in Saona per andare a Marsilia e che lui dovese preparare il suo palacio per resevere sua Santità e più che dovese fare provizione de ogni sorta de vitoalie per la provizione de sua Santità e de tuti li cardinali e in cazu che sua santità non carase in terra che lui havesse e tenire 15- fregate aparate con prezenti per andali a prezentale alle 15 galere che ogni fregata sapese a quale galera dovia andare.

Havendo lo signore Francesco Spinola intezo quanto lo suo statelo cardinale gè avia scrito di prezente fece gram provezione de vitoalie de ogni sorta e subito fece armare due fregate le quale le ttniva ala guardia in alto mare per esere da quele avizato de tutto e yonto sua Santità in ligorna trovo le 15 galere parate e subito sua Santità e tuti li cardinali se inbarcorno e dato le vele al vento navigando verso Marsilia asai presto fumo sopra la cita de Saona quale aviano il vento prospero e tenendo forte navicando verso Marsilia e di questo le due fregate chi erano in alto mare ala guardia ne ebero veduta e subito venero in Saona e feceno intendere alo signore Fransesco Spinola como tute le galere andavano con bono vento ala volta de Marsilia e subito in manco de meza

(i) Livorno. ora lo signore Fransesco ebe a ordine 15 fregate e sopra quele carico tuti li prezenti che avia aparato e ogni fregata era avizata a quale galera avia a andare e lo signore Fransesco se imbarco sopra la fregata chi avia andare ala galera capitana dove era sua Sant’ita credendose che sua Santità se fermase in noli e subito como lo signore Fransesco fu imbarcato tute le 15 fregate feceno vela navigando ala volta de le galere e le galere tenero de longo e yonto lo signore Fransesco con tute le fregate in Noli e visto che le galere andavano a suo camino lui con tute le 15 fregî■ ritorno a Saona e como fu gionto ne lo suo palasio se amalo e la sua malaria fu fino ala morte dove tuti li citadini de Saona picoli e grandi ne restono de mala vogia (1) de avere perduto uno citadino da bene e visserato de la sua patria e tuti pregano a Dio chi gli dia lo paladizo de 1533 de otobre

(i) Era ben giusto il pubblico cordoglio per la sua morte, essendo grandissimi i benefizi e le munificenze di cui fu sempre largo verso la patria.

Egli comperò dai fidecommissari di Clemente della Rovere il palazzo di Giulio II in Savona; ed è in questa sontuosa dimora che vedremo fra poco il Cardinale Agostino ospitare Papa Clemente VII. Il Verzellino scrive essere stato causa della morte di Francesco il disgusto del mancato incontro col Papa (Verz. T. I. op. cit. p. 458).

Munificente in impeciai modo fu pure il di lui fratello Cardinale Agostino, 1’ affetto e la principesca liberalità verso la patria essendo doti comuni in questa nobile famiglia. Oltre a quanto ne attesta il sincrono ab..te più a lungo delle benemerenze del Cardinale, nonché dei fratelli suoi, ne parla il Verzellino e a questi rimandiamo il lettore (op. cit. T. I. p. 450. 1. 2). Solo aggiungeremo, perché taciuto in esso, che il Cardinale fece anche cospicui doni alla Cattedrale, fra cui due masse d’argento in parte dorate, dalle teste esagonali fregiate di smalti e di pitture colf arma sua; gli argenti e paramenti sacri in broccato d’oro a ricami, una croce d’ argento dorata, oggetti che ancora si conservano in Masseria. Una ricca mitra, >;n baldacchino di broccato d’ oro in seta rossa ed altro ancora.

La Spinola fu una delle famiglie nobili genovesi che nell’ardore delle fazioni tra Guelfi e Ghibellini nel 1317 si ricoverarono in Savona. Però -L/A VENUTA DE PP CLEMENTE f IN SAONA CON MOLTI CAR DINALI 1533

Lano de 1533 del meze de otobre havendo la Santità de papa clemente 7 compito lo matrimonio de la sua nepote figiola de lo duca alessandro de Medici data per spoza alo figiolo secondo de lo re di Fransa in Marsilia e volendo sua Santità ritornare in Roma alo principio del meze de novembre sua santità con molti cardenali se inbarco in Marsilia sopra le galere de re di Fransa e dato le vele al vento navicando verso roma in brevi yorni yonsero in la cita de Saona e con sua Santità gè era lo cardinale Spinola camerlengo nominato Agustino Spinola fratello del qm Fransesco Spinola e sua Santità yonto in Saona con tuti li cardinali carono in terra e sua Santità desese ne lo palasio del qm signore Fransesco Spinola e tuti li cardinali furono alogiati honoratamenti con tute le sue corte e in dita cita de Saona sua santità se gè riposo alquanti yorni e lo yorno de santa Catarina sua Santità vizito molte yezie ale quale dete infinite indulgencie e

secondo il Ferro, anche prima di tal epoca vi furono in Savona altri di questo casato che si chiamarono cittadini savonesi e che coprirono cariche eminenti. Cosi un Oberto Spinola fu arbitro fra Nolesi e Savonesi. Questi ebbero a Podestà un Giovanni nel 1227. Odoardo lo fu nel 1315. Si vede Andalo uno dei Vicarj di Savona nel,328. Gherardino Spinola, signore di Lucca e Tortona, l’ebbe a suo condottiero la fazione dei Ghibellini savonesi e di lui accenna nelle sue cronache il Villani.

Sono pure ascritti alla cittadinanza savonese un Corrado Spinola di Genova nel 1424, un Luca con i suoi fratelli, ed i figli Ancellini e Giorgio nel 1460, 24 novembre e cosi altri si potrebbero annoverare di tal casato che si ridussero in Savana, se ciò troppo non ci fuorviasse dal nostro compito, prima visito santo dominico alo quale dete il yubileo plenario lo yorno de la pentecoste e alo domo gè dete lo yubileo lo vorno di pasqua e a santo Iacobo lo yorno de santo Iacobo e Filipo e a santa Chiara lo yorno de santa Chiara e tuti li yorni che sua Santità stete in Saona lo reverendissimo Cardinale Spinola facea la speza de ogni cosa per lo vito de tuta la corte cosi ali cardenali como a sua Santità e ancora che li cardenali fuseno alogati in più lochi dico che lo cardinale Spinola ogni yorno gli mandava la sua provezione abondantemcnti poi sino ala fine de novembre sua Santità se parti e ne andò a genoa ivi lo principe Doria gè oferse le sue galere e portolo a roma e sua santità le aseto e se inbarco in quelle e rimando le galere de lo re a Marsilia. e sua Santità andò a Roma con le galere del principe Doria lano de 1533 alo principio del meze de desembre

1—ih VENUTA DE CARLO QUINTO IMPERATORE IN SAONA DE I536

ALI 6 DE OTOBKE

Lano de 1536 esendo stato Carlo quinto imperatore con grande numero de fantarie e de cavali in le parte de proenza ali dani de re di Fransa e ivi demorato più de uno meze ne mai fato fati de arme per che lo re di Fransa mai volse usire ala campagna sua magesta se delibero de ritornare in Italia e in azais fece caricare tutte le sue artalarie e municione e subito fece marchiare le fantarie e cavali in ordenanza per terra a la volta de nicia e sua magesta con molti signori e baroni e la sua guardia se inbarcorno sopra le galere per volere pasare in Genoa e dato le vele al vento navigando verso la cita de Saona e ali 6 de otobre de 1536 sua magesta yonse in Saona ivi stete fino ali ti de otobre e como fu disnato se parti per Genoa e ale ore 22 vonse in Genoa e le sue fantarie fecero la rasegna a arbenga ivi gè deteno le loro page poi marchono ala volta de aste e sua magesta stete in genoa fino ali 23 de noembre ivi se inbarco con 29 galere e navigando verso Spagna de 1536 ali 25 noembre

L-/A CITA DE SAONA LI SIGNORI GENOESI LANO FORNITA DE

SOLDATI TALUNI E TEDESCHI

Lano de 1537 circa ala fine de yunio la signoria de genoa era considerata con la cezaria magesta e dito tempo re di Fransa sazia guerra a cario quinto imperatore e a soi conligati e esendo lo ezercito franseze in piemonte molto potente il quale ezercito novamenti avia prezo la cita de arba (1) lontana da Saona una yornata (2) e in quela cita gè era da 25 milia soldati fransozi e dubitando li signori genoezi che diti fransozi non venisero in Saona’ subito in genoa si fece consilio de quelo haviano a fare e fu restreto da dovere fornire la cita de Saona de homini de guerra e asai presto da genoa mandono deze bande de soldati taliani in Saona chi se alogiono tuti in caza de citadini e tornino tuti li quaneri chi erano più de due milia fanti e poi subito gè mandorno 1500 tedeschi tuti vistiti de arme bianche la più bella fantaria che abia mai veduto e tuti alogorno sopra lo quartero de santo Ioane e questo fu lano de 1537 del meze de lugio e stando tuti li diti soldati alla guardia de Saona ogni uno al suo foco deputato uno yorno acadete che in piaza de le erbe se gè trovo da 4 in 6 soldati taliani e doi di loro prezeno uno melone a una dona ortolana e non gè lo volseno pagare e

(1) Alba di Piemonte.

(2) Se intende una giornata di marcia, non sarebbe nel giusto. la dona cridava e ivi se trovo doi soldati tedeschi diseno ali soldati taliani ladroni voi robate li meloni e li taliani miseno mano a le arme e li altri taliani chi gè erano a preso se ne avidoro e ancora loro miseno le mane a le arme e visto li doi tedeschi avere contro de loro 6 taliani li tedeschi deteno a fugire con le arme in mano e yonti al suo quartero cridando subito tuti li tedesci fumo armati e tuti in arme bianche se miseno in ordenansa e ne andono al molo dove erano alquanti tedeschi che se lavavano e come li ebero veduti tuti insieme andavano scorendo tuta la cita e li soldati taliani ogni capitanio se sazia forte su lo suo quartero sbarrando le strade con bote e con legnami e yonti li tedeschi in scarzaria ii taliani de la guardia de porta belerà aviano sbarrato la strada ivi fumo ale mane e subito yonse dno Ioane batista Spinola podestà di Saona il quale con periculo di esere morto se mize da mezo e li fece retirare luna e latra parte de modo tale che ogni uno se reterò al suo quartero pero sta serto che tuti li citadini stavano spaventati e ogni yorno esiva robe e masnate e non sapevano dove andare a stare seguri e la cita de Saona stete in questi travagi fino ali (i) de agusto che vene nova che era venuto 12000 lansichenecchi in favore de cezare e tuti li soldati usino de Saona e se ne andcno a unire con lo ezercito imperiale de 1537 adi 15 de agusto

JLvA VENUTA DE PAPA PAULO TERSO E MOLTI CARDENALI IN

SAONA DE I538

riavendo lano de 1537 ali 27 de noenbre Carlo quinto imperatore e Francesco re de Franza fato tregua per trei mezi

(1) Manca la data. Forse è quella dei 15 agosto dì cui parla tre righe dopo. la santità de papa paulo terso se mise con bona volontà de fare che la tregua fata da Cezare a re de Franza se avese a confirmare in santa pace e con bona diligencia serco de fare che Cezare e lo re se aveseno a trovare insieme a la presenzia de sua Santità e asai presto fu restreto tra loro de trovarse tuti trei ne la cita de nicia de proensa e fato lo acordo subito sua santità se mise a ordine per venire a nicia de proensa e ali 23 de marso lano de 1538 se parti sua Santità con molti cardenali da Roma cavalcando verso Piazensa e yonto sua Santità in piazensa con ordine de venire ne la cita de Saona e subito li signori genoezi intesero como sua santità veniva in Saona feceno lecione de sei nobili ambasatori quali avesero a recevere sua santità e subito li mandono in Saona e yonti li ambasatori in Saona fumo honorevolementi reseputi e bene alogiati e perche sua santità veniva per terra li diti ambasatori feceno intendere ali signori anciani che avendo loro nova alcuna che sua santità fuse apreso a Saona che gè lo doveano fare intendere perche la sua volontà era de volerse usire incontra a honorare sua Santità e subito che li anciani ebero intezo la volontà de li signori ambasatori feceno lecione de 12 citadini quali doveseno stare aparati con sue cavalcature e semper quando li signori ambasatori di genoa vorano usire in contro sua santità gè abiano a fare compagnia e ali io de mazo la marina per tempo li signori anciani ebeno nova como sua Santità era apreso e che a fora de disnaro sera in Saona e subito li anciani lo fecero intendere ali ambasatori eciam ali 12 citadini eleti de li quali io Ioane Agustino abate ne era uno e subito li ambasatori e li 12 citadini fumo a cavalo e tuti insieme usimo de la cita cavalcando verso lataro e yonti in la rnontada de montemoro se scontrano con pero loize farnese figiolo de lo dito pp pero da noi non fu cognosuto perche non avia con lui salvo doi cavali e doi staferi e semper li ambasatori cavalcando verso lataro e yonti apreso lo giovo in quelo loco dove sono due strade ivi si scontrano con sua santità e subito li ambasatori e tuti li altri disezeno da cavallo ivi tuti se a presentono a nanci sua santità e uno de li ambasatori de genoa gè fece la oracione a sua santità e per parte della Signoria de genoa oferivano a sua santità tuto quelo che da le mane de la signoria de genoa poteva venire poi sua santità regracio li ambasatori sia de le oferte fate sia de lo discomodo che se erano prezi a andarge incontro ha honoralo poi subito tuti noi rimontomo a cavallo a venire verso Saona e yonti in lavagnola SS e molti cardenali desezeno da cavalo e introno ne lo palagio de dno antonio graso dove avia lo suo disnaro aparato e ivi disno SS. e nota che prima che sua santità yongese in Saona era già venuti in Saona molti cardenali per via di mare quali erano alogiati in Saona li quali già aviano caricato parte de le loro robe sopra quattro fregate de Saona e mandate a Nicia da quele fregate ne fu prezo 3 alizola de arbenga da 4 suste ivi resto alquanti marinari saonezi schiavi de turchi e tra li altri gè resto li 3 patroni de le fregate soe bernardino boagno dito lo turco e ponsono e Jeronimo merega quale Jeronimo merega subito se ricato insieme con lui altri nove persone tra famigi de lo cardinale de santi quatro e de lo cardinale de gadi in tuti queli che se recatono fumo a nomerò dese e più se ricato uno ambasatore de rosia (Russia) quale andava da lo imperatore chi era 5 mezi chi era in camino ivi dite suste lo prezino

E poiché sua santità ebe disnato li cardinali chi erano venuti in Saona prima de lui usino de Saona ricamenti adobati loro e la sua famigia a incontrase con sua santità il quale come fu disnato gè avio con tuti li cardenali a venire verso la cita de Saona e yonto in lo borgo intro in la gezia de santa Chiara monastero de moniche (i) e tuta la corte se mise a ordine per fare la intrata ne la cita e miseno in ordine 12 chinee bianche tute guarnite de brocato doro ne le quale ne era una quale portava, lo corpus domini e tra li 21 e 22 hore sua Santità con io cardenali ne intro ne la cita de Saona vestito pontificalmenti e prima andava tuta la cherezia e apreso andava tute le compagnie de lo corpus domini con soi brandoni asezi apreso veniva la chinea chi portava lo corpus domini e lo podestà e li anciani gè portavano sopra il bardachino apreso seguiva tuti li cardenali e a preso veniva sua Santità e dereto veniva altri cardenali e apreso seguiva li ambasatori de genoa poi li ambasatori de veneciani apreso veniva molti episcopi e altri signori e tuti in prosesione ne andono al domo dove sua santità fece oracione e poi si volto e per boca de uno cardenale dono a tuta la università grande indulgencie poi sua Santità ne intro in castelo dove era parata la sua stancia e tuti li cardenali e episcopi e altri signori ne andono ale sue stanse deputate con li loro boletini ordinatamenti ogni uno secondo lo grado suo de 1538 die. io mai E nota che anci che sua Santità venise in Saona che già Carlo quinto era venuto con galere a vilafranca ivi se fermo aspetando la venuta del pp e delo re de Fransa e subito che cezare ebe nova como lo pp e li cardenali erano yonti in Saona gli mando 15 galere quale lo dovesero portare a Nicia e cosi

(,) Questo monastero e chiesa delle monache di s. Chiara è opinione fossero fondati nel 1262, cioè al nono anno dalla morte di S. Chiara.

Furono e l’uno e l’altra nel 1672 atterrati dalla Serenissima e ne uscirono le monache compartendosi nei tre conventi della Nunziata, di {empty}s. Teresa e dello Spirito Santo: per abitare dopo poco nel palazzo di Giulio II, come già dicemmo in precedente nota.

L’Alizeri fa cenno di un sontuoso altare esistente in essa chiesa, opera del Dalla Porta Antonio da Milano, eretto a spese del cardinale di s. Baibina Gerolamo Basso della Rovere. sua Santità e tuti li cardenali se inbarcono in Saona sopra le 15 galere e poi cezare con tuto lo resto de la sua armata gè usi incontro fasendo grande vitoria quando se scontrono e sua santità andò a carare in terra a preso Nicia e ne andò alogiare in lo monastero de Santo Francesco fora de la cita de Nicia e di poi doi yorni apreso cezare se parti da vila franca e andò a bazare il pede a sua Santità e ivi soto uno padigone steteno più de 5 ore a parlare insieme poi ogni uno ne andò ale sue stancie aspetando la venuta de lo re de Fransa E poi ali 2 de Iunio de 1538 yonse lo re di Fransa in la cita de Nicia e con lui avia grosa guardia il quale re se avio verso il loco dove stava sua Santità e avesinandosi al loco se scontro con doi cardenali soe cibo e ceverino (1) quali lo tolsero in mezo e lo condusero dove era sua Santità e scavalcato e fate le debite reverensie con sermone asai se mono loro doi soli in una stansa dove stetono più de 4 ore a parlare insieme e ale 23 1/2 se panino de sieme de 1538 die 2 yuni E stando le cose in li termini sopraditi sua santità fece venire cezare e lo re ala fine esendo stati più volte insieme fu restreto e afermato tregua per dese ani da venire con pati e condicione che luna parte e latra dovesero servare li capituli fati e fermati e soto scriti de mane de sua Santità e de la cezaria magesta e de lo re de Fransa conposti e dichiarati per li loro agenti eleti a tale oficio lano de 1338 adi 16 de yunio in Nisa.

Fornita la tregua sua santità se imbarco con le galere quale lo portono fino a lerezo (Lerici) ivi caro in terra e ne andò a Roma e cezare se parti da villa franca e con 23 galere e ne andò in Genoa ivi stete fino ali 4 de lugio per dare aiuto de armata a veneciani contra il gran turco e lo re di Fransa

(;} Innocenzo Cibo genovese. Antonio di S. Severino napoletano. se parti da Nicia per andare a Marsilia perche deziderava ancora de esere a parlamento con cezare per fare che la tregua fata se convertise in pase e asai presto sua magesta e lo re fumo insieme in mare e in terra in aqua morte (Aigues mortes) ivi si reduse la tregua in santa pace de 1538/25 lugio

Jl>A COPIA DE LI LOCHI DE COMUNE DE LA COMUNITÀ

l

Lano de 1538 io ioane agustino abate fui da lo magnifico consilio de Saona eleto uno de maistri racionali (1) in compagnia de domino Iacobo coda et dno Ioane rocheta e in tempo de lo nostro osici0 li fochi de comune erano a diversi predi de proento a chi se rendeva più e a chi manco e de ordine de lo consilio in tempo de lo nostro oficio noi redusimo tuti li diti lochi a uno medemo proento soe che per ogni loco de comune de che sorta se vogia la comunità gè sia tenuta a pagare sodi 34 e dinari 3 (2) lano risarvato pero

(1) Risulta in fatti dagli atti dell’Archivio (V. Libro delle delibetazioni deli Magnifici signori Antiani de la cita de Saona dall’anno 1541 al 1555) che Gio Agostino Abate fu, in unione a Iacopo Coda e ad Ioane Rocheta, eletto per votazione a palle nere e bianche uno dei Maestri Razionali della città.

(2) Da ciò ehe espone il nostro A. si può arguire con discreta esatezza, quanto rendeva il Loco del Comune Savonese nel 1538, epoca in cui, esso dice, vennero ridotti ad un eguale provento. Il soldo era 1/20 della lira ed ogni soldo pari a 12 danari, quindi il prodotto del Loco stabilito in 34 soldi e 3 danari, equivarrebbe a poco meno di L. 1. 3/4. La lira di Genova, secondo le tavole del Con,. Cornelio Desimoni, nel periodo del 1509, al 1541, era del peso grammi 12. 166 — io. 558, j Jel valore in L. Ital. odierne tra 2. 70 a 2. 34, il soldo pari a cent. d’ oggi da 11, a 12. Uguale valore aveva in quel tempo la lira in Savona, poiché per decreto del Senato della serenissima, nel 1534 furono abolite le monete di Savona e in avvenire, (scrive il Monti op. cit. pag. 178) li contraili e li pressi stabiliti alla moneta e lira di Genova, maggióre di un leno di quella di Savona. li lochi delq bertolameo de la rovere perche dno andria ricio(i) se opoze contro de lo oficio per volere litigare e tirare lo oficio a genoa e cosi se manco pero poi ali ani da venire per altri osiciali sono stati reduti como li altri e nota como a dito tempo de 1538 io per mio dileto prezi la copia de tuti li lochi chi erano scriti in lo libero de comune deli lochi notando lo nome de chi erano e a chi aspetavano e lo nomerò de li lochi de intregi e di spesai secondo erano scriti in dito libero partita per partita e orno per orno sia de che condicione se vogia como qui apreso vederai scrito trata lano de 1538 adie 18 fino in 26 frebrua.

V_>0PIA DE LOCHI DE LO COMUNE DE SAONA DE 1538

Primo augustino gavoto a lochi 77 1/12

La carità de santo Ioane de Saona a lochi 22 1/2 La capela magna de santo petro de Saona fochi 04 1/2 La capela de s Rocq in santo Fransesco lochi 06 1/3

Per chi ama fare un confronto tra il valore della moneta dell’ oggi a quella d’allora, alla guida dell’istesso Desimoni aggiungeremo succintamente, che bisogna riportarsi al valore del metallo nei secoli scorsi, assai maggiore a quello d’oggi giorno, in rapporto alle merci o derrate in commercio e nell’uso della vita d’ allora. Varia però secondo le epoche il valore della lira Genovina. Scrive il Desimoni potersi stabilire con sufficiente approssimazione fino verso la fine del secolo XIII il 250 p. o/o, per avere un prezzo delle derrate più analogo all’odierno, bastare invece calcolare il 200 p. o/o pei seguenti secoli XIV e XV; ed il 150 p. o/o per il secolo XVI. A maggiore cognizione in siffatto argomento rimandiamo il lettore al paziente e dotto studio che ne fa il Com. Desimoni nell’Ap ice alla Vita privata dei Genovesi di L. T. Belgrano Genova - Tip. Sordo Muti 1875.

(1) Era questi curatore del Bartolomeo della Rovere.

La capela de q ramondo e Io vegero (Vegerio) in s Fransesco lochi 03

La capela soto lo campanile in s Petro lochi 02 La capela de s Maria in s Petro lochi j 1 La capela de s Rafaelo in santo Petro lochi 03 La capela ezistente in la mala paga (:) lochi io Lo calonecato in eclezia magore loren sansone lochi 56 La capela de s Maria in s Ioane de Saona fochi 02 Lo ospitale de s. Lazaro (2) de Saona fochi 25 2/12 4/5 La cazasa de s Catarina de Saona lochi 05

La cazasa de s Maria dita de li servi lochi 13 Ve La yesia de s Ioane Ierozolimitano lochi 05 1/g La yesia de Maria Madalena (3) in Saona lochi 09 3/4 La yesia de s Andria in Saona lochi 07 V2 La yesia de s Benedeto in vila arbisola lochi 00 1/i La heredita q Simone Malfei in Varaze lochi 02

(1) La prigione della Mala paga ove si racchiudevano temporaneamente i piccoli malfattori, i bestemmiatori e specialmente i debitori; ali’ epoca dell’Abate trovavasi nell’attuale fabbricato della Dogana, dalla parte di via Macelli. V. in not., Saono e success. V. nell’Arch. Com. le filze di processi diversi segnati dal 1189 al 1766. V. pure il Liber mahficiorum del 1554 e seg. in Arch. Com. V. infine. Registro d’accuse campestri dal 1488 al 1617.

(2) Questo ospedale, detto anche Ospedale maggiore per gli infermi, posto nel borgo di s. Giovanni risulta, da Cartolarli del Cumano e del Saono, già esistente prima del 123,, nel qua! anno un Rainaldo Crosolino gli fece dono dell’ ottava parte del suo molino di Malberto, sito dove attualmente è la seconda cappella sullo stradale di N. S. di Misericordia. Ricoverava specialmente i lebbrosi e gli orfani d’ambo i sessi. Cessò nel 15,8 e fu occupato dalle monache di s. Chiara per due anni, ritornando esse dopo questo breve tempo ad abitare il loro convento di s. Chiara.

(3) La chiesa di S. Maria Maddalena, cui fa parola l’Abate, non è già l’attuale posta sul colle di S. Giacomo, poiché questa fu fatta fabbricare soltanto nel 1650 da Laura e da Maddalena Ghirinzana. Era sull’attuale piazza di S. Francesco.

La mensa episcopale in Saona ria lochi 163 V2 Lo q georgio foderato de Saona lochi 01 1/5 La 3-esia de s Maria de lo ponte lavagnola lochi 01 Lo hospitale de li caregai (seggiolai) in Saona lochi 24 3/4 La q lucrecia ferrerà a lochi 00 1/i

Lo monestero Moniche di s Stefano demelezio lochi i43/4 La masaria de la yezia magore de Saona lochi 34 3/4 Lo propozitore de la yezia de s Maria magore lochi 51 2/3 Li heredi del q petri da nozeto lochi 00 3/4

Lo arcidiacono de la yezia magore de Saona lochi 28 4/5 VG Lo canonicato del q lanzaroto cardolina lochi 04 4/5 Lo canonicato in yezia magore Io. B. lochi 24 1/2 Li heredi del q Iacobo gambarana fochi 04 1/2 V10 La pretoria in la yezia de s Antonio Saona lochi 14 La pretoria in la yezia de s Ioane de Saona lochi 48 */3 La pretoria in la yesia de s Marta (1) de Saona lochi 09 3/4 q Ramondo vegero ha lochi 26 3/4

q Ramondo vegero q Ioane ha lochi 06 q Rase reario elimozina perpetua lochi 01 4/5 loizina filia q Antonii sansoni lochi 09 1/10 La capela de s Michele in s Ioane lochi 01

La capela de s Georgio in castelo de s Georgio lochi 00 4/5 La capela grande de s Ioane batista lochi 09

La capela de s Ieronimo in iesia magore lochi io 2/31/5 q reverendo bertolameo de la rovere lochi 30 1/6 Catina relita q blaziachino a lochi 04 1/5

(1) Era posta nell’attuale via Torino in località detta tutt’ora Santa Marta. Il Verzellino registra sotto l’anno 1273 una pittura in affresco rappresentante s. Cristoforo, d’ignoto autore già allora esistente in detta chiesa. V. Verzellino op. cit. voi. I. pag. 215. V. Gio Antonio Castiglione. Antichità milanesi.

Lo canonicato de Frane Vaca in yezia magore fochi 09 La yezia de la nonciata in la villa de leze (Legino) lochi 03 2/3

Lo convento de s Agustino (2) de Saona lochi 125 3/5 1/7 La capela sta in la yezia de s Ioane de Saona lochi 20 3/4 La capela de s Ana in la yezia magore lochi io 1/16 La capela de s Maria de coronata in genoa Ioghi 02 La capela de s Maria de grada yezia magore lochi 07

(2) I padri dell’ordine di S. Agostino nel 1343 aiutati dal beato Gherardo da Bergamo, agostiniano egli pure e Vescovo di Savona, dal romitaggio di S. Bartolomeo del Bosco si trasferirono nella abbazia di S. Stefano fuori mura, tra S. Ponzio e porta della Quarda (V. Verzellino, pag. 2489 V. Monti, pag. 92). Indi nel 1370, per maggior comodo e sicurezza,

fond. rono in città nuova chiesa e convento, che oggidi servono di Carceri Criminali, di S. Agostino ritenendone ancora il nome e li fondarono

presso la stessa porta della Quarda, servendosi di una casa largita dal suddetto Vescovo Gherardo ed in seguito occupando pure il palazzo antico dei Marchesi del Carretto.

Con 1’ aiuto di cospicui cittadini ivi raccolsero una rinomata libreria ed il Comune di Savona vi depositò più volte pergamene e manoscritti importantissimi, come molto innanzi faceva nel convento antico e poi fece nel moderno di S. Domenico. Mercé questi frati quivi ebbe vita la prima stamperia che sorgesse in Savona e nel 1474 il frate Bonus Iohannes Teutonicae gentis alunnus vi pubblicava il libro di Severino Boezio « Della Consolazione filosofica » del quale un bellissimo esemplare in pecorina si conserva nella nostra Civica Biblioteca.

Secondo il prete T. Torteroli (Scritti letterari, Savona tip. Sambolino 1859, pag. 195) ed il C. Garoni, op. cit. una società per istampare libri in Savona sarebbe già esistita poco prima del 1474 per cura di Giacomo Torteirolo, come risulta da lettera degli Anziani al cittadino Pietro della Rovere, nipote di Sisto IV, allora prefetto di Roma, lettera appunto che riporta suddetto Tom. Torteroli. È pure opinione del Garoni che sia stata edita da questa società tipografica una specie di Grammatica della lingua latina di Alessandro de Villa Dei, rintracciata in Londra dal celebre bibliografo Meerman. La casaza de la trinità de Saona lochi 09 3/4 Lo canonicato q georgio de ferraris fochi 09 1/12 Maria relita q rolandi de carreto lochi 04 1js Elimozina q laurentii sansoni lochi 25 3/4 Lo canonicato in persona Ioane marenco lochi 14 Luchina filia q Ioane bandeto lochi 03

Cantorie in yesia magore de Saona lochi 33 3/3 Hereditatis qm bertoni benincha (Benincasa) lochi 24 1/21f. Lo colegio de li notari de Saona lochi 02 1/10 Lo arciprete in la yezia magore lochi 22 9/10 Lo canonicato in persona geórgi de valle lochi 33 3/4 La yezia de s Petro de Saona lochi 16 1/3

Batestina fea relita q Ioannis lochi 00 1jì

Lioneta filia q petri piaci de cari (Cairo) lochi 02 Retoria s Spiritus de zinola lochi 06 1/s

La yezia de s Spirito in villa zinola lochi 01 1/2 La yesia de s Iuliano de Saona lochi 04 9/,0 La capela de s Petronila yezia s Petri lochi 01 Soror batestina gara monica in naulo lochi 01 La capela de lo crusefizo vegio in yesia maiore loc 7 1ji La capela de la nonciata in yesia magore lochi 12 Maria relita q guliermi basi de ruvere fochi io

Iacobineta relita q Ioane testes lochi 03 x/7 Li eredi de tomao de lo carreto a lochi 22 1/g luchina filia q batista bassi de arbisola lochi 12 lo q reverendo agustino spinola card lochi 22 lo monasterio de le moniche de la tronario lochi 02 Soror batestina gara in dito monestero lochi 07 Li eredi del q Ioane lanberto lochi 02

Fransiscus de la yesia a lochi 02

Ieronima relita q Ieronimi scarda lochi 24 1/5 La capela de s Maria de grada in s Ioane lochi io La capela de s Georgio in yezia magore lochi 13 1/s

q Ioane batista genti rido lochi 15 1/D

La capela de lo crucefizo novo in yezia magore lochi 27 6/7 Lo monastero de le rechiuze de Saona lochi 28 2/5 7/l0 Izabeleta filia q petri scagiosi lochi 20 3/4

Li sigioli eredi q. Nicolao richermo (Richelmo) lochi 01 Stefanus sacus q p lochi 01

q salvagina uzore Iacobo de cunio lochi 02 Antonieta relita q Iuliani ferri lochi 28 2/3

Lo capitulo de li reverendi calonici yezia mag lochi 44 2/3 La capela de s Maria de la nova yezia magore lochi 47 77 q Ieronimo scarda lochi 03 2/3

Madina relita q nicolai de podio lochi 15 1/3

bernardina relita q lansaloti mortei (Mokedo) lochi 87 1/i 1/5 la compagnia del corpus domini in s Petro lochi 01 q bertolomeus vadebella lochi 34 1/2

Madalena libertà q dominici genti rici (Gentil Ricci) lochi 06 Elemozina q d petri fransisi sansoni lochi 100 9/10 lo hospitale sub titillo domus dei (1) lochi 45 1/3 la casaza de la vergine Maria lochi io

Elimozina q Iuliani corsi lochi 06

la capela sub titulo santorum Stefani lochi 15 1/.i La casaza de s Ioane batista, lochi 20 3/5 la heredita q antonii boni (Bona, famiglia ascritta alla nobiltà nel 1557) lochi 23 1/2 1/3

(1) Questo ospedale, con annessa chiesa, apparteneva ali’ arte dei Marinai ed era in Priamar. Fu discrutto assieme ad altre chiese,oratcrii ed ospedali, come si vedrà più innanzi, per dar luogo alla nuova fortezza. Eressero quindi i Marinai altra chiesa al molo nel 1633, che fu ultimata nel 1635. Circa il 1747 anche questa fu fatta distruggere dalla Serenissima, assieme a tutte le case del sobborgo del Molo, appena che riebbe Savona da Carlo Emanuele re di Sardegna dopo la pace di Aquisgrana.

La elimosina dispensata per Iuliano castro dalfino et bernardo de signore lochi 06

La capela de la n ondata di s Ioane batista lochi 08 2/D Stefanus tinellus lochi 71 1/3

q batista sansonus lochi 09 1/s io hospitale de santo Paulo lochi 21 larte de li ontori (1) de Saona lochi 04 chireta relita q leronimi ricii lochi io1Jila compagnia del corpus domini s Agustino lochi 03 2/3

la heredita q Antonii vegeri lochi 03

la casaza de santo dominico lochi 40 5/6 la yezia de s Maria de consolacione lochi 08 Nicolaus de ferraris lochi 05

genezio achinosa lochi 00 x/3 Soror tedorina spinola lochi 04 2j3 q augustinus poeta lochi 00 1/2 q catanius ferrerò lochi 06

Maria libertas q ludovici pavezi lochi 01

la capella presentacionis iMarie virginis fondata bertolomeo de la rovere lochi 06 2/3

la cazasa de s Petro de Saona lochi 05 Ve Catarina libertina ludovici ferreri fochi 05

la compagnia del corpus domini s Francisco lochi 15 fi/7 Domino pietro batista da sacho lochi io V2

(,) V. a tal proposito (Sialula politica et civiìia: civilatis Saone del 1404 in Arch. Com. Codice pergamenaceo. Carta CVII).

Ne riassumeremo i capitoli là ove l’Abate enumererà le arti che in allora si esercitavano in Savona.

Dell’ arte degli Ontori o tintori esistono pure in Arch. Com. gli Statala speciali seguenti press’a poco gli statuti delle altre città libere d’Italia nel M. E. senza variante alcuna di grave momento.

larte deli mersari (i) de Saona lochi 01 Pereta relita q Simonis de ponde-sana lochi 04 Dominico Fregogia a lochi 01

La elimozina q gaspari verana lochi 50 Laurencio gavoto lochi 23 2/3

q currado chabrera lochi 56 1/g0 q petro spinola lochi 1 lJ laurencius bosco lochi 01 x/3 Antonio bertoroto q p lochi 03 Gregorio Campiono lochi 38 LJ3 Izabdeta de auria q tome lochi 13 ]/2 Ioane Fransesco nazelo lochi 01

Agustino spotorno lochi 02

lo monastero di s maria di loreto lochi 04 la heredita q pauli ferreri lochi 51 2/3 1/5 Ioannes aragonus lochi 01

larte de li somari de Saona lochi 01

li fagioli heredi q Ioane batista coda lochi 32 1/i luca pavezio lochi 07 1/2

la yezia parochiale de la vila de leze lochi 33 Soror crubina ferrerà in la nonciata lochi 04 Bemardina da Monelia lochi 1 1/3

Agustina filia q Nicolai gavoti uzore Stefani sachi lochi 271/5 q marcus de piza lochi 20 l/s

batista nanus q Ioanne lochi 04 1/9

Lo monte de la pieta de Saona lochi 175 !/s Vs

(1) I capitoli riferentisi a detta arte dei mereiai non sono contemplati negli Stallila politica tic. sopra citati del 1404, e neppure li troviamo accennati negli Statuti che seguono del 1456 pure esistenti in Arch. Comunale in Codice Cartaceo.

Non esistono neppure in Arch. gli Statuto- speciali di detta arte.

Augustinus Magius lochi 01 Bernardo rastelino lochi 11 Andrea scarda lochi 01

Mariola relita q Ioane Nazeli fochi 01 Antonieta filia bertoni dolei lochi 02 Catarineta relita q Nicolai subueti lochi 01 Elemozina q Antoni samsoni lochi 26 2/3 1/7

Lo covento de li frati de s Franscesco lochi 352 ltiCatarineta filia q Io Antonio rebechi 01

Stefano vegero a lochi 22

Ramondo samsono a lochi 06 1/3

Filii eredi bertolamei guarneri lochi 05 1/3 1/i Stefano spotorno a lochi 01 1j2

Bernardina filia q angeli marreto lochi 16

Capela cantoria in la yezia magore de Saona fondata per bertolameo de la rovere (1) lochi 281 3/12

(1) La fondazione di tal cantoria nell’antico Duomo é il primo accenno di una importante istituzione di tal genere in Savona. Fu fondata dall’abate Bartolomeo della Rovere nel 1528, il quale abate conferì il giuspatronato di essa a suo nipote Clemente della Rovere nel 1529, come risulta dal relativo atto in Arch. Municip. e ricevuto dal Notaro e Cancelliere Marco Tullio De Lorenzi in pala:io i’ssius i?.4i D.ni Barlholomei Abalis, videlicet in parvo cubiculo ante dicli pattata. V. in Arch. Com. serie,*, filza N. 1153.

Di questa istituzione fa memoria la lapide seguente murata a sinistra di chi entra nel vestibolo della porta minore, detta della Colonna, nel duomo attuale, e già esistente nel duomo antico :

ECCLESIA HUITJS CANTORIBVS SCVTIS 195 DVOBVS SACERDOTIBVS QVORVM ALTERVTER HIC COTIDIE MISSAM CELEBRET LIB SAONE 400 IDEST EORVM CUIQUE 200 ANNVVM SALARIVM REVERENDVS DOMINVS BARTOLOMEVS RVVERE CERRETI ABBAS IN PERPETVV11 FECIT EMITQVE IN HVNC VSVM A SAONE COMUNITATE LOCA 271 SEMIS SCVTIS 2727 QUE REDI»VNT SCVTOS ANNVOS SEPTEM IN SINGULOS CENTENARIOS ITEM EMJT

Sorror Maria natona q fransisci lochi 02

lo hospitale grande de la misericordia Saone lochi 351 1i2 La capela sub imagine pictatis fochi 04

lo hospitale capele pietatis misericordie lochi 05 osicium donarum de la misericordia lochi 36 1/3 La capela de la madonna de la neve in la yezia magore de Saona lochi 09

Petrus corsus qm bertoni lochi io

Soror agnezia de cunio in monastero nunciate lochi 06 Ioane batista rubeo q nicolao lochi 08

Lo monestero de le moniche de s Chiara lochi 219 31/46 Clemente de la rovere qm Simonis lochi 200 genebrina uzore gregori campioni lochi 34 l/i Ieronima relita q andrea natoni lochi 05 3/4 1/3 La masaria de la yeza magore Saona lochi 17 la eonpagnia del corpus domini in yeza magore lochi 02 q vincencius ferrerius a lochi 03 1/2

Soror laurencia rastoline lochi 01

Tedorina relita q ienezio rocheta lochi 20 7/12 Tadeus de piza a lochi 02

LOCA X REDUENTIA SCVTOS SEX SINGVLIS VT LATE PATET IN PVBLICIS LIBRIS NOTATA PAGINA 210 PRO QVO SALLARIO VOLVIT VT OMNIBVS DIEBVS DOMINICIS FESTIS AB ECCLESIA INDieTIS ET INDICENDIS MISSAM ET VESPERAS OMNI DIE LVN^E MISSAM MORTALEM OMNI DIE SABATI SALVE REGINA OMNI SABATO PRIMO MENSIS MISSAM BEA T.E VIRGINIS OMNIA SVO LOCO TEMPORE CONCENTV CONDVCTI MVSICI CANTARE TENEANTVR ET HOS REDDITVS PER CLEMENTEM NEPOTEM LEGITIMTJMQUE HF.REDEM E\T ALIOS SVCCESSORES IN PERPET\rVM AUMINISTRARI AC DICTOS SACERDOTES ET CANTORES EUGI ET CONDVCI VOI.UIT VT CONSTAT PVBLICO DOCVMENTO PER MARCVM TVLLIVM DE LAYRENTIIS NOTARIVM ET CANCELLARIVM.

Anno-MDXXVIII

o Ioane Maria sansono lochi oo 1/19

Madaleneta de ferrari uzore nicolao lochi 24 1/2 V3 Antonius serizola fochi 01 1/t

Hercule nazelo lochi 25 Petms fa lochi 01

Bertolomeo castodengo scriti in libro s Paulus Fransesco de yezia q Fransisi lochi 29 1/3 */5

Gerardus rocheta a lochi 07

Fransciscus saleto in due partite lochi 22 2/3 1/e Capela crucefizi novi in yezia magore lochi 06 Catarineta filia q angeli multedo uxore qm bernardi grasi lochi 08 7,

Lo monastero de le monache de la nonciata lochi 222 V4V5 Marietina uzore ludovici ferreri lochi 14 1/2 ll3 Antonius ricius filius domini batiste lochi 11 x/4 La consorcia dela V Maria in iezia magore lochi 02 lo magn0 alfonso spinola qm fransisi lochi 30 lo covento de li frati de s Dominico fochi 122 1j2 Soror batestina rastelina lochi 02

Ieronima uzore erculi nazeli lochi 37 1j2 Verantina relita q puteoboneli lochi 75 Ieronima relita q pietra richeto lochi 01 la cazasa de s Ioane evangelista lochi 07 la compereta de lo monte de la pieta lochi 19 Filipo rocheta a lochi 05

lo covento de s Catarina de finaro F. predicatori lochi 23 Michele berteroto in libro s a carte 326 lochi 22 luchina rida de nisa de proensa lochi 07

Iacobo de cunio a lochi a nomerò 44 1/5 Ieronimo e rafaelo saco q antoni lochi 59 Iulia uzore dno guliermi scarampi lochi 89 l’L Soror Maria pagara in lo rechuzo lochi 03 Sora sarafina berruta in lo rechuzo lochi 03

Soror Innocencia spinola in la nondata lochi 02 li venerabili canoneci in yezia magore lochi 13 presbiter benetinus armoinus lochi 04

Vincencius capelus a lochi 11

Iacobus bertorotus a lochi a nomerò 06 6/7 Stefanus Granonus a lochi 02 */. 1/„

q. Rolandus ferrerus loco 00 4/5

lo hospitale de santo Paulo lochi 02 1/a 1/3 Carina relita q Ioane reineri lochi 12 V9 Ieronimo del bono a loco 01 1j2 1/9 Ambrozio ferrerò a loco a nomerò 01 Ioanes sterlinus a lochi a nomerò 38 1ji Iuliano da Monegia a lochi 03

Bernardina uzore dni Ioane bernardi de balbis astense a lochi 11 3/4

Tomas de multedo a lochi nomerò 210 1/3 1/3 1/1 Soror pausa girofa in la nonciata fochi 02 Severino de gambarana q bernardi lochi 12 3/4 3/lg Iacobus richermus a lochi 82 3/20 1/2i

Andrea genti rido a fochi 13 1/5

li heredi de! q Antonio travesagno lochi 35 1/i

Iacobo e Franscesco frateli de bertoroti (Bertolotto) lochi 109 7a

Io trovo che alo dito tempo de 1538 ali 18 febr che la comunità de Saona avia a nomerò 5834 lochi de li quali la dita comunità era tenuta a pagare ali logatari sodi 34 d 3 per ogni loco ogni ano e di ano in ano chi a asende ala soma de proento ogni ano solo per lo proento de diti lochi lire 9990 sodi 14/6 N 1 > OTA DE LA VENDIA DE LE GABELE CHE SAONA VENDETE PER

SCODELE LANO DE I538

Tomas cherisana a comperato la gabela de la copeta computa I 14 s 5 d 8 per lo banco per 1 624 s. 14. 1 d. 8 Petro Antonio Bardolla a comperato la gabella de 2 sodi computa per lire 72 s 14 d 3

Nicolao de cunio la gabella de forni lire 800 » Tomas chirisana la gabella de pedagio lire 355 s. 11

Franscesco alamano per folio e grasia per lire 305 s. 6 d 5 Dominico Mela la gabella de pessi lire 902 s 5 Ioane Maria Sansone gabella mazeli lire 677 s 5 d 3 Visenso natino per la cana con lo banco lire 887 s 4 d 3 Ioane Andria de li girardi per lo pezo copeta lire io / per lo banco lire 1362 s 18 d 6

Franscesco catolo per lo vino da menuto lire 4631 s 18 d 6 Luca paveze per la gabela picola de vino lire 434 s 14 d io Tomao felipo per la gabela de la tara lire 50 s io Visenso natino per la gabela formagi lire 614 s 15 d io In soma la vendia de le gabelle lire 12712 s 12 d 7

1—/A MORTE DE FRANCESCO MARIA DE LA ROVERE DUCA DE

URBINO CITADINO DE SAONA DE I538

Lano de 1538 ali 5 de otobre esendo franscesco Maria da la rovere duca de Urbino in la cita de Venecia per soi negoci che avia con li signori veneciani ivi se infermo e subito cosi amalato de ivi se parti per farse portare a Pezaro e ali 20 de otobre de 1538 ionse in Pezaro ivi dete fine a soi iorni poi cosi morto fu portato a Urbino dove fu sepulto honoratamente e miso in la iezia de santa Chiara (i).

I-M CITA DI SAONA GENOESI LANO FORNITA DE SOLDATI DU BITANDO DE FRANZOSI DE 1542

Lo Marchese del Guasto (Vasto) capitanio generale de Carlo

(1) Francesco Maria della Rovere nacque in Sinigaglia il 22 Marzo 1490; era figlio del Prefetto di Roma, Giovanni della Rovere, fratello di Giulio Ile di Giovanna da Montefeltro, figliuola di Federico, duca d’Urbino. Alla sola età di anni 11, Alessandro VI lo nominò successore del padre nella Prefettura di Roma. (P. Villari. Nicolò Macchiavelli e i suoi tempi. {empty}T. I. p. 418). Però d.i Cesare Borgia, invaso ed usurpato il ducato d’Urbino, Francesco Maria fu salvato a fatica, e ricoverò in Asti presso Luigi XII. Nel 1504 veniva adottato a figlio di Guidobaldo da Montefeltro, duca d’Urbino, per zio materno, coli’ assicurazione di succedergli negli stati : e, l’anno istesso, Giulio II rettificava queli’atto di successione. Nel 2 Marzo del 1505 il giovine Francesco Maria condusse in isposa Leonora, figliuola del marchese Gonzaga, e, morto Guidobaldo, ultimo dei Feltreschi, nel 1508 gli successe nel ducato, che quindi i della Rovere conservarono fino al 1624, epoca in cui altro Francesco Maria della Rovere, ultimo dei duchi d’Urbino, dietro instanze d’Urbano VIII, il 20 Decembre di detto anno lo cedeva alla Chiesa. Giulio II nel 15 io, con l’assenso del sacro collegio, gli conferì il Vicariato di Pesaro, già feudo degli Sforza, e al letto di morte lo stesso Pontefice manifestò ai Cardinali presenti il desiderio che questo Vicariato gli venisse conferito in perpetuo, quale compenso alle paghe che gli doveva l’erario della Santa Sede per il capitanato delle armi (V. Pastor. Storia dei Papi della fine del i\Cedio Evo. T. III. Trento, Tip. Artigianelli 1896. V. Litta). 11 Pontefice lo nominava capitano generale della Chiesa facendogliene dare solennemente le insegne dal Card. Alìdosi in S. Petronio a Bologna, e fu questo stesso Cardinale che per vendetta venne ucciso in Ravenna dui ventenne della Rovere, perché presso lo zio Giulio li metteva ogni colpa a carico suo della ripresa di Bologna da parte dei Bentivoglio (Diarium Paris de Grassis. ed. L. Frati p. 278 e s. Le due spedizioni militari di Giulio II pubblicate dalla Deputazione di Storia p. le provincie di Romagna. Bologna 1886J. Fu pure a stipendi del Cardinale Giulio de Medici e capitano dei Veneziani nella lega contro l’Imperatore. Come scrive il nostro A mori a Pesaro e venne sepolto in S. Chiara d’Urbino. È opinione che Raffaelo 1’ abbia ritratto nel suo affresco la Scuola d’Alene. (V. Pastor, op. cit. p. 700). quinto Imperatore lano de 1542 del meze de mazo avendo visto pasare in Italia grande numero de fransozi dubitando de non potere resistere in campagna ale forze de diti fransozi lui e tuti li soi soldati se retirono in le loro terre forte bene fornite de vitoalie e subito spachio molti-capitani a fare compagnie italiane eciam mando in alamagna con bono ordine per bavere compagnie de lanzechinechi eciam perche lui dubitava che fransozi non se venisero a metere ne la cita de Saona subito scrise a genoezi che dovesino fornire la vita de Saona de homini de guera e sala forte o vero gè dovesero fare butare le muragie de la cita in terra acio che li inimici non gè fasesino designo e subito li signori genoezi feceno consilio in lo quale si fu restreto de tenire Saona bene fornita de soldati e di fortificala e di perzente gè mandono Sebastiano Lercaro con 300 / fanti de quali de la piasa de genoa poi mandorno fora 7 capitani quali avesero a fare 200 / fanti ogni uno di loro per condurli a Saona e in breve li diti capitani ebero asoldato 1400/ fanti e lo primo capitano chi giongese in Ienoa si fu Ioane Francesco de Ierezo con 200/ fanti e subito- lo mandono a Saona ala guardia de porta belerà poi vene Nicolo corso con 200/ fanti ala guardia de la porta de santo Ioane e subito che queste due compagnie fumo alogiate Sebastiano lercaro con li soi 300 / fanti ritorno a genoa a preso-, vene uno capitanio napolitano con 200 / fanti quale alogio ala porta de la quarda poi vene il capitanio Farina con 200 / fanti e alogio alo molo apreso vene il capitanio Ioane Spinola con 200 / fanti e alogio in piasa de pessi poi vene il capitan Ferrarese e alogio a preso santo Dominico con 200 / fanti e lultimo si fu il capitanio Bon con 200 /’ fanti e alogio in la contrada de scarzaria e de tute queste 7 compagnie era coronelo lo signor bartolomeo spinola quale fece fortificare la cita in più lochi e prima jese fare uno bastione ala porta de lo molino de lo giardino e uno altro ala torre de la quarda e uno altro alo castelo de lo sperone (i) e uno molto grande a mezo de la porta belerà e muto la porta acanto alo bastione verso la marina e stando la cita de Saona in queste tribulacione lo meze de lugio de 1542 vene litere da venecia chi disevano che per questa stade non bisognava dubitare de armata turchesca in questa nova fu de grande alegresa a tuti li lochi de marina e poi asai presto vene litere de fransa como, lo campo imperiale avia roto lo duca de cleves et lo dalfino de fransa con tuto lo suo ezercito e-asai presto li fransozi chi erano in Italia pasono in Fransa e la cita de Saona resto libera de soldati lano de 1542 de agosto

i-M FABRICA DE LO MURATO DA LE CASE DE LO MOLO FINO

A SANTERMO DE I542

riavendo li signori genoezi lano de 1525 et de 1526 tato minare lo molo de lo porto de la cita de Saona ogni yorno ala yornata per lo avenire semper che era fortuna in mare masime da lebechio la fortuna portava tanta arena sopra la bocca de la darsena de Saonn che quando le barche intravano in dita darsena tocavano lo fondo e alcune se incalavano e la dita darsena era lo refrigerio e lo reposo de tuti linave (1) Al già brevemente detto, riguardo a questa forte difesa savonese, aggiungeremo che, secondo il Giustiniani, fu il Podestà di Genova Lazzaro Gherardini da Lucca che nel 1227 lo fece erigere per rendere sottomessi i Savonesi che aveva vinti in quell’anno. Varie in seguito sono le sorti di questo castello che segue e rispecchia le alterne fasi della storia savonese. Lo vediamo demolito nel,444 durante la guerra tra Genova e Alfonso re d’Aragona. Cos’i pure sotto il dogato di Raffaele Adorno con decreto del Consiglio degli Anziani 21 febbraio è fatta commissione nell’ufficio di Moneta di radere al suolo il castello dello Sperone. (Se ne può leggere il decreto nell’Alizeri. Notizie dei professori del disegno, op. cit., T. VI cap. Vili). Mentre ora nella cronaca del nostro A. lo scorgiamo più volte rafforzato a valida difesa, per andarne in fine poi completamente distrutto sul declinare del secolo XVI. gami masime de queli che trasegavano in la cita de Genoa e visto li citadini de Saona lo grande dano che cauza boca de la darsena per avere poco fondo e fasendo loro judicio che a oviare questa danoseria de nesesita de fare uno murato da le caze de lo molo fino a santo termo e cosi lano de 1541 li citadini de Saona suplicorno a la lustrissima signoria de genoa chi gè volese fare grada che la comunità de Saona per salvaeione de tuto lo barcareso che poteseno fare uno murato che avese principio ala sima de lo molo vegio(i)e andase fino ala capela de santo Termo ala sima de lo molo minato e visto queli ilustri signori la requesta fata da saonezi esere honesta grasiozamente gli feceno e concesono quanto aviano suplicato e di questo ne feceno scritura osia decreto che a saonezi gli fuse licito de potere far fare lo sopra dito murato pero che non potesero farlo de più groso de parmi trei e avendo li saonezi otenuto la gracia de potere fare lo dito murato subito feceno uno oficio de trei citadini quali aveseno cura de fare fabricare io dito murato chi turno questi qui nominati soe dno ludovico ferrerò et dno Ioane rocheta et Io Ioane agustino abate quali di prezente deteno ordine a quelo bizognava a fare la dita fabriea e alo dito oficio dali primati di genoa e da più homini da bene genoezi gè fu signato che foro dovesero fare bono labore perche non seria alcuno chi gli andase a vedere quelo che faseseno ne groso ne sotile e di prezente lo dito oficio fece fare lo dito murato e in li fondamenti lo feceno parmi 9 largo poi ne venero suzo in scarpa fasendolo restare in sima parmi trei scarsi e Io Ioane agustino abate da li miei compagni fui eletospen (1) Nel 1128, essendo consoli Giovanni Foderato, Gottifredo Ardizzone, Arnaldo Iolta e Pellegrino Rosso, il comune costrusse il molo vecchio, che prese poi anche il nome di San Teramo, da una chiesa dedicata a questo santo, sarta erigere in quei pressi nei 1419 da Bartolomeo de Barono (V. Verzellino, T. I. pag. J95 e documento Z, pag. 600;. ditore e questo fu fato lano de 1541 de lugio e de agosto e semper e stato forte sino alo presente 1571

1-/I SIGNORI GENOVESI FANO FARE IN LA CITA DE SAONA UNA

FORTEZA INESPUGNABILE LANO DE I542

Lano de 1542 havendo lo re di Fransa fato novamenti liga con lo gran turco ali dani de Carlo quinto imperatore e de tuti li soi agenti e a questo tempo esendo la lustrissima signoria de genoa considerata con la cezaria magesta e esendo voce e fama como lo gran turco facea metere a ordine una potente armata per venire lano da venire a congongese con tarmata franseze e tuti insieme andare ala ruina de crestiani masime de li lochi imperiali overo de soi agenti e li signori ginoezi” dubitando che dita armata non avese a venire a Saona e che venendoge la superasene oltra che la cita de Saona resteria destruta eciam saria cauza de grande dano ala cita de genoa e a tuto lo genoeze e parse bene a molti de li primati genoezi de dovere fare consilio per vedere quelo che se avia a fare per defensione de la sua cita e de tuto il suo paize acio che questi cani turchi non lo venisero a danificare e subito si fece il gran consilio in la cita di Genoa ivi fu restreto de dovere fare una fortesa inespugnabile in la cita di Saona e subito se delibero 150 milia libre per la speza de dita fortesa e asai presto li saonesi ebero nova como li signori genoezi aviano ordinato di fare dita fortesa e subito feceno lecione de doi ambasatori e li mandono a Genoa a pregare la lustrissima signoria chi volese mancare de fare fortesa ma che voleseno fortificare tuta la cita e di prezente gli fu risposto che a ogni modo volevano fare la fortesa visto questo li ambasatori risercono il loco dove la voriano fare gli fu risposto che voliano metere lo castelo novo de Saona dentro da la fortesa e singere tuto lo monte dove e lo domo dentro de la fortesa e li ambasatori gli rispozeno che sopra quelo monte de lo domo che oltra la perdia de lo domo che ancora gè uno bello vestoi e 4 ospitali (1) e tute le cazase de li desiplinanti e uno monestero de moniche e più lo convento de santo Dominico e che la cita resterà priva de tuti questi lochi pii pero che gè seria uno loco più comodo semsa danificare la cita e con manco speza de fabrica chi seria lo castelo de lo sperone e li signori genoezi gli resposero e gli diseno che venira lo inzegnero con altri citadini chi hano esperiensa de fortese e andarono nel loco e considererano el tuto e se farà al manco dano e cosi lo primo iorno de agosto de 1542 vene in Saona doi comesari soe dno antonio uzodama (2) ed dno steva pasqua e con loro era il capitanio augustino spintila e lo inzegnero nominato Ioane Maria da Rozato (3) citadino nativo di Saona (4) e con loro seacom (1) Di questi quattro ospedali uno era per gì’ incurabili, l’altro per le donne povere, il terzo per albergare pellegrini e per riscattare schiavi, del quarto ne ignoriamo il preciso scopo.

{empty}V. a tal proposito la descrizione che del Duomo antico e adiacenze fa il savonese Giordano Ottobono in Garoni op. cit. p. 178 e seg. V. Storia popolare di Savona. A. Bruno. Miralta 1882, pag. Si e seg. V. Alizeri op. cit. i Professori del disegno in Liguria, T. 1. p. 83. 4.

(2) Antonio Usodimare.

(3) Giovanni Maria Olgiato. (4) Già il Pace Antonio da Osteno che Savona adottava quale figlio,

veniva adoperato dalla Serenissima nella distruzione delle mura nel 1529 e nel riempimento del porto, come lo prova il documento che segue. La nota a pag. 94 ci fa pur arguire un figlio del Sormano, il Battista, essere demolitore del quartiere di S. Maria di Castello, e fra breve costui lo vedremo nuovamente pagato esecutore della Repubblica d’altro odioso incarico a danno di Savona, l’abbassamento delle Torri. Ora è l’Olgiato che sulle rovine di quanto aveva di più bello e glorioso la patria sua, idea ed erige il severo monito che la fortunata e potente rivale, con menzognere scuse, pone a segnare ai vinti spenta ogni libertà e quasi sparita la patria. Ci sembra pagno molti citadini de Saona eleti a sarge compagnia e tuti insieme ne andono in loco per vedere quelo se poteva fare e visto il tuto per molti respeti fu restreto tra loro de fare la dita fortesa sopra lo monte de lo domo adi primi agusti 1542 E al 2 de agosto de 1542 deteno principio a fare lavorare per fare dita fortesa îe lo primo iorno le miseno a fare minare lospitale de li caregai e poi lospitale de san Paulo e poi de iorno in iorno andavano minando le cazase de li batuti e lospitale deli pelegrini nominato hospitale grande e andavano fasendo fondamenti dove voliano fare la muragia de la fortesa e ali 23 de agosto deteno principio de lavorare de pietre e di calsina sopra lo convento de santo Dominico e como la muragia fu di altesa da 15 in 20/ parmi deteno principio a fondare alo sperone verso la foze fasendo una grosa muragia sopra pali di verna lavorando con grandequandegno di nota per lo storico Savonese il fatto che tre concittadini in cosi luttuosi momenti accettassero dalla Rep. Genovese tanto ignobile mandato. Davvero che Graiano aveva fatto scuola.

In un atto di Zino Grimaldo rogato in Genova, riportato dall’Alizeri nella sua opera, già citata, Notizie dei Professori del disegno in Liguria (T. 5 p. 127) il Pace Antonio Sormano è nominato per unus ex magistris sive caput operis demolilionis ac ruine meniarum Saone. Inoltre dal documento qui appresso sembra che di costui se ne trovasse pur contenta la Serenissima in tale bisogna

Illustrissimi et magnifici Signori miei. « A risposta de la avuta daV. {empty}S. de 16 brevissima poco aria da dir. A la ruina si anderà a presso con tutta la diligentia si potrà visto la mente di V. S. in la quale si fa pur buona opra avendo raccettato tutti li ferramenti di novo e fatto fare parecchi cunii grossi con li quali si fa buona opra. Se gè usato una diligentia che questo maestro Pace Antonio capo de opera su queste ruine asiste con diligentia sopra la opera e dispone li lavori secondo è necessario itta che si fa ben processo etc. » — Di Saona a di XVIII di Genaro MDXXVIII1 Lodixio Lercaro Potestas. (Archiv. Govern. Litterarum, foglia.:. 1513. 29), tita de maestri e di amanoatori semper lavorando e la fortesa ogni yorno crezeva de muragia e ali 15 de desembre feceno esire le rechiuse (1) de lo suo monestero e ruinono lo monestero e le dite moniche andorno disperse chi in qua e chi in la e poi ali 24 de aprile de 1543 lo podestà de Saona fece andare uno bando che finita quela yornata non fuse persona alcuna chi prezumese de andare al domo ne meno intrare ne la fortesa de novo fata soto pena de la vita a chi contra farà fata adi 24 aprile 1543

î 1—a MASSARI DELLO DOMO ANO LEVATO LO CORPUS DOMINI DE

LO DOMO E LANO PORTATO IN SANTO PETRO LANO DE 1543

ALI 24 DI APRILE

E lo iorno medemo che lo podestà fece andare lo bando che alcuno non dovese prezumire pasato che fuse quela fornata andare al domo ancora che fuse dopodisnaro li masari de lo domo e com loro molti citadini ne andono al domo e con li preti de lo domo prezeno lo santo sacramento e lo portono honorata menti in santo Pietro con grande soma de brandoni asezi e con grande copia de lacrime e de pianti sia queli chi lo acompagnavano sia quelli chi lo vedevano portare ogni uno piangeva e poi tuta quela iornata li masari con altri citadini atendeano a levare de domo tute le cose più facile

(1) Queste religiose chiamate pur monache di S. Maria di Castello e già dette monache della Maddalena, non avevano che voti semplici. Fu Paolo III che con bolla 30 Luglio 1540, confermò ad esse la costituzione già approvata da Sisto IV e diede loro la regola di S. Agostino. Avevano il convento presso la Cattedrale e pare fossero specialmente addette alla cura di essa. (V. Verzellino T. I. op. cit. e Doc. T). a levare e di più valuta pero ne levono poche ‘ perche fora era tarda de 1543 a 24 aprile (i)

î JL-/0 AVENTARIO DE LA MASARIA DE LO DOMO DE SAONA DE

LANO DE I542

Lano de 1542 la comunità de Saona al tempo ordenario fece eledone deli trei masari de lo domo chi aveseno a ministrare le cose aspetantc ala dita masaria chi fumo questi

(1) A dir vero la Serenissima metteva ogni cura a conservare tanti tesori d’arte che nel Duomo erano raccolti. Ciò vediamo dalla lettera che segue che il senato dirigeva a suoi Commissari per la fabbrica della fortezza. La riportiamo dall’opera dell’Alizeri già cit. Notizie dei Professori ecc. Voi. 3. pag. 53.

A li Magnifici Andrea di Negro et Antonio Sauli Commissarii nella fabbrica di Savona. « Magnifici Commissarii : Ne è stato fatto intender per el Nob. Hector Fiesco qualmente avete dato principio o volete dare alla roina del muro del Domo che guarda verso la rocha e maschio, il che quando segui, è necessario che li Massari provedino a recoverar quelle cose massime sottili che possino patir danno restando la chiesa aperta, come sarebbe a dir Porgilo, canzelle e qualche altre cose che non sarebbe sicuro lasciarle con la chiesa aperta e per ben che ci paja recordar che l’ordine sia che roinato quel latto cioè il muro grosso se debba rinchiuder la chiesa con un muro sottile, e resterebbe pur chiusa a conservation delle cose di dentro, tuttavia vi diremo che quando li Massari di detta chiesa voglino levar più una cosa che un’altra, non solamente permettiate il possan far per reponerle dove voglino a conservation loro, ma che nel levarle e svelerle dal loco suo facciate haver gran diligentia che non si goastino e si levino con manco danno sia possibile, al che li darete e favor et agiutto, acciò che si levino e più intere e comodamente con manco lessione. Pensemo bene che dovendosi rinchiuder la chiesa come è detto, non si elogeranno levar molte cose perché non possino essere riposte adesso ne star meglio dove sono sin che le possino adoprar in soe dno Iuliano feo(i)etdno Nicolao bardolla (2) et Ioane agustino abate e in lo tempo de lo nostro oficio soe del meze de mazo ne fu robato in la secristia dui calici e lo terribile

altro loco : e tuttavia quando circa questo voglino levar qualche cosa li lascerete satisfarli e li permetterete facino quel vorano et come si è detto di sopra. » Da Genova adì primo di Aprile del MDXXXXIIII (Atti del1’ Eccellentissima Camera — (Cartul. 1546 — pag. 270 verso).

(1) Patrizio savonese la cui famiglia il Pavese e il Ferro la fanno proveniente da Pisa sino dall’anno 1200, già nel 1434 vediamo dal Verzellino Andrea e Tommaso signori di Proneto e di due terze parti dell’Altare. Un Giacomo Feo fu Priore degli Anziani di Savona l’anno 1360, e lo stesso fu eletto dai Pisani capitano di navi e di galee con le quali si recò nel 1373 a soccorrere Famagosta, con suo figlio Giovanni, si trovavano pure a tal impresa i savonesi Percivale Nattone, Raffaele Foderato capitani e proprietari di due galere, e Cristoforo de Stefani capitano di una sua nave di 3 coperte.

L’ anno 1400 Giovanni Feo comperò da Enrico Scarampo, vescovo di Acqui, la Rocchetta del Cairo col mero e misto imperio per 4080 fiorini d’ oro (v. Verzellino T. I, p. 277). Secondo il G. T. Belloro ed il Ferro, ebbe anche i feudi di Pruneto ed Altesino dotali di Ginevra sua moglie figlia del marchese di Ponzone. Dei quali l’anno 1414 a 25 agosto si ebbe l’investitura da Lodovico marchese del Carette Un Giacomo Feo signor di Piossasco presso Torino, fu da Papa Nicolò V. l’anno 1452 creato vescovo di Ventimiglia e da Papa Paolo II0 creato commissario generale di tutta la Romagna. Giacomo Feo condusse in moglie Catterina Sforza contessa di Forli e d’linola, figlia di Galeazzo Maria duc-t di Milano vedova del conte Geronimo Riario (v. Verzellino v. I, pag. 575) la quale rimasta nuovamente vedova passò in terze nozze con Gio de Medici.

Allorché Antonio della Rovere figlio di Giovanni Basso, prese in moglie nel 1479 donna Catterina figlia del Principe di Rossano duca di Lessa, nipote di Ferdinando Re di Napoli, vediamo un Lazzaro Feo in allora ambasciatore presso Sisto IV per la comunità di Savona, mandato a Napoli da esso Papa affinchè conducesse in Roma la sposa del Basso della Rovere. Aggiunge il Verzellino che detto Lazzaro Feo fu da Papa Sisto IV (di cui era molto famigliare) deputato castellano della fortezza di s. Arcangelo in Riraini. (Verzellino, v. I, p. 359L e sua naveta de argento semsa che fuse roto ne porta ne fenestra ne barcone ne muragia ne mai si ebe noticia chi li avese prezi vero e che alo mureto fu trovato de li freganti de lo teribile (Torribulo) e de medagie de li pedi deli calisi e quelo fu trovato lo misemo in una scatoleta in la masaria e nelo intra de lo nostro oficio soe ali 6 de frevaro de 1542 li masari regi ne consignono tute le cose mobile de la masaria per aventario de lo quale aventario per mio dileto me ne prezi copia como poterai vedere qui apreso de ponto in ponto e de cosa in cosa che sera una bela masaria

E prima la imagine de la vergine Maria de argento alta 4 parmi con una coroneta de corali al colo con 8 segneti de argento

Apreso la imagine de 6 apostoli de argento alti 3 parmi E più una croce colo manico de argento alta 12 parmi

E più uno pastorale alto io / parmi de argento

E più 2 mase de argento dorato alte 9 parmi con le armi

de lo cardinale agustino spinola

E più una roza de oro data papa Sisto alta parmi 2 L/2

E più una croce de oro con legno dela croce verase

Nello stesso anno (1479) si ha Lucano Feo governatore di Rimini e del contado. Cosi abbiamo pure Giuliano Feo castellano della fortezza di Citerna e di ‘sodi ed altre volte capitano di nave. E secondo lo stesso Verzellino nel 1481 Cesare e Giovanni Feo lurono consignori di Altesino e delle Scalette, come in notaro Giovauni de Cuoio da Mombarcharo.

Dice il Ferro che Tommaso Feo fu l’ultimo rampollo di questa famiglia che con lui si estinse nel secolo XVII.

(2/ La famiglia Bardolla pare proveniente da Nizza sul principio del secolo XV. Venne ascritta alla nobiltà di Savona nel 1534 21 luglio; fu imparentata con le famiglie Corradengo, Vegerio, Gambarana e si estinse con Nicolò, la di cui vedova lasciò eredi d’ogni suo avere i Padri delle scuole Pie, come in altro luogo già ebbirno a dire. E più una croce de argento data lo cardina spinola E più una croce de argento e de crestallo E più 2 candeleri de argento con le armi vegere dati lo episcopo de sinigagi marco vegero

E più doi candeleri de argento dati Iulio dala rovere sorao pontifice con le arme dela rovere

E più 2 candeleri de argento bianchi

E più 2 candeleri de argento e de crestallo con le arme de pp Iulio secondo da la rovere

E più una croce de crestallo

E più uno tabernacolo grande de argento dorato dove portano lo santo sacramento in prosesione

E più uno tabernaculo de argento cole arme de Saona E più ha lo prezepio e lazinelo de argento

E più ha reliquari de argento a nomerò dese E più una croce de legno forata de argento E più una croce picola tuta de argento E più ha 2 ampolete e bacile de argento E più calici dese con sua patina de argento E più uno toribile e sua naveta de argento E più due pase e uno cugaro de argento

E le pace una data Iulio latra agustino spinola cardinale E più uno asperge de argento

E più uno crucesizo de coralo ornato de argento E più trei pomi de perle per li peviali

E più due mitrie una rica data lo cardinale spinola E più tre medagie de argento dorato per li peviali E più una cadeneta per lo vesco de fotone dorata E più uno bacile grande de argento

E più due reliquari de fotone

E più uno corporale richo dato lo cardinale spinola

Lo nomerò de li paramenti

In lo primo armario e uno peviario de bracato in seta rosa fodrato de seta verde e una pianeta simile e 2 tonizele e uno leteri simile

In lo secondo armario

E uno peviario de bracato in seta bianca fodrato de seta cremezi e una pianeta e 2 tonizele e uno palio e uno leteri e una capeta per lo peviale simile

In lo terso armario

E uno peviario de brocato in cremezi e uno palio da altare simile dato Carlo de lo carreto arci vesco de avignone

E una pianeta bianca brocatelata e uno peviario similedato Marco vegero cardinale

E più una pianeta brocatelata e uno bardachino de brocato in seta rosa forato de seta verde e uno palio grande de brocato con le arme spinola e tuto dato augustino spinola cardinale

E più uno palio grande de veluto negro con le arme vegere dato marco vegero cardinale

Segue paramenti de diverse sorte

E primo uno bardachino de damasco roso E più uno palio de altare con arme fregoze

E più uno palio a altare con galeri de oro

E più uno palio de camocao nigro bandato de roso

Uno peviario de camocao mordo con cadeneta argento E più dui peviali de damasco bianco

E più dui peviali tati a medagete

E più 8 peviali de diversi colori fati a medagete

E più una pianeta de veluto alto e baso e due tonizele

simile

E più una altra pianeta simile de veluto alto e baso e due tonizele simile

E più 2 tonizele de veluto tale e quale

E più una pianeta de damasco bianco e 2 tonezele E uno pario da altare e uno leteri simile f 10

E più una pianeta de damasco bianco ornata de seta cremezi e due tonizele simile date prete benetino annoino

E più una pianeta e 2 tonizele de damasco bianco

E più una pianeta de veluto negro et 2 tonizele

E uno pario de altare simile

E più una pianeta de gameloto nigro e 2 tonizele et uno

pario da ota e uno leteri simile

E più due pianete de gameloto turchino

E più una pianeta de gameloto giano

E più una pianeta de camochao bianco

E più una pianeta rosa fata a medagete

E più una pianeta de bracatelo

E più due tonizele de tafeta bianco con pomi e fenogeti

E più 2 tonizele de tafeta bianco per uzo de lo vesco

E più 2 tonizele de tafeta roso per uso de lo vesco

E più due tonizele de tafeta roso honorevole

E più 2 tonizele de bombazina per uso de lo vesco

E più doi mandili (1) per uso de li calici

E più 9 manipoli de brocato doro

E più 7 stole de brocato de diversi colori

E più 2 cordoni da cingesi in ogni belesa

E più una’ bela moresca data nicolo apalino

E più uno frizo dorato per uso de laltare grande

E più uno friso ornato da metere ali altari

E più para 4 de guanti e rosi e 2 bianchi per lo vesco

E più para 2 de bmzachini per uso de lo vesco

E più una toagola grande ricamata de seta

E più una toagola grande dorata

(1) Mandilo, nel vocabolo dialettale genovese significa fazzoletto, nel caso in cui fusa l’Abate per purificatore dei calici.

E più liberi 6 scriti in carta bergamina

E più 3 camizi con soi amiti con mostra cremezi

E più 3 camizi con soi amiti con mostre de diverse sorte E più toagole 7 de diversi colori e sorte

E più doi rocheti per uzo de lo vesco E più 3 tapeti 2 grandi e uno picolo

E più uno paramento de dimito bianco e roso E più 19 paramenti de diversi colori

E più uno grande palio roso per la procesione E più una rica porta per io tabernacolo

E più 4 candeleri da altare dorati

E più una casetina de orofano con chiavatura de argento

E più una busola. con fregamenti de oro e de argento E più una mitria de brocato fornita de gioie E più una mitria ornata de perle con la sua vestechiavata de argento

E più una mitria de tela de oro

E più 4 mitre de damasco de diverse sorte

E più una croce picola de legno con li cantoni de argento E più doi beli cosini de tafeta roso

E tuto questo aventario sopra scrito lano de 1542 ali 6 de frevaro era in la masaria de lo domo de la cita de Saona

JLm CITA DE SAONA A MANDATO UNO COMESARIO A LA VILA

DE VECI PER ‘ PACIFICARE QUELI CONTADINI

La vila de veci antica mente e stata semper iurdicione de la comunità de Saona como se vede in le scriture antiche de la comunità de Saona per che se trova scritura fata che pasa più de senato ani che uno citadino de genoa fece molti beneficii ala comunità de Saona quale citadino era nominato Iacobo rigala (1) e la comunità de Saona in ricompensa de li beneficii rezeputi sidono in dono alo dito Iacobo sigala la villa de veci con quele iurdicione che la fruiva la cita de Saona e lo dito rigala lazeto e se tira ad abitare in quela como signore di quela ivi lui e soi desendenti sono abitati e fruito quela como signori più de ani senato soe fino a lano de 1528 lo quale ano ne era signore bertolameo sigala il

(1) Infatti, dalla nota che facciamo seguire, ricavata dai Registri della Catena in Archivio Comunale è confermato quanto scrive il nostro A.

Ottone del Caretto vendette al comune di Savona l’anno 1192 i suoi diritti sulla castellania e castellani di Albisola, insieme colla castellania di Quiliano e la villa di Vezzi, per la somma di cinquemila lire di moneta di Genova; quindi di quest’ ultima vediamo investito del possesso Nicolò Cigala.

  1. Instrumentum sicuc dom. Nichola Cigala reddidit et consignavit castium et villa Vedi comuni Saone (Reg. 11, cart. 29). (Ciò è pure confermato dal Verzellino T. I, p. 212).

Id. Instrumentum sic, potestas Saone posuit dominum Nichola in poss. corporalem de ville Vecii (Cart. 29 retro).

Id. Instrumentum feudi et fidelitatis domini Nichole Cigale facte d castro et ville Vecii (Cart. 29 retro).

  1. Instrumentum fidelitatis hominum de Vecio (Cart. 31 retro).

  2. Instrumentum sicut dominus Cigale promisit stare mandatis comunis Saone de facto Vecii (Id.).

  3. Instrumentum fidelitatis quarte partis ville Vecii concesse prò comune Saone domino Nicole Cigale (Cart. 140).

  4. Instrumentum fidelitatis hominum de Vecio silicet quarterii dicti loci (Cart. 141).

  5. Instrumentum nobilis et honorificis feudi illorum de Cigalis prò villa et castro Vecii (Cart. 145 retro).

  6. Instrumentum nobilis et gentilis feudi dati et facti prò cnmune Saone tertis de Cigalis prò quinta parte castri et viile Vecii (Cart. 148).

  7. Fidelitas facta p. homìnes ville Vecii pag. 147 verso.

  8. Instrumentum investitionis feudi et jurium de castro et ville Vecii pag. 170 verso. quale lo dito ano manco de vita semsa figoli leghimi e fece testamento e lascio la dita vila de veci ala comunità con pato che la dita comunità de Saona fi se tenuta a dare a una sua sigola naturale lire 200 / de moneta de Saona e la comunita de Saona la seto e pago le lire 200 / ala figiola

E fornito le ezequie de lo signore bertolameo sigala tuti li omini de la dita villa de veci de ani 17 fino in 70 venero ne la cita de Saona tuti con le foro arme indoso e giorono

ìelita e servitù ala comunità de Saona e li saonezi li

  1. Fidelitas facta comuni Saone p. homines ville Vecii pag. 173.
  2. Instrumenctum fidelitatis hominum ville Vecii pag. 174 verso.

  3. Instrumentum fidelitatis hominum ville Vecii pag. 175.

  4. Investitio feudi, castri et ville Vecii pag. 207.

  5. Instrumentum fidelitatis hominum de Vecio pag. 209.

15 io. Compromissum et declarationes int. M.’1 d. Antiani comun. Saone super locum Vecii. Prime pag. del u° reg. non numerate.

Il nostro A. segna la morte del Bart. Cigala nell’anno 1528, il documento seguente la direbbe errata… 1518. Indiaionc sexta die vigesimo septimo mensis martiis. Nobilis D. Baptistina squarzaiicus uxor q. D. Bart. Cigala deputai procuratorem ad negotia.

Esistono in Archivio Comunale gli Slattila ville Vecii del 14^6 in Cod. menbranaceo di 12 fogli firmati a tergo da « Bartholomeus de Odino noiarius et comunis Saone Cancellarius ».

Per quanto è tratto alla famiglia Cicala o Cigala, secondo il Ferro, Nicolò Cicala nell’anno 1251 fu Podestà di Savona e poi suo ambasciatore a Papa Innocenzo IV. L’anno 1261, 20 Giugno iu da Savonesi investito del feudo di Vezzi e dopo di lui Ancellino suo figlio. Indi figlio di Ancellino l’anno 1471 15 Gennaio ne fu parimenti investito.

Sui principi del 1300 un Lanfranco Cicala, cavaliere di grande autorità e prudenza (lo dice il Belgrano nella sua Vita Privata dei Genovesi) era pur poeta e dettò diverse pregiate canzoni. (Vedi il Novellino Provenzale edito da Giovanni Galvani nella dispensa CVII delle Curiosila letterarie, Bolugna,,870, pag. 101. Vedi pure Nostradamus, Vite dei poeti provengali, pag. 203). asetono e prezeno la posezione de tuti li beni comuni de la dita villa soe de lo palacio de veci dove se ministra la iusticia e deli molini et de due bele posesioni de lo comune quale tute queste cose la comunità de Saona le dete asito e fece lecione de uno vicario e de lo suo consilio

E stete la dita villa de veci qualque ani pacifica poi lano de 1535 e de 1526 susito tra loro vilani molte controversie de le quale lo suo vicario non bastava a pacificali tal menti che ogni jorno che li signori anciani sedevano si compareva qualquad mo de loro ala governarla dali anciani querelandose luno de latro e tanto fumo soliciti a quereiase che li signori anciani deteno ordine de donage recato (1) e tra loro anciani paso de fare eledone de uno citadino comesario e de mandalo in dita viia con posansa de pasificali e de aministrarle la iusticia a qual persona se vogia de dito loco e che tuti li vilani de vesi fuserio tenuti a servare quanto lo dito comesario gè ordinava e di prezente li diti anciani deserò per comesario Ioane augustino abate alo quale deteno ampia posansa e ordinono alo eanzelero de la comunità de Saona nominato Marco Tulio de forensi chi avese a andare colo dito comesario e che dovese scrivere quanto lo comesario gè ordinerà de scritura otentica e più deteno a

Il Verzellino (a pag. 556 V. 1) scrive che addi 18 marzo 1478 Morando Cigala famigliare del Papa (Sisto IV) fu ascritto alla nobiltà di Savona. Secondo il Ferro alcuni di questa famiglia l’anno 1317 passarono ad abitare da Genova in Savona con le famiglie Ghibelline.

Visconte Cigala, secondo lo stesso scrittore l’anno 1528 richiese ai Savonesi l’investitura di detto feudo per mezzo del principe Andrea Doria. Più oltre nella cronaca del nostro A. vediamo r.ell’anno 1559 fatto cenno di un Bernardo Cicala quale Sindaco della Comunità di Savona a cui l’arte dei Berettari gli affida un suo reclamo ai consoli delle Calighe in Genova.

(1) Di porre fine a questi piati. dito comesario dui famili de queli de li anciani quali avesero a servire lo dito comesario e com questo ordine Ioane agustino abate eleto comesaro se parti de Saona con lo canzelero e con li doi famigi e ne andorno ala vila de vesi

E jonto lo comesario in vesi ne andò alogare nelo palacio de la comunità dove se ministra la justicia e como fu disnato mando uno de li famigi a domandare lo vicario quale asai presto jonse in palacio e’ di prezente lo comesario dise al canzelero chi dovese legere lo ordine e la posansa data dali anciani alo comesario e subito che lo vicario ebe intezo quanto avia ordinato li anciani subito mando a domandare li omini de consilio de la villa quali asai presto venero ali quali lo vicario prezente lo comesario gè fese intendere la venuta delo comesario con lordine e posansa che gea dato li anciani e tra lo vicario e lo consilio se redusero insieme e tra loro ordinono che la marina de lo jorno sequente chi era dominica che ala mesa se dovese fare intendere a tuto il populo la venuta delo comesario e chi se vole querelare vada da lui nelo palacio de la comunità e che ivi sera dato grata audiencia e cosi la matina sequente fu fato quanto se dito

E lo jorno medemo de la dominica pozo disnaro comenso a venire persone asai a querelare luno de latro e lo comesario sazia scrivere ogni querela o alo vicario o vero alo canzelero fasendo citare tute le parte contrarie per lo jorno sequente a dovere respondere ale querele a loro fate a uno a uno e tra li altri comparse alquanti poveri omini quali le sue terre si confinavano con le posesione del comune disendo che lo m asaro del comune avia piantato più de 200 / erbori da terme a terme e che lo dito masaro voleva intrare in le loro posesione a cugire le frute de diti erbori e che questo non e licito eciam molti sì lamentavano como soi vecini gè erano stati arancati molti termini e costoro erono in gram nomerò

Havendo lo comesario sentito le querele fate e fato” amunire le parte per lo jorno sequente ogni uno andò a sena e a riposare e la marina sequente a bona ora comparse li querelati de li arbori insieme 8/ o 10/ deli primati de la villa e di novo queli poveri querelati diseno al comesario che in quela villa erano più de 600 / arbori de frati piantati da terme a terme e che queli che li aviano piantati volevano intrare in le posesione deli loro verini a cugire le sture de li diti arbori e che questo non gè pare ne iusto ne honesto e che pregano a sua masa chi gè vogia dare recato e subito si levo suzo li primati dela villa quali diseno alo comesario che la rechesta fata non a bizogno de remedio alcuno perche semper in questa villa e stato di uzansa che colui di chi e larboro a autorità de prende li fiuti de dito arboro e de intrare in quelo delo verino fasendo bizogno e sopra queste parole gè fece grande rumore luna parte contro de latra e lo comesario gè fece fare silencio per volere tratare qualche acordo per pacificare e queli primati steteno semper ostinati disendo che non voleno consentire a fare lege nove visto questo lo comesario amunise luna parte e latra e a tuta la università per lo jorno sequente a dovese trovare ala iezia finita la mesa a sentire quelo che lui ordenera sopra questa cauza e asai presto la marina sequente che era festa se trovo tuto il populo ala iezia ivi lo comesario finita la mesa trato con lo vicario e con lo consilio de dovere tratare acordio e lo consilio fece domandare queli primari e pregandoli che se voleseno contentare de stare a quelo che lo comesario ordenera e queli mai gli volsero consentire e visto questo lo comesario resto fora de ogni speransa de acordio e ivi subito lo comesario fe.ee uno comando alo consilio che soto pena de A 100/ che infra una ora gè abiano dato 25 ioveni con 25 picose e in uno instante vene li ioveni con le picose in spala e lo comesario domando lo consilio e poi se avio verso la posesione grande de la comunità ivi preze una cana in mano longa 5 parmi e li ioveni con le picose e tuto il populo lo seguitava e fonti in la posesione del comune de Saona lo comesario dete la cana che avia in mano a uno de li ioveni dele picose poi gli comando che tuti li arbori che erano apreso alo vicino tanto quanto era longa quela cana che tuti li doveseno tagiare e li primati del loco sentendo questo tra loro diseno como ora tagato questi de la comunità farà tagare li nostri e tuti ad alta voce cridono non fate non fate ma ordinate quanto ve piace che tuti vogia stare alordine che fareti e cosi mancono de tagiare poi il comesario e lo consilio se tirano da parte e lo comesario dise al consilio che sta bene a servare li arbori in pede e non tagali pero che non sia licito a alcuno a intrare in le posesione del verino a cugire li frati ma che ogni uno abia a cugire li fiuti dentro alo suo e questo ordine piacque a tuto lo consilio e subito domando lo vicario a so scrivere e non lo trovono e subito lo comesario ordino a Marco Tulio canzelero de la comunità de Saona che ne rogese uno instrumento che ogni uno doese cugire dentro alo suo e cosi fece e subito ionse lo vicario e ne preze copia e la mise con bono ordine neh capituli de la vila de vesi

E avendo acomodato la cosa deli arbori de novo se apresento li querelati de li termini pregando lo comesario chi volese andare a vedere quelo che loro disevano e dare uno ordine che ogni uno abia a godere il suo a ciò che ogni uno abu a pacificare e di prezente il comesario ordino che se avese a domandare 6 / panini de bona fama e di li più antiqui de la villa e che la marina sequente se aveseno a trovare al palacio insieme lo consilio e tuti li intersati per li diti termini e jonti che serano a palasio che lo comesario con turi li nominati anderano in lo loco e ivi a uno a uno se farà quanto vole la iusricia e che la sua volunta e tale de fare che ogni persona abia quelo debe avere e cosi fu concluso de volunta de tuti de fare quelo che lo comesario a dito

E la marina sequente lo consilio e li 6 antiqui e tuti li intersati si trovono tuti alo palacio e di perzente lo comesario e tuti insieme ne andono al primo loco dove mancava li termini portando due longe lense con tenire questo ordine quando trovano mancare terme se gè restava terme chi potese dare lume dove se avia a piantare li termi chi mancavano gè tiravano la lensa o iusta menti se piantavano e quando non aviano ne terme ne signo alcuno se interogava luna parte e latra chi aveseno a dire dove se aveseno a piantare overo se si trovava alcuno verase testimonio quale avese memoria de avere visto li diti termi piantati e in che loco e non trovando ne segno ne testemonio e le parte fuseno state diferente lo consilio insieme con quele 6 homini antiqui datavano il loco dove se avese a piantare diti termini e con questo ordine questa jornata feseno piantare più de semto termi ne mai fu alcuno deli intersati chi se avese alamentare e de uno in uno se pianto tuti li termini chi. mancavano de volunta e de consenso de le parte e visto lo comesario al bona volunta e lo contentò deli intersati ne ebe tanto a piasere che iubilava de alegresa

Fato questo subito comparse davanti alo comesario serti poverasi con dire che li soi vecini nel loco dito la corina gè aviano oviato laqua e che no potevano adaquare lo suo corina che gè pregavano gli volese fare dare laqua da abeverare al solito e lo comesario non capiendo quelo che voleseno dire domando al consilio che cosa era questo corinato e uno di consilio dise Mac0 vedeti voi quela montagna che ve qui per contra quela se domanda lo corina e tuti li homini de la villa poveri e richi gc ano uno peso de terra dove semenano tute le loro ortagie e in dita montagna gè sorge molte fontane de aqua viva quale suplise a beverare tute le semense da sima al fondo con questo ordine che quando laqua vene lo primo più alto la prende in lo suo sorco e quando lui a beverato la lasia andare in lo sorco che gè apreso e quelo se ne serve e da la sima fino al fondo debe esere li soi sorchi e limo la debe dare a latro e a questo modo laqua suplise a tuti e a poveri e a richi e per questo sera bene che andiamo in loco a vedere chi cauza che costoro se lamentano che non ano aqua E subito lo comesario se avio verso la montagna dita lo corina e tuti li contadini con li intersati lo seguitono e ionti al loco dove queli poverasi aviano la sua parte delo corina trovono che li sorchi chi erano soliti de dare laqua ale tere de più poveri in più lochi erano stati minati a dileto e subito lo comesario fece venire deze homini con sape e ale speze de coloro chi aviano minato li sorchi li fece aconsare dala sima al fondo e tuti restono pacificati

E poi asai presto comparse davanti da lo comesario doi frateli carnali con mala volunta fasendo querele luno contra latro la cauza si era che aviano divizo li soi beni e aviano più caze aferate insieme e denanci a dite caze gè aviano uno belo angao (pergolato) bene fornito de vize e fato le parte toco la meta de le caze e la meta de lo angao per uno ogni uno contro la sua caza e perche in lo angao erano de le vize aviano la (i) chi stendeano li cavi fora dal loco dove aviano la reze colui chi avia la sua vize nela sua parte e dita vize stendeva le bracia e cavi in la parte de latro fratelo si voleva al tempo de lo ricolto tagare luga de la sua vize in

(,) È corrosa la carta. langao de latro fratelo e lo fratelo gè diseva che non voli a che vendemiase dentro al suo angao e subito lo comesario ne andò insieme il consilio in loco e visto il tuto lo comesario gè ordino che per questo ano ogni uno gè avese a vendemiare nel suo e che fato le vendemie sia licito a luna parte e latra de potere trare li,brasi e cavi de li sue vize e farne quanto a lui piasera e se luna parte ne latra lasera li cavi de le sue vize in quelo de latro che non se sia licito de prende lo fiuto e cosi fu fato lo acordio tra limo fratelo e latro fratelo ivi ebe fine le loro controversie

E fornito la controversia deli frateli ecco capito lo morinaro quale tene li morini del comune de Saona a sito il quale morinaro fece due querele alo comesario e la prima dise che erano tre de li primati de la vila e li nomino per nome li quali aviano tirato laqua chi a de andare ali morini lano volta ali soi prati e campi e che li morini non pono mazinare e che lui non sera tenuto a pagare la pizone e più dise che in lo morino dentro da caza e minato uno grani peso de muro e lo resto menacia roina e se cade se tirerà lo tuto de lo molino adoso e che e de necesita donage recato (i) e lo comesario gè risponde e gè dise che quanto a la fabrica de lo molino che la sua “posansa non se estende a fabricare pero che quando sera in Saona lui lo farà intendere ali anciani quali gè darano recato e che sirca a laqua de lo molino che a lui gè pare bene che se vada in loco e che se facia domandare li intersati e como lui avrà visto como sta la cauza che gè ordinerà quanto farà bizogno e subito se fece domandare li intersati e tuti andono in loco dove txovono iusta mente quelo che avia dito lo morinaro e

(i) Vocabolo dialettale tuttora in uso sinonimo di dar sesto, porre in ordine. lo comesario condano li trei intersati a fare tornare laqua al loco deputato per li morini e di prezente li intersati ale foro speze feseno tornare laqua al suo loco e ala presencìa de lo comesario e doi de consilio e ritornando lo comesario alo palacio si scontro con uno contadino il quale gli dise che già era venuto tre volte per parlarge ne mai gè avia auto lo modo e che egli gè voria dire due parole e lo comesario gli dise di quelo che te piase e lo contadino dise messere io sono il tale il quale abio uno posesione quale confina con posesione de la comunità e in quele gè una riveta nelaquale gè uno erboro de pele uvernenge (i) e lo q hertolameo cigala volendo levarmi la dita riveta per godere lui il pelo lui fece arancare (2) li termi e me preze la riveta e larboro de lo pelo e semper la godito e non basta questo che più lo pizonante che gè tene la comunità ancon (ancora) lu: lo volegodire e questo non sta bene perche si como e cosa manifesta a tuto il populo e a tuti li verini como la dita riveta e larboro de lo pelo e mia e -de li mei antiqui vi prego che vogiate farmi restituire quelo chi e mio e di novo fare ripiantare li termini dove erano de prima e di perzente lo comesario andò in loco e fece domandare molti verini e altri homini antiqui e tuti ad alta voce disevano che quela riva e larboro del pelo chi era in quela era semper stato de Io dito contadino e visto questo lo comesario ivi ala presencia de tuti fece repiantare li termi dove erano de prima e la riveta e larboro de lo pelo resto in mane del contadino il quale la semper godito pacifica menti e al tempo de lo ricolto de le pele da servare a io Ioane agustino abate me ne porto una

corba inbelesa disendo che erano de quele che avia fato lo

(i) Pere d’inverno. (2) Sradicare, togliere. arboro quale gli feci restituire quando io era comesario e io le asetai alegramenti

E visto lo comesario che tute le cose de la vila restavano pacifiche e che già era 8 jorni che lui e marco tulio canzelero de la comunità e doi famigi de li anciani erano in questa vila de vesi se delibero che lo jorno sequente de ritornare in Saona ma prima ne andò alo molino per vedere quelo gè sazia bizogno per potclo referire ali anciani e visto che ebe lo molino fece domandare li omini de consilio e lo suo vicario e da loro preze licencia regraciandoli de la bona compagnia gè ano fato eciam de la bona servitù de li cibi honorati che semper gè ano mantenuto a lui e a tuti queli chi erano con lui dicendo che erano suficienti cibi per signori grandi e sopra tuto gli recomando la pase

E la matina sequente montono a cavalo e cavacorno verso Saona e jonti ala ‘ila de li sansoni (i) dita la braia la porta

(2) Questa antica famiglia patrizia savonese, secondo Paolo Morigi, sarebbe originaria da Milano e venuta in Savona nel 1200. Pietro Sansone nel 1394 siedeva fra gli Anziani. Antonio suo fratello fu celebre Dott. di Leggi e nel 1405 fu ambasciatore dei Savonesi ai Genovesi, esso è nominato fra gli autori dei capitoli di Quiliano, dell’anno 1407. Nel 1412 lo vediamo Vicario del Capitolo di Genova, indi lo stesso nel 142832 far parte degli Anziani. Nel 1431 un Tomaso Sansone fu ambasciatore dei Savonesi al Duca di Milano. Parecchi ne troviamo capitani di Nave. Giovanni Sansone nel 1425 era capitano di galera con i Genovesi, indi ambasciatore della Comunità di Savona alla Serenissima, ancora lo vediamo tra gli ufficiali delle vettovaglie e dell’ ufficio di Zecca e Moneta.

Bartolomeo Sansone ed il fratello Paolo ambedue capitani di galera (secondo il Ferro) si trovavano nel 1435 al 3 Agosto con i Genovesi alla battaglia dell’ isola di Ponza, ove 1’ ammiraglio Biagio Assereto sconfisse il Re Alfonso d’Aragona ed il fratello Giovanni Re di Navarra.

Un Antonio l’anno 1457-59 ‘u Priore degli Anziani. Un Paolo venne mandato ambasciatore dai Savonesi a Luigi XII Re di Francia. Apparteera aperta e gè introno dentro e aviano ancora 4/05/ polastri coti e 3 fiaschi de vino e molto pane e tuti asetati in tera deteno fine ali polastri e vino e poi remontono a cavalo e verso in Saona e lo jorno sequente io Ioane agustino abate conparse da li signori anciani e gè fesi intende quanto avia iato e che tuta la vila restava pacifica e quanto sazia bizogno alo molino e tuta la staza me regracio de lo bono servicio e poi fa 6 jorni di novo mi ordinono che avese atornare a veci con 3 masacani (muratori) e uno famigio deli anciani a fare fabricare lo molino e asai presto io deti recato ala calsina e montai, a cavalo con m / bertone da nozeto e in 8 jorni feci fabricare lo molino

N • i 10VA TARIFA FATA ALI FORNARI DE SAONA LANO DE I542

ET DE I543

Lano de 1542 et de 1543 in la cita de Saona la lustrissima signoria de Genoa faceva fabricare una bela fortesa ala quale fabrica gè lavorava grande quantità de masacani eaneva a questa famiglia Raffaele Sansone, en noto alla storia, che, figlio a Violante Riario, fu pure chiamato col solo nome di Riario e fu fatto Cardinale a 17 anni col titolo di S. Giorgio da Sisto IV. Pier Francesco, fratello dei Cardinale e marito a Maria Rovere Basso, lo vediamo, da suo testamento, rogato in Pavia dal notaro Gio. Giacomo Canevaro li 13 Dicembre 1501, possedere già questa villa denominata Braja, nome che conserva ancora oggi giorno. Essa si trova sul cominciare del sobborgo delle Fornaci a ponente e da lunghi anni vi si estrae in grande quantità l’argilla per mattoni, vasi, pentole ed altro, industria esclusiva di questo borgo per cui appunto gliene deriva il nome. Sino a questi ultimi anni detta villa appartenne sempre alla famiglia Sansone, che si estinse con qn’unica superstite nel 1875. manoatori e lavoratori talmenti che li somari de la cita de Saona non bastavano a provedeli de pane e ogni jorno ordinariamenti veniva in Saona de verso Genoa barcate de pane a vendere a diti lavoratori quale pane pezava più 4 /’ e 5 / onse per resta che non sazia quelo de li somari de Saona e domino paulo cazanova e dno paris pinelo chi erano sopra stanti a dita fabrica se avideno de questa robaria che sazia li somari de Saona subito andono a trovare lo podestà di Saona nominato catanio pinelo da ierezo (1) e gè feseno intendere la deferencia che aviano trovato nel pezo da lo pane venuto da Genoa a quelo fahricato in Saona e gli pregono gè volese dare remedio e lo podestà gli dise che questo non tocava a lui e che tocava ali anciani pero che lui gè lo farà intende che se provedera a quelo tara bizogno e lo podestà subito lo fece intende ali anciani li quali anciani lo jorno sequente feceno eledone de trei citadini quali avesero cura de vedere dove nasie (nascesse) cosi grande erore e fu eleto a tale oficio dno benedetto conte (2) et dno lorenzo iustiniano (3) et io Ioane

(1) Confonde l’Abate col Commissario o Comandante militare che dir si voglia della fortezza poiché poco oltre vedremo far nuovamente cenno di questo Calamo pinelo come commissario della fortezza mentre che podestà sappiamo dagli Statuti Politici 00. cit. essere stato nel 1542 Battista Spinola, forse lo stesso che lo fu nel 1557 già nominato dal nostro cronista.

(2) Benedetto Conte (dice il Ferro) fu ascritto alla nobiltà di Savona nel 1531, 23 Ottobre, ebbe in moglie Catterina Vasque^ che prese nelle Indie.

(3) Secondo il cit. Codice un ramo di questo nobile ed esteso casato genovese si trapiantò in Savona nel 13 17 con le famiglie Ghibelline. Un Oberto Giustiniani fu Podestà di Savona nel 1455, Paolo nel 1476 fu Vescovo di Noli.

Il Lorenzo Giustiniani che accenna l’Abate fu ascritto alla cittadinanza savonese con la sua discendenza nel 1479, ‘4 APr’le- li Belloro nota in augustino abate quale oficio subito con bona diligencia risercono dove usiva questo fraude e asai presto trovono la cauza chi e questa che la lustrissima signoria de Genoa lano de 1532 si ordino che la mezura de lo grano in Saona se avese a deminuire e metela como la mezura de Genoa e cosi fu fato e li somari visto dimenuire la mezura domandono che gè fuse ritato la tarifa del pezo delo pane perche fasendo nova mezura era licito fare nova tarifa e subito si fece ia nova tarifa e con quela lo somaro fabricava il pezo de lo pane e pasati doi o trei ani li signori genoezi cognobero che a avere diminuita la mezura de lo grano in Saona era beneficio de foresteri e gram dano de li citadini masime de citadini genoezi chi ogni ano per la provesione de caza sua ne erano molti di loro che se provedevano lo meze de agosto in Saona tal menti che lano de 1536 per beneficio universale de tuto lo genoeze li signori genoezi feceno tornare la mezura de lo grano in Saona al modo antico e solito pero li somari non risercorno de mutare la tarifa ma si ne andorno a preso a fare lo pane alo pezo de la mezura picola e questo fraudo duro da lano de 1536 fino alano de 1543 poi li diti trei oficiali eleti sopra questa cauza avendo scoperto lo fraudo dove era venuto ne andono dali anciani e gli feceno intendere quanto aviano trovato e li anciani gè ordinono che aveseno a fare una tarifa nova a propinata ala mezura

Havendo il eazanova e lo pinello noticia como li anciani aviano confirmato loficio de li trei citadini a dovere fare la tarifa del pane subito li feceno domandare e li diti oficiali ne andono tuti trei da loro signorie nela fortesa dove fasiano

margine nel codice stesso che questo Lorenzo chiese nel 1539 d’essere ascritto alla nobiltà savonese (come da atti del Comune). Esso sedè fra gli Anziani nel 1544, 45. 47,49ì! fabricare ivi fumo volontera visti e se tirano da banda e ragionando insieme li comesari diseno ali trei oficiali molte cose donan doge avizo de quelo aviano a fare per fare non fuzeno inganati da li somari e tra le altre cose gè diseno che tuti doi loro lano pasato aviano fato questo oficio del pane ne la cita de genoa e che se noi vogiamo fare cosa bona che sopra tuto che noi faciamo il nostro pane semsa intervento de alcuno somaro dicendo che se lombra de uno somaro cadeva sopra lo nostro pane che se troveremo inganati e non se farà cosa iusta e loficio nostro li regracio de lo bono avizo ne aviano dato e cosi prezemo licencia in pace

E jonto lo oficio nostro in la lobieta de la governarla tra noi fu concluso de andare’ a fare la esperiencia de più sorte grani per esere bene chiari de quante libre de farina seria una mina de grano e poi vedere quanto pane a nomerò

e a pezo ne faria una mina de grano per potere fare la tarifa iusta sia per lo somaro sia per queli che comperano il pane e lo jorno sequente ne andasimo in reba (i) ivi comprarne una mina de grano lombardo ala razone de lire 5 p / 15 la mina eciam una mina de richela (2) pur a dito predo e limo e latro era del megio chi fuse in reba poi lo fecemo bene mondare e caricare e doi de noi andasimo alo molino e como fu mazinato la fesemo portare in lo monestero de la nonciata ivi ne fesemo fare pane bianco e pane de tuta pasta poi su

(1) Sia a Savona che a Genova prendevano il nome di Raiba i magazzini che servivano a deposito e negozio di biade. In Savona fu costrutto nel 1322 essendo podestà Beccarlo Beccaria, in seguito verso il 1500, pane dei suoi locali che mettevano verso l’antica piazza Colombo, furono usati a Dogana. Nel 1604 e 1605, ivi venne costrutto l’avancorpo dell’attuale Dogana rifabbricato sull’antico (Vedi deliberazione Comunale dei Consiglio grande 5 Aprile 1604-1605).

(,) Richcla o uccella, specie di grano di sceltissima qualità. la sua prima levatura lo fesemo infornare e la mina de lo pane bianco ne fece libbre (lire) 235 de pane ben coto e la mina de lo pane de tuta pasta ne fese lire 295 de pane de tuta pasta e fato lo conto lo grano a lire 5 per 15 la mina e più sodi 30 per mina che gè dona la comunità per le gabele legne e guadagno avemo trovato che retrato la valuta de lo breno (1) e de lo revezolo (2) che lo pane bianco costa dinari 7 la lira e quelo de tuta pasta costa dinari 5 3/i la lira e con questo fondamento lo nostro oficio fece la tarifa fata e scrita per mano de Io Ioane agustino abate e misa dita tarifa in governarla ivi stete fino che la comunità a jonse nove gabele sopra la gabela de lo forno e dita tarifa fu fata lano 1543 con fondamento che lo grano gabela de forno e legne costava lire 7 d 5 e lo pane bianco pezava onse 36 la resta soe pani 5 da dinari 4 luno e lo pane de tuta pasta pezava onse 42 la resta soe 5 pani da dinari 4 luno e fato questo pane lo portamo a mostrare alo podestà et ali comesari in castelo e tuti restono satisfati sia de lo suo pezo e sua bontà

jDeRNARDO GAVOTO LA SIGNORIA DE GENOA LA FATO PRENDE

IN SAONA A SUSPETO

Lano de 1543 ali 4 de ienaro a hore 23 72 il capitanio Ioane Fransesco da lerezo de ordine de la lustrisima signoria de genoa a prezo in Saona domino bernardo gavoto citadino di Saona e subito lano conduto nelo castelo di Saona e la marina sequente lo miseno a cavalo e lo conduseno a genoa

(1) Crusca.

(2) Cruschello. acompagnato da 18 archibuzeri e lo retenero in Genoa alquanti jorni ivi più volte fu ezaminato ne mai trovono culpa alcuna e ultimate mandorno a prende li soi liberi e tute sue litere de lano de 1542 in le quale non se trovato che abia fato salo alcuno e di perzente fu miso in libertà semsa dano alcuno e se ne vene a caza sua pero per lo gram timore che ebe stete alcuni jorni mal disposto e asai presto fu fato sano

LJnO GRANDE VENTO E PASAGIO DE INFINITI GR1LI DE I542

Lano de 1542 ali 15 de agosto ia note sequente vene ne la cita de Saona tanta furia di vento che scropiva le caze coperte de chiape (1) como aria fato uno masacano e buto abaso in ia cita de Saona molti fomeroli e tra li altri mise abaso lo nostro fomeroio e casco tuto sopra lo teto semsa fare dano alcuno ne manco rompite una sola chiapa E poi lo medemo ano de 1542 ali 30 e ali 31 de lo dito meze de agusto in queste nostre bande se vide pasare tanti grili che ascurivano il sole e poi ali 13 e ali 14 de setenbre ne torno a pasare più soma che non erano li primi e tuti erano grili molto grosi che in altri paezi li chiamano cavalete e sono longi 3 e 4 dita e se fuseno stati fermi ariano mangiato fino ale scorse de li arbori e in Saona tuti li ortolani stavano vigilanti in soi orti a oviare che non demorasimo casandoli fora con fare rumore e con cane e bastoni perche dove demoravano mangavano li fiuti e lo fogiesso

(1) Ardesie,

V INO INGACIATO NE LI STEROLI IN LA CITA DE SAONA DE 1543

Lano de 1543 ali 3 de frevaro vene in Saona uno mulatero de cari a vende vino de lo quale ne vendete a una dona che avia apreso santo Iuliano uno sterolo (osteria) e lo fece portare a caza e lo fece votare in uno suo barii oto e finito de vodare lo bariloto mancava più de lo terzo e perche lo bariloto pezava la dona credendose gè fuse del vino tenea vodando e vene fora uno pedo de giasa e la dona preze lo bariloto e ne andò da li mestrali chi erano Nicolao da signore (t) e Ioane sterlino e Nicolao archioto li quali subito venero da s Fransesco dove era il mulatore quale avia de li altri bariloti de vino da vende e li mestrali ne feseno vodare uno e lo trovono iasato come quelo de la dona e subito feseno desfonda lo bariloto e trovono su li fondi la iacia erta (spessore) 3 dita eciam atorno lo bariloto gè era la iacia e subito li mestrali prezeno tuto lo vino e lo vendeteno e la valuta la deteno ale moniche poi feceno prende lo mulatero dala iusticia quale subito confeso como lui avia miso laqua in lo vino e subito lo feceno incarserare (2) lui e lo suo compagno per sali scoare pero ale pregere deli signori de cari fumo relasati con la pena de pecunia nomerata

1-/A VENUTA DEL PRINCIPE DORIA IN SAONA CON GALERE 45

PER ANDARE IN ISPAGNA I543

Lano de 1543 ah 8 de aprile vene ne la cita de Saona il principe Doria con galere 45 per volere pasare in Spagna

(1) De Signore, Strelino, Archivolto tre famiglie savonesi.

(2) Quanto avrebbe a fare 1’ attuale Giustizia se dovesse condannare tutti gli osti che aggiungono acqua al loro vino I… per portare Carlo quinto imperatore in Italia poi ali 21 de dito meze e venuto in Saona galere 8 de Napoli le quale ancora loro vano in Spagna ali servicii de sua maiesta

I 1-/A FORTESA DE SAONA FABRICATA DI NOVO SE TROVA ESERE

DEFENSIBILE DE 1543

Lano de 1543 del meze de aprile esendo la fortesa fata di novo in Saona defensibile li signori genoezi la feceno bene fornire de artalaria e de ogni sorta municione e de vitoalie e ali 19 de aprile resto bene fornita poi ali 23 de aprile de 1543 hano dato principio a mandare uno comesario quale abia in custodia dita fortesa e cosi ala dita jornata la lustrisima signoria a mandato per comesario de dita fortesa dno catanio pinelo in Saona e con lui una bela compagnia de soldati con ordine che ali 25 de aprile lo dito comesario e soi soldati habiano a intrare in dita fortesa e che per spacio de trei mezi non sia licito a dito comesario ne ad alcuno de soi soldati de esire ne de jorno ne de note de dita fortesa ne meno gè sia licito durante lo tempo de li trei mezi de lasare intrare persona alcuna in dita fortesa risalvato lo podestà de Saona et il capitanio Ioane Francisco de lerezo e altri chi aveseno licencia in scrito da tuti li percuratori e di presente lo dito comesario fece murare la porta de dita fortesa de verso chiapinaro adi 25 aprile

1-/A VENUTA DE CARLO QUINTO IMPERATORE IN LA CITA DE

SAONA LANO DE 1543 (i)

Disopra noi abiamo dito como di questo ano de 1543

(1) Era la quarta volta che Carlo V veniva in Savona, partito da Barcellona per la Fiandra contro il duca di Cleves. ali 8 de aprile lo principe doria se parti de Saona con 53 galere per. andare in Spagna per conduere la cezaria magesta e molti altri signori spagnoli che tuti volevano pasare in Italia e asai presto lo principe con le galere jonse in barselona ivi trovo sua maiesta il quale alegramente lo resevete ivi trovo 44 vaseli queri con gram numero de fantaria che sua magesea li avia fati reduere inseme per imbarcase per pasare in Italia per guardia de sua magesta e jonto lo principe subito li soldati con soi bagagi se imbarcorno sopra li 44 vaseli sopra diti poi apreso sua magesta con gram nomerò de signori e tuta la sua corte se imbarcorno sopra le galere sopra dite e la prima setimana del meze di magio tute le galere e turi li vaseli queri se” panino da barselona e date le vele al vento venero navicando verso genoa e perche lo re di Fransa avia alquante galere armate lo prencipe Doria con le sue galere a compagnava li vaseli queri e quando tarmata de cezare fu sopra marsegia usi de marsegia 12 galere e se miseno alato ala fortesa de marsegia e poi ne esino due uno poco più avanti e subito ne usi due de quele de lo principe andando verso quele due de Fransa e como le due de Fransa videro che andavano contra di loro gè tirano due canon ate e quele de cezare gli feceno riposta tirandoge due canonate pero erano lontane lune da le altre e non gè fu dano ne a luna ne alatra parte e subito le franseze se tirano apreso la fortesa e le inperiale ne andono a suo camino e como larmata inperiale fu ionta sopra de Nicia lo principe Doria con 15 galere dove era sopra sua magesta e tuti li signori spagnoli che con lui se erano inbarcati si misenoin Di questa venuta fa menzione il Faìletti, come scrive il Verzellino (op. cit. voi, 20 pag. 42) in 17 esametri al libro 20 del suo De Bello Sicambrico. nanci a venire verso Saona e lo resto de tarmata veniva in compagnia deh vaseli queri e ali 24 de mazo de 1543 la cezaria magesta a ore 8 1/2 jonse in la cita de Saona con lui avia 15 galere e dito jorno era la festa del corpus domini e subito sua magesta caro in (era con gran numero de signori e di periati ivi fu reseputo da 6 nobili ambasatori de genoa e da lo podestà (1) de Saona e da li anciani acompagnati da molti citadini e di prezente sua maiesta fece intendere alo podestà como sua maiesta voleva venire acompagnare lo corpus domini e sua maiesta diseze ne lo palacio de la signora benedeta spinola acompagnate da li signoroti spinola soe dalo signore abate e da lo signore alfonso spinola insieme li S ambasatori e lo podestà e li S anciani de Saona e jonto nelo palacio intro in una camera a riposare e ordino ali soi eamereri che ale 12/ ore lo debeno domandare e cosi fu fato che sonato le 12/ ore sua maiesta se mise a ordine per andare ala mesa che se avia a cantare in santo dominico per esere noi privi de lo domo e più perche li frati de santo Fransesco non volseno che se donase principio de levare la prosesione nel suo covento dubitando che non se periudicasino acio che la cita non se lo apropriase per domo e de perzente tuta la cherezia se reduse in santo Dominico e ale 13 / ore sua maiesta e periati e signori e ambasatori e anciani e lo podestà tuti se trovono in s Dominico e sua maiesta ne intro in coro e li canonici e li muzichi e sonatori de cezare cantono la mesa e tuti stavano sopra lo pontile chi era a mezo la iezia e finita la mesa se deté principio ala prosesione al solito e sua magesta con lo capo scoperto semper andò apreso al corpus domini e li soi periati gè andavano in nanci con una mirabile riverencia cantando basamenti li

(1) Era podestà Francesco Centurione. ordeni de la iesia è lo arsivesco comensava li salmi e li altri periati gè respondeano con modo molto ezemplare e jonto lo corpus domini in lo chiostro de s Fransisco cezare se avide che li ambasatori de genoa andavano con la bereta in capo subito gè mando uno servitore dicendo che era honesto che si cavasino la bereta alo santo deli santi e subito se la cavono ne più se la misero fine che la prosesione ■ fu finita e cosi ebe fine la prosesione e ritornati in s Dominico lo arcivesco fese lo oficio de sasardote e dato la benedicionc ogni uno andò ale loro stancie e cezare monto sopra uno cavalo rosio e altri periati e signori tuti montomo a cavalo a mule e a cavali e tuti andorno a soi logamenti de 1543 adi 24 de mazo E poi pozo disnaro la dita jornata de 24 de mazo lo principe doria ne andò a genoa con una sola galera e lo jorno sequente chi fu ali 25 jonse in Saona tuto lo resto de le galere di cezare e tuti li vaseli queri erano sopra Saona navigando verso genoa e in Saona se dete principio de imbarcare servitori e b-agagi e subito si fece la ricolta e a sono di tronbe tuti se imbarcorno e sua magesta usi de palasio insieme li ambasatori e gram nomerò de signori a compagnati da tuta la cita e venero in la calada e subito tuti queli se aviano a inbarcare fumo inbarcati con tirare tanta artalaria che tremava le arie e navigando verso genoa lo jorno medemo sua magesta jonse in genoa ivi stete fino ali 2 de junio fino ale 12 ore poi se parti cavalcando verso pavia ali 13 de junio

AN LA CITA DE SAONA ANO AUTO NOVA COMO LARMATA TUR CHESCA SIA A OSTIA E OGNI UNO ATENDE A FUGIRE

Havendo lo re di fransa liga con lo gram turco lano de 1543 e per volere danincare li lochi inperiali dico che dito re lano de 1543 ordino alo gram turco chi dovese mandare una potente armata a unirse con tarmata de lo dito re e ali 23 de junio vene la nova como larmata turchesca era sopra lo reame de napoli e poi ali 25 de junio vene nova e letere in Saona como dita armata era sopra hostia e ancora che in Saona avesero de novo fabricato una bela fortesa avendo li saonezi la nova de dita armata con grande diligencia tuta la cita di Saona atendeva a mandare fora le robe e le masnate e la cita de Saona resto con poche persone e cosi fece tuti li altri- fochi maritimi da roma fino a nicia de proensa salvo genoa e ancora che la dita armata tocase in lizola de lerba e de corsega pero mai sopra lo genoeze di poi de la nova de avela vista sopra ostia mai se ne ebe nova alcuna salvo che ali 5 de lugio la fu vista sopra tabia oto o dese migia in mare e subito lo podestà de tabia ne dete avizo alo podestà de alasio fasendoge intendere che faseseno bone guardie e jonta la litera in alasio como larmata era in rivera sopra tabia subito Ioane batista averame la medema fornata me scrive a me Ioane agustino abate como la dita armata ali 5 de lugio era sopra tabia e che lo podestà de tabia lavia scrito alo podestà de alasio e ali 5 de lugio a ore 22 io ebi dita litera e si non la volsi palezare perche io non gli dava credito solo la mostrai a qualque mio amico poi ale 24 / ore vene da alasio la fregata de li comerchi dove era augustino de locavo comesario quale dete la medema nova e io visto questo palezai la mia litera e di perzente lo magnifico podestà de Saona mi fece domandare e io subito andai da s S e lo trovai in palacio con molti citadini ivi me domando se era vero che io havese auto tale nova e jo gè mostrai la litera che avia auto e alora tuti deteno fede che larmata fuse pasata a ponente poi ogni ora veniva nove fresce de la sua pasata e questa nova dete uno poco de riposo a tuta la rivera e navigando dita armata ala volta de proensa ali 8 de lugio se trovo sopra de fresu dove il nostro signore dio comenso a demostrare lo beneficio che portavano li turchi a caza loro dico che in uno momento se mise in terra e in mare uno temporale tanto scuro che non se poteva vedere le arie portando tanta tempesta e gragnole grose como nose e como castagne che amasavano lo bestiame ala campagna e ne porto fino ale scorse de li arbori e questa si fu la bene :- ta che dete turchi ah proensali chi fu ali 8 de lugio de 1543 in dominica poi navigo dita armata verso santa Margarita ivi dete fondo e sorse le ancore quale armata era 150/ vele soe galere semto e quaranta suste e dodesisi nave ivi caro in terra lo capitanio sam paulino e altri personagi

J N LA CITA DE SAONA GENOEZI ANO MANDATO A SPIANARE LE

TORRE EGUALE ALE CASE 1544

Lano de 1544 ali 9 de marzo la lustrissima signoria de genoa mando uno comesario in la cita de Saona con posansa de fare appianare tute le torre de dita cita e quale ala altesa de le caze dubitando che dite torre non aveseno a nozere ala fortesa di novo fata in dita cita e ali io de marzo lo dito comesario fece fare li ponti a torno le dite torre e ali 12 de marso fece carare in terra la campana grosa dela torre de lo brandale e dato principio a ruinare la torre e subito li saonezi suplicorno in signoria e otenero che se avese a mancare de ruinare le dite torre e subito auto questo ordine li saonezi ano tornato a fare metere la campana grosa a suo lobo pero seria stato megio e manco speza per saonezi che non haveseno suplicato cosa alcuna perche poi de avere tornato la campana a suo loco pasato che fu doi o’trei mezi di novo vene uno altro comesario con ordine de fare ruinare le sopra dite torre eguale ale càze e subito le fece ruinare tute de 1544 (1)

1—<A ROINA DE LO COVENTO DE SANTO DOMINICO DE SAONA

DE I545

riavendo la lustrissima signoria de genoa fato fabricare in la cita de Saona una fortesa inespugnabile ala quale lo

(i) A questi ordini di demolizione della Serenissima altri ancora, per lo stesso scopo, ne seguirono, e nel 1552 ne assumeva l’esecuzione il savonese Battisti Sormano, fratello ai due scultori Leonardo e Gio. Antonio, già esperto, come dianzi provammo, in simili patriottici uffici. Di ciò ne è prova il documento che riporta l’Alizieri (T. I. pag. 334 op. cit.) estratto dagli atti dell’ Eccellentissima Camera.

« In nomine Domini Amen: Anno salutifere Nativitatis eiusdem millesimo quingentesimo quinquagesimo secundo Indictione decima die X octobris : Cum sit quod 111. Dominatio ordinasset quod turris Brandalis Communis Saone demoliretur seu abbassaretur adeo quod non posset inferre lesionem seu damnum Arci {quando mai mancarono scuse ai potenti per

mtare le loro ingiustizie!) sive fortilitio prefate 11. Dominationis sit que etiam verum quod Magnifici D. D. commissarii diete Arcis ordiaassent D. D. Antianis Saone ut dictam turrem demoliri et abbassari facerent sumptibus et expensis dicti Communis Saone et dicti D. D. Antiani acordassent medio D. D. Bernardi Corsi et Scipionis Berruti presente me Notario et Cancellarlo infrascripto magistrum Baptistam Sormanum ad dictam demolitionem faciendam prò pretio librarum sex prò singulo godo et ultra quod attractus eiusdem turris essent eiusdem mag. Baptiste…. et sit verum mag. Baptista demoliverit palmos centum diete turris frontispitio computato…. dichiara il Sormano di averne ricevuto a più riprese il par-amento dal Podestà di Savona nomine Eccelse Reipublice Gènuensis. Actum Saone in sala inferiori palatii Cau. Communis Saone in quo iura redduntur : presentibus testibus Bernardino Rastellino et Io : Antonio Scarella civibus saonensibus vocatis et rogatis - Marcus Tullius de Laurentiis notarius et cancellarius publicus saonensis. covento de santo Dominico gè restava soto e molto apreso e loro signore dubitando che dito covento e iesia non havese a nozere ala dita fortesa ordinono de farlo ruinare e cosi ali 20 de aprile de 1544 deteno principio de butare abaso lo capitulo de dito covento poi de jorno in jorno ne andavano minando dito covento e ah 22 de aprile li frati ano levato la casia del cardinale spinola con tuti li fornimenti de la sua capela quale era fornita tuta de marinari bianchi con una bella sepoltura e più ano levato tuti li paramenti de la sacrestia e questo si fu a saonezi nova piaga per che semper lo inzegnero a tenuto dito che dito covento resteria intrego risarvato lo campanile e saonezi stavano de bona vogia che ancora che aveseno perduto lo domo restando questo covento tanto honorevole e bene situato si sariano acomodati de dito covento e questa medema jorhata de li 22 de aprile li signori genoezi scriseno ah frati de dito covento chi se doveseno tirare a oficiare in la iezia de santo Ioane apreso ala porta de la cita e cosi li frati de santo Dominico ali 24 de aprile de 1544 hano dato principio a oficiare in santo Ioane

JL-r-A ARMATA TURCHESCA E APRESO LA CITA DE SAONA PER

RITORNARE IN LEVANTE DE 1544

Esendo stato barba rosa con larmata turchesca in le porte de proensa circa uno ano e avendo abandonato Nicia per cauza de lo socorso che gè avia dato il duca de Savoia e più visto che lo re de Fransa e ocupato a defende lo suo paise da Carlo quinto imperatore lui se deliberato e a ordinato de partise de proensa e de ritornare in levante con la sua armata e questa nova subito corse le poste per tuto lo paize fino nel gorfo de veneria donando nova como larmata turchesca avia da pasare per ritornare in levante e tuti li lochi debili de le marine deteno a fugire le robe e le masnale e li lochi forti a fortificase- e a fare bone guardie e cosi la dita armata lano de 1544 ali 27 de mazo se parti da villa franca navigando verso levante e la medema jornata a ore 12 si trovo apreso Saona ivi trovo lo vento contrario e fu sorsata a tornare verso vila franca e jonta sopra finale trovo altri venti e si rivolto e ne vene a sorzere in lo porto de vai e ale 19 ore larmata era tuta sorta in lo porto de vai ivi deteno la fede che ogni persona potese andare e ritornare seguri si con vitoalie como semsa vitoalie dove gè andò molte persone semsa dano poi ali 28 aparse sopra Saona 12 / 015/ migia in mare una nave da calari (Cagliari) caracha de lane chi erano quazi tute de saonezi chi veniva di Spagna e subito gè usi apreso 8 galere e in breve gè fumo a tiro de canone e gè tirano da dese canonate una de le quale gè ne porto larboro de lo trincheto e una altra se buto abaso le antene. dela mezana e asai presto la prezero con tuti li omini che gè erano sopra e la condusero in vai ivi prezeno tute le lane e tuti li atresi e volendola bruzare se gè aprezento uno servitore de lo principe doria quale se trovo costi e gè domando dita nave in dono e cosi gè la deteno per sua eciam dita armata avia prezo sopra alasio uno galione semsa omini carico de tormagi e de grano ehi era de regosta ivi gè prezeno tuti li formagi e tuti li atresi e parte de lo grano e se li divideno tra loro e ivi se trovo uno joveno de alasio nominato levantino del brusco il quale ricato lo dito galione con queli pochi grani che gè restava dentro per A 114 e se con-‘ duse lo galione con li grani in Saona e li orni de la nave tuti restono schiavi e li mercanti de Saona de chi erano le lane chi erano in la nave de calari che aviano preza se misero insieme per andare a vedere de recatare le dite lane ma non gè fu tempo perche ali 29 de dito ale ore 22 tuta larmata se mise ala vela navigando ala volta di mare poi ah 30 dita armata ebe vista de una nave carica de ahimè e gè deteno la casia e la prezeno sopra de arbenga e li omini de dita nave tuti scapono sopra la barca de dita nave quale barca investi in la piagia de arasio (Alassio) tuti a salvamento

E poi dita armata navico verso levante e preze stancia in ferera ivi stete 3 iorni aspetando uno corsaro nominato dragut raus quale era chiavo de lo principe doria e barba rosa gè avia mandato lo suo recato e jonto dragut subito larmata se parti de ferrerà e ne andò a talamone e lo preze ivi fece molti crestiani. schiavi poi ne andono a zigli ivi gè piantono lartagaria e lo prezeno con tute le robe e persone chi erano in quelo loco poi prezeno porto èrcoli e lo bruzono poi di note andono a Montignano molti turchi e lo prezeno ivi feceno molti crestiani schiavi e tuti questi lochi erano de senesi e nota che quando la dita armata era in ferrerà lo principe doria con 30 galere paso verso Napoli che mai la dita armata ne ebe veduta e le dite 30 galere fumo la salvacione de tuto lo reame de Napoli per che era de nesesita alarmata turchesca de andare tuta insieme per dubio de le 30 galere de lo principe e dita armata paso subito lo reame de Napoli semsa dare dano aloco alcuno e cosi la dita armata se ne torno in levante in suo paize portando seco più de sete milia crestiani schiavi la più parte nisardi e quazi tuti done e puti che mai fu vista tanta crudelita como a a fato questi cani pero sta serto che lo nostro signore dio a sentito la voce e lamenti fati da quele done e puti e ne donerà castigo a coloro chi ne sono stati causa de 1544 de junio e lugio

l—(0 PRINCIPIO DE FARE LE CASIE PER RIPARO DE LA DARSENA

DE SAONA DE I546

Lano de 1546 lo meze de aprile visto li saonezi che ]o murato fato lano de 1541 ala sima de lo molo non era bastante a conservare la boca de la darsena per che ogni yorno creseva la piagia di novo li saonezi suplicono de nansi ala lustrissima signoria de genoa tasendogli intendere como per la conservacione dela darsena de Saona a bisogno de novo remedio altramenti in breve resterà destruta e la boca de dita darsena se venira a inpire e sejudera e la signoria avendo intezo la rechesta fata da saonezi volendo loro signorie farse chiari de quelo che saonezi domandavano fu concluso tra loro signori de mandare in Saona 4 de li primi citadini de genoa esperti in le cose maritime quali abiano cauza de revedere e bene considerare se sia de nesesita de fare ripari per la conservacione de dita darsena e il loco dove se abiano a fare e visto che averano abiano a referire ala signoria quelo che alo parrà de fare perche esendo de nesesita la signoria vole donare remedio per conservala e subito la signoria fece eledone de 4 cittadini esperti in le cauze maritime sioe il nobile Ioane Salvego q benediti et dno Ioane Spinola caneto et dno Ioane batista doria q Gregorio et dno ambrosio Fioriam li quali de perzente ne venero in Saona e como turno desesi in terra da molti citadini saonezi fumo reseputi e acompagnati nel loco insieme loro molti saonezi omini

maritimi e tuti in sieme andavano rivedendo e diligentementi considerando quelo sazia de bisogno e visto e revisto il tuto semsa mai fare moto alcuno ne mai dire la sua volontà a persona alcuna lo yorno sequente se imbarcorno e ritornono in genoa e yonti in genoa tuti 4 insieme comparsono in segnoria ivi ano referito quelo tanto che ano veduto e più ano dito ala lustrissima signoria quelo che fa de bizogno fare volendo conservare la dita darsena e avendo la signoria intezo che volendo conservare la dita darsena e de nesesita de donage novo remedio e di perzente ordinono che se avese a fare sopra la ponta de ia muragia de dita darsena parmi semtum de muragia la quale muragia dovese andare ala dritura de co de monti e di perzente la signoria dete a saonezi ampia posansa de potere fare dita muragia e più che saonezi posano metere in la cita de Saona nove gabelle per pagare la speza che se hara a fare per dita muragia pero con questo ordine che de la speza che se farà che saonezi ne debiano pagare le due terze parte e latra terza parte li signori genoezi gè provederano loro

E auto li saonezi libertà de fare dita muragia subito feceno uno oficio de 3 citadini quale oficio avese a oficiare in compagnia de lo oficio de la darsena e tuti 6 insieme avese cura de fa fare ia fabrica de dita muragia soto quelo megore modo che a loro parrà servando quelo tanto che la signoria a ordinato e questi doi oficii de 6 citadini de Saona sono 2 nobili e 2 mercanti e 2 artista e li trei onciali de là darsena sono questi soe dno bernardo graso (i)e m visenso

(1) Secondo il Ferro ed il Belloro parecchie famiglie dalla Lombardia vennero ad abitare in Savona e fra queste si dovrebbe, secondo essi, pure annoverare la famiglia Grassi di Milano, cui appartenevano Tommaso Grasso arcivescovo nel 769 di quella città, Alberto e Landolfo Grassi ambedue in seguito pure Arcivescovi di Milano, l’uno nel Si), l’altro nell’anno 902 (ciò giusta l’autorità dello storico Morigi). Cos’i vi appartenevano Francesco Grasso Presidente del Magistrato di Milano, Governatore di Bologna eletto poi Cardinale da Pio IV. Alcuni di detto casato circa il 1000 vennero ad abitare in Savona. Il G. T. Belloro, con atto di compra, li prova prima che a Savona, in Voltri, ove ancora dimoravano sino ai principi del 1400. In questi brevi appunti biografici ci serviamo, come avrà potuto vedere il lettore, del Belloro, de! Verzellino ed in special modo del Ferro che ha il pregio d’ essere avvalorato da note e citazioni di atti notarili la cui scrittura riteniamo del Belloro, diligente ed esatto compilatore di alberi di molte famiglie savonesi, sgraziatamente inediti. Sappiamo grado alla famiglia Go.co, cui questo Codice appartiene, per la gentilezza che ebbe di metterlo a nostra disposizione.

Il Ferro dal 1100 alla metà del 1300 annovera dei Grassi a consoli e

12 remerò et Jo Joane agustino abate li altri trei oficiali fati di novo sono questi soe dno benedeto conte e m nicolao de cunio (i) et amblozio dalfino li quali 6 oficiali ano diligente mente risercato de trovare il megore modo che sia stato posibile a fare dita muragia e ano auto per consilio da omini chi ne ano fato speriencia che lo più facile e più seguro modo che se posa fare ‘si era questo de fare in terra casie

consiglieri del Comune di Savona, fra cui Pellegrino che nel 1188 prese parte alle convenzioni con i Marchesi di Ceva; Guglielmo Grassi che nel 1207 fu ammiraglio dell’armata Genovese ed esso pure uno dei Consoli di Savona. Il Verzellino nota Bernardo Grassi capitano di mare che patronizzò Giuliano Strelino nel 1551, Girolamo Grasso Tesoriere nel 1572 della Cattedrale di Mursia la cui dignità rende ogni anno scudi tremila (Verzellino {empty}T. II. pag. 88). Così pure nota Bernardo cui è cenno nel nostro A. ed i fratelli Antonio e Stefano, i quali dice ben visi a Carlo V. Sulla fine del cinquecento un Gio. Tomaso dell’ ordine dei -cavalieri di Malta mori in Salerno nel,607. Camillo suo fratello Barone di Castelvetere fu padre del celebre matematico Orazio Grassi della Compagnia di Gesù, avversario di Galileo sulla natura delle comete; alcuni, come il Garoni, lo vollero erroneamente Architetto della chiesa del Gesù in Roma e del nuovo duomo di Savona. Suo nipote Gio Batta, ascritto alla nobiltà genovese morto nel 1600, fu 1’ ultimo di questa famiglia, il di cui palazzo si scorge tuttora a Savona in Via Quarda, fregiato di belle pitture dei Semino.

(1);e Cunio. La famiglia De Cuneo era ascritta alla nobiltà savonese, imparentata coi Gavoni, cui Traversagni, coi Della Rocca, Sansone, Vegerio ecc. Aver.-, ueilo stemma il leone ritto in campo giallo, sormontato da un cuneo in campo azzurro. Possedeva casa in via Quarda Superiore, ma fu da poco abbattuta per il prolungamento di via Paleocapa.

La famiglia De Cuneo aveva sepoltura particolare nell’antica chiesa di s. Agostino. È particolarmente nota tale famiglia per quel Corrado De Cuueo, il quale con atto del 19 Agosto 1474 in notaro Giovanni Rogero vendette a Domenico Colombo padre dello scopritore dell’America, due braccia di terra a Valcalda in quel di Legino. Egli era fratello di Sebastiano, che si trova nel procedimento fatto in Savona contro gli eredi di Domenico Colombo per il pagamento del prezzo di dette tetre,’cioè contro Cristoforo, Bartolomeo e Diego Colombo, di ligname e fate che serano metele in mare e quele conduele al loco dove sea da fare la muragia e iusta mente mise che le dite casie se abino a inpire de bona muragia e per dare compimento fecemo eledone de uno maistro masacano nostro capo de overa che fu maistro simone charlone il quale di perzente dete ordine a fare conduere pietre e calsina e più detemo bono ordine a fare venire legnami apropiati a fare casie e ali 2 de yunio de 1546 detemo principio a fare lavorare de legname e la prima casia la feseno longa 25 parmi e larga parmi 24 e alta parmi 24 e ali 26 de lugio misemo la prima casia in mare e detemo principio de lavorare de pietre e de calsina e la seconda casia la fasemo metere in mare al primo de setenbre e Io Ioane agustino abate fui eleto casero e spenditore de dito oficio fino ala fine de lo nostro oficio e in tempo de lo nostro oficio noi fesemo fabricare casie tre e a nostro tempo se fece nove gabelle deputate a la dita fabrica de dite casie e nel fine de nostro tempo ne vene a mancare li denari che le gabelle non poteno compire al bisogno e lo consilio dela cita de Saona dete posansa al nostro oficio de fare lochi de comune quali lochi se avesino a desbitare de la intrata dele nove gabelle che se erano mise al tempo delo nostro oficio e finito le dite tre casie Io Ioane augustino abate a prezentai lo conto de le spezc che avia fato de setimana in setimana e lo dito oficio lo revide tenendo lo libero in mane aperto dove dno bernardo graso avia scrito dite speze de setimana in setimana e di perzente dno bernardo graso ne trete copia bene intitulata e bene ordinata la quale copia di poi de avela aprezentata ali signori anciani lo nostro oficio la mando in signoria a genoa jL/A ILLUSTRISSIMA SIGNORIA DE GENOA HA DECRETATO SO 1*0

LO MODO CHE SEA DA TENIRE PER DOVERE FARE LE SPESE A

FARE LI REPARI PER LA CONSERVACIONE DE LA DARSENA DE

SAONA COME QUI SOTO VEDRAI SCRITO (i)

Illmus dominus dux et magnifici gubernatores ac procuratores excelse reipublice genuensis memores concessisse ancianis Saone facultatem restaurandi darsenam intra portum dite civitatis positam iusta relacione fata per nobiles Joannem Salvegum q. benedeti et Joannem Spinola de caneto et Joannem batistam doria q. gregorii et ambrosium fioriam et inter cetera in decreto dite concesionis recepto per me camm instrumentum anno presenti die 16 aprilis declaratum fuiset duas tersias partes inpense et poniende indictam reparacionem et restauracionem spesante debere saonensibus et reliquam terciam partem repartiri et asignari secondum et prò ut per preditos Ills11108 et mcos exclaratum fuit et volentes venire ad exclaracionem preditam auditis hodie ditis nobilibus Joannem et sociis quibus et verbo data fuit cura considerandi circa modum et formam reparacionis et asignacionis dite tercie partis considerata relacionem per vos fata et sequentes formam e eiusdem ad carculos sese absolventes omm modo Exclaraverunt et ordinaverunt quod dita tercia impositam preditarum assignari et repartiri debeant in omnibus prò ut infra

(i) Le lettere latine che seguono sono talmente piene d’errori che stemmo in forse di pubblicarle o no. Le stampiamo quali si leggono nel codice chiedendone venia al lettore poiché il rammendarle equivarebbe a rifarle. 11 tentare di rintracciarle nell’Archivio Comunale richiederebbe gran tempo per il disordine in cui si trova e non francherebbe la fatica, data la poco importanza che hanno. videi quod omnibus barchis fregatis et vazibus quibus quaquonque existentibus in tota riparia ocidentali incipiendo ad eaptu vultri cuius quouque capasitatis e portate sint ded0 modo vaza ipsa sint capacitatis que ingredi posint darcenam preditam patroni eorum solvent et solvere debeant ad racionem solidorum desem lamie prò portata minarurn semtum ita quod prò qualibef vase uts portate minarum semtum solvantur diti soldi desem et respetive plus et minus secondum portatas eorum et cuiuslibet eorum prò anno unum exclusis tamtum modo barchis et fregatis e vasibus spetantibus saonenses ipsi habeant onus duarum tcrciarum parcium ditarum in spensarum et exclusis barchis et fregatis et vazibus capitanus vultri que esent minoris capacitatis minarum quinquaginta mandantes quod omnes et singulis pretores e seu ofieiales ezestentes in locis dite riparie statin ezigant a patronis ditorum vazorum vid qnolibet ditorum ofîcialium ab exstentibus in iuridicione sue potestarie ratam eiusdem et cuilibet eorum respetive ad racionem preditam tangentem et quia darsena predita eciam quo modo erit alliis vazibus navigantibus que non sunt de iurdicione pte et zse republice ordinaveruntet quod aquibus quoquonque vazibus prò quibus non fuiset soluta porcio predita ezigatur per deputantes in Saona ad resturacionem darsene predite semper et quando quoquonque vaza ipsa ingredentur in ditam darsenam et seu daret ancoras intra aque zinole et arb’isole domodo ipsa vaza sint prout superius ditum est capasititatis quod posint in ditam darsenam ingredi declarantes quod soluta dita porcione ofieiales qui respective ezigent tantum ab illis qui esent de dita riparia occidltis que ab illius modis preditis facient fidem quelibet solvendi de solucionem sue porsionis qui ezende nichil alium o e ce (?) premisa prò dito anno solvere teneantur JLhtI BERRETÉRI E LANER1 DE LA CITA DE SAONA HANO SUPLI CATO IN SIGNORIA DE GENOA PER CAUSA DE LE TR1DENE

CHE FANO LE DONE DE VILLA DE LANA FINA A LORO ARO BATA I546

Lano de 1546 ali 21 de yenaro larte de bereteri e de li laneri de la cita de Saona suplicorno denanci ala lustrma signoria de genoa como li diti berreteri e laneri erano da molti loro fabricatori de le dite arte danificati e robati le loro lane de le quale lane ne sano veste da dona nominate tridene (1) humile menti pregando a loro signorie chi gè vogiamo provedere e subito la signoria gè decreto sopra con bono ordine como qui soto intenderai de 1546 ali 21 de genaro

Duce e gobernatori de la replubica de genoa ali spetabili podestà de varaze e de la stela e de vado e valle de cugiano nostri dileti ali quali le prezente nostre serano ezibite perche per parte deli laneri e berreteri de la cita nostra de Saona ne vene significato qual menti da ani in qua pare sieno fati grosi dani e robamenti da quelle persone che filano loro lane et che ciò in grande e masima parte procede o sia cauzato per lo frabicare che si fa de certe tridene di lana che si pon ali vestiti o sia induementi de le done de villa de quele vostre surgv quale tridene si refere che antiqua mente se instivavano de lane grose et che al persente quasi tute si sano de lane fine e con simile a quele de le quale Librici;;o loro pani e berrete circa il che abiandone risercato li pra 0 di remedio oportuno e per abreviare eobe (1) Tridene. Le moderne Iredenne, tessuto casalingo di lana molto ruvido di color grigio. Si conserva ancora vivo questo vocabolo nel paese di Segno, dove Te vecchie portano ancora vesti di tredenn-e. viare a dita fraude anti che procedere più in nanti ne parse in virtù de queste patente nostre litere dare ad ogni uno di voi de ciò avizo e ordenavi si come vi ordiniamo e comctiamo che ad ogni simplice requesta de li ‘agenti osia agenti de le dite arte ritrovando de ese tridene apreso de qualsi vogia persona et in qual si vogia vestito che queli azeminate da chi laverano conperate e parimente che costringete li venditori di esse a manifestare da cui haverano conperato la lana soto quele pene e modi e forme indicarete più espediente perche si li abia ad intendere de ciò la verità circa il che per avere informacione vogliamo procediate somaria mente et che quele aute de subito ne abiate a mandare sopra Sdendovi poi in non fare altro impedimento fino a novo ordine nostro perché ecosi di niente nostra in fede del che si sono fate fare le perzente del solito sigillo nostro e de la predita replubiea minio da genoa ah 21 de yenaro de 1546 Joane batista canzelero

-LrfANO DE I547 LARTE DE LI BERRETERI DE LA CITA DE SAONA

HANO SUPLICATO ALO Mco OFICIO DE S^NTO GEORGIOAPREZENTATA PER IOANE ANTONIO FERRO E GENESIO DE CAS1NF.

QUELO CHE QUI SOTO INTENDERAI

Ila vostre signorie si apezentano i poveri berreteri di Saona narrandoli como restano in modo opersi che se da V S non hanno remedio per pieta et equità e per iusticia non hanno forma de potersi più mantenere per che adeso pagano li comerchi e ogni gravesa posta sopra le lane dogni altra cosa nesesaria in la fabrica de dite berrete e più che vengano a comperale in genoa con gram destorbo e dano in modo che volendole poi navigare se oltra le altre speze sono da comerchiari gravati como e seguito da tempo in qua la loro arte e into tale roina il che non credano che sia de mente de le S V giustissime e pietosissime e tanto più esendo stato conseso lano de 1526 che in simili carichi li saonezi iuseno tratati como i citadini de Genoa e non li fuse desparita come apare per publica scritura che se ezebisse ale signorie vostre suplicando humile menti che prima che se vendano di novo i comerchi V S vogino in modo dichiarare che essi berreteri da novi comerchiari non posano esere molestati de più che li berreteri de genoa così importando la equieta et esendo cosi de mente de la Illma Signoria che perciò a mandato a ricomandare essi berreteri a V S prestantemente ali quali essi ancora humile menti si ricomandano pregando Dio le inspiie a farli la iusta gracia che rechedano e conservi felici e adinpisca tutti i loro deziderii

Al nome de Dio adi 2 de novembre 1547 De portata et aprezentata fuit ista suplicacio per Ioannem Antonium serrani et Genezium de casina berretarios in Saona eorum nominibus e nomine et ezibentibus vice aliorum berretariorum Saone requirente et ezibenti in omnibus ut supra et lecta per me canzelarium itum coram magnificis pretoribus comperaron! Santi Georgi in intrego nomerò ezistentibus in camera eorum solite residencie

Qui magnei pretores comperarum Santi Georgi inteleto tenore ipsius verbo que auditis preditorum ditis nominibus et que dicere voluerint in sustancia suplicacionis iste ante hac audito Georgio ambrozio gentile de oderico canzelero filmi dominacione qui pte parte Illme dominacionibus retulit ipsam pcam do (?) cupire ipsos berretarios non esse gravatos a comerchiariis q yusticiam quia videtur eisdem quando semel fata esse solucio de introitu cameras gravari non debere tandem de ezitu o de celeri expedicione vizo quo parairo in consensionibus sive decretis Illustrissime dominaciones con dito anno de 1526 per ipsos ezebito quo constai Saone se exspedire et portum facere debere in civitate genue e non in aliquo alio loco intra corvum et monicum e in civitate genue se expedire e solvere omnia comerchia drhos et gabellas tam ìmpozitas que inponendas prò ut facete tenentur e tenebantur cives Genue ita que tratatum circa predita tamquam cives genue sive aliqua desparitate audito sindico comperarum opponente decretum ipsum tanto modo tratare de faciendum portum et exspedicione in perzente civitate e solvendo prò ut cives genue et qu non det aliquod innovari ad preiudicium comerchiariorum berretariorum Janue substinencium alia onera civitarum ultro quod in spedicionibus ditarum berretarum comerchiari minori precio expediunt ipsos que fabricatos in genua consideratos debite consideracionis ad carculos albos et nigros repertis ovibus albis declaraverunt et declarantur in omnibus ut infra videi berreteri saonenses provantes et quod usque servabunt ditum decretum faciendum portu in prezente civitate Janue et non aliquo intra corvum et Monicum et se expedient ac comerchia gabellas et dritos solverent ptout cives genue in omnibus prò ut m dito decreto continetur et tratari debeant de cetero prò ut bereteri Janue inspcdicionis suarum berretarum et prezentibus declara’cio locum habéat elapsa die seconda februari prosima ventura de 1548 et non ante quo tempore finita erit vendicio comerchiarum modernarum

Laurencius lomelinus de sorba notarius et comperarum Santi Georgi canzelarius constat michi de adicione in capite tercie linee iste ubi legitur cur et cadent in fine sestedesime ubi legitur comerchiariorum et in vigesima quinta ubi legitur comerchia et in vigesima otava ubi legitur suarum errore scritoris et non yicio preces quas approbo

Reperit in vendicionis caratorum sessaginta maris quibus computatur drictus unius per conto generalis in eìs incorporatimi adezigendum et contra iure contra et inde panis lane fabricatis et frabicandis in genoa et Genis prò quacumque mondi parte et destrutum non solverent per ezitu nizi soldi quindise prò qualibet pecia pani non habentes grana e soldi vinti prò qualibet pecia pani habentes grana prò carizeis ante fabricarem in genua dimidia de bonetis xo in genua fabricarum e hen ex distreto ianue tantum modo teneantur solvere duo prò sentanaro Laurencius lomelinus de sorba

/1.LTR0 DECRETO DA POTERE TRARE LE BERRETE PER TERRA

SEMSA PAGARE NULLA DE IJ59 (l)

Lano de 1559 havendo li agenti deli comerchiari fato andare una crida osia bando in la cita di Saona disforme ali ordini e statuti soliti como qui soto intenderai la comunità de Saona se ne querelo dali signori de le calege con una yonta per larte deli berreteri quali berreteri erano agravati da li agenti de li comerchi che volendo diti berreteri estrare le loro-berrete per terra li diti comerchiari gè saziano pagare li comerchi e driti e ripa e avendo li anciani inteso luna e latra causa subito scriseno a bernardo cigala de ora sindico de la comunità di Saona chi dovese comparire dali signori oficiali dele calege e a queli se dovese querelare dela crida fata e delo stracio che dono li comerchiari a larte dele berrete volendole estrarre per terra e cosi lo dito bernardo conparse da loro signorie e otene de fare anulare dita crida e de più

(1) Non tenuto conto delle poche lettere che leggiamo, l’Abate lascia in questo tratto della sua cronaca una lacuna di circa sedici anni e certo ciò di proposito poiché nel manoscritto non mancano le pagine, e la numerazione di esse, fatta dalla stessa mano dell’autore, si succede regolare senz’ altro. Forse dopo tanta rovina per Savona la vita pubblica avrà presentato ben poco che fosse degno di nota, da ciò il suo silenzio. che li berreteri di Saona posano trare le sue berrete per terra per qual loco se vogia semsa pagare cosa alcuna como qui apreso intenderai de ponto in ponto

In nomine Domini Amen nos nicolai de negrono q petri Franciscus grilus q petri batiste baldasar lomelinus q de batista et Joanes palavecinus de Iacobo constile caregarum etintroitus comunis genue in pieno numero congregati sedendi prò tribunali ad nostram solitum juris havendo odito il nobile bernardo cigala q de antonii sindicatorio nomine magnifice comunitatis Saone dicente et se dito nomine conquerente quod domini gubernatores caratorum et drictum maris genue nuper mittit ordinari proclama in dita civitate Saone tenoris intercetera de quo infra videlicet Che tuti coloro chi ano pani già espediti debano fra yorni oto denonciali e farli bolare del bollo deli prefati signori governatori o dalo agente loro in la dita cita deputato per essi gubernatori et che per lo avvenire tuti li pani chi venirano in dita cita di Saona debiano farli bolare da la gente loro soto pena de perdere diti pani pasati diti yorni oto che non avesero denonciato et fato bolare et plus vel nnnus prò ut in dito proclamante contenet et que dito proclama emanatum fuit contra disposicione iuris et ordinamentarum genue ac contratu prete republichc agente prò comperis georgi in dito anno de 1559 nec non et contra solita e antiqua consuetudine et preterea attentis promisis ac multis aliis de causis preditum nobile bernardum dito nomine verbo copiose ad utis et alegatis non valere e ideo petente Dni proclama in partibus premisis retratari e revocasi una con onibus exìnde emanatis prò inde ac si fatum non eset

E auditis e contra nobile Ioane maria Spinola et sociis gubematoribus ditorum caratorum et dritum multa dicentibus e alegantibus in contrarium et que immo dm proclama fuit legitime fato nec revocandum est et que dito siudico nobile bernardus non potuit nec debuit comparere corani vobis contra ditos gubernatores prò florentibus ita que protestantibus

E audito iterum dito nobile bernardo dicente que immo preposita per eum de quibus supra omni iure e honestati procedunt et que immo legitime potuit et potest comparere per dita magnifica comunitate Saone con sint boni suditi prézentibus inclite civitatis eselse republiche genue qui non desit de primi seu possint conservari et agumentari et itera audito nobile bernardo dicto nomine eciam se quum querente que prefati domini gubernatores ordinaverunt exigi dictos caratores dritus indita magnca civitate Saone prò onibus berretes que districtu ex dieta magnica civitate Saone extrabontur per terram versus panem piedemonti et niciam vel alias partes quod facere non potuerunt nec posunt isdem racionibus de quibus supra adduetis et preterea requerent super permisis ordinari que prò ditis berretis extraendis destretu seu genue extratis nizi solventur seu scivi debeant immo se ipsi domini gubernatores seu eorum agentes dieta de cauza aliquid exigigent ipso condanari ad illud restituendum e demon petente inpredictis sibi ipsi dicto nomine de oportuno remedio provvideri non tamen prò dito modo sed omni alio meliori modo et cetera

Auditi quoque inter diti Ioane Maria e sociis gubernatoribus preditis una com eorum sindico oponentibus et decentibus es cacione predita fieri pose et debere pluribus de causis per ipsos alegatis e demon vizi e videntis et super premisis habito per nos maturo exame et pensata deliberatione

Cristi nomine invocato ac omni modo e cetera dicimus e prononciamus ut infra Videi quia in primus dictum proclama revocamus et penitus ac intota anullamus per inde ac si factum non fuiset tamquam in debite contra solitum et in iuste fatum et susesive dicimus dictam exacionem proditis berretis extraendis ut supra fieri non posse nec debere et factum non valere immo qui quid eorum occ nu (?) per dictos gubernatores vel eorum agente exatum eset restituire debere et ita vos condanamus non ostantibus quibus quocunque in contrarium alegatis et adutis per ipsos domini gubernatores et ita ut supra et cetera lata ut ci Et lecta ac testata et plubicata fuit ista sentencia per me antonium de tinelum notarium infra

Janue in dugana maris vid ad solitum tribunal prefatorum dominorum consnlurh sub anno nativitate domini 1559 indicione seconda Janue cursum die viginti mensis otobris in vesperis

Extractum b 3 are peralium (?) a cexatis currie prefatorum dominorum consulum et ad instancia diti nobili bernardi cigale dicto nomine — Antonius de tivelis notarius et pretor dom(?) consulum scriba — E nota como queste due qui sopra scrite date dali signori de santo georgio nominati consoli de le calege lo loro oreginale sic in mia casia in lo maso de le polise ivi ligate

1-/I MURALI FATI A TRAVERSO DI SOTO LO CASTELO DELO

SPERONE FI.'0 ALA QUARDA

Lano de 1547 li citadini de Saona chi ano le loro ville dalo castelo delo sperone verso lo monte de loreto ogni uno di loro avia uzato arte alevase laqua da doso e tuti la voltavano nele vie publiche e tuta veniva a desendere zuzo a canto la muragia de la cita soto lo castelo de lo sperone e andava fino in mare la quale aqua cauzava groso dano ala darsena per lo grande terreno che dita aqua portava seco e di questo dano lano de 1547 la comunità de Saona se ne avide e volendo li anciani e lo consilio oviare questo dano per riparo de la darsena subito feceno lecione de trei citadini ali quali deteno grande posansa quali oficiali aveseno cura de fare che laqua andase alo suo loco dove era solita de andare e se pura veniva qualque aqua zuzo da la via se gè avese a dare remedio al manco dano

x per riparare la dita darsena e per che Jo Joane agustino abate mi toco la sorte a esere uno de li diti trei oficiali dico che visto la nostra posansa data dalo consilio noi andamo in foco e di paso in paso vedendo dove laqua era solita di pasare e trovamo che tuti li sirconstanti aviano iato murare le loro erchere dove laqua era solita de pasare e di perzente ale spese de li intersati fecemo aprire le erchere solite e laqua ritorno a pasare al loco solito pero laqua che di sua natura a da venire a baso zuzo da la via a preso ala muragia de la cita non mancava de conduere qualque poco de terreno in mare e per oviare questo dano lo oficio nostro fece fabricare alquanti muri a traverso chi vano da la muragia de la cita verso la vila de rido quali muri fumo otimo remedio como per la longa speriencia sepo vedere fati iano de 1547 de lugio e de agusto

jL/O AVENTARIO DE LE COSE MOBILI DE LA MADONA ETHOSPITALE DE LA MISERICORDIA DE 15 58

In la secrestia sono

Prima due pianete morescate

Una pianeta de damasco cola croce dorata Una pianeta de veluto verde

Una pianeta de veluto i Una pianeta bianca ornata Tre pianete de diversi colori Una pianeta turchina ornata

A numero pianete io

Uno paramento de veluto restagno Uno paramento bianco ornato Uno paramento de colore verde Uno paramento de damasco dorato Uno paramento de damasco Inpentura de batuti osia desiplinanti Uno paramento con la Ternita Doi paramenti de più colori Doi paramenti de coirò ornati Uno paramento de camocao bianco Uno paramento de giameloto selestrio Uno paramento de coirò dorato Uno paramento de color cremesi Uno paramento de color verde

A numero paramenti 15 E più figure dorate per fornire due pianete E più camesi diese forniti E più amiti 14 con sue mostre E più amiti 16 senza mostra E più mandili 20 per opera de li colesi E più toagiole 4 de bombasio sotile E più una tela de napoli Kon molte figure E più una toagia de seta turchina moresca E più 12 toagie per fornimento de altare E più toagie rare a nomerò 36 E più una toagia longa per uso a cominicare E più oregeri doi de veluto verde E più uno oregero de tela de argento E più doi oregeri morescati E più 17 oregeri de coirò E più trei oregeri lavorati de seta rosa E più una borsa de seta nigra per li corporali E più due borse per li corporali una celestra latra nigra E più doi bacili de lotone grandi E più una casetina de osso lavorata E più toagie due ricamate de seta rosa E più toagia una ricamata di seta nigra E più una toagiola moresca lunga parmi 12

E più uno toribile e sua naveta de fotone E più mesali 5 da dire mesa

E più tapeti 4 grandi e picoli

E più uno quadro con la figura de la madonna E più doi bozoli de ramo

E più una taola a modo de desco E più doi candeleri de legno

E più 4 fantineti che si pongono sopra 4 altari E più una toagola de seta golda morescata E più borse due rose per li corporali

E più toagie 9 da spole e una con li cuoi

E più due toagie de bocagimo con le simase verde longe parmi 15 luna

E più due moresce de seta con lo campo rosa

E più una toagiola morescata per uso de sacrestia E più una toagiola morescata alo crucefiso

Segue lo inventario de li argenti e corali de lo dito oratorio

Prima gè sono calici 6 de argento dorati E più una-corona de argento con alquante geme E più una galera de argento

E più uno crocefiso de argento

E più due ampolete de argento per lo altare

E più la imagine de la duchesa de Savoia de argento

E più la imagine del figiolo del Duca de Savoja dargento E più 4 mane dargento lavorate

E più due corone rotonde dargento dorate

E più una taoleta dargento con la imagine de lo signore federico da bozi

E più una tavoleta de argento con la imagine de andrea alegreti reguseo

E più una tauleta de argento con la imagine de uno

arsero

E più 2 taulete de argento con la imagine de la madona

E pin una taoleta de argento con una testa de dona e più una testa dargento de relevo

e più un homo de argento chi sta in jenochione e più uno braso de argento

e più uno puto e gamba e lingua de argento e più una croce tuta de argento

e più uno core rotondo de argento E più doi ochi de argento

e più pesi 3 de corali guarniti de argento e più una croce de cristalo guarnita de argento e più uno bussoloto de argento con reliquia de SCaterina

E più una limita de tabernaculo de argento

E più gè sono liberi 5 con li soi manoàli dove sono scrite per mano de li oficiali pagati le cose aspetante alo dito oratorio

Segue li armari che sono inlospitale prima una padda da castagne e più padele 3 da cosere pessi e fritate Una grisela e doi brandoli de ferro

e più 3 cadere e uno ferro da tisare (stirare) de ferro uno bacile de fotone e una capeta da stagnino

E più 4 lanezi con soi coverchi

e più uno mortaio de marmorei e 2 pestoni

e più 13 cusari (cucchiaj) de fotone e altri de legno e più uno pairolo e uno caderone de ramo

uno trespe e una casa da segia de ferro dui desci e due banchi e due segie de legno doi bancali e 6 banchete da foco da dona E più la porta de lo forno de ferro

E più due aste de ferro da rostire la carne footnote:[Possible signature: “13”]

Una pareta de ferro e 4 siasi (stacci) da farina uno cantaro da pezare e 3 coteli da taula una conca e doi scadaleti de ramo

una brustia da lino et doi peteni da stopa Uno stagnone de ramo e 2 manegeti de ferro uno gindolo (arcolajo) con sua trapa e doi coteli picoli dui sareloli et due casse de legno

e più uno paro de tesorie (forbici) da panerà una tina e sua grete e sevalo da vino e più 4 bote e uno caratelo e doi steroli da vino

In la ostaria sono le cose soto scrite

quale sono de la madona

Prima gè sono due tine e due grete e uno sevalo da vino per vendemiare

e più uno tomo da torse la rapa con la sua via e busele e mezera (madia) e le due banche da dribare sopra lo dito torno

Segue lo inventario de la madona

in la camera di li oficiali

sono due cavaleti da leto una pagasia

Una strapunta uno covertorio uno cosino lungo una tavola uno cefo da leto uno brandale da cosina una toagia da taula uno bancareto intarziato dui quadri de la madona una toagola ricamata de seta 3 carege da orno

In la camera de san pero

Sie uno leto fornito in la camera de santo ambrosio uno leto In la camera de santo agostino uno leto In la camera de Santo Gregorio uno leto In la caminata sono 3 bancali e uno desco

In la camera dove abita li frati

Sono dui leti de legname e 2 straponte e 2 pagasie e 2 copertori e 2 cosini longi e 2 para de lenzuoli e 2 mezi lenzoli de lana e 2 casie de ramo e uno caderono e una padela da pesi de ramo e una grisela e uno trei pedi e una catena e doi manegeti de ferro e una graterola e due luserne e doi se abeli e due carege (sedie) da orno e uno desco e uno bancaro da leto

In lospitale dabaso sono

Dose leti con 12 straponte (materessi) e 12 pagase (pagliaricci) et 11 cosini longi et 11 copertori de erbasio e 11 lensoli de lana et 5 copertori de brocatelo et 5 copertori di bordo e più lenzoli de tela a nomerò 70 e più toagie da taula a numero 9 et una toagia de tela grosa e più 6 sugamane et 4 toagoll longi e più toagoli (tovagliuoli) comuni a numero 29 e più cane 13 1/2 de toagoli intregi e più doi sugamane longi e più filo filato in ase in lumeseli (gomitoli) lire 13 ‘/2 e più sachi doi

E qui a fine lo aventario de la madona de misericordia de 1558

pero depoi e multipìicato de più cose riche masime de li paramenti per dire una mesa solene dati da lo signor Duca de Savoia soe due Tonizele una pianeta uno puviare et uno palio da ota riehisimo

•LJ NO CORSARO TURCO A FATO PREZONI 33 SAONESI DE 1563

Lano de 1563 lo primo yorno de agosto nel fare del yorno uno corsaro turco nominato Iusueli (1) con undesi galere dete interra ne la chiaza de cele e ancora che queli de cele fasesino la guardia e cridando alarma ogni uno dete a fughe pero non manco che non ne restase alquanti prezoni e tuti li turchi carono in terra e miseno a saco tuta la Villa de cele E tuti li loro verini se misero in arme pero non fu alcuno chi prezumise de andare a cele E subito lo podestà di

(1) Occialli. Fatto pur accennato dal Verzellino (op. cit. T. Il p. 71). saona lercaro ne ebe nova e di presente fece andare uno bando nela cita di saona che tuti 4 li capitani de la cita di saona dovesino prendere le armi e in seme loro tuta la yoventu de saona E uscire de la cita a mano armata dovesino andare a donare socorso a la villa di cele e asai presto semsa ordinansa usi de saona pin de 600 yoveni con le armi in mano li quali chi andò qua chi la chi piano e chi correva como vano le pecore sensa pastore e quando li loro capi con la mota grosa dela yoventu fumo yunti a arbisola li loro capi si miseno a begudare (gozzovigliare) E molti yovenoti quali se credevano de andare ale nose marchiono in nanci a bele squadre de io / de 15 e de 20 / e asai presto se trovono più de 100 / in le caze di cele e tuti li bravasi erano restati a taula a arbizo’a E visti li turchi che incele erano yonti alquanti omini subito miseno molti turchi in terra quali tuti a uno tempo deteno adoso ali saonezi quali saonezi per esere pochi e semsa il capo ne meno erano in ordenansa si miseno in fuga e chi coreva qua e chi la ne mai ebero socorso alcuno de modo tale che sono resta 33 prezoni e 8 morti e li prezoni tuti li conducero yn galera E tuti li diti prezoni erano de povere cazade e lo yorno medemo parse bene ali citadini de saona de fare consilio e di tratare in quelo de dovere recatare li diti prezoni de li beni comuni E subito fu restreto che se avesero a recatare de li beni comuni e a dito recato se spese tremilia scuti doro E che la comunità fese uno oficio quale avese cura de esere con li parenti de li diti presoni per vedere se volevano pagare o tuto o parte delo recato e trovono alcuni chi se tasono da loro medemi da 4 fino in 6 scuti E la comunità fece tratare lo recato e mando li deputati con li dinari in vai dove erano le galere ivi se fece lo recato e tuti turno fati liberi che fu ali 3 de agosto de 1563 E non vogio mancare de nominare alcuni de li morti e prezoni prima fu amasato Iulio da pontremoli combatendo e uno Ioveneto Spinola mori di dolore e li altri se trovono morti semza male alcuno de li prezoni gè era uno ferro ienero de nieolo del cunio marito de una sua filia naturale e uno servito de camilo vegero lo figiolo de maistro Alesandro lo ferrerò che era ferito otaviano del bono minuto che vendeva lino Ieronimo leone panisa casaro e molti altri che non li abio a memoria poi le galere de avere fato questi prezoni ne venero verso arbisola ivi earono molti turchi in terra e brusono alquante case e alquanti joveni de saona e de arbisola se tirano in una casa e li turchi li combateno e queli di casa valentementi combatendo se defezeno e si salvorno in quela casa

s WAONESI ANO OTENUTO DA LI SIGNORI GENOESI DE POTERE

FARE LE PORTE DE LA MARINA

Lano de 1563 esendo grande sospeto de corsari e la cita de saona era alo banda de la marina semza muragia e semsa porte del meze de yunio li diti saonesi suplicorno la signoria di genoa pregandoli che si voleseno contentare di farge grada che di novo saonesi potesero rifare la muragia de la cita verzo la marina del che non la poterò otenire vero e che li diti signori genoesi li feseno grada che potesero metere in fortesa tute 4 le porte de la marina con le sue defese de muragia e fare le sue porte e auto la licenzia subito li saonesi deteno principio di fabricare e la vigilia di natale aviano fornito de fabricare tre porte con tute le sue defeze pero le porte non erano ancora mise e lultima che fu quela de piasa de caneva ali 18 de yenaro de 1564 se dete principio a fabricala e ali 11 de frevaro tute forno fornite (1) E ciani feceno yudere in

(1) Il Verzellino-‘giunge che furono pure coper.c di ferro. tute le case e butege de la marina porte e stale e fenestre che non se poteva de su la calata intrare ne la cita salvo da le 4 porte de la cita

jL/I CITADINI DE SAONA DANIFICATI PER LA FABRICA DE LA

FORTESA SONO SATISFAT1 DE I 5 J 9

riavendo li signori genoesi lano de 1542 et de 1543 fato fabricare in la cita de saona una bella fortesa fu di necesita de butare abaso alcune caze e ruinare foitarie(i)e danificare altre proprietà e se teneva questo ordine che tuti li dani che sida (1) Furono batate abaso ben altro che alcune case e foiterie ma fu distrutta l’antichissima e bella cattedrale di recente restaurata per munificenza di Giulio II e portata da lui a meravigliosa perfezione, spendendovi più di 60 m. scudi d’ oro. Furono anche abbattuti il monastero ad essa annesso delle Recluse, dieci oratori, la chiesa e convento di s. Domenieo eretti nel 1283, in cui pagine memorabili di vita cittadina s’ erano svolte, celebre questo per magnificenza ed ampiezza ove aveva letto filosofia fra Michele Chisleri d’Alessandria che fu poscia Pio V, che aveva dato stanza a due Papi Gregorio XI e Benedetto XIII, celebre quella per avervi predicato s. Vincenzo Ferreri. Furono atterrati pure quattro ospedali, la casa di Dìo, così chiamata la cappella dei Marinai,-molti palazzi ed altre dimore di cittadini, 1’ Episcopio da poco rifatto ed abbellito da Giulio II, il castello di s. Giorgio con la sua chiesa, quella di s. Teramo fabbricata nel 1419 per la pietà di un privato cittadino, la chiesa pure dis. Nicolò, di s. Chiara e l’Arsenale che erano al molo (v. Verzellino T. II, pag. 41). Veniva iiisomma distrutta gran parte della città la più amena per giacitura, la più pregevole per opere insigni ed antiche che ricordava ai Savonesi la loro origine, la Rocca Savona, nonché le loro glorie, la pietà, le lotte per la loro libertà, e tutto ciò la Serenissima compieva sotto lo specioso pretesto di difendere la città dalle incursioni dei Turchi, come credette a sua giustificazione di esporre al Papa… sub magno discrimine Turcharum (v. Bolla di Paolo III. Nuper dilecti fîlii). vano ali citadini in particolare prima che danificare faceano estimare le case o altre proprietà e de la loro valuta se ne teneva bono conto cosi de quele perzone a chi aspetavano como de la valuta con promesione de li signori genoesi che voliano che tuti li danificati fuseno satisfati e pagati li quali danificati ogni ano facevano lecione de uno o doi di loro chi andavano da la lustrisima segnoria a querdase e a domandare lo suo pagamento E per abreviare dico che l’ano de 1559 li diti danificati otenero una litera dala signoria (1) direta alo magnifico podestà de saona in la quale ordino alo dito podestà chi dovese esere con li anciani de saona e se debia ordinare che de li beni del comune de saona che tuti li danificati per cauza de la fabrica de la fortesa che siano satisfati e se acasio la in comunità non si trova dinari de nomerato per satisfarli che in tal caso debiano ali diti danificati asignarse e farse scrivere tanti logi de comune ogni uno per la sua rata de lo dano receputo con convencione che se abia a razonare uno loco de comune per dese scuti de oro E auto la litera lo podestà subito mando per li signori anciani e yonti in palacio lo podestà gli apresento la litera auta da la signoria e la ferino legere al suo canzelero e intezo il tenore di quela li signori anciani la cetorno e promisero al magnifico podestà (2) che la prima yornata de oficio adinpirano quanto se contene in dita litera

E ala prima audiencia conparse da li anciani alquanti de li danificati quali domandono la recunpensa de li loro estimi e subito lo canzelero porto lo libero de li estimi e doi de li

(1) Poco costava invero alla Signoria questa parvenza d’equità verso i cittadini espropriati, poiché era il Comune di Savona che ne subiva i danni e le spese.

(2) Era Podestà in queli’ anno Francesco Spinola q. Pietro. anciani con lo canzelero deteno principio a farge lo conto à orno per orno de li lochi che se aspetavano per li loro dani dati rasionando ogni loco per dese scuti E a ogni uno se faciano lo suo mandato direto a li maistri racionali in lo quale mandato se gè conteneva chi li maistri racionali doveseno fare scrivere tanti lochi de comune ala tale persona chi erano per tante lire de dani receputi a la razone de scuti dese il loco e questi danificati venero con li soi mandati dali maistri razionali e se apresentono li loro mandati e io joane agustino abate esendo uno de mestri racionali in conpagnia de Iuliano feo e di Rate saco e di galiase gentile io presi in mano lo primo mandato che era de pero vero de ima e lo legeti e me avidi che io conto non era justo io disi a pero che io non voleva consentire che in nostro libera se scrivese cose false e che tornase da li anciani che gè faseseno uno mandato justo e poi presi molti altri mandati e tuti li trovai falci alcuni a dano de li danificati e altri a dano de lo comune e pero vera ritorno da li anciani e gli dise la razone e subito li anciani mi feceno domandare e con la pena in mano gli feci vedere tuti li mandati falci e mi pregono che io volese fare il suo conto a tati li danificati e loro li soto scriveriano e cosi feci ma per che eramo a la fine del nostro oficio queli che non venero in nostro tempo li ‘ lasai scriti in lo scagno

JL-/I SIGNORI GENOESI ANO IMPOSTO UNA GROSA GABELA SOPRA

LO VINO IN SAONA

Li signori genovesi havendo fornita la fabrica de la fortesa tata in saona e avendo spezo in fabricala una grande quantità di dinari II vulgo paleso como aviano spezo più de 150 milia libre de genoa e che li saonesi aveseno a pagare lo proento (i) se dito che loro signorie feseno tanti logi in san georgio per la valuta de la spesa fata e che per pagare lo proento de li diti dogi feceno vendia de una gabella sopra lo vino che se abia a produre in la cita de saona de tuti li vini che se consumano in la cita e borgi de saona cosi de queli che recogie li citadini de saona in le loro posesioni pero che si consumano in la cita e borgi como de queli che vengano de fora del paize di modo tale che di poi che se dete principio a vende dita gabella soe da 1544 in’ qua li saonesi ano pagato de tuto lo vino che se consuma dentro da la cita e borgi da sodi io fino in sodi 14 dinari 3 per mezerola de la mezura de Saona quando più e manco secondo la vendia e alo presente che siamo de 1571 si paga sodi 19 de genoa de la mezerola de genoa che sono sodi 14 d 3 la mezerola de saona E sta serto che io che scrivo dico che a mei jorni abio comperato lo bono vino condoto in saona che a manco precio che non si paga alo prezente de la gabella si che se e vero che dita gabela sia misa per cauza de la fabrica de la fortesa e stata una cosa de groso dano per li citadini de saona pero la verità sta in suo loco pero sia como si vogia e per quale cauza si vogia che poi de la fortesa saonezi ano pagato la dita gabella

(1) L’Abate in questo tratto riporta l’opinione del pubblico che le spese della nuova fortezza fossero a carico del Comune savonese, e ciò era vero, come furono a carico suo le spese della demolizione delle mura il riempimento del porto e 1’ abbassamento delle torri, il che conferma il Verzellino ove dice che ad intercessione del Barone Camillo Pavese nel 1607 dal Senato di Genova furono rimesse al cornane di Savona le lire yo mila tolte ad imprestito per dar principio atta fabbrica della nuova cittadella verso il molo.

Lui MAGAZINI DE LA REBA DE LA CITA DE SAONA NE RUINAT0

UNA PARTE DE I566

Lano de 1566 ali 11 de mazo circa ale 12 / ore in la cita nostra de saona segue questo cazio ala inprovista dico como li magazini de la reba apreso la porta, de la dita Reba ne lo intrare a banda sinistra li diti magazini mesi fa a-viano demostrato serti segni chi menasavano roina pero mai alcuno oficio gli dete recato (li riparò) e a questa jornata alora sopra dita ruino due dele volte de latroina insieme li magazini che gè erano di sopra eoe a banda sinistra verso la piasa con tanta furia che queli che gè erano soto ne fu alcuni che fugendo scampono e altri feriti e morti e asai presto misero ponteli alatroina chi era restata intrega sopra la porta e de ordine de li Magnifici anciani gè intro dentro persone asai con sape e se miseno a cavare in lo zeto per trovare le persone che gè erano restate soto soterrate e scavando trovono omini soterati semsa mal alcuno e altri feriti e altri morti tra li quali se gè trovo 6 corpi morti soe antonio caroto de lavagnola mezuratore de grano e una figiola de lesandro ma’™ brila de età de ani dose e uno de varaze e uno jovene de larpizela e uno garzone forestero e uno lonbardo incognito e questi 6 si trovono tuti morti e più se trovono doi omini de spigno e uno di loro era soterrato in lo zeto (nel calcinaccio) semsa avere male alcuno latro avia fracasato una manti e uno brasu Eciam se trovorno Vadoa mizuratore de grano tuto inpiagato e più trovono uno de leze (Legino) nominato lo strise quale avia molte piage pero deli feriti non ne morto alcuno che tuti sono sanati e noi pregeremo adio che abia misericordia ale anime de li sei chesono morti sensa avere tempo di confesase

JL-/A PRESA E MORTE DE OTAVIANO FERERO LANO DE I566

Lano de 1566 ali 13 de junio che era lo jorno de lo corpus domini vene rie la cita de saona due fregate mandate da la lustrisima signoria de genoa cariche di soldati E per loro capitani aviano doi nobili genoesi e subito como fumo carati in terra ne andono da lo magnifico podestà de saona nominato do guana (1) e se feseno intendere da parte de la signoria ilustrisima che dovese fare domandare domino otaviano ferero e che de presente dovese venire in palasio e subito la magnifica podestà lo mando a domandare e lo trovono in casa il quale otaviano subito vene in palacio denanti a sua magnificencia E jonto in palacio lo podestà gè dice como la signoria avia mandato per lui e che era de bisogno che lui andase a genoa e lo otaviano respoze esere pronto a andare e a obedire e cosi di persente a comp.ignato da li doi nobili capitani e da soi soldati e da molti citadini lo condusero ala marina e in camino fu domandato da sui amici e parenti dove procedeva, questo che fuse menato a genoa gè respose esere una frascaria che avia fato camilo vegero e jonti a la marina li diti soldati feceno inbarcare lo dito otaviano e lo conducero in genoa in manu de la signoria E non se palezava la cauza perche laveseno fato prendere e jonto in signoria lo feceno incarcerare poi ala jornata piti volte lo feceno esaminare ne mai se palezo ne se inteze il suo pecato perche lo tenevano a modo che non se gli poteva parlare poi ultimate se dise che gè aviano dato de la corda e trovato esere ribello lui e camilo vegero e di

(1) Nicolò Interiano alias de Guano. continuo la signoria lo andava pressando e fasendo li ari de justicia e ali 6 de novenbre la justicia lo condano a morte per esere stato ribello e la medema jornata de li 6 de novenbre gè feceno troncare la testa como ribello pero sta serto che chi farà male mai ara bene e ancora che la caza ferrerò fasese suo forzo per scampage la vita non se tu modo alcuno per che lo suo pecato era tropo grave per che e stato forsa che la verità e la iusticia abia auto loco

E più la lustrisima signoria gè ha confiscato tuti soi beni e per che dovia dare gram soma de dinari la signoria a voluto che ogni creditore sia pagato e cosi la dota de sua movere tuti sono stati satistati de lo retrato de soi beni E lo resto che gè avansa se dise che va ala camera de la signoria

E nota como ne la cita de saona il vulgo dice che camilo vegero sia stato principio e origine de questa rebdione che a confesato otaviano ferrerò e che lo dito camillo de molti jorni jn anci che fuse preso otaviano fc.rero lui gè era partito di saona dubitando che lo suo pecato non fosse scoperto ne andò a stare in la marca ne mai ancora che la lustrisima signoria gè abia fato tuti li ati de justicia con tempo de poterse aprezentire mai se voluto comparere e la signoria visto che mai se voluto apreseutare la bandito lui e petro Vegero como intresato

Poi lano de 1568 lo dito camilo vegero stando bandito fora de lo genese ricerco per via de boni amici de avere uno salvo conduto da poter andare da la signoria a purgare la sua nosencia e ritornare senza dano E di presente otene lo salvo conduto de potere andare e tornare seguro semsa dano e di presente lo dito camilo lui inpersona conparse in signoria e de quelo che lui abio fato non se palezato solo lui sa il tuto dico bene che in genoa non se demoro quasi niente ne mai più e venuto in saona siche non si può dire altro salvo che sia inbratato per ribello jL>A VENUTA DE LA SPOSA DEL SIGNOR ALFONSO SPINOLA IN

SAONA DE 1567

Lano de 1567 ali 30 de desenbre a ore 24 insirca jonse in la darsena de la nostra cita de saona una galera de quele de lo signore duca de Savoia la quale porto da la corte di spagna la no vela spoza de lo signore alfonso spinola figiola de la lustre cazada de li signori de Vinolo la quale si fa chiamare la signora lionora da la rovere E como fu jonta descese in terra in saona in absencia de lo suo spozo signore altonzo (1) lo quale era a milano per soi negotii la quale spoza fu reseputa da monsignore labate spinola (2) suo cognato ivi fu acompagnata nel suo palacio da tanti citadini che non si potevo pasare per la strada ne mai a mei jorni abio visto tanti citadini omini e done tuti in sieme a fagli honore cosi da parenti como da altri citadini E poi ali 28 de frevaro de 1568 vene il signore alfonso suo spozo da milano che fu il sabato graso E la dominica sequente chi fu ali 29 de frevaro per essere lano del besestro jonse in saona lo padre de la spoza e lo arcivesco de turino com molti cavali e molti citadini de saona a cavalo gè usino in contro e tuti in sieme venero a discendere ne lo palasio de diti spinola ivi lo signore alfonso spozo la sua spoza in le mane de lo arcivesco poi lo arcivesco lo benedise e cosi celebrono le nose molti jorni con grandi trionfi e alegresa

(1) È parola nel Verzellino di questo ricchissimo patrizio savonese e del suo matrimonio nel T. II pag. 101.

(2) Eia Girolamo Spinola Comm.°re di s. Pietro, abate di s. Croce di Sassovino di Foligno e titolare di molti altri beneficii (v. Verz. T. II S9). poi la zobia sequente che fu ali 4 de marso lo arcivesco e lo padre de la spoza e monsu de nini se inbarcono sopra la fregata de la galera per andare o jenoa e corseno uno mal tenpo de modo tale che sopra voltri la fregata se inpi de aqua e altre fregate gè deteno ajuto de modo tale che tuti fumo portati in terra a salvamento poi andono a genoa per terra jvi steteno sino ali 9 de marzo poi riiornono in saona e lo arcivesco ne ritorno a turino de 1568 adi 9 de marzo

jL/A PRESA DE BERTOME MARTINO DA LO INCOSITORE DE 1568

Lano de 1568 ali 23 de junio fu prezo e incarserato per mezo de lo incositore uno citadino de saona per luterano nominato bertome martino figiolo de batisto martino quale bertome era prima notario in saona poi ne andò a studio ivi fu fato dotore di iege e lano 1567 li signori genoesi lo elesero podestà di nove e fornito lano de la sua postarla ne vene a repatriare in la cita de saona ivi avocava como bono dotore E avenga che vene in saona uno suo cognoscente il quale era stato a studio con lui e lo dito bertome lo ricevete e lo alogio in caza sua ivi stette alquanti jorni e per che erano tuti doi luterani e ereteci stavano alegramenti in sieme e ala sua partenza per che era povero lo dito bertome gè dete dinari da spendere per il suo vivere il quale compagno subito che fu partito di saona ne andò in genoa e jonto in genoa ne andò da lo incositore ivi conteso il suo pecato domandando venia e penitencia e esendo interogato subito acuso lo dito bertome martino per luterano e più dete alo incositore molti segnali da potere trovare la perzona e la caza de lo dito bertome special menti dicendo che in caza de lo dito bertome gè avia uno scagno dove teneva molti libri luterani e esendo lo incositore bene informato del tuto seu’eLamenti mando da lo podestà de saona nominato jacobo(i) chi dovese fare prende lo dito bertome martino e con bona custodia lo dovese mandare ligato a genoa da io dito incositore e subito lo dito podestà con bono ordine e bona guardia intro in caza de lo dito bertome ivi trovo tuti li segnali che avia dato lo acuzatore e subito prese tuti li liberi luterani e tuti li mise in una casetina che trovo in lo scagno de lo dito bertome poi ordino alo dito bertome che di presente in mano de la justicia dovese andare a genoa a compagnato da la justicia e a presentase da lo incositore lo dito bertome si domando alo podestà tenpo fino ala matina sequente con oterige securta de obedire lo podestà gè la concese e subito gè dono segurta batista polero de A 500 prometendo che lo jorno sequente se apresenterio da lo incositore e cosi fu lasato in caza sua in libertà E la note sequente lo dito bertome usi fora de la cita de Saona e ne andò in uno loco nominato laltaro 7 migia da la cita de saona E avendo de questo subito noticia batista martino suo patre la note medema aconpagnato da alquanti de soi parenti ne andorno al altaro ivi lo trovono e con bone parole lo condusero in saona e da saona lo condusero in genoa da lo incositore e subito lo incositore lo fece metere in carcere e de jorno in jorno lo sazia ezaminare dove che fu trovato eretico e marzo luterano pero venendo a pentimento gè fu perdonato la vita con una inposicione de una grande penitene ia sol che dovese esere conduto in lo domo de la cita de saona con labito al collo dinanti e dereto ivi presente a tuto il popolo dovese manifestare tuti li soi erori e stare a obediencia de tuto quello che ordinara

(1) Nel manoscritto vi è pure uno spazio bianco che indica la mancanza della parola forse perché il nome del Podestà non era noto all’Abate 0 più nol ricordava. IrPodestà era Giacomo Cibo q, Vincenzo, lo incositore e da li soi agenti soe dal vescovo di saona e da lo priore de li frati de santo dominico di saona como qui apreso intenderai ponto per ponto

E lano de 1569 ali 23 de jenaro il reverendo monsignore joane ambrozio da fiesco vesco de saona in jorno de dominica pozo vespero fece fare uno ponte de taule e desci soto lo bergamo de lo domo de saona e in dito ponte gè fece metere due carege onorevole una per comodo de lo vesco latro per lo priore èie li frati de S dominico e finito vespero lo vescovo e lo priore de li diti frati ascezeno sopra il dito ponte e se a setono sopra le dite carege e asai presto fu conduto la sopra dito bertome martino con lo capo scoperto e con ‘abito al collo e subito sali sopra il dito ponte ivi se ingenochio stando sempre ingenochione lo vesco e lo priore lo demandavano de più cose e lo bertone afermava tuto quelo che io vesco e lo priore gli dicevano poi il canzelero de lo vesco soe prete nicolo lanberto.(i) sali sopra il ponte e lo priore gli dete uno papero scrito in mano ne lo quale se conteneva tuti li articoli che negava lo dito bertome che erano a nomerò nove e lo dito canzelero li andava legendo a uno a uno e de articulo in articulo lo vesco e lo priore interogavano lo dito bertome dicendose se quelo che diseva lo canzelero era vero e lo dito bertome diseva esere de tuto la verità e sirco ali articuli che lo bertome negava ne diro alcuni prima negava il santo sacramento de laltare la confesione dicendo non esere progatorio ne li voti ne pelegrinagio ne pregare per le anime de detonti e per abreviare negava tute le bone opere e per questo gli fu in posto per penitencia

(i) Uno Stefano Lamberti che accumulò grandi ricchezze nelle Indie, forse lo stesso che già nobile genovese nel 1669 19 agosto viene ascritto alla nobiltà savonese.-Questa famiglia esiste tuttora in Savona. che dovese stare dese ani restreto in caza sua e che ogni jorno dovese dire li 7 salmi e tre volte la setimana dovese dire la corona de la vergine maria e durante dito tempo che lui non osa ne prezuma de avocare ne meno fare opera alcuna da notario e cosi lo sopra dito bertome aseto la sopra dita penitencia e monsignore lo vesco e lo priore de li frati de santo dominico se sono servati sopra di loro la posansa de potere asolvere o di mutare la dita penitencia secondo che piasera a loro e secondo le opere che farà lo dito bertome e lo jorno medemo lo dito bertome se mise in caza sua a servare quanto gè aviano inposto chi fu lano de 1569 ali 23 de jenaro

Lano de 1568 la cita de saona si trovava avere la sua campana de la justicia grosa esere rota e li agenti de la magnifica comunità volendola fare fondere e farla intregare feceno venire in sdona uno bono maistro (1) e con lui tato lo acordio se mise a operare fasendo tuti li aparati che sazia di bizogno per tale opera operando in una caza in la croza de li fosi dove se dise santo fransesco lo vegio e dapoi de avere fato quazi tuti li aparati fasendo de bizogno de cavare soto terra cavando trovono grande abondancia de aqua la quale gè inpedite la sua opera e fu de nesesita de trovare altro loco più a prepozito e trovono che soto lo castelo (2) dove se era dato principio a fabricare santo dominico in quela capella bandita gè era loco comodo per fornire la dita

(,) Fu certo Mastro Gio Batta Cassione da Nizza abitante in Genova (v. la pregiata monografia la Torre del Brandale del cav. Agostino Bruno. Savona tip. Bertolotto 1888. V. Garoni op. cit. pag. 246. V. Alizeri op. cit. v. I pag. 370).

(2) Il castello era quello dello Sperone, nella cui vicinanza sorgeva la nuova chiesa dei Domenicani e che precisamente in quell’anno ne aveva messa la prima pietra il Vescovo di Savona Gio. Ambrogio Fiesco. footnote:[Possible signature: “14”] campana e asai presto gè feceno portare in dito loco tuto quelo sazia de bizogno e avendo lo dito maistro tuto a ordine ali 17 de novenbre fondete la dita campana poi la cavo fora e la neto e la purifico poi ali 18 de dito meze la feze portare sopra la lobieta de la piasa de lo brandale ivi se ordino tuti li aparati per tirala ala sima de la torre de lo brandale e in quelo ponto che sono 22 ore la campana fece lintrata in la barconata de la torre dove ha dà stare la quale campana diseno che peza cantera desete sive ca 17 e cosi lano 1568 ali 18 de novembre a ore 22 lano misa a suo foco

-LrfO ARCIDUCA DE AUSTRIA E JONTO IN LA CITA DE SAONA

DE 1569

Lano de 1569 ali 19 de aprile ale hore 22 jonse in la cita de saona lo signore arciduca de austria il quale avia con lui 12 galere bene armate e la cauza de la sua venuta si fu per essere a parlamento con lo signore duca de Savoia e lo jorno sequente chi fu ali 20 de aprile a ore 13 1/2 jonse in saona lo dito duca de Savoia e avia con lui cavali 150 quale fu alogiato in fosa vera in casa de nicherozo bertoroto (1) e» lo duca de Savoia ne andò a vizitare il duca in la sua stancia e più volte forno a parlamento in sieme e lo terzo jorno

(1) I Bertoroti o Bertolotti il Franzone gli dice dalla Spezia passati in Savona già nel iioo e quindi in Genova ove furono accettati per cittadini e poi ascritti alfa nobiltà. Ne accenna tra consiglieri del comune di Savona nel 12S2, nel 1500 ne troviamo stabiliti pure in Celle. Il Belloro annota nel 1539 21 Maggio il nobile Michele Bertolotto che fa quitanza al M. Uff. d’Abbondanza del prezzo di 200 mine di grano. Esso era capit. di nave, come appare dai registri del Not. Canre Angelo Corsaro nell’anno 1550. IL Nicolò Bertolotto che vediamo dal nostro A. ospitare il Duca di Savoia l’anno 1528 assieme al fratello Vespasiano, fu ascritto alla fahavendo concluzo lo loro negocio larciduca se inbarco sopra le sue galere navicando a suo camino Lo duca de Savoia cavalco verso turino che fu de 1569 ali 23 de aprile

LJ NA GRANDE CARESTIA DE OGNI SORTA VITOAGLIE NON MAI

VISTA A NOSTRI JORNI LANO DE I569

Lano de 1569 dalo meze de junio fino a lano de 1570 fino alo meze de lugio si fa una grande caristia generale de ogni sorta vitoalie dico che a dito tempo semper lo grano valse da lire 15 fino in lire 32 la mina ala mezura de la

miglia Doria, cosi lo furonoi figli di Nicolò, Pietro Giovanni, Gio Paolo e Marc’ Antonio. Il Ferro nota un Gio Antonio capitano di nave e galere che servi pure il Re di Francia e si trovò ali’ assedio d’Anversa capitano di fanterie. Lo dice grato al Luca Alessandro Farnese e da esso pregiato fra i migliori capitani. Suo figlio Vespasiano morto senza prole lasciò erede di tutto il suo patrimonio l’ospizio di N. S. di Misericordia. Nicolò aggregato alla famiglia Doria fu barone di Scanzano che comperò per 27 m. ducati. 11 Verzellino (T. 11 p. 140) fa parola del figlio Gio Paolo che successe -al padre Nicolò in detta baronia e lo dice Marchese d’Illiciti nel Napoletano. Gli successe alla possessione di detti feudi il figlio Filippo che mori nel 1630 senza prole, passando il suo avere al fratello Nicolò. Questi ebbe in moglie Isabella Pignatelli dalla quale ebbe il principe Giovanni ed Anna, morti giovani, e Giovanna moglie di Cesare Mirabello marchese di Brissigliano al quale rimase la signoria di si vasti possessi.

Il casato Bertolotto in Savona è ancora attualmente estesissimo ed esiste pure nel comune di Altare.

Ci dice il Verzellino che il Nicolò Bertolotto si era fatto erigere un palazzo nella contrada di Fossavaria di faccia a quello dei Ferreri di Tricarico. Costruisse pure in età d’anni 60 nella chiesa di s. Giacomo in Savona una cappella nella cui ancona, fatta venire da Napoli, si scorgea fra le altre figure il di lui ritratto, ed aveva tatto scolpire la sua effigie nel marmo della sua sepoltura con la seguente epigrafe « Effigies. Illuslris Nicola! Bertolotli Baronis Regni Neapolis. » cita de Saona e lo vino valeva da oto in deze lire la mezerola ala mizura di Saona e folio valeva da lire 20 / fino in lire 22 la barile e lo formagio sardesco valeva da lire 13 fino in lire 16 lo cantaro e ancora che lano de 1570 sia stata grosa anata de grano e de vino pero pure lo grano se sempre resuto da lire 9 fino in 12 la mina e lo vino da lire 5 fino in 7 la mezerola e folio da lire 20 fino in 21 io barile e lo formagio sardesco da lire 13 fino in 17 lo cantaro (1)

Nei tratto del codice che segue, havvi una pagina di sgorbi a inchiostro rosso e nero che vorrebbero essere disegni di chiese rappresentanti diverse Ville dipendenti da Savona. Savona stessa è tramandata ai posteri nella sua esalta topografica configurazione da una chiesa, e da qualche campanile con sotto il profilo di parecchie galee. Lasciando questo tratto che sarebbe affatto inutile riprodurre, ne riportiamo però i fuochi che sotto ciascuna di queste Ville si vedono segnati dal nostro A. avendo essi un valore storico, abbenchè poco oltre li ripeta nuovamente.

La Villa de lo Segno si fa angaria per fochi 121 Santa Margarita iezia Parochiale

La Villa de Veci si fa angaria per fochi 92

Santo Georgio Iesia Parochiale la casasa de batuti La Villa de Vado de lo potere de Saona si fa angaria

per fochi 126 Santo Ioane

La Villa de Cugiano de lo potere de Saona si fa angaria de fochi 362 Santo Lorenzo Iesia Parochiale casa de batuti

La Villa de Leze fa angaria per fochi 224 e li soi citadini sono citadini di Saona Santo Ambrozio Iesia parochiale casasa de batuti

(1) Il Verzellino in questa disgraziata circostanza, non insolita in quei tempi, scrive che si numerarono le anime delle parrocchie per soccorrerle di pane e che si trovarono a registro in 14 mila (v. Verzellino T. II, p. 83). A tanto già era giunto il decadimento di Savona e a ben maggiore doveva portarlo il geloso governo della Serenissima.

La Villa de Lavagnola fa angaria per fochi 163 soe san bernardo per fochi 54 1/3 e Lavagnola per fochi 10S 2/3 insoma fochi 163 e li citadini sono citadini de Saona (chiese) Santo Bernardo la casa de batuti La Madonna di Misericordia Santo Dalmazio iesia parochiale la casa de batuti Santo Martino La Madonna del ponte di Lavagnola

La cita di Saona con le sue 6 ville a lui sogete quale sano avaria per fochi 1108 (1)

(i) È a deplorarsi che 1’ Abate, a togliere ogni dubbio, oltre i fuochi delle Ville non n’ abbia lui stesso lasciato scritto i fuochi che pur faceva Savona sia sul principio del 1500, che nel 1569. Però esso scrive più oltre (pag. 220) che nel circuito di Savona eranvi 1200 case tutte abitate; è questo un buon dato, da cui potremo inferire, con discreta precisione, a che numero ascendessero in allora i suoi abitanti. Infatti, secondo il Giustiniani, ogni casa conteneva da 3 a 6 fuochi, ed a questa scorta si attennero il Serra ed altri storici Genovesi. Il Serra da questi due dati estremi (ci si permetta la parola) del Giustiniani prende una media di 4 fuochi per casa, media che noi, ignorando il preciso valore che 1’ Abate avrà voluto dare alla cosa, a maggiore cautela, nel caso nostro, riteniamo diminuirla ancora a soli 3 fuochi. Ciò ammesso, i fuochi di 1200 case ascenderebbero a tremila seicento, e, calcolando ogni fuoco 4 teste, ne seguirebbe che la popolazione di Savona, nelle cinque parrocchie era di 14400 circa abitanti. Questa cifra combina perfettamente con quella che, secondo il Verzellino, annoverava Savona nel 1569, cioè nell’epoca stessa di cui parla 1’ Abate. E si noti che ciò che dice il Verzellino è desunto da dati assai positivi, cioè da un censimento della popolazione fattosi per sovvenirla nella fiera carestia che la travagliava in quell’anno. Infatti scrive : « si annoverarono le anime dette parrocchie e si trovarono a registro in 14 mila » (Verzellino T. IL p. 83). Tale numero combina pure con i dati del Giustiniani che in seguito accenneremo, ed è ancora confermato dal G. T. Belloro, che scrive aver veduto in Registro nell’Archivio Comunale come la popolazione nel 1570 fosse di,4 mila anime. (Federico Bruno, dell’ antica e moderna popolazione di Savona. Tip. Bertolotto 1894 Savona). Questa cifra ci dinota già abbastanza diminuita la popolazione

La cita de Saona tene in se cinque parochie soe la parodila de lo domo nominata nostra dona dove habita lo vesco (i) de dita cita latra parochia sie santo petro la tersapadai 23 mila abitanti che il Verzellino diceva esistessero in Savona nel 1504. Non è d’uopo per tanto, scalmanarsi come fanno certuni a declamare, senza provare, che fosse assai meno. Pur troppo scemò ancora di quasi la metà, ma negli anni che seguirono.

(1) La dimora del Vescovo sorgeva a fianco della Cattedrale, e sia 1’ una che 1’ altra ebbero origine sulla fine del 900. Risulta infatti da documenti, come il piacilo di Conte Odoìrico d’Asti, (V. Garroni, op. cit. {empty}p. 70 e s.) e i diplomi di Ottone III anno 998-9, che i Vescovi savonesi fra gli anni 825. e 827, erigessero nel Caslrmn Saone la cniesa di S. Maria, e risulta pure dai precitati documenti che detti Vescovi « avevano fabbricato appresso alla chiesa un palazzo munito di torri con corte e piazza » (V. Garrcni, op. 71). Nell’antica descrizione del duomo fatta nel 1520 dal Notaro Giordano Ottobono riportata dall’Alizeri (T. I. op. cit.) ecco quanto è detto del palazzo del vescovo… montato uno scalino marmoreo, intrate in una amena e amplissima piazza a banda diritta vi è un bellissimo palazzo con un soavissimo e placido giardino che consola ogni affitta mente con belli lavori e frutti di ogni sorte e qui a canto una così amena e placida lobietta quanto sia da ponenti a levante che signoreggia tutta la città et in meizo di detta piazza vi é un altissimo e grosso albero che è cosa meravigliosa in udir il canto degli uccelli e insieme vedere T amenità del loco e qui abita il Rev. et honorato Vescovo… L’Arcip. Can. Andrea Astengo nelle sue note al Verzellino (T. IL pag. 572) ritiene, per documenti che gli vennero a mano, che il giardino del vescovo scendesse sino alla soglia del porto, risultando da parecchi istrumenti che Corrado Vescovo di Savona comperò ed ebbe in dono parecchie pezze di terra con casa che si stendevano usque ad portisolium. Questo palazzo fu rifatto ed abbellito dal Card. Giuliano della Rovere, come vediamo da parecchi atti notarili. Nel 1501 6 aprile in Not. Francesco de Guglielmi, detto Cardinale ne commette la ricostruzione a Gerardo Brilla e Tommaso Nattarello e Giacomo Ramondello M” muratori di Savona: ricostruzione da farsi giusta il modello in legno loro mostrato per grossi 25 del Papa per ogni canella di opere. Vediamo altro atto del rochia sie quela de la madalena (i) e la quarta-parodila sic santo andrea la quinta parochia sie quela de santo joane e tute le dite sinque parochie sono oficiate da preti

E più in dita cita sono trei monesteri de frati soe di santo dominico e di santo agustino e di santo franscisco coventuali e fora de la cita sono altri monesteri de frati soe li frati de consolacione de lordine de santo agustino socalanti e lo monastero de santo iacobo de lordine de santo franscisco secolanti e lo monastero de frati scapusini eciam lo monestero de frati chiartosini domandato santa maria de loreto siche tra dentro e fora de la cita de Saona sono 7 monesteri de frati tuti bene oficiati alo servicio de tuti ii citadini

Eciam in dita cita sono molte altre jezie soe ia jeza de santo juliano (2) e nostra dona de lo ormeto santa catarina e santo georgio situato in castelo santo georgio e più dentro de la cita soe uno monestero de molliche soto lo titulo de santo agustino e la sua abitacione sie nominata lo monestero

Not. Giacomo Giordano 1503 1 settembre per porte finestre e architravi. Nel 1501 15 febbraio in atti dello stesso Notaro il cav. Aureato Domenico Gentil Ricci proc. del Card. Giuliano della Rovere fa contratto con mastro Filippo Caito ciapparo per coprire il Palazzo fatto di nuovo del Vescovato nella contrada di s. Maria di Castello tectu supra et intra e fare le gronde di detto tetto per L. 350 di Genova, (come da schede inedite di G. T. Belloro). E fra le opere di cui il Cardinale aveva fregiato questa sua dimora, che gli aveva dato asilo nel suo volontario esilio, vi era pure il suo ritratto dipinto da Giovanni Massone d’Alessandria eseguito nel 1493.

(1) La parrocchia della Maddalena fu interdetta e soppressa nel 1622 da Nicolò Mascardi visitatore Apostolico, unendo in gran parte i fedeli alla parrocchia di s. Andrea (v. Verzellino V. II p. 117 e Doc. E;.

(2) L’oratorio di s. Giuliano apparteneva ali’ arte dei Lanieri ed era sullo sbocco a ponente di via s. Giuliano ora Cassari, presso porta Villana. I Lanieri con atto del 14 settembre 1588, per opera di Mons. Costa vescovo di Savona lo cedettero ai disciplinanti della ss. Trinità che e jezia de la nonciata e più dentro dala dita cita sono quatro ospitali soe lospitale de pelegrini nominato lospitale’ grande eciam lospitale per li infermi incurabili nominato lospitale de san paulo molto honorevole e bene vizitato eciam lospitale de santo ioane e lospitale de li caregari (i) Eciam in dita cita sono 7 cazase (2) de disciplinanti soe la caza de nostra dona

cerò restaurare ed abbellire essendo stato l’oratorio loro distrutto assieme ali’ antica chiesa di s. Francesco, per dar luogo alla nuova Cattedrale. Fu demolito in questi ultimi tempi per la sistemazione della via Pietro Giuria, e i disciplinanti della SS. Trinità trasferirono la sede del loro oratorio nella chiesa di S. Croce già dei Serviti.

’ I calzolari Calegari, avevano ospedale per dar ricetto a’ pellegrini e annessa chiesuola in Via Scarzeria dedicata ai loro Santi Patroni Crispino e Crispiniano (Alizeri, op. cit.). Più tardi i confratelli di S. Pietro strettisi in una devozione medesima comprarono questi due edifizi e costrussero il loro oratorio di S. Pietro e Caterina che andò distrutto nel 1876 per dar luogo allo sbocco di via Manzoni.

(2) Casaccia (da casa grande). Erano così chiamate in Liguria certe chiese ed oratori! che-varie corporazioni di Arti si erano fatte erigere allo scopo di far preghiera in comune nei giorni festivi e di suffragare i loro defunti. La Casaccia nelle due riviere data da epoca molto antica, si fa risalire al 1200. In Genova però queste confraternite o battuti, come erano pur dette, andarono col tempo degenerando dal loro pio scopo. Sortendo processionalmente in certe epoche dell’anno; al sacco primitivo sostituirono cappe1 di seta e di velluto ricche tanto di ricami d’oro e d’ argento, da essere valutate cinque mila lire ciascuna, a detta di scrittori del principio del secolo, e le meno costose L. 750. Erano portati per la città grossi crocifissi con croci intarsiate di madreperla o di tartaruga o d’oro o d’argento, con canti d’oro massiccio. Alcune di queste croci avevano alla sommità le iniziali del Redentore formate con diamanti. Grosse torcie di cera aveva ciascun confratello, massicci e cesellati bastoni d’ argento a chi stava a capo del corteo completavano la strana mostra dì lusso e di spesa. In Genova a coteste Casaccie erano ascritti ricchi signori che assumendo il carattere di protettori largamente le sovvenivano di denaro e, curiosa caratteristica dei tempi, comperavano a caro prezzo il e quela de santo ioane e quela de santo dominico e quela de la ternita e quela de santo agustino e quela de santa catarina e quela de la nonciata tute 7 bene oficiate e tute 7 se sono fabricate da lano 1544 in qua e la prima a fabricase si fu quela de nostra dona pero quazi tute ebero principio lo medemo ano de 1544 E più fora de.la cita sono alquante jezie dove non abita ne prete ne frati pero sono soto la parodila de la cita soe santa lucia santo antonino santo roco la ca e la jezia e monestero de santa chiara (1) do\«e sono molte moniche onorate soto lo titulo de santo franscisco divotamenti oficjato e bene ordinato E poi la jezia de santa marta apreso gè santo lazaro dove habita li poveri orfani quali stano alobediencia de uno honorando saserdote ivi stano religiosamenti poi e la jezia de santo donato (2) soto la parochia de santo joane poi de verzo ponente si trova santa margarita e santa sesilia (3) soto la parochia de lo domo E qui e il fine ‘de tute le ]ezie chi sono soto le parodile de la cita de Saona

E in dita cita de Saona sono sinque piase la prima se domanda la piasa de la madalena in la quale gè sono due

privilegio di postare il crocifisso quando sortiva la casaccia. Inoltre gare ne nascevano fra i ‘diversi sodalizi per chi più sfoggiava, cercando ognuno di superar V altro, alterchi pubblici e privati ne seguivano ed il lusso divenne si smodato che in Genova su i principii di questo secolo furono proibite, con tanto di guadagnato per la religione e per la pubblica quiete. Non cos’i succedeva, ne^lle due Riviere, mantenendo queste casaccie e confraternite il loro carattere devoto, ed ancora in gran parte ivi hanno vita.

(1) Monastero e chiesa situati nel borgo di s. Giovanni, detto anche superiore demoliti per ordine della Serenissima nel 1672 per dar luogo a fortificazioni.

(2) L’ attuale cappella nota col nome di S. Lorenzo intitolata anche di S. Donato.

(3) L’ attuale abazia di S. Michele. fobie (i) una dove li citadini stano in riposo a ragionare latra per spacio de citadini a jocare latra piasa se domanda piasa de caneva ivi e la dugana dove desende tute le merse mercantesce e tute le canepe la tersa piasa se domanda la piasa de le erbe ivi se conduse e se vende tute le ortagie e tuti li somari portano il pane da vende e in dita piasa se contene la reba dove luti li mulateri portano tute le vitoaglie a vendese al simile li mercadanti tengano loro grano da vendere ivi stano li molinari a prende lo grano per portarlo a mazinare E la quarta piasa se domanda la piasa de lo branda (Brandale) o vero la piasa de santo pietro ivi se contene la governarla dove oficia li signori Anciani e tuti li altri oficiali dove e una fobia dove li citadini stano in riposo a ragionare e a jucare con lo loro deputato a quelo oficio a mantenere carte e dadi e lume ali jocatori E la quinta e ultima piasa se domanda la piasa de pesi (2) in la quale e uno reduto nominato ia chiapa de li pesi ivi se vende tuti li pesi e in dita chiapa e proibito a tuti li citadini quando se vende li pesi de intrare in quela soto gran pena pecunaria E in dita piasa abita tuti li botari

E più in dita cita de Saona sono tre castele de le quale

(1) Nella piazza della Maddalena eravi la loggia dei nobili, attigua al palazzo della Rovere poscia Moltedo, la quale oltre a servir loro di geniale ritrovo ivi pure accoglieva i più più alti personaggi (Verzellino T. II, pag. 69). Nel 1622 venne ingrandita comperando la soppressa chiesa della Maddalena (Verzellino T. II, pag. 69, r, 7-1 38). Eravi altra loggia in piazza {empty}s. Pietro, o del Brandale, come scrive più oltre l’Abate, ove convenivano i mercanti. Così conferma pure il Giustiniani « e quasi nel mezzo della ciiià sono la piazza detta Maddalena e la piazza di s. Pietro con due loagie. nette quali si riducono 1 cittadini di giorno e dilotte, per diporlo e dihtlaZione, come fanno i Genova! » (Op. cit. lib. i° p. 44).

(2) Già a pag. 46 ne accennammo la località. vi sono due la più parte minate soe lo castelo de lo sperone e lo castelo de santo georgio sono tute due ruinate lo terso se domanda castelo novo lo quale e una de le bele fortese chi sia in tuta italia acompagnata de una citadela non mai vistone la più bella ne più forte (i) quale castelo ebe principio lano de 1542 fabricato de ordine de la lustrissima signoria de Genoa la quale lo tene e sempre la tenuto con grande nomerò di artalaria e infinita municione e con grande quantità de vitoalie soto lo governo de doi comesari jenoesi fideli con bona guardia de soldati fideli quali comesari di tempo in tempo se hano a cambiare ne mai durante il suo tempo esono fora de dito castelo

E più fora de la cita sie uno borgheto domandato lo molo (2) il quale e bene populato dove abita li remoroli e tageri e pescatori e marinai e filatori de larte grosa Eciam ivi era il darzenale quale era andato tuto in ruina solo gè resta lo sito cosi bandito dove filano li filatori per fare le sartie e agumene per le nave e vasceli grosi ivi apreso se

(1) Né solo Savona diede in quelli anni l’Olgiato tra i chiari ingegneri militari ed autore di questa fortezza; ma ebbe pure il celebre GianLuigi Musante, che fu ingegnere maggiore, scrive il Verzellino, (T. II, p. 121) delle opere reali nel regno di Navarra per Filippo II Re di Spagna per cui comandamento risiedeva nella città di Tamplona per fortificarvi le mura e le fortezze circonvicine.

Diede ancora Savona in quell’epoca Domenico Revello che servi 13 anni il Duca di Savoja Emanuele Filiberto come ci fa sapere il Verzellino al quale fabbricò Momiliano fortezza della Savoja, e quella di Vercelli. Per ordinazione del Re di Francia fortificò ancora la Rocella, ed infine servì la Repubblica di Genova (Verzellino T. IL p. 133).

(2) Da Carlo Emanuele di Sardegna restituita Savona nel 1746 alla Repubblica di Genova dopo la pace di Aquisgrana, il Senato Serenissimo si die subito premura di far demolire ogni dimora di cittadini e qualche oratorio che erano in quel borgo. contene la darzena dove vene tute le barche a caricare e descaricare le mercancie sopra una copioza calada tuta guarnita e ornata de butege de artezani quali tengono e vendono e comperano de più sorte de merse ivi se contene la reba dove portano lo grano chi vene de la marina

E ne lo cercuito de la dita cita de Saona sono da 1200 case tute abitate tra le quale ve sono da 40 / abergi de nobili tra li quali se trovano da 15 in 20 homini de li più richi che mai a mei jorni abia visto in dita cita e tuto Io resto de diti nobili ano le sue intrate per foro vivere eciam si trova in dita cita alquanti mercadanti tra li quali ve sono da oto in dese che ano bona faculta e tuto lo resto de diti mercadanti sono molto poveri per cauza che ali tempi persemi non si fa negocio alcuno E tuto lo resto de la cita e abitata de artezani tra li quali ve sono da 25 in 30/ chi largamenti pono e sano la fabrica de le loro arte del suo e de le sue faculta e tuto lo resto de li diti artista sono molto poveri che con grande fatica ano il modo de potere con le sue brase e la sua industria provedere alo governo de le loro masnate masime da molti ani in qua tute le vitoalie sono sempre state in grandi precii che serto mai a miei jorni abio visto una cita dove fuse tanti poveri artista de ogni sorta arte como si trovano lano de 1570 in la cita de Saona

La quale cita tene doi borghi uno nonrinato lo borgo de santo ioane chie fora de la porta de santo joane in lo quale borgo sono da 60 in 70 caze abitate lo resto fransezi lano de 1527 volendo fortificare la cita le miseno a terra tra le quali case chi sono abitate gè sono da silique in 6 ostarie bene a comodate e in dito borgo sono molti orti e giardini e ville de citadini con terre e belli palacii andando verzo lavagnola sempre si trova palacii e ville e giardini e orti e 4 molini tuti de citadini fino a Lvagnola de tramontana verso le lange

E latro borgo si domanda lo borgo di porta belerà in lo quale sono da caze 50 / habitate lo resto li franzesi lano de 1527 volendo fortificare la cita le miseno a terra e pasando per dito borgo si trova infiniti orti di citadini cosi a man drita como a man sinistra fino che se trova uno ponte domandato lo ponte de le pitie dove pasa soto laqua de la sfornerà de la cita de Saona e pasato dito ponte se trova la jezia de consolacione e andando atuta via per la strada maistra se trova in finiti orti e ville giardini e posesione de citadini cosi a mano drita como ala sinistra fino alo confine de la villa de leze da ponente verso la rivera

E ala usita de la porta de la quarda non gè borgo alcuno de dita cita solo gè una vileta de 10/ o 12 fochi nominata la villa de valoria dove sono alcune posesione de citadini poche e sterile e di poco momento e manco beneficio da levante verso arbisola

La cita de Saona tene 6 ville a lui sugete de le quale ne sono 4 chi sono soi vilani comperati soe la villa de veci e quella de lo segno e quella de vado e quella de cugiano le altre due li omini de quelle sono citadini de Saona como li medemi citadini nati in la cita soe de la villa de lese e la villa de lavagnola de le quale 6 ville qui apreso narreremo le sue condicione e quelo che se contene in quele a una per una como apreso vederai.

E prima noi dicemo che la villa de lavagnola a lo suo principio dove finisce lo borgo e parochia de santo joane e contuniando la strada si trova molte ville e orti e palacii e torre e giardini de citadini in quantità e belesa e bontà Eciam grande nomerò de caze e orti e posesione de contadini e per venuti ala cima de lo piano de bvagnola si trova la jezia de santo dalmacio sua jezia parochiale ivi apreso la confraria e ia cazasa de batuti E alatra banda si trova il ponte di nosra dona dove pasa laqua de la Sumera de Saona e a una banda sie la jezia de nostra dona domandata nostra dona del ponte e alatra banda de lo ponte sie la jezia de santo martino e a banda sinistra sie la strada dove pasano tuti li mulateri che vengano de verso le lange e lastesano e lo monferra e de lo ducato de savoia e a banda drita ala cima de uno monte se trova la jezia de santo lazaro e pasato lo ponte continuando la strada apreso la Sumera si trova quantità de molini e de fole da solare pani e berete e da fare chiavazone quale tute sono de citadini de Saona e a banda drita si trova una contrada dita marmorase pur soto la parochia de santo dalmacio E continuando la strada a canto la sfornerà si trova una villa domandata santo bernardo e ne la sua piasa si trova una jezia nominata santo bernardo in sieme una cazasa de batuti e sopra la sima de uno monte sie una jezia nominata santo michele e continuando la strada a canto la sfornerà semper trovi molini da maxinare grano e dificio da fare pove da artalaria e serre da segare taule e tuti sono de citadini de Saona e poi tu trovi uno ponte ivi apreso la jezia e lospitale e la osteria de la madona de la misericordia e soto la jezia de la madona de la misericordia gli pasa una valeta de aqua ne la quale gè in trato in finiti in fermi de ogni sorta de infermità e lavati in dita aqua ne usivano sani in sino a puti nati cechi e orbi usivano con la vista e in dita jezia se vede in finite figure de persone de inferme fate sane con tanti brandoni e imagine che non le porteria una nave con tanto concorso de persone e de limozine che portavano li danari con li sachi poi continuando la strada se vene a una jezia domandata santo bertome la quale sie de li frati de santo agustino e di sopra ne esie una fonte domandata aqua bona chi desende in la sfornerà chi va a Saona la quale aqua tuto lano dona laqua a tuti li morini e a turi li altri desici chi sono anomero più de 50 / E poi a banda sinistra si trova una vileta de 15 fochi nominata montemoro con una jezia dita santo jaeobo pero soto ia parochia de santo dalmaeio de lavagnola E tuta questa villa de lavagnola e de santo bernardo sono citadini di Saona como li medemi citadini nati dentro de la cita e dita villa di lavagnola e sam bernardo sano angaria per fochi 163 soe li doi tersi ala parochia de santo dalmaeio e lo terso ala parochia de santo bernardo soe lavagnola paga angaria per fochi 108 2/3 e san bernardo paga per fochi 54 1s3 in soma fochi 163

Segue la villa de leze la quale a principio ala fine de la parochia del domo de la cita ne la quale villa sono 5 jezie soe santo ambrosio sua jezia parochiale Eciam la nonciata e santo spirito e santo paulo e più una jezia nominata nostra dona del monte chi e de grande devocione quale e de li frati di santo dominico la quale villa tene in se le fornaze dove se fabricano li matoni e una contrada nominata zinora Eciam tene una cazasa de battiti ne la quale villa sono infinite posesioni dove nasie otimi vini e la più parte e la megiore posesione sono de citadini de Saona fornite de belle torre e palacii e caze onorevoli E li contadini de dita villa sono citadini de Saona si come sono li citadini nati dentro dala cita la quale villa de leze fa angaria per fochi 224 e fino al ponte de zinora sie jurdicione de Saona

Segue la villa de cugano de lo potere de Saona in la quale e la jezia de santo lorenso jezia parochiale e santo micaelo su ala montagna e li vilani de quela sono vilani comprati ivi e una cazasa de batuti e dita villa paga avaria ala cita de Saona per fochi 362

Segue la villa de vado de lo potere de Saona in la quale e la jezia de santo joane jezia parochiale e li vilani de quela sono vilani conperati e la dita villa paga avaria ala cita de Saona per fochi 126

Seguendo sopra la sfornerà de vado se trova una villa domandata lo segno laquale e de lo potere de Saona in la quale sono due jezie soe santo martino e santa margarita iezia parochiale e una cazasa de batuti ivi nasie grande quantità di vini pero sono brusci sono boni per la state e in dita villa si fabrica grande quantità de calzina e dita villa sono vilani comperati e paga avaria per fochi 121

Seguendo più a ponente si trova una villa de lo potere de Saona nominata vecio la quale tene una jezia nominata santo georgio jezia parochiale e una cazasa de batuti n quale villa la comunità de Saona gè a due belle posesione Eciam li molini da masinare e luna cosa e latra la comunità de Saona le dona a sito atanto lano Eciam dita comunità gè a uno palasio e ogni ano gè fa lecione de uno vicario il quale aministra la justicia in dito palacio e sono rilani comprati e sano avaria ala cita de Saona per fochi 92

Io te abio qui sopra fato la memoria de tute 6 le ville de lo potere de Saona e de tute le loro jezie e parochie e cazase da batuti eciam per lo nomerò de li fochi che sono in lo registro che pagano de avaria ala cita de Saona quando acade qualque speze straordenarie masime quando convene che la cita di Saona abia a donare garioti per armare galere in la cita de genoa e tute 6 le dite ville in soma sano avaria per fochi 1108

M ITlOLTI CITADINI CHI SONO DIFERENTI CHE MOLTI DISENO CHE

SAONA E PIÙ RICA CHE SIA MAI STATA E ALTRI DICONO NON

ESERE VERO

Io joane agustino abate lano de 1565 io era de età de ani 70 dico che io mi trovai a sedere sopra la banca de la piasa de santo petro in conpagnia de sete altri che ancora loro sedevano sopra dita banca E altri tanti e più chi stavano in pede e tuti costoro ragionando in sieme li foro ragionamenti erano de diverse cose pero ultimate usi tra loro una voce la quale dise che a la jornata presente che la cita de Saona era più rica che mai sia stata alegando alcuni citadini molto richi e a questo gè fu fato oposito disendo tuto il contrario alegando molti citadini che avia cognosuti quali dicendo che aviano più de intrada ogni ano che non vale tute le faculta de li omini richi che avia legato E tra loro fu grande contrasto e chi sosteneva una parte chi sosteneva latra talmente che tuti li asetati e quali chi erano in pede tuti erano -intersati chi con una parte chi con latra e chi disea a uno modo chi alatro ne mai io parlai ne in favore ne de luna ne de latra parte e ala fine io fui domandato da tute due le parte che io volese dire la mia opinione e io gè respozi che io voleva tempo de considerare le cose pasate e de farne esperiencia con le presente e asai presto me redusi in caza mia ivi me redusi a memoria de quele cose che con mei ochi avie veduto prendendome dileto de metere in scrito tuti li citadini che avia cognosuto cosi ecleziastici como seculari soe periati signori nobili mercanti artista nominando le loro degnita e loro sostancie e faculta che posedevano como qui apreso vederai

E PRIMA io te vogio ponere quilli periati de ogni sorta citadini de Saona che abio visto vivire a mei jorni lasando pero stare la santità de papa julio secondo da la rovere 4ÌI quale io labio visto cardinale de sampero vincula poi lano de 1503 fu fato somo pontifice e tene la sedia pontificale fino a lano 1512 ivi dete fine a soi jorni (1)

(1) Essendo talvolta, a nostro avviso, dubbia l’esattezza dei nomi dei Prelati riferiti dall’Abate, ci serviamo, per meglio chiarirla, specialmente

15

E prima dico avere visto rafaelo sansone dito dalo reario cardinale (i) e camerlengo con lo titulo de santo georgio primo cardinale di roma

del Verzellino cronista esatto delle famiglie savonesi, poco discosto dai tempi di cui scriveva, perciò più attendibile e diffuso certe volte dell’Ughelli, del Gams, del Mas Latrie, del Semeria; incompleto questo per ciò che ha tratto ai vescovi e cardinali savonesi. Siamo ancora dubbiosi d’esservi riusciti, atteso la necessaria confusione e difficoltà avendo molte famiglie come i Basso, i Giuppo, i Foderato, i Riario, i Gara, i Grosso, i Ferrerò spesso preso il nome di della Rovere per maggiormente illustrarsi, come ne avvisa lo stesso Verzellino (T. I. pag. 405).

(1) Raffaele Sansoni, nato da Antonio Sansoni e Violante Riaria, nipote questa di Sisto IV, creato cardinale a 17 anni nel-1477, col titolo di S. Giorgio. Lo zio papa gli trasferì la maggior parte dei benefizi che godeva il cardinale Pietro Riario e gli die pure il nome di Riario, cumulò in lui non meno di 16 vescovati tra i più ricchi d’Europa, insieme alle principali abbazie d’Italia: lo elevò al grado di Cancelliere e di Camerlengo. Era tra i più ricchi cardinali e la sua rendita ascendeva a più di 18000 ducati come risulta da registro delle tasse imposte da Alessandro VI ai cardinali per la guerra contro i Turchi (v. Pastor, T. III. p. 404). È noto per la congiura dei Pazzi in cui però non ebbe, il giovane cardinale, parte alcuna (v. Pastor, op. cit. V. II. pag. 464). Pure come partecipe fu catturato da Lorenzo de Medici e dopo quasi un mese d’arresto su i primi di giugno del 1478, messo in libertà, ma tanta paura ne trasse d’averne il capestro « che ne serbò un pallore mortale sul viso per tutta la vita » (v. Alegretto Allegretti, Diarj delle cose Sanesi del suo tempo. V. C. Cipolla, Storia delle Signorie Italiane hi 1300 al ifjo p. 386. Milano 1881).

Si ritiene di molti che Raffaello ne abbia ritratto l’effigie sua nell’affresco della Messa di Bolsena. Si fé erigere il bello e grandioso palazzo noto sotto il nome di Cancelleria, attribuito erroneamente al Bramante (v. Domenico Gnoli. La Cancelleria ed altri Talazii attribuiti a Bramante. Roma 1892). Mori in Napoli nel 1521 ai 9 di Luglio a 61 anno. Ne fu quindi trasportato il suo corpo a Roma nella chiesa de Santi Apostoli ove esiste il suo monumento sepolcrale.

Il Rd0 cardinale de agenensis statelo de Magco bertome dala rove (i)

Il Rdo cardinale de sinigagia marco vegero (2)

(1) Leonardo Grosso della Rovere figlio di Antonio Grosso e di Maria Basso della Rovere era vescovo di Agen, fratello al cardinale Clemente ed a Bartolomeo abate di Cerreto come dice il nostro A. fu pur esso creato cardinale da Giulio II col titolo di S. Susanna poi di S. Pietro in Vincula il 12 Decembre 1503 insieme ai savonesi Antonio Ferreri, Marco Vegerio e Carlo Domenico del Carretto marchese del Finale. Il Cardella assegna l’n Dicembre. Il 17 Dicembre ebbero il cappello rosso e le loro chiese titolari. (V. Diarium Paris de. Gr/.ssis. V. Diarium Burchiardi). Leonardo Grosso ebbe da Giulio II, nella spedizione contro Bologna la legazione di Viterbo nel 1506, indi di Perugia, sostituendo il Ferreri. Il 6 maggio 1513 assieme al protonotario Lorenzo Pucci conchiude con Michelangelo per l’esecuzione del monumento a Giulio II, da erigersi nella cappella Sistina dove già riposavano le ceneri di Sisto IV al cui compimento nelle sue ultime volontà Giulio II aveva stabiliti 10000 ducati (v. lettere di Michelangelo, edit. da A. Springer. Leipzig 1883); monumento che era la più sublime emanazione del genio e che per l’arte non puossi abbastanza deplorare non sia stato compiuto. Se ne conserva il disegno negli Uffizi in Firenze e ne leggiamo la descrizione nel Condivi e nel Vasari, biografi di Michelangelo, (v. E. Muntz. Hisloire de l’Art pendant la Renaissance. I. Italie 3 voi. Paris 1889-1893. V. Klaczko nella Revue des deux Mondes CXIV,1892).

Di esso solo ci rimasero le due statue di schiavi che si trovano al Louvre in Parigi, ammirabile in special modo quella che rappresenta un giovine morente, l’altra ne figura uno stretto in ceppi, due capolavori del Michelangelo che il Vasari chiamava cosa divina, e l’insuperabile statua del Mosé ove, scrive il Brosch, Michelangelo ha scolpito in marmo il nomt di Giulio TI né sarà mai che vi si cancelli. Mori detto Leonardo nel 1520 il 22 settembre.

(2) Fra Marco Vegerio vescovo di Sinigaglia e di Palestrina, creato cardinale nel 1505 di s. Maria in Transtevere. Fu chiaro per dottrina e liberalità; di lui Oberto Foglietta scrisse meritamente le lodi. Morì nel 1526.

Il Rdo cardinale ferrerò chi mori in prezone (i)

Il Rdo cardinale sampe vincula de Magc0 bertome dala rove (2)

(1) Antonio Ferreri talora chiamato Antonio della Rovere vescovo di Gubbio, Perugia, Noli, ecc. eletto Cardinale il 12 dicembre 1505 col titolo di s. Vitale. (V. Diarium Paris de Grassis. Burchiardi Diarium III. 409. sq, Acta cpnsist.j II Mas Latrie seguendo il Cardella dice 1’ 11 dicembre. Venne nominato nel 1506 Legato di Perugia durante la spedizione contro Bologna, indi nel 1509 venne trasferito alla legazione di questa città, ove represse con sanguinosa severità le congiure che ivi fomentavano i Bentivoglio favoriti dalla Francia, inoltre abusò dei suoi poteri e nella sua cupidigia vessò talmente i Bolognesi che si rivolsero a Roma per rimedio (v. Gozzadini. Di alcuni avvenimenti in Bologna e nell’Emilia dal,506 al 15,1 e dei Cardinali legati Ferrerio ed Alidosi, 3 serie, IV, 67-177, VII, 161-267. Bologna 1886). Giulio II fece esaminare la cosa e poiché la colpa del legato venne posta in chiaro intervenne con tutta la sua energia. Il 2 agosto, 1507 venne deposto dalla sua legazione e citato a Roma, indi rinchiuso nel Castel s. Angelo, (v Diarium Paris de Grassis ed. L. Frati, le due spedizioni militari di Giulio IL Documenti e studi pubblicati p. e. della Deputazione di storia p. le provincie delia Romagna. {empty}V. I. Bologna 1886) privato dei benefici ecclesiastici e del cappello cardinalizio, fu per soprassello condannato alla multa di cento mila scudi. Tolto in seguito da quella prigione fu relegato nel convento di s. Onofrio ove dopo due mesi morì, cioè il 22 luglio 1508, ex censura Pontificis nullo condecoratus henore sepulchri (Ughelli, Italia Sacra Venetiis apud S Coleti MDCCXVII. p. 650). Prae nimio dolore morboque ex ignominia contracto. (Gio Batta Semeria. Secoli cristiani della Liguria. Torino, tip. Chirio e Mina 1843). Il Verzellino lo dice mortp con sospetto di veleno.

(2) Con la sola e vaga indicazione di Card. di s. Pietro in Vincula è ben difficile arguire a chi voglia riferirsi il nostro A. dei parecchi della Rovere che sul principio del 500 portarono questo titolo. Oltrecchè deve essere errata la paternità, poiché Bartolomeo Grosso della Rovere abate di Cerreto fu padre ai vescovi di Saluzzo Sisto e Gio Antonio e non a cardinali, l’altro Bartolomeo Basso della Rovere morto nel 1516 figlio di Luchina della Rovere sorella di Sisto IV non ebbe neppur lui figli cardinali.

Cardinali della Rovere che nel tempo dell’ Abate portarono il titolo di s. Pietro in Vincula furono Galeotto Franciotto figlio di Gio Francesco Franciotto della Rovere, Lucchese, come già si disse nipote di Giulio II perché figlio della sorella Luchina. Tenne il vescovato di Lucca poi di Padova e Giulio II, a cui era carissimo, gli cedette il vescovato di Savona nel 1501. Fu pure Arcivescovo di Benevento, Governatore di Avignone, venne assunto al sacro Collegio neLi503, 29 nov. nella 1” promozione col titolo di s. Pietro in Vincula, fu anche eletto Vice Cancelliere, ottenne insomma secondo il mal vezzo dell’ epoca gran numero di benefizi. Delle sue ricchezze però fece 1’ uso più nobile : egli era il mecenate levato a cielo da artisti e letterati. (V. F. Gregorovius.. Storia di Roma. V. III. V. Alph., Ciaconius. Vilae et res gestae Ponlificorum Romanorum… T. II. Romae 1677).

Egli sapeva dolcemente e destramente compensare la ruvidezza di Giulio IL Questi voleva conferirgli la sede vescovile di Cremona a cui si opponeva Venezia volendovi essa il Trevisano, controversia che si protrasse due lunghi anni finché in ultimo accondiscese Giulio II verso un correspettivo di denaro a detto cardinale. (V. Pastor op. cit. T.Ili p. 539). Il fratello suo Nicolò tolse a sposa nel novembre 1505 Laura Orsini, unica erede di Orso Orsini e di Giulia Farnese, (v. Gregorovius. Lucrezia Borgia. Firenze Le Monnier 1874). Morì l’n seti, del 1508, ebbe sepoltura in s. Pietro.

Gli successe al cardinalato col titolo di s. Pietro in Vincula Sisto Gara fratello suo uterino essendo la madre di Galeotto passata in seconde nozze con Gabriello Gara patrizio savonese. Il Litta Io dice illitterato, era arcivescovo di Benevento, vescovo di Lucca, di Padova, Vicenza e Cremona. {empty}V. cancelliere di S. M. Chiesa. Fu creato Cardinale nel, 508 il, 3 ottobre.

Giulio II trasferì il titolo cardinalizio del defunto Galeotto a lui Sisto Gara unitamente a “tutti i benefizi. (V.’Diarium Paris de Grassis ed. Dollinger p. 385-86. V. Pastor doc. di trasmissione dei beni del Cardinale Galeotto della Rovere al fratello Sisto. T. Ili p. 493). Mori in Roma l’8 marzo 1517 in età di anni 44, fu sepolto ne! coro di s. Pietro in Vincula. Probabilmente l’Abate confondendo nella sua memoria la paternità e chi ebbe il titolo cardinalizio di S. P. in Vincula allude ancora a Leonardo Grosso abbenchè da lui accennato più sopra. Era fratello però e non figbo di Bartolomeo Grosso della Rovere, come sembrerebbe indicare il nostro {empty}A. questo Leonardo Grosso dopo la morte di Sisto Gara, cui sopravisse tre anni, prese infatti il titolo di S. P. in Vincula oltre quelle che aveva di S. Susanna.

Il Rd0 priore de roma figiolo de Magco bertome dala rove (i)

Il Rdo arcipiscopo de piza fratelo de Magc0 paulo da reario (2)

Il Rdo arcipiscopo de avignone cario de lo careto (3)

Il Rd0 arcipiscopo agustino spinola poi cardinale di peroza 1528 (4)

Il Rd0 episcopo antonio sansone (5)

Il Rdo episcopo rogero fratelo de Magc0 texino (6)

( 1) Era Sisto Grosso della Rovere figlio di Bartolomeo, abate del Cerreto, e di Camilla del Carretto, che successe nel priorato di Roma a Sisto Gara quando questi venne creato cardinale, carica che rendeva 15 mila scudi (v. Verzellino T. I. p. 420) fu vescovo di Ferrara e di Saluzzo morì nel 1517.

(2)>È questi Cesare Riario nipote di Sisto IV che fu creato nel 1499 arcivescovo di Pisa che resse 19 anni, fu pure patriarca di Alessandria e vescovo di Malaga l’anno 1518. Era questi figlio del conte Girolamo Riario fratello del Cardinal Pietro.

(3) Allude certo ad Orlando del Carretto della Rovere nipote di Giulio II perché figlio d’Isabella Grosso figlia a sua volta, di Luchina sorella di Sisto IV. Era arcivescovo di Avignone e di Urbino dal 1512 al 1529 anno in cui morì in Cairo. Il suo corpo fu portato e seppellito nella cattedrale di Savona, quindi nel 1596 trasportato nella chiesa di s. Francesco scelta a nuova cattedrale.

Carlo del Carretto figlio di Carlo Antonio era invece abate di Madignano diocesi di Crema ed è quello che 1’ Abate annovera più oltre. (V. Verz. T. I p. 455).

(4) Agostino Spinola ordinato vescovo di Perugia nel i;ii. Dal 1528 sino alla sua morte avvenuta nel 1537 vescovo anche di Savona, eletto Cardinale da Clemente VII nel 1527 col titolo di s. Ciriaco.

(5) Antonio Sansone il Verzellino lo nota Abate di Chiaravalle nel 1528. Vescovo di Arezzo era Girolamo Sansone suo fratello. (V. Verzell. {empty}T. I pag. 450-463).

(6) Bernardo Rogiero nominato vescovo di Sora da Giulio II morì nel 1537; era fratello di Nicolò,conte Palatino (Verz. T. II p. 26-7).

Il Rdo episcopo de noli visenso de baverio dito de aste (i)

Il Rd0 episcopo bertome foderato figiolo de Magc0 rafa’elo foderato (2)

Il Rdo episcopo de sinigazia marco vegero (3) Il Rdo protonaro spinola fratelo del cardinale (4) Il Rd0 abate de crema bartolomeo de la rove Il Rd0 abate de lo careto nepote de lo arcivesco (5) Il Rdo abate de S. fratozo antonio foderato (6)

Ci) Vincenzo Baivero (o Boverio) savonese, il Verzellino lo dice nipote di Giulio II, ed eletto suo lamigliare il 18 agosto 1506. « Con Domenico Nano fu dal Papa mandato in vari studi d’Italia: sempre favorì la patria sua che molto amava procurandoli dal Papa 1500 scudi da impegnarsi nella fabbrica del molo ». Resse il vescovato di Noli per ben 30 anni, si ritirò indi in Asti da ove traevano origine i suoi antenati, ed ivi ebbero fine i suoi giorni.

(2) Bartolomeo Foderato era uno fra i tre figli di Raffaele Foderato e Luchina Grosso della Rovere sorella dei cardinali Clemente e Leonardo. 11 Ferro dice che la Luchina andò sposa al Raffaele Foderato in seconde nozze essendo vedova di Stefano della Rovere di Torino, col quale il Belloro e il Verzellino la fanno invece sposa in prime nozze. Dal Foderato ebbe tre figli, che il l’erro fa tutti insigniti dì dignità Episcopale. Vincenzo che fu eletto vescovo di Noli il 1501 e morì nel 1506; il Bartolomeo che vediamo accennato dal nostro A.; del Battista non ne troviamo conferma né nel Verz. né in altri.

(3) Nipote del Cardinale Fra Marco Vegerio, accennato più sopra, che nell’anno 1513 gli rinunciò il vescovato di Sinigaglia. Nell’anno 1545 fu al Concilio di Trento decano dei vescovi, morì 111 Roma nel 1560 il 17 aprile in età di 63 anni. (Verz. T. Il p. 66-7).

(4) Carlo Spinola vescovo di Perugia fratello del Cardinale Agostino (V. Verzellino T. I p. 457).

(5) Carlo del Carretto Anate di Madignano diocesi di Crema come notammo poc’ anzi.

(6) Il nostro A. ci fa conoscere Antonio Foderato, cugino ai vescovi accennati più sopra, quale Abate di S. Fruttuoso. Per contro, il Verzellino lo dice Abate di S. Stefano della diocesi di Vcrcelli: il che induce

Il Rdo protanotario bernardino becalla (i) Il Rdo priore de S. secundo nicolao lanerio

Il Rdo priore di crema de lo carreto (abate di Madignano diocesi di Crema già da noi accennato a p. 230).

Il nostro cronista deve essersi limitato a quei prelati non solo viventi quando scriveva, ma che ricordava; poiché se intendesse annoverare tutti quelli che diede Savona tra la fine del 1400 e la metà circa del 1500 bisognerebbe dire ne dimenticasse parecchi. Certo, ometteva i seguenti:

Domenico della Rovere, creato cardinale di San Vitale nel 1478, poi di San Clemente, e morto il 1501, quindi anteriormente alle Cronache dell’Abate;

Girolamo Basso della Rovere creato il,477 col titolo di S. Balbina vescovo di Loreto e di Recanati, morto nel 1507 : « prelato irreprensibile il quale non abusò del favore presso lo zio Sisto IV uè di quello del suo cugino Giulio II » : (Pastor, V. IL op. cit. p. 334);

Clemente Basso della Rovere (figlio di Luchina, sorella di Sisto IV) eletto cardinale il 1503, di S. Clemente prima, poi dei dodici apostoli, morto il 1504;

Tommaso Riario, vescovo di Savona dal 15,6 al 1528;

Galeotto Franciotto, fratello uterino di Sisto Gara, e, come già accennammo, vescovo di Savona tra il,301 e il,508;

Bartolomeo della Rovere, fratello di Giulio II e patriarca d’Antiochia, morto il 149,;

a credere che avrà goduto dell’una e dell’altra abbazia. Dovizioso e culto gentiluomo, cavaliere di S. Giacomo in Spagna, morì in Roma nel 1548 dell’età di 50 anni e fu sepolto nell’ospedale di S. Spirito (Verz. T. II. {empty}p. 47). Con lui si estinse questa antica e patrizia famiglia savonese la cui nobiltà, scrive il Verzellino risaliva a circa 400 anni avanti.

Infatti vediamo che molti di questo casato cominciano a segnalarsi nel 1200, cosicché nel 1303 essendo Savona divisa nei quartieri del Monte, del Mare, di Scaria, intitolava il quarto dai Foderati.

(,) Secondo il Verzellino era cognato del cardinale Alidosi avendo sua sorella Caterina Becala sposato Beltrando Alidosi fratello del Cardinale. Era abate di s. Pietro di Mole protonotario apostolico segretario e cavaliere di s. Paolo di Roma.

Francesco Giuppo della Rovere, nipote di Giulio II e arcivescovo di Benevento, morto nel,543;

Francesco Sforza Riario, nipote di Raffaele Sansone Riario da cui gli fu lasciato il vescovato di Lucca 1517: vescovato ch’egli poi resse 9 anni: (v. Verzellino, T. U. pag. 44-45);

Giacomo Vegerio della Rovere, Generale del Minori conventuali di San Francesco, vescovo di Scio nel 1530;

Urbano Vegerio, fratello al Giacomo vescovo di Sinigaglia, morto il 1570, il 29 Giugno;

Giovanni Antonio Grosso, cavaliere di Rodi, vescovo di Saluzzo il 1501, e Sisto che coprì pure questa sede il 1517: figli entrambi di Bartolomeo Grosso e Camilla Del Carretto: nipoti del cardinale Clemente e Leonardo.

Per non andare troppo per le lunghe taciamo degli abati, limitandoci a ricordare Simone della Rovere, Bartolomeo e Giacomo Giuppo della Rovere, Giovanni e Girolamo Riario, l’abate Spinola. Insomma, -.iamo ben lungi, secondo la nota del nostro A. da quella speciosa dovizia di prelati savonesi nell’epoca dei Papi Roverešchi sparsi ancora a’ suoi tempi per tutta l’Italia.

SIGNORI duca e conti citadini de saona

Ioane franscesco maria da lo rovere duca de urbino (v. pag. 133).

Il conte jeronimo da lo Reario (1)

(1) Girolamo Riario figlio di Paolo Riario e di Bianca della Rovere sorella di Sisto IV sposò Caterina Sforza figlia naturale del duca di Milano Galeazzo Maria Sforza. Fu comperata per lui dallo zio Papa per 14000 fiorini d’oro la cittaduzza di Bosco e venne fatto Conte col nome di questa nel 1472. Ebbe il comando generale delle armi ecclesiastiche; ebbe poscia l’investitura del ducato di Forli, tolto agli Ordelaffi e di lmola, che Sisto IV aveva riscattata dal Galeazzo per 14000 ducati. (Pastor, v. II. {empty}p. 425) investitura che gli fu rinnovata da Innocenzo Vili.

Alla morte del fratello Pietro, cardinale, ne ereditò pure tutte le grandi ricchezze. È questo Girolamo Riario ben noto per la congiura dei Pazzi, uomo di sfrenata ambizione, irrequieto, mosso sempre da egoistici

Il Signore bartolomeo basso (i) Il Signore simone spinola (2)

Il Signore fransesco spinola (v. Verzellino T. I. p. 458).

Coli’ esaltamento di Francesco della Rovere alla Sede Pontificia cominciò per tutti i suoi parenti un’ era novella di prosperità e di fasto. Delie quattro sorelle che ebbe Sisto IV, Luchina si maritò con Giovanni Basso, Bianca in prime nozze con Pietro Giuppo, in seconde con Paolo Riario. Però tra i biografi dei della Rovere vi è disparità d’opinione riguardo al matrimonio di quest’ ultima. Il Pastor che per la parentela dei della Rovere s’ inspira dal Villeneuve ignora quale delle quattro sorelle di Sisto IV fosse la moglie del Paolo Riario. Il Litta invece ignora il nome di quella maritata in Giuppo e pur segnando Bianca sposata in Paolo Riario scrive che in nessuno degli alberi genealogici esistenti tra le carte dei Rovereschi nell’ archivio centrale di stato a Firenze trovasi menzione di questa unione: che l’anonimo biografo di Sisto IV, pubblicato dal Muratori, disse i Riario figli di una cugina del Papa. Il Machiavelli e l’Infessura, nemico questi di Sisto IV, dissero di peggio, (ciò che però non confermarono altri storici), adducendo a ragione la cieca predilezione per essi de! Pontefice che lo spinse a turbare più volte la pace d’Italia

fini (v. Pastor, T. II. p. 192. v. A. Schmarsow. Melozzo da Forli); molti errori fece commettere a Sisto IV sul di cui animo ebbe grande influenza.

Il 14 Aprile del 1487 (il Pastor, op. cit. del 1488) odiato per i suoi arbitri brutali e la sua crudeltà venne da tre congiurati proditoriamente ucciso (v. Pastor, T. Ili, p. 183. v. D. Pasolini, Vita di Caterina Sforza, {empty}v. 3. Roma Tip. Lemonier 1893, v. Cipolla, Storia delle Signorie dal 1300 al 1530. Milano 1881).

(1) Bartolomeo Basso fratello al cardinale Girolamo, figlio di Giovanni Basso e Luchina della Rovere sorella a Sisto IV, fratello pure all’Antonio marchese di Cisterna che tolse in moglie Caterina Marzano figlia di una sorella di Ferdinando I re di Napoli (v. Litta. Delle famiglie Nobili Italiane, v. Villeneuve, Recherche sur la famittc della Rovere, contriòulìon pour servir a V histoire du pape Jule; II. Rome 1887).

(2) Giovanni Spinola, marito di Petruccia Riario sorella del cardinale Pietro Riario, ebbe sei figli: Luigi protonotario apostolico, il cardinale Agostino, Cattaneo, Francesco, Carlo ed il Simone. per farli potenti. Il Verzellino dice Paolo Riario sposo a Bianca Becala. Crediamo infine citare a schiarimento di questo dubbio 1’ autorità di G. {empty}T. Belloro, dotto conoscitore ed accurato annotatore di cose patrie, che nel suo albero inedito di casa Rovere fa la Bianca vedova di Pietro Giuppo e sposa in seconde nozze con Paolo Riario.

La Maria andò sposa a Giacomo Basso ed è dubbio se abbia avuto prole. La quarta Franchetta con Bartolomeo Annoino di Celle senza prole, passò in seconde nozze in Enrico Beltrame (G. T. Belloro). Il Verzellino dice in Enrico della Rovere forse perché il Beltrame prese come altri, il nome dei della Rovere, e neppure con questo secondo marito ebbe prole. Dai connubi delle prime due uscirono molti figliuoli « che stavano tutti ali’ ombra della quercia così che le frutta d’oro cadevano loro in seno » secondo il giudizio dello Schmarsow riportato dal Pastor. Infatti come più sopra vedemmo dei mólti savonesi che da Sisto IV e Giulio II furono esaltati alle più alte dignità della chiesa così ora ne scorgiamo ricordati dall’Abate parecchi che furono insigniti di alte cariche civili e che pur lasciarono orma di loro nella storia di quell’epoca.

Però come fece dei cardinali e dei vescovi così omette qualche nome fra duchi e conti di queli’ epoca. Non accenna a Nicolò della Rovere duca di Galese 1530 (Verzellino T. 1. p. 456); neppure fa cenno di Antonio Foderato e del fratello Sisto Foderato conte palatino e protonotario apostolico 1548 col quale si estinse la famiglia dei Foderato (Verzellino T. II. {empty}p. 47) né del Raffaele e di Alessandro Gambarana 1500-20 e del Severo Gambarana 1542-44. Tace dei Corradengo signori di Niella, di Stefano Vegerio, di Oddone Borgarello 1517, non fa parola di Galeazzo Riario figlio del conte Girolamo morto nel 1557 e forse d’altri che annoverava Savona in quei tempi.

CITADINI de Saona nobili li quali se mantengono largamenti de le loro intrate sensa fare negocio alcuno

D Rafielo foderato nobile D ioane georgio baso nobile D Curadino Feo nobile

D Visenso spinola nobile D Urbano vegero nobile D batista da sori nobile D jeronimo da sori nobile D jacobo corso nobile

D Ioane Feo nobile

D Rafaello gavoto nobile

SEGUE nobili senza negocio

D nicolao corso nobile

D petro becalla nobile

D Antonio barbarino nobile D ioane jacobo castodengo

D bernardo da gambarana

nobile

D filipo da gambarana nobile D jacopo da gambarana nobile D vadino da gambarana nobile D franscesco de gambarana

nobile

D Gaspare barbarino nobile D Rafaelo barbarino nobile D Franscesco richermo nobile D benedeto saco nobile

nobile

D leonardo saco nobile D joane saco nobile D juliano saco nobile D batista saco nobile D rafaelo saco nobile D bernardo saco nobile D paulo saco nobile D ermirio saco nobile D antonio saco nobile D jeronimo saco de rase

D severino da gambarana

nobile

D visenso da gambarana

nobile

D penino corso nobile D Texino rogero nobile D juliano baveri dito de ast

nobile

D bertolameo baveri dito de

ast nobile

nobile

D lorenso da ponti nobile D batista bresano nobile D nicheroso bresano nobile D Antonio bresano nobile D visenso bresano nobile

D jeronimo saco lo soldato

nobile

D jeronimo saco quondam

antonio nobile

D bernardo corso nobile

SEGUE nobili

D nicolao serrato nobile D damiano curadengo niella

D Gregorio campiono nobile D Gasparo paternostro nobile D batista paveze nobile D Simoneto de la rovere

nobile

D campalon curadengo niella

nobile

groso nobile D Simone salinero nobile D visenso salinero nobile D joane maria sansone nobile D dominico genti rido nobile D andrea genti ricio nobile D joane batista genti ricio

D Ramondo sansone nobile D joane franscisco sansone

nobile

D michele rosoto ienero de

foderato nobile

D lo capitanio rosoto nobile D Georgio de li girardi dito

nobile

D jeronimo genti ricio nobile D pantaleo coradengo niella

bruzoli nobile

D Antonio de li girardi dito

nobile

bruzoli nobile

D petro andrea de ferrali

D nicolo de li girardi dito

nobile

bruzoli nobile

D joane antonio de baveri

D franscesco de la jezia nobile D bernardino de la jezia nobile D Steva rusca nobile

dito de ast nobile

D nicolao de ferrari nobile D joane antonio de ferrari

D Ramondo vegero nobile D Antonio vegero nobile

nobile

SEGUE nobili sensa negocio

n ubano feo nobile D Andrea feo nobile

D Igorino vegero nobile D Girardo vegero nobile D Altro antonio vegero nobile D Tomao moltedo nobile D Antonio moltedo nobile D joane franscisco moltedo

D paulo posobonelo nobile D Ambrozio posobonelonobile

D jacobo coda nobile D Gerardo vegero nobile D Antonio coradengo niela

nobile

D Silvestro paveze nobile D bernardo da signore nobile D Filipo da signore nobile D nicolao da signore nobile D Franscesco catollo nobile D Curado chiabrera nobile

nobile

D Catanio ferrerò nobile D ludovico ferrerò nobile D nicolao ferrerò nobile D jeronimo ferrerò nobile D paulo ferrerò nobile D eustachio feo nobile D batista careto nobile D odoue borgarelo nobile D Simone rocheta nobile D joane batista richermonoD Antonio oliberto nobile

D stefano vegero quondam

irbano

D uibano vegero quondam

stefano

D camilo vegero quondam

bile

Rdo marco naturale (1)

D Augustino gavoto nobile

SEGUE mercanti citadini de Saona de grandi negocii (Son poi quasi tutti nobili) (2)

D dominico bardolla negociante per spagna D nicolo bardolla negociante per più lochi D petro antonio bardolla per spagna e altri fochi D franscesco bardolla per spagna

D rafaelo gavoto per spagna D nicolao gavoto per spagna

D paulo posobinelo per fransa e bologna D ambrozio posobinelo per spagna D petro posobinelo naturale per spagna D Antonio graso per spagna e ogni altro loco

D visenso graso per spagna e ogni altro foco patrone de mare D bernardo graso per spagna e ogni altro loco

D Steva graso per spagna e ogni altro loco D joane nazelo per spagna e maiorcha D luca paveze per spagna e altri lochi D Galeaso paveze

(1) Il numero dei Nobili che ci da l’Abate è molto maggiore di quello cui accenna il Verzellino nel 1573, scrivendo: « In questi tempi erano in Savona famiglie nobili 42 con casa aperta in numero 71. (Verzellino op. cit. pag. 90).

(2) Interpolato nel codice da mano più recente, forse come nota illustrativa. D Cri stosa paveze

D petro visenso paveze per spagna e Calabria D otaviano paveze per roma

D batista paveze per spagna e altri lochi D joane jacobo paveze per napoli e Calabria D T’omao justinano per spagna e capitano de vaselo D lorenso justinano per spagna e altri fochi D joine rocheta per spagna e ogni altro loco D Gerardo rocheta per spagna e ogni altro loco D Filipo roch ta per spagna e ogni altro loco D Genesio rocheta per spagna e ogni altro loco D juliano castro delfino per spagna

D joane castro delfino per spagna D nicolao castro delfino per spagna D jacobo castro delfino per spagna

D visenso ferrerò per tuto e per ogni loco

SEGUE mercanti de grandi negocii

D orlando ferrerò per spagna e tortosa

D nicolao ferrerò per spagna e Calabria e sesilia D otaviano ferrerò per spagna e sesilia D jacomo richermo grande negociante da per tuto D ‘joane batista richermo de molti negoci

D paulo rosio per provensa e altri lochi D lorenzo gavoto negociante per tuto lo mondo D lorenzo bosco per spagna sesilia e altri lochi D Simone brenisone per spagna e altri lochi D benedeto conte per spagna e sesilia

D visenso bresano negociante e patrone de vaselo

’ -omino scarda per spagna e altri lochi

Iria scarda per spagna e patrone de vaselo scarda per spagna e patrone de vaselo D bernardo corso per napoli e Calabria

D jacomo bertoroto per marema e sesilia e patrone de vaselo D franscesco bertoroto per sesilia e patrone de vaselo D michele bertoroto per sesilia e patrone de vaselo

D joane amorozo per spagna e roma D stefano bono verino per spagna e roma D jenezio bono vezino per spagna e roma D juliano serizola per spagna

D antonio serizola per spagna e altri lochi D franscesco achino per spagna e provensa D visenso achino per maiorca e patrone de vaselo D Genezio achino per roma e napoli e calavria D Simone achino per spagna maiorca e provensa D mateo erado per sesilia

D augustino erado per sesilia

D juliano aduno per spagna e maiorca D steva saco per spagna e sesilia

D rafaelo mandelo per sesilia D filipo roca per spagna e sesilia D petro joane de la roca per Calabria D Ambrozio de la roca per sesilia

D joane strofino per roma e patrone de vaselo

SEGUE artista negocianti de ogni negocio facto de compagnia

M Franscesco de rodego per barbarla M martino de ozili a patrone de vaselo M oberto justo patrone de vaselo M Guliermo justo patrone de vaselo M fiiipo bonorino patrone de vaselo M oberto bonorino patrone de vaselo

M visenso natore patrone de vaselo per spagna M tomao natore per barbaria e patrone de vaselo M joane batista salomone patrone de vaselo M manim gagiardo patrone de vaselo M bernardo serezia patrone de vaselo M Termo bianco patrone de vaselo M joane da finaro patrone de vaselo M Ludovico revelo per spagna e sesilia M pelegro revelo per leone e sesilia M lorenzo da podensana per marema e roma M bernardo magio per roma e provensa M marco de piza per leone e provensa M Tadeo da piza per leone e spagna M angelo da piza per leone e genoa

M simone vadebella per spagna M franscesco vadebella per spagna M bernarbe binelo per spagna M bertome languasco per nisa e proensa M Simone bonorino per spagna e sesilia M visenso guastavino per spagna e barbarla M Antonio marcinone per spagna e sesilia M nicolao torriga per spagna” e sesilia M andria riva per spagna e barbaria M Gregorio perachino per spagna e barbaria M nicolao de dego dito perachino per spagna M maxino de dego dito perachino per spagna M joane de dego dito perachino per spagna

SEGUE artista negocianti

M joane bertoroto per spagna M martino bertoroto per spagna M joane sucare per spagna M batista de lo archoto per spagna M batista robia per Sardegna

16 M martino robia per spagna M Silvestro teula per Sardegna M bernardo serezia per roma M joene monleone per spagna M bertome zavagia per roma

M leonardo abate per roma e Sardegna M joane antonio abate per sesilia e tione M Gregorio richerio per Sardegna

M visenso boze per Sardegna M Guliermo boze per Sardegna

M Tomazino gonela per roma e piemonte M joane de lione dito banina per roma M Franscesco portaloza per roma e milano M Antonio petito per levante e per roma M joane natino per spagna e proensa M visenso natino per roma e Sardegna M joane ame cazin per roma e piemonti M Franscescino faleto per roma e piemonti

M Odino del bosco per roma e piemonti M domenego del bosco per roma sesilia piemonti M Antonio da berbi dito greza per roma e Sardegna M Roiando baso per roma e piemonti

M Franscesco alamano per tuta la rivera M antonio tizi per roma e piemonte M agustino rela per proensa e spagna M Antonio salamone per roma

M Steva ramondo per spagna e altri fochi

SEGUE artisti negocianti

M Don arino doto per Sardegna M bernardo serra per roma M Steva saia per spagna

M Andrea aleate per sesilia M Georgio erado per sesilia M joane reinero per spagna M Georgio saia per spagna M dominico achino perspaM visenso reinero per spagna

e sesilia

gna e sesilia

M Otaviano bavero per roma

M bertono via per sesilia M batista marinano persare Sardegna

M joane andria de li girardi

degna

per Sardegna

M joane cherozo per sesilia M jacobo erado per sesilia

M bernabe binelo per spagna

SEGUE dotori e medici citadini nativi de la cita de Saona

M Sivestro rela medico M Angustino scoto medico M luca rela medico

M batista ricio dotore

M petro agustino murasano

dotore

M Antonio traversagno medico M Rolando gagiardo medico M paulo batista ferrerò dotore M cristofa stradela dotore

M paulo batista de sacodotore

M bernardo bezo dotore M R.dado sacho dotore

SEGUE notari

citadini de Stona

M Franscesco de li guliermi

M jeronimo de odino notario M Simone cape notario M jacobo bezo notario M Nicheroso corsaro notario M joane batista de forensi

notario

M pietra corsaro notario M franscesco corsaro notario M jacobo jordano notario M otobono jordano notario M jacobo petro de odino

notario e canzelero

M visenso cape notario

notario

SEGUE magistri de scola citadini de Saona M mateo bochiardo mestro de scola M petro jacobo racho mestro de scola e de muzica M nicolao tinelo mestro de scola

M stefano tinelo mestro de scola

SEGUE maistri de abaco de arismetica

M Venturino maistro de arismetica

M Franscesco cornagia inestro de arismetica

M joane pero greco dito cerin conta mestro arismetica M fra pero da ponti mestro de arismetica

E NOTA che alcuni de questi maistri de abaco non insegna l’arte de la giometria la quale trata de mesura che solo loro insegnavano conti mercanteschi

SEGUE li procuratori citadini de Saona

M joane pero martino procuratore M jeronimo masa procuratore M nicolao de odino procuratore M visenso cherozo procuratore M Tomao cherozo procuratore

SEGUE magistri de scrima citadini de Saona

M luco baso maistro de scrima

M Tognolo travelino maistro de scrima M jeronimo sehione maistro de scrima M cario serato maistro de scrima M Spadachio chiane maistro de scrima

M steva radia dito lo mazela maistro de scrima M batista taravelino maistro de scrima

M benedeto chiane maistro de scrima

Col fornirci notizia dei prelati, delle famiglie nobili e doviziose che erano in Savona, dì chi vi esercitava la mercatura, come di coloro che con navi proprie solcavano mari, che arditi concittadini col loro genio avevano divinato, aumentandone ali’ estero e colle lontane colonie i rapporti commerciali; col farci infine l’Abate pur conoscere il numero e la varietà delle arti che in allora formavano la vita industriale di Savona, porge un dato prezioso per la storia di questo Comune, dato prezioso che forse è il più importante della sua cronaca. Maggiormente utile però, a compierne la vera storia, sarebbe lo studio degli statuti di coteste arti; sopratutto degli statuti e leggi del Comune, studio che ci servirebbe non solo di sicura scorta per indagare e conoscere la vita privata e pubblica dei cittadini, ma ci paleserebbe il tesoro di sapienza teorica, pratica in ogni parte di amministrazione industriale, politica, civile, criminale ed economica che era legge e guida in quei tempi di prosperità e libertà ai nostri Comuni.

Non essendo da queste note si fatto lavoro, ci limiteremo a facilitare il compito di chi si accingerà a narrare la storia savonese co! citare i codici e le rubriche ove ci fu dato rintracciare buona parte degli statuti di cotesti sodalizi, nel nostro archivio.

Furono essi i tre preziosi codici che possiede il Comune, cioè :° quello detto degli Stallila anHquissima, liviso in sette libri suddivisi in Rubriche e del numero complessivo di carte pergamenacee 134 con interpolazioni in mezzo. Appartiene all’anno 1345 e seg. 2” li Statala politica et civilia del 1376 con successive aggiunte del 1395 diviso in tre libri ripartiti in rubriche e comprendenti 292 grandi fogli cartacei con’ scrittura molto abbreviata, regolare e fittissima, senza indice alcuno. 30 li Stallila politica el civilia del 1404, del quale si conservano in Arch. due esemplari con leggiere varianti, divisi in due parti, la prima per i politica, 1’ altra per i civilia che manca però nel 20 Codice. 11 1” Còdice è di fogli pergamenacei 220 ed ha scrittura gotica regolare.

Aggiungiamo assai brevemente che fra le molte e savie norme che guidavano queste arti o corporazioni, v’ era pur quella che il Podestà nell’assumere il reggimento del Comune, faceva giurare agli artisti che avrebbero esercitato i loro mestieri con onestà e diligenza (vedi Stallila anHquissima l’io.,° rub. 52, 38…). 11 Podestà a sua volta giurava di rendere giustizia a norma degli statuti e, dove questi mancassero, secondo le consuetudini. Inoltre, a maggiormente tutelare l’interesse del pubblico e a mantenere 1’ onestà e la buona fede in ogni genere di contratto e di relazioni, oltre i probiviri e consoli che a ciò vegliavano, era constituito un magistrato composto di sei uomini egregi e circospetti eletti dagli Anziani con un segretario che sovraintendeva a tutti questi sodalizi.

SEGUE anesani de Saona quali manteneano le foro arte

senza avere bezogno de lusuraro

E PRIMA speciari (1) sturbano forcherò speciaro Joane barista bocono speciaro Jacopo borgane speciaro

Tomaso rela speciaro Antonio vigerchi speciaro Tomao da socho speciaro Ludovico da socho speciaro Lo Rango borzane speciaro Rafaelo guarnero speciaro

Sivestro teula speciaro

Jeronimo de odiono speciaro Mateo nobelino speciaro Martino bertoroto speciaro

BVTEGARI toscani

citadini de Saona

Andria comunale toscano Pero de codebo toscano

Bernardo de somari toscano Bricio de codebo toscano

SEGUE artista casolari citadini de Saona (2) Nicolo de dego dito pera- Tomao de dego pe:

Tomao de dego perachino

chino casolaro casolaro

(1) L’arte degli speziali è una delle poche arti di cui conserviamo i particolari statuti, che furono fatti nel 1592, e pubblicati negli Atti e memorie della Società Storica Savonese, voi. II, pag. 67 dal Prof. Giovanni Filippi con note critiche. I capitoli a cui gli statuti particolari sono informati si trovano negli statuti del 1404, di cui abbiamo già parlato a carta 89. Ma detti statuti sono conformati a quelli degli Statata anHquissima Saone lib. I, r. CCXIX. (De Sacramento speciariorum) dell’ anno 1345. Negli stessi Statuta anHquissima R. CCV sono indicati pure: De Sacramento medicorum arti fixice.

Negli statuti del comune de 1376 dei medici parla la R. XVI del lib. III. De Sacramento medicorum et eleclione eorum et magistrorum. Vedi pure De Sacramento speciariorum. Politica et civilia comunis Saone statuto lib. I. R. LVII cod. cartaceo, nell’ archivio comunale. Contiene gli statuti dell’anno 1376 colle successive aggiunte e correzioni sino al 1395.

(2) Non ci sono pervenuti gli statuti particolari dell’ arte dei calzolai. P<_ruchio richeto casolaro Batista archioto casolaro Agostino magio casolaro Simone borgane casolaro Oberto bonorino casolaro Ioane monleono casolaro Ioane bertoroto casolaro Galeaso de judici casolaro

Ioane de dego perachinocasolaro

Paulo bonorino casolaro Nicolao poeta casolaro Otaviano grifo casolaro Agustino poeta casolaro Felipo bonorino casolaro

SEGUE artista sartori citadini de Saona (i)

Pero barone sartore Ioane antonio lo galante sar tore Gregorio scarela sartore

Dalmacio abate sartore Gcorgio scarda sartore Mateo sasesilino sartore Benedeto aschero sartore

SEGUE artista doreri osia fravegi citadini de Saona (2)

Andria capelo fravego Bastiano de simoni fravego

Beneito capelo fravego Badasaro lansa fravego estamPer i capitoli di essa arte. V. Slattila anliquissima già cit. De Sacramento calegariorum lib. I. R. LXX, V. anche Politica civiltà ecc. cod. cit. del 1376 lib. I. R. LXVI1 cart. 82 bis. V. anche Statuta del 404 già cit. De juramento cerdonum sive Calegariorum in e. 94.

(1) Mancano i capitoli speciali. Vedi pure Statala anliquissima, già cit. De Sacramento draperiorum, sarlorum, pelipairorum et fabrorum, v. R. LX. {empty}V. De Sacramento pelipairorum in statuti gii cit. del 1376. R. LXIX cart. 82. V. Statuti del 1404 T)e juramento sartorum m c.irt. 93.

(2) Esistono di quest’ arte i capitoli speciali rinvenuti e pubblicati con note critiche dal Prof. G. B. Garassini. V. Gli statuti dell’arte degli orefici Tipog. Ferretti 1894.

{empty}V. Statuiti anliquissima Saone. De Sacramento fabrorum L. I. R. LXVI e. 29.

{empty}V. Politica et civiltà del 1376 già cit. De Sacramento aurificum qui vulgo appellanlur sobri L. I. R. LXIV e. 77.

{empty}V. Statuti del 1404 De juramento aurificum seti fabrorum e. 89. Sebastiano spotorno fravego Batista roeto fravego

patore de oso e de moneta in la sedia (1)

Joane batista capelo fravego

SEGUE artisti laneri citadini de Saona (2)

Ioane de le folle lanero Fiiipo abate lanero

labobo benso lanero Visenso benso lanero Lo rango lodo lanero Batista bone lanero Ioane reinero lanero

Pero da crema lanero Guarnero roso lanero Bertono via lanero

Bertome de la cavana lanero

{empty}V. Statata et decreta politica 1372, cod. cartaceo Arch. Mun. e. 75. R. De modo et ordine regulandi artefices.

{empty}V. Statata decreti el ordinamenti per gli speciali officiali de virtù. Filza {empty}n. 1407 dell’Arch. Mun. di Savona.

(1) La Zecca di Savona cessò nell’anno 1328, e l’ultimo zecchiere fu precisamente questo Baldassare Lanza. Di esso fa cenno il Promis nella Zecca di Savona.

(2) Ad onta di accurate ricerche non si poterono ritrovare i capitoli speciali dell’ arte dei lanaiuoli, ed è ben a deplorarsi poiché si sarebbe forse rinvenuto in essi il nome di qualcuno della famiglia Colombo, ché, detta arte, insieme a quella del Tavernaio, professava in Savona il padre del grande navigatore.

{empty}V. lo studio del Dott. Prof. G. B. Garassini. L’ arte della lana nel secolo XV in opusc. Pro Christophoro de Columbo Tip. Naz. 1892 Savona.

{empty}V. Gli Staluta anHquissima del 1345 che non fanno parola dell’arte della lana perché facente parte di altre arti affini.

{empty}V. invece gli statuti del 1404 De lanificio seu arte lane in e. 75 con le addiliones del 1438 e del 1444.

L’arte del lanaiuolo dopo quella dei Berrettai, come vediamo, era la più numerosa fra le arti che nel secolo del grande navigatore fiorivano nella nostra città. Non tardò però a sentire gli effetti della decadenza di Savona, per modo che nel tratto di poco più di un secolo dal nostro A, era ridotta a pochi maestri. Infatti, previa facoltà del Senato, nel 1687

SEGUE laneri

Girardo borre lanero Leonardo abate lanero Marchio abate lanero Bertome bogiano lanero Pero visenso crema lanero Fiiipo crema lanero

Ioane benso lanero maria Visenso gavoto lanero Lorenso de forensi lanero Ioane de la cavana lanero Saonino de forensi lanero ‘ Catanio de andora lanero Cristofa guarnero lanero Franscesco carcagno lanero Agustino crema lanero Bernardo asnado dito bigoto

Visenso rainero lanero Visenso crema lanero Visenso beso lanero Man frino de casine lanero Simone scoto lanero

lanero

Batista venturino lanero Bernardino carcagno lanero Batista gavoto lanero

Rafelino e pero e ioane asnadi

diti begoti laneri

SEGUE artista bereteri citadini de la cita de Saona (i)

Alegro bolla beretero

Georgio bone beretero

Ioane ambrozio da orzalebePetro de rivolta dito stesan

beretero

reterò

Manfredo de easine beretero Leonardo abate beretero Bernardo vigino beretero

Oberto porrato beretero Sivelstro abate beretero

rinunziò tutti i suoi beni alla Masseria della Cattedrale salvo a riprenderli dato il caso che 1’ arte rifiorisse, come da atto del Not. Gio Batta Frezza Cancelliere. Però dopo pochi anni, nel 1695, si fuse coll’arte dei berettai e volle restituiti i beni. L’ unirne fu di breve durata e mancando il commercio e non potendo più sussistere fecero nel 1705, 6 maggio, con atto di Gio-Francesco Isnaldo, una nuova cessione dei loro beni alla Masseria

(1) Questa arte de berrettari dovea essere ben florida e di gpan

SEGUE bereieri

Ioane antonio abate beretero Bertome zanagia beretero Iaeobo da votabio beretero Franscesco abate beretero Barino abate beretero

Ioane bolla beretero

Rotino amandolano beretero Donarino doto beretero Zanollo sarechio beretero Antonio de varaze beretero Visenso bresia beretero Beneto de cario beretero Costantino chiaborre beretero Lazaro da votabio beretero Steva bogia beretero

Cristofa bozeto lo anticoberetero

Nicolao recanino beretero Ioane de lione dito banina

beretero Pietro bone beretero

Cristofa bozeto beretero Tomazino rebagiaro beretero Genesio manerola beretero Bernardo gagino beretero Visenso pisterna beretero Bella dona beretero

Carlo da brunago dito carlin

beretero

Pietro pelora beretero

Pietro prazentino beretero dito

padre di motìche

Gaivase porrasolc beretero Ioane sucare beretero

Andria mordo beretero Visenso sucare beretero

Antonio abate beretero

lucro. Ciò dobbiamo dedurre dal gran numero di siffatti industriali che ci dà l’Abate circa al 1570 e che dovevano avere esportazione grande della loro produzione com; ce lo fa sapere in altro punto il nostro cronista.

Colla distruzione del porto e di parte della città come ogni altra industria e commercio andò in decadenza, e la corporazione si estinse affatto sul principio del 700, come si può vedere in Appendice del Verzellino, {empty}v. II, p. 652).

Dell’arte dei Berrettai si conservano nell’ arch. com. gli statuti e capitoli speciali ras. dalla mano del ns. Gio Agostino Abate stesso in cod. pergamenaceo. Fanno seguito agli statuti alcune note di poca importanza, e poche ricette per tingere i berretti. Questi capitoli di un’arte che par strano

SEGUE bereteri

Gregorio bagiono beretero Batestino bagiono beretero Batista carbono beretero Bertome robia dito mcdagia

Ieronimoamandolano beretero Nicolo ricio dito corzetoberetero

Steva ricio dito corzetobeberetero

reterò

SEGUE artista mersari citadini de Saona (1)

Marco da piza mersaro Antonio bezeo mersaro

Batista brenge dito borgna

mersaro

Visenso sopra nome mersaro Tadeo da piza mersaro Angelo da piza mersaro

Batista rustico mersaro Biazio borrazio mersaro Bertomelino bioto mersaro Georgio da podensana mersaro

SEGUE artista tensori citadini de Saona (2)

Georgio gavoto tintore Visenso gavoto tintore Franscesco rocheta tintore Visenso recanino tintore Batestino borre tintore Bertome chiavarino tintore

Luca porrasolo tintore Oberto gavoto tintore Batista bino tintore Iulio porrasolo tintore Franscesco bino tintore

potesse essere esercitata in sì vasta scala non presentano nulla di differente dai capitoli delle altre arti affini.

Per gli statuti în generale poi gli AnHquissima e quelli del 1376 non fanno alcun cenno di detta arte; così pure quelli del 1404. Forse, questa dei Berrettari, era regolata dagli statuti delle arti affini, o era compresa in quelli De juramento venditorum.

(i) Non esistono statuti speciali. V. statuti affini in Slaluta cit. del 1404. De juramento venditorum pannorum.

(2) I tintori non avevano speciali statuti; ma erano congiunti agli untori,

SEGUE artista ontori citadini de Saona (i)

Bertomelin asatore ontore Ioane asatore ontore

Pero vigiasa ontore Aurigeto pegino ontore Dominico vigiola ontore Olivino vigiasa ontore Ioane oberto natare ontore Georgio saia ontore

Anrigo vigiola ontore Bertome dolfino ontore Bortome dogiani ontore Petro garrasino ontore Ieronimo bertino ontore Petro pegino ontore Dominico de ormea ontore Necherozo core ontore

Antonio saia ontore Iacobo saia ontore Gaspare saia ontore Nicherozo robia ontore Batista robia ontore Benedeto fenogio ontore Visenso fenogio ontore Nicolo dogiani ontore Ieronimo pegino ontore

Stefano saia ontore

Franchino natare ontore Visenso natare ontore Michele saia ontore Visenso saia ontore

SEGUE artista calegari citadini de Saona

Ambrozio rosano calegaro Nicolo da ponti calegaro Bertono dogioto calegaro Bertono betrame calegaro Nicolo chine calegaro

Nicherozo perlero calegaro Nicolao brila calegaro

Lazaro bolla calegaro Sadoco bolla calegaro Dominico bolla calegaro

(1) Esistono degli untori i capitoli speciali in arch. munic.

V. poi Statuiti del 1404 già cit. De sa Unctorum a cart. 107.

{empty}V. id. id. 1444 Addillo in pruedenli capitalo sub Rub. De sacramento Unctorum a cart.,08: avevano un ospedale annesso alla chiesuola di {empty}S. Marta. Ancora esiste in Savona la contrada ove avevano gli untori o tintori loro botteghe e perciò denominata Untoria, cosi dicasi di via Scarzeria, via de Fraveghi ed altre poche che ancora rimangono, denominate esse pure dali’ arte che vi si esercitava. Lucheto vigiola calegaro Andria vigiola calegaro Angelo saselino calegaro Mateo saselino calegaro Dominico mombello calegaro Lo nevo calegaro Maxino dogioto calegaro Bernardo vigna calegaro Chiecolino montemoro calegaro Bernardo brila calegaro Rafaelo perlero calegaro

Antonio brignolo calegaro Roberto brignolo calegaro Ioane de montemoro calegaro Bertome da montemoro ca legaro Leone bolla calegaro Batista bolla dito mandron calegaro Steva ponsibolio dito vasili

calegaro

SEGUE artista filatori citadini de Saona (i)

Fiiipo bozino filatore Nicolo pelegrino filatore Petro pelegrino filatore Franscesco polero filatore Oberto polero filatore Domenego rapolino filatore Guliermo zanze filatore Ieronimo bosco filatore Varazino braco filatore

Domenego croze filatore Bastiano da ben filatore Nicolao da ben filatore Bertono de la fantazia filatore Franscesco croze filatore Batista rato filatore

Pietro antonio valensafilatore

Visenso borsero filatore Batista polero filatore

Biazio leale filatore

(i) Non esistono i Capitoli speciali.

{empty}V. per gii Statuti, gli Stallila anHquissima del 1345 già cit. L. I. R. LIV De sacramento filalorunt.

{empty}V. Stallila già cit. del 1376 a cart. 84 e seg. De sacramento filatoram ut infra.

V. Stallila già cit. del 1404 De juramento filatoram canapis a cart. 86.

SEGUE artista botari citadini de Saona (1)

Steva bocalandrio botaro Visenso scoto botaro

Pero da ponti botaro Ioane da ponti botaro Antonio da ponti botaro

Steva scoto botaro Linolo scoto botaro

SEGUE

botari

Bertono da ponti botaro Ioane serra botaro

Franscesco perano botaro Georgio perano botaro Saonino sosino botaro Bertono sosino botaro

Bertono perano botaro Domenego perano botaro

SEGUE artista casari citadini de Saona (2)

Bertome barbani casaro Lazaro marchiano casaro Visenso carerò casaro

Bertome martino casaro Simone carerò -casaro Lo pizano casaro

SEGUE artista barberi citadini de Saona (3)

Beneto bocalandro barbero Antonio marcinone barbero Il signore erbegeta barbero Antonio zermano barbero

Franscesco aliberto barbero Guliermo de amistade barbero Battestin barrila barbero Antonio buestro barbero

(1) Sì hanno dei barilari i capitoli speciali in arch. com.

V. poi Statata del 1404 già cit. De juramenlo bottariorum in cart. 97. {empty}V. id. id. De juramento barilariorum in cart. 98.

(2) Non esistono Statuti. Forse era troppo esiguo il loro numero.

(3) V. Statina anHquissima già cit. L. 1. R. XXIV « De Sacramento barberiorum ».

{empty}V. Stallila già cit. del 1376 « De sacramento barberiorum ut infra » a cart. 79 e seg.

V. Staluta già cit. del 1404 « T>e sacramento barbitonsorum •» a cart. 105.

Esistono negli Arch. Mun. i capitoli speciali « Capitoli dell’ arte dei chirurghi e barbitonsori ».

SEGUE artista straponteri citadini de Saona (i)

Visenso casuro strapuntero Dominico bonanato strapuntero

SEGUE asimatori de pani citadini èie Saona (i)

Ienesio monleone asimatore

Antonio la crema asimatore de pani Girardo de li curre asimatore de pani Nicolao lacrcma asimatore de pani Luciano sorio asimatore de pani

SEGUE garzatori de pani citadini de Saona (x)

Corradino bianco garzatore de pani Ioane fono garzatore de pani Cuganino trombeta garzatore de pani Damiano magano garzatore de pani Nicolao garre garzatore de pani

SEGUE artista somari citadini de Saona (2)

Pietro pagaro somaro Visenso beso somaro

Franscesco bocalandriosornaro

Ioane antonio capela somaro Batino sario somari

Leone dito somaro somaro Iacobo dito somaro somaro Mineto dito somaro somaro

Pietro cavegia somaro

(1) Data l’esiguità del numero degli artisti non esistono Statuti speciali, ond’è che annoverarono i singoli artisti nelle corporazioni affini.

(2) V. Statala anHquissima del 1345 già cit. « De sacramento foniariorum » L. I. R. LXXII.

V. id. id. « Slancia panis albi » L. I. R. CCXVII.

V. id. id. * TJc fornariis facientibus panem » in L. I. R. CCXVIII.

V. Statuta del 1376 già cit. in carta 88 1 De sacramento fornark » {empty}V. Statuta del 1404 già cit. « De juramento fornai iornm » in cart. 105

SEGUE artista candelari citadini de Saona (1)

Nicherozo bozano candelaro Feloto pochetino candelaro Batista borre candelaro Batista bozano candelaro

Batista bozano candelaro

SEGUE colareri citadini de Saona (1)

Luco cotabea colarero Tomao cotabea colarero

Antometo cotabea colarero

SEGUE cartari citadini de Saona (2)

Ramondin chirisano cartaro Dominico libera carfaro

Bernardo marchiano carfaro Biazio marchiano cartaro

SEGUE Remorari citadini de Saona (3)

Loise gato Remoraro

Batino dito Remoraro lo bravo

SEGUE artista pelisari citadini de Saona

Domenego achino pelisaro Lo roso dito pelisaro Georgio dito pelisaro

Tomazino gonella pehsaro Petro pisorno pelisaro Bertono serrato pelisaro Bernardo serruto pelisaro

Tomao dito pelisaro

(1) V. nota 1 pagina precedente.

(2) Non esistono i capitoli né negli Statata anliquissima cod. cit.; né in quelli del 1404 id.; né in quello del 13/6 id. Era forse troppo scarso il numero dei cartai perché dovessero farsi per loro capitoli speciali, onde erano regolati dagli statuti generali.

(3) V. S’.aluta anliquissima già cit. L. I. R. LXXXII cart. 34 De sa. cramento factorum remorum.

Mancano negli statuti del 1376 e in quelli del 1404 già cit.

SEGUE artista pignatari citadini de Saona (i)

Lo; enso de lo degopignaBatista salamone pignataro

Iuliano grizo pignataro Stevan rebagaro pignataro

taro

Michele relogia pignataro

SEGUE fabricatori de verine e altri lavori (2)

Antonio masone de verine

Batista masone de verine

SEGUE manescarchi citadini de Saona (3)

Perino vereta manescarco Rampa manescarco

Lo padre de cristofino alo

ponte manescarco

Antonio chiaza manescarco Saonino chiaza manescan

zinc età manescarco

SEGUE fonditori de artalaria (4)

Dominico sorio dito bardella sondatore {empty}B.istiano cibino sondatore de artalaria Bernardino cabuto fondatore de artalaria

SEGUE artista stoperi citadini de Saona (5)

Visenso chierela stopcro Ambrozio da ponti stopero Fra pero da ponti stopero Agustino chierela stopero

(1) Mancano negli Stallila anHquissima.

V. statuti del 1276 L. I. cart. 84 De sic lamento pignaiariorum.

V. Statuti del 1404 cart. io: De sacram :vepignaiariorum.

il) Mancano i capitoli in tutti gli statuti. Naturalmente dovevano essere compresi nei capitoli dei ferrai.

(3) Mancano i capitoli negli statuti. Soltanto si trovano citati coferrai negli statuti del 1376 a cart. 79 R. LXV.

(4) Id.-id.

(SI V. statuti del 1404 De i canapis, cart. 86 Non si ritrova adi’anHquissima statuta.

SEGUE fabricatori de fustani e bonbazine e cotoline (1)

Ioane Georgio de lampugnana susta bonbazine Ioanino (2) fàtore de fustani e bonbazine Antonio de fosati fatore de cotoline

Stefano de fosati fatore de bonbazine

SEGUE artista coldelari (3)

Gregorio da lando coldelaro Benedeto besio coldelaro

Martino mombello coldelaro

SEGUE legatori de balle citadini de Saona (4)

Ioane belon ligato de balle

Ambrozio da ponti ligato de balle Fra pero da ponti ligato de balle Ioane pero bele fre ligato de balle Batista machiri ligato de balle

{empty}V. i capitoli speciali dell’ arte degli stoppari in arch. com. Capitala arlis sluperiorum, calafati, saonensium divo Bocho, di cui dietro il frontispizio è l’immagine colorita, anno MDCXXX.

{empty}V. nelle filze dal MDXLIX al MDLXII un atto Tra Bernardino Cabuto rog. in anno MDLIV die XXVIH Augusti.

{empty}V. statuti del 1376. L. I. cart. 92 R. 78 De sacramentofilalorum canaptim.

() Mancano i capitoli negli Slattila anliquissima.

{empty}V. statuti del 1404 De juramento curan/itati teììas etfrustaneo in cart. 101.

{empty}V. statuti del 1376 L. I. cart. 85 bis, R. LXX1I1 De sacramento curatorum et revenditorum iellas.

{empty}V. pure statuti del 1404 De sacramento bambaxarìorum, cart. 138.

(2) Nel codice è omesso il cognome.

(3) Mancano i capitoli speciali negli statuti. Forse erano uniti coi ferrari.

(4) Mancano i capitoli negli Slaluta anliquissima; e in quelli del 1376.

{empty}V. statuti del 1404, cart. 140 De juramento lavatorum lanae et ligalorum ballarmi.

SEGUE butegari de più merze

Franscesco gentile butegaro Franscesco vadebella butegaro Bertome annoino butegaro

SEGUE coteleri e spaeri (i)

Ioane pero dito cotelero Bellorfo cotelero

Pasca lanagi cotelero

SEGUE ostolani e taveraari (2)

Bricheto taveraaro in borgo porta belerà Bino taveînaro in piasa de pessi

Ioane antonio savegio tavernaro in piasa Cristofa castigon tavernaro in pin lochi Pelegro berta tavernaro in piasa de pessi Petro guido bonis dito tartona ostolano in borgo Antonio da spigno ostolano in borgo

Nicherozo amorozo ostolano in borgo Petro parodo ostolano in borgo

Ioane curto ostolano in borgo

Ioane guido bono ostolano in borgo I icobo fenogio ostolano in borgo Bertolla brense ostolano in borgo Nicherozo da spigno ostolano in borgo Simone pasturino ostolano in borgo

(1) Mancano i capitoli nei varii statuti.

(2) Mancano i capitoli nei varii statuti.

Esistevano però gli statuti speciali, sfortunatamente perduti, ove era iscritto il padre di Cristoforo Colombo come risulta dali’ atto 2 marzo 1470 in notaro Giovanni Gallo nell’ arch. munic.

SEGUE ostolani e tavernari

Mariola barbana tavernara Domenego priano tavernaro

Benedeto priano tavernaro a S juliano Ioane da finaro ostolano in borgo Iulio da verona tavernaro ali mazeli Scape rechino tavernaro da li mazeli

SEGUE ortolani citadini de Saona (i)

Michele da cheri ortolano Gabrie da nozeto ortolano Batino da cheri ortolano Ioane da monleono ortolano Marcheto da monleono ortolano Bernardino da monleono or tolano Lazaro da monleono ortolano Ioane maria da monleono or tolano Martino scoto ortolano Cristofino scoto ortolano Ioane maria chiaramia ortolano Petro lanbcrto ortolano

Girardo lanberto ortolano Pelegro berta ortolano Andria berta ortolano Chirista osia batino da monitorio ortolano Damiano magiano irtolano Antonio da onzo ortolano Antonio picaso ortolano Franscesco da noxeto ortolano Batesta da noxeto ortolano Lamorino da noxeto ortolano Andria da monleono radicha

ortolano Chicolo da noxeto ortolano

SEGUE basteri citadini de Saona (2)

Lo Roso basterò cosi dito Augustino parodo basterò Domenego de bono basterò

(1) Mancano i capitoli negli statuti.

V. i capitoli speciali De l’arte de li ortolani in arch. com. (2) Mancano i capitoli negli Statuta anHquissima, e in quelli del 1376, {empty}V. statuti 1404 cart. 105 De juramento basleriorum.

SEGUE ferrari citadini de Saona (i)

Batista sorio ferraro Bertome sorio ferraro Antonio de bone ferraro

Georgio de bone ferrar-? Alesandro de (2) ferraro Domenego de bone ferraro

SEGUE inpentori citadini de Saona (3)

Ioane petro inpentore Batestino lo marso inpentore

Batista de vaprio inpentore Monte orfano inpentore

SEGUE formagari citadini de Saona (4)

Antonio chiana formagaro Antonio ricio formagaro Rolando pontoni formagaro Steva curerò formagaro Fondino che 6 e 4 fa una lira Ioane da sori formagaro

Lucheto seco formagaro Ioane sucare formagaro Franscesco rebagia dito foxe

formagaro Ioane maria vigiola forma garo

SEGUE marinari e patroni di barche e di fregate citadini

de Saona (5)

Luciano de lo pino patrono Bidocho carleva patrono

Bernardino boagno dito turco

patrono

(1) V. Slatuta anHquissima L. I. R. LXVI De sacramento fabrorum. {empty}V. id. id. L. I. R. CCXII id. De sacramento fabrorum. {empty}V. statuti del 1376 L. I. cart. 79. R. LXV De sacramento ferrariorum

Iapuciorum et VvCanisce

V. statuti del 1404 cart. 92 De juramento ferrariorum

V. anche in arch. comun, gli statuti speciali Dell’ arte dei ferran. (2) Lo spazio è in bianco anche nel testo.

(3) Mancano i capitoli negli statuti. (4) Mancano i capitoli negli statuti. (5) A proposito della Marineria :

{empty}V. Stallila anHquissima L. I. R. CXXXII De questione terminandas inter marinarios et naviganies. Mazino da rodego patrono Ioaneto da finale patrono toneze dito lo nani

Negrino de la ventrescapatrono

Paulo bertoroto patrono Georgio richermo patrono Loizino sacho patrono

patrono

Martino da lo pino patrono Augustìno da lo pino patrono Steva guasco patrono

Bernardo ponsone

Agostino bianco patrono Termo bianco patrone

AMICO te stara a memoria quelo che qui soto te vogio dire

DICO che a mei jorni avere visto in la cita de Saona

sinque homini grandi bestiamatori de lo nome de dio e de la vergine maria e turi sinque io li abio visti morire mari e in sensati

soe Petro guido b’onis dito tartona e morto mato Bino tavernaro e morto mato

Leonardo de girardi dito bruzali e morto mato ligato Visenso natare e morto mato

Ioane andria de li girardi e morto mato e alospitale de la madona de la misericordia

E QUESTO a te sia per ezempio

QUI apreso io ti vogio notare molte cazade quali a mei

V. P. Bosel’i. Le droil maritime en Italie. Torino Roux e Favale 1885.

{empty}V. ancora Statala anHquissima Indie. L. VII R. CXI1 De palronis ei marinariis qui delinquerint condemnandis. R. CXXXI “De officio mercancie et navigandi.

{empty}V. A. Bruno. Memoire sur la legislalion maritin-: de la Commune de Savone, nel voi. già cit. di P. Boselli, pag. 103 e seg.

{empty}V. G. B. Garassini. La marineria Savonese nel sec. XV in. opusc. Pro Christophoro de Columbo. Savona. Tip. Naz. 1892.

{empty}V. Registri a catena in arch. com. Volume IL cart. 142 bis. v. MCCLXXl’II Liceniia data saonensibus possendi navigare cum liguis discoperiis ad pelagum. jorni le abio vedute in grande prosperità si de omini como de richeze e facilita e alo prezente sono prive ufo omini e de facilita

E PRIMA te diro de la cazata de foderati dove io abio visto m Rafaelo foderato con doi fagioli episcopi e uno abate

e uno calonico tuti con grande richeze e alo prezente no gè ne orno ne faculta alcuna (1)

DE la grande e famoza caza de lo signore bartolomeo de la Rovere il quale avia uno fratello cardinale de agens e avia 4 fagioli soe uno cardinale sampe vincula (2) latro priore di roma e doi mondani de quali uno preze moglie de la prima cazada de tuta la romagna e infra uno ano paso di vita luttimo si fu nominato simone quale preze moglie in genoa de la nobile cazada de oria da la quale ne ebe uno figiolo nominato clemente e simone suo padre morite lano de 1527 in roma alo saco di roma E lo dito S bertolomeo era abate de crema quale fu lo ultimo a morire de tuta la sua cazata e cosi de la dita cazada resto solo clemente abitato in genoa

(1) V. nota pag. 231-32.

(2) Qui fa difetto la memoria al nostro A. Il Bartolomeo Grosso della Rovere abate di Cerreto, marito di Camilla del Carretto, aveva bensì quattro figli ma nessuno di essi fu Cardinale. Ebbe invece due fratelli Cardinali, non uno, Clemente e Leonardo, come vedemmo più sopra. Dei quattro figliuoli di Bartolomeo Grosso della Rovere due, Sisto e Gio. Antonio, furono da Giulio II, 1’ uno dopo 1’ altro, fatti Vescovi di Saluzzo e già a loro accennammo in precedente nota.

Dei due mondani il primo, che l’Abate non nomina, era Gio. Batta il quale G. T. Belloro fa marito a Marsilia de Belli. L’altro Simone, sposò Maria Doria di Gian Giacomo : fu capitano d’uomini d’arme e morì difendendo valorosamente Roma contro le truppe Imperiali nel :; 27, Da lui derivò la linea dei della Rovere che si stabilì in Genova, dove ebbe termine alla metà del secolo XVIII con Francesco Maria di Clemente doge di quella Repubblica.

DE la cazada Rogero quale io gè abio visto episcopo e altri homini honofati al prezente non gè orno ne faculta

De la nobile cazada bresano dove erano molti omini 0norati al prezente gè solo m jeronimo con poche faculta

De la nobile cazada gambarana che già era tenuta la prima cazada de Saona in la quale arnei jorni io gè alno visto tuto a uno tempo /io/ homini che se manteneano de loro intrada al prezente non gè ne orno ne faculta

DE la cazada da ponti non gè ne orno ne faculta DE la caza rosota gè solo uno povero e con uno solo

ochio

DE la onorata caza de reali dove abio visto episcopi e arcipisco al prezente resta con uno joveno con poche faculta

DE la famoza casata de sansoni dove abio visto episcopi e famozo cardinale con tanta faculta da provedere a meza una cita al prezente se trova con doi joveni quali stano fora per conservare le sue faculta

DE la cazata campiona quale larga menti se manteneva de le sue entrate al prezente non gè si trova ne orno ne faculta alcuna

SEGUE cazate venute a meno

DE la caza de li sei dove abio visto molti omini onorati al prezente se trova con uno orno solo quale abita in le parte de spagna ivi sta onorata menti

DE la cazata de li sachi de la quale a mei jorni gè abio eisto in quela 15 homini con le arme in mano e con le loro forse tenivano la cita de Saona diviza in due parte da sachi e vegeri e al prezente se trova priva de omini e di faculta che solo gè resta 2 / omini con poca roba e manco siensa

DE la nobile cazada de quelli da signore al prezente no gè orno ne roba ne faculta

DE la cazada de georgio e antonio deli girardi diti deli bruzoli che già aviano tante faculta e la chioza con 12 polezini de oro e al prezente non gè salvo uno jovano povero herede de tuti loro

DE la grande caza de li chiabrera tanto nominata sono venuti in tanta povertà che stato bizogno che abiano abandonato la cita per non potere satisfare a soi creditori

De la nobile cazada de lo nobile dominico ricio et andria ricio suo figiolo li loro eredi sono in tanta povertà che non ano da satisfare a soi creditori

DE la cazada de lo nobile franscesco richermo che semper lui e la sua masnata sono visuti honorata menti dico che alo prezente non gè ne orno ne roba

DE la cazada de domino petro andria e nicolo de li ferrari che larga menti vivevano de le sue intrade al prezente non gè ne orno ne roba

DE la cazada del nobile joane maria sansone al prezente non si trova tanta faculta de potere mantenne una sua figioia remisa

QUI in nansi noi avemo trato cose asai de la cita e de li

citadini de la nostra cita de Saona

Aso che queli chi lezerano e vederano in che honore e gloria e richese e stato la nostra cita de Saona e poi che facianp comparacione de le grandese e richese che al prezente si trova la nostra cita dico che poterano dare vero judicio e judicare se sia la verità che al prezente como dizeno alcuni che la nostra cita sia più richa che sia mai stata e questo judicio io lo lasio in mano de queli chi legerano quali cose che io com mei ochi abio veduto como larga menti io te abio narato tuti li periati che abio visto citadini de Saona homo per homo Eciam signori grandi citadini de Saona apreso una quantità de homini nobili quali largamenti se nutrivano dele sue intrate sensa fare alcuno negocio aprcso tu hai visto uno grande nomerò de mercanti de grande negocio quali negociavano per tuto il mondo Eciam tu poi vedere una quantità de artista chi saziano grande negocio Eciam molti citadini de ogni sorte quali erano patroni de nave e galease e galeoni e barche e fregate quale andavano negociando per tuto lo mondo A preso tu poi vedere una grande quantità de artista de ogni sorta arte con bone faculta tuti nominati homo per homo E la speriencia e lo paregone de tute le sorte de citadini che si trovano al prezente ne la nostra cita ti farà chiaro de la verità che serto a mio judicio dico che mai abio visto una cita con tanti poveri artista como se trova al prezente ano de 1571 in la cita de ‘Saona sensa ““alcuno aviamento- con tute le vitoalie in grandi predi DOVE pregeremo lo nostro signo dio ne abi misericordia

QUI SOTO io vogio fare memoria de li grandi bravasi e spadasini e capete e rompi coli de partezani de fregozi e partezani de adorno che alo mio tempo li abio cognosuti Eciam faro memoria de la loro fine che ano fato

E PRIMA diremo de li partezani spadasini e capete (1) e rompi coli amici de fregozi

Lo bercheto si fu inpicato su la forca per ladro

Ioane antonio del bono fu inpicato per ladro e omicidiario ali barconi de lo palacio de la justicia

Batista durante dali fregozi fu martoriato e poi da li partezani de adorno fu amasato

Ioane pero saco dito bello tre si fu amasato

Lo marano li fregozi gli feceno troncare lo capo

(1) Dispregiativo usato a significar gente d’infima plebe.

Il Giustiniani op. cit. li dice servitori d’artigiani mal vestiti con calze di tela con stretta e cattiva cappa perciò nominali cappelle.

Tagero li fu tagiato la testa in castelo dala justicia

Ioane maria zavagia dormendo in una casina lo suo conpagno lo amaso con una picosa

Franscesco bino fu amasato dentro da ! :ita Batista bino fu miso ala galera sui mori

Dominico de la barbua andò per amasare ivi fu lui morto

no berta dito turco gè anego con 400 / altri Barino bava li fregozi li ruinono la caza e morto renegato Batista vigasa dito olivino e morto joveno renegato Antonio berta e morto alospitale de misericordia

Lo nevo filatore e morto joveno e deserto Lo bezanco da bene e morto joveno e povero Batista berta si fece ermito e mori povero Otaviano paveze capitano de spadacini e morto joveno Ieronimo natare fu amasato

Nicolao pelegrino e morto alospitale de misericordia

Otaviano ferrerò capitano de tuti li bravi moderni la signoria de genoa ali 6 de noenbre de 1566 gè lece troncare il capo per esere ribello

QUI soto diremo de li partezani e spadacini e capete e rompi eoli amisi de adorni con la loro fine

PRIMO Gidino si fu inpicato per ladro Michelino penato gregorio de odino lo amaso Gregorio de odino perinolo penato lo amaso Corseto ricio fu morto da partezani de fregozi Iacobo ricio lu amasato da partezani de fregozi Gabrie bolla gli fu troncato la testa poi squartato Ioane saso fu morto da spagnuoli

Steva rocha dito lo mazila e morto alospitale de misericordia

Georgio gavoto e morto povero e mendico

Bertono boze dito maraboto e morto fora joveno e povera Batista taravelino e morto fora joveno e povero

Ioane bolla e morto joveno e povero

Pelinolo serrato e morto povero e non si sa dove Leonardo deli girardi e morto mato

Ioane andria deli girardi e morto mato e alospitale Severino gambarano e morto fora povero

Spadachio fu ferito e morto povero

Lotonde e stato ani alospitale de misericordia

Nicolo sambaldo fu inpicato ala chiazeta per homicidiario Urbano sambaldo tanto bravo e morto povero Bertome sambaldo e morto povero e mendico Lo signore erbegeta per fugire la morte da li partezani

de fregozi se mise vivo in uno morimento in santo agustino lano de 15 13

Batista brancardo gè fu troncato la testa da la justicia Michelino borgane fu amasato dormendo

Paulo bonofonte gè troncono la testa in genoa

E ancora che io joane agustino abate a mei jorni io abia visto tuti li sopra scriti vivi dico che lano de 1565 non ne era più alcuno vivo e io era de età de ani 70

Si che amico mio qui sopra tu poi vedere la fine che a feto turi li bravasi dico queli che semper volevano stare sopra li altri chi andavano donando cotelate a questo e a quelo fasendo trare li omini da bene ogi de uno testone domani de uno ducato e lo nostro signore Dio ha pagati secondo che meritava le loro opere si che chi farà male mai mai mai spere de avere bene

(Avvi nei Codice ai principio dì facciala, uno schifo rudimentale di ninna importanza ove l’Abate ha voluto disegnare 2 torri t ? chiese credendo con queste di comprendere tutta la citta di Savona).

VEDI qui sopra una figura di una cita e al nostro proposito noi diremo che la sia la cita di saona la quale e situata apreso ala inclita e nobile cita de genoa a / 30 / mîgia e {empty}.per esere cosi apreso a una tanto grande e famoza e rica cita dicemo che più volte questa cita de saona esere stata in controversia con la inclita cita de genoa per cauza che la cita di saona avia porto per potere intrare le nave Eciam per cauza de comerchi e gabele E per avere porto le nave con le loro mercancie intravano in saona e danifieavano molto li comerchi e gabele de la inclita cita di genoa tal menti che li signori genoezi mal volontera vedeano che saona fàsese porto e semper antiqua mente la cita de genoa ha auto in odio questo fare porto in saona e per questa cauza più volte la cita di saona e stata danificata con mano armata da li signori genoezi e qui apreso noi metiremo molti dani che a sostenuto la dita cita de saona da li diti signori genoezi quali io li abio visti scriti in scritura antica soe in il libro de le croniche (1) de la nobile cita de genoa e noi pregeremo a dio che tale controversie abiano a mancare a ciò posiamo quietare e vivere in pase si come habiamo vivuto da molti ani in qua che dio ne sia laudato e ne dia la santa pace pas vobis

E PIÙ noteremo molte cose viste in dite croniche ancora che non s’arano mencione de dano de saonezi solo serano cauze dove saonezi gè serano intersati sia per comandamento sia di sua libera volunta como legendo vederai il suseso de ogni cosa che solo io le abio sciite per esere cose antique per memoria e per mio dileto

LANO de la nostra salute 1203 la inclita cita de genoa se regeva per uno podestà forestero nominato gotifredoGia (1) I libri delle Cronache cui allude l’Abate, sono, a nostro credere, gli annali del Giustiniani dove ha tolto di sana pianta quanto viene a

narrare. sdlo (Giufredotto Grassello) milaneze e a quelo tempo la cita de arbenga era in discordia con la valle de arochia e lo podestà si parti da genoa e ne andò in arbenga e si li pacifico in sieme e de ritorno lo dito podestà intro in la cita de saona e trovo che uno saoneze nominato Gulien.io Sanavo avia fato uno maleficio e lo podestà ne fece czecucione e la condana non asendeva a lire 12 e lo saoneze si paso male che non volse obedire e lo podestà comando che gli fuse minato la caza e volendo metere a esecucione quanto avia ordinato se levo suzo uno nepute ‘di lo dito guliermo il quale amaso uno de li servitori de lo podestà quale sazia gran bravata Del che lo podestà resto de mala vogia contro la cita e di prezente fece ruinare la caza de lo dito guliermo e moke altre caze e torre de altri citadini e più rondano la cita in lire 1200/ do omicidiario se ne sugi e questo e la prima acontroversia che io abia trovato in le croniche di genoa chi sia seguita da li agenti de li signori genoezi contro ali citadini de stona chi fu lano de la nostra salute 1203

NEL dito ano de 1203 doi saonezi banditi secreta menti armono uno picolo legno e andavano robando e preseno una barca carica de merse de artifici poi se ne fugino con dite merce ala Turbia e da la turbia a nisa e lo podestà ebe nova de questo e gè mando un suo agente e con lui molti servitori il quale ricoperò una parte de le dite merse che saonezi aviano preze poi se ne venero verso genoa e li homini de tabia e de seriana li asaltorno eli robono e alcuni ne ferii e altri ne amasono Visto questo lo podestà se parti da g e ne andò a tabia con gran soma de soldati e destruse tabia (Taggia) e gè mino lo castelo e più dete il guasto ale posesione de li homini de seriana poi ricoperò “la roba robata e conciano li homini de tabia in lire 800 / E per che in lo legno armato gè erano de li homini de arbisola e de varaze lo podestà fece ruinare la posesione de li mali fatori de arbisola e de varaze e fece metere a terra le caze de li diti mali fasori che erano in lo legno armato

NEL Ano de 1205 / la cita de genoa armo dese galere e comando a saonezi che ne armaseno una e queli de noli ne armaseno una altra e queli de venti migia una altra e tute insieme le mandorno a dare socorso a saragoza ma non forno più in tempo che già era preza

NEL lano de 1207 la cita de genoa armo 20 / galere e 4/ taride e 10/ nave e comando a saonezi che armaseno una galera e a queli de noli una altra e tute in sieme le mandorno in Sardegna soe in calari (Cagliari) contra larmata de pizani pero asai presto pizani detero secorso

ALA sua armata poi genoezi de novo armonio altri legni pero non turno più in tempo che turno tarditi e fu bizogno che genoezi abandonaseno la inpresa con persa de due nave grose

LANO de 1214 era marchese de lo carreto uno nominato oto (1) il quale il meze de lugio ne andò in genoa e per beneficii che avia reseputo da genoezi dono ala replubiea de genoa lo suo castelo domandato cario con le sue pertinencie soe vignarolo la meta de le carcare la meta de lo ronco de magio (Ronco di maglio) la meta de lo monte caniglione e la meta di bagioli e uno castelo nominato dio (forse Dego) e si tese vasallo de lo comune di genova e gè juro la fidelità poi il comune di genoa gli dete le dite tere in faudo

LANO de 1222 li omini de diano contra queli de arbenga ebeno grande controversie e li saonezi con queli de noli fecero in sulto in sieme e lo podestà se parti da genoa e ne andò con soldati in saona e in noli e arbenga e li pacifico

(1) Otto Marchese del Carretto che donò, come scrive, alla Rep. il castello di Cairo. e rondano saonezi lire 1000 / e queli de noli li condano in lire 800 / e queli de arbenga lire 200 / poi se ne torno in genoa

E QUESTO Ano la vigilia de natale fu in genoa uno terremo (terremoto) tanto grande che se estimava che la cita dovese ruinare e tuto lo populo se mise in oracione a pregare a dio chi gli volese avere misericordia e cosi lira de dio se pacifico

NEL lano 1226 la cita de saona e quela de arbenga se vivevano con la cita de genoa soto serte lege e convencione che avia fato genoezi e saonezi lano de 1153 e arbenganesi che aviano fate lano de 1179 e aeadete che questo ano de 1226 vene in Italia federico secondo inperatore in la cita de

iena dove tene consilio in lo quale consilio ne andò tuti li signori italiani e ali saonezi e arbenganezi gli parse tempo comodo de levarse de la sugecione de genoezi e perche era uzanza che quando intrava lo podestà de saona in suo oficio jurava in mane de lo podestà de genoa de servare loro convencione li saonezi non volseno a sentire che lo podestà foro jnrase e di presente li saonezi in sieme <ion nemico marchese de lo carreto se partirno e ne andorao pia corte de lo inperatore e tentorno de esere soto lo inperatore e cosi lo otenero el simile fese li arbenganezi Restono ancora loro soto lo inperatore e tomazio conte de savoi’ fece intendere alo inperatore che poria metere in saona la gabella de lo sale e che tuta la rivera daria lobediencia alo inperatore e lo dito tomazio conte de-Savoia era alegato in italia de lo inperatore e questo saziano saonezi e arbenganezi per che disevano che erano male tratati da genoezi e di prezente li saonezi in mane de lo conte di Savoia a nome de lo inperatore riservete il juramento poi apreso furono li arbenganezi e fu rechesto ali omini de noli che ancora loro voleseno forare del che lo volseno tare anci ne andono in genoa e gè feceno intendere tuto quelo che era ocorso in corte e di prezente genoezi mandorno dei ambasatori in rivera soe odone lercaro e Guliermo uso da mare li quali ne saonezi ne albenganezi li volseno asetare

VISTO QUESTO lo podestà de genoa con lo suo consilio armono 4 galere et due satie e uno busscio e molti altri legni picoli a dani de saonezi e arbenganesi de li quali vaseli ne fu capitanio bel muto (Belmusto) vesconte e dita armata stava sopra saona e arbenga a oviare la intrata e la usita de li vaseli e più ienoezi tenivano vaseli a vinti migia e a monico aso che se descaregase lo sale a monico aso che non ne andase ne a arbenga ne a saona poi ienoezi mandorno / 50 / homini in lo castelo de lo segno per ofendere saonezi e per detendere li homini de noli e li saonezi e arbenganesi fumo banditi publicamenti immici de jenoezi e di questo bandimento jenoezi ne deteno noticia in ogni foco dove habitava jenoezi de 1226

NEL LANO de 1227 esendo li saonezi e li arbenganezi e li homini de la stela e de arbisola tuti fora de la obediencia de genoezi il podestà de genoa nominato lazaro girardino de girandone lucheze delibero de volere metere tuie le sopra dite cita e terre soto la obediencia de genoezi e prima che volere usire de genoa a tale inpreza scrco de pacificare le discordie chi erano dentro da la cita di genoa e di prezente pacifico la parentela de li peveri con la parentela de li embroni quali se tiravano una parte de la cita da una banda e latra parte da latra fato questo mando per tuti li considerati de la repudica e per tuti li soi vasali e mando in toscana e in lombardia a tare homini de arme e una dominica del meze de marso convoco tuto il populo in la piasa de sarzana e ezurtolli tuti ala guerra per ricoperare le terre perdute e fece venire da lui li confaloneri e capitani de le bandere chi erano stati eleti per le compagnie de la cita e gè dete le bandere

18 in mano con grande solenita e comando che ogni uno dovese fare provizone de arme e fese fare li trabuchi e le madrine più grande del solito e fece conduere in varaze e in lo castelo de lo segno e in noli e in una terra de otone de lo carreto grande quantità de vitoalie poi il podestà vizilo tute le terre dela da jovo e tute le lasio bene fornite de soldati acio che non aveseno cauza de dubitare de lonbardi e ali 22 de aprile se parti lo podestà da genoa con tuto lo ezercito nel quale era più de 500 / homini darme foresteri e alogiono a varaze e per la fortuna gè stesero alquanti jorni partiti da varaze

{empty}. 0 arbisola e se acamporno a torno alo castelo e in questo termine che conbatevano lo castelo de arbisola vene simone castellino de lo castelo de la stela da lo podestà e si rendete lo castelo dela stela ala replubica de genoa quale.mise grani timore a tuta la rivera chi era rebella poi ali 5 de mazo li homini de arbisola renderono lo castelo alo comune a descrecione e per lo cativo tempo lo ezercito stete in arbisola sino ali 17 de mazo e quelo jorno lo ezercito se a campo a torno la cita de saona tra la jezia de santa sesilia e la cita e non se dise lo nomerò de lo ezercito e in doi jorni genoezi prezeno lo monte chic sopra saona

E COMBATENDO gè mori molti saonezi e arbenganesi e di Savoia e molti ne restono prezoni li altri si servono in la cita e prezo il monte lo ezercito si acosto ala cita de saona e alsati li trabuchi e dato il guasto ali gardini e ali orti e posesione stringevano la cita e li homini del conte di savoia e li arbenganezi e altri chi erano venuti in secorso de la cita se ne andorno fora a man salva e visto li saonezi che non ei a posibile potesi defendere si rezeno a genoezi a descrecione pregando lo podestà gè volese usare misericordia e cosi la cita de saona vene iu mano de genoezi de 1227 ali 23 de mazo e amodeo figiolo del conte de savoia con li soi soldati se ne andò a man salva e lo podestà ordino che fusi inpito li fosi de la cita e fece ruinare le muragie de ia cita e li repari e le porte de la cita tute le fece ruinare e più fece ruinare lo molo e destruere lo porto poi ali 26 de mazo saonezi jurono la obediencia do podestà ordino che fuse fato uno castelo in lo più eminente loco de la cita de saona e fece menare 50 / homini deli primi saonezi in genoa e li tene fino a tanto che lo castelo tu fato eli homini de cugiano ah 26 de mazo rezeno il suo castelo alo comune e jorono la fidelità eciam ali 27 de mazo Anrigo (Enrico) mar.cheze de lo carreto se reze al comune e juro lobediencia e lo ezercito era apreso finale e il lunedi apreso pentecoste oto de cravezano (1) e arbenganezi si rezeno al podestà con li modi e sermonie avia iato saonezi e di prezenti genoezi sommo lo castelo de arbenga soe de lisola e menomo in genoa 170 / homini de li primi de arbenga eli tenero fino atanto che lo podestà avese ezequito tuto quelo che voleva fare e che avese miso in stato uno podestà- poi asai presto genoezi mandorno uno podestà in saona nominato joane spinola e ne mandorno uno altro in arbenga nominato enrico de la volta e ali 4 de junio lo podestà de genoa ritorno in genoa con la vitoria de le terre ricoperate dove ne feseno gram festa cosi de jostre de arme cavali soni e balli de ogni sorta de alegresa

NEL ANO de 1233 esendo deferencia in la valle de arochia e di onegia contra de loro signori la cita de genoa pigio la proteefone de diti signori e gè mando molti soldati soto de doi coroneli quali turno tuti roti da vilani e in questa jornata fu morto in vinti migia e in saona molti genoezi de autorità e homini richi

NEL ANO de 1238 lo quinto jorno de aprile la cita de saona esendo mal tratata da loro patroni si rebelo contro la

(1) Otto di Clavesana. comunità de genoa e prezeno lo castelo che genoezi aviano tato fare in saona lano de 1227 e casono fora li doi castelani uno nominato baldovino mulfero latro petro gontardo eciam mandorno via lo podestà chi stava in saona nominato Ansaldo malone eia medema jornata si ribeloarbenganezi e lo porto morize e vinti migia e in breve la replubica de genoa armo 14 galere e le mando soto vinti migia

DOVE queli de vintimigia feceno grande defese e ala fine prezeno vinti migia con tute le sue fortese e prezono alquanti de li primati’ de vinti migia eli mandorno in genoa con le mane legate poi dite galere venero a conbatere l’izola de arbenga e la prezeno e como lizola fu preza la cita de arbenga vene a lobediencia e prezeno alquanti citadini de arbenga li mandono a genoa con le mani legate poi dite galere venero a saona la quale vene alobediencia e forno molti saonezi debelati e mal tratati e alquanti di loro prezi e mandati in genoa con le mane ligate e più prezeno uno citadino di saona nominato Guliermo (1) chi era stato origine de la rebelione e lo feceno inpicare ala torre de co de faro (capo di Faro) e perche li saonezi aviano prezo una galera de genoezi in lo porto de vai de la quale ne era capitanio bona via de porto vene (Portovenere) de subito la rezero

NEL ANO de 1230 ali 3 de junio circa a mezo jorno fu lo eclipisi del sole in genoa tanto scuro che quazi paria di note e questo ano ale pregete de saonezi e arbenganezi lo borgo de noli fu fato cita e saonezi e arbenganezi e li omini de alba e queli de Aqui in sieme altri marehezi deteno uno asalto alo borgo de varaze e non fecero nulla e la cita de genoa armo 13 galere quale ne andorno per rivera ere (1) Il Giustiniani ed il Monti si limitano al nome di Guglielmo, il Torteroli lo dice Guglielmo di Bono Giovanni Riario (op. cit. p. 84) e Girolamo Rossi, nella sua storia di Ventimiglia (p. 72), lo ritiene della nobile famiglia Saonese di Ventimiglia. ducerò lo castelo de lo servo alobediencia de genoa e più diano e la valle di onegia turi alobediencia eciam lo castelo de arbisola ritorno in mane de lo comune de genoa edam lo porto morize e bestagno venero alobediencia apreso prezeno la torre de santo ampelio ne la quale era dentro alquanti banditi de vinti migia quali forno mal tratati

NEL ANO de 1240 tuta la rivera da ponente chi era rebella a lo connine de genoa vene alobediencia di genoa risalvati saonezi e arbenganezi e questo ano genoezi ano desfidato la guerra a jacobo marcheze de lo carreto perche era andato alo asedio de lo castelo de la pria in conpagnia de lo marcheze lanza

NEL ANO de 1241 li saonezi perseveravano in discordia contra genoezi e in genoa si fece consilio ese delibero de venire amano armata con soldati ali dani de saonezi e del meze de frevaro vene li soldati de le tre postarle e quele de la cita de genoa con homini de arme venero a saona e fora de la cita deteno il guasto a tuto il paize de saona da poe da levante e da tramontana e tuto desunsero poi lo primo jorno de quaresima tuti li soldati ritornono a genoa

E NEL dito ano de 1241 era sommo pontifice gregorio nono (1) alo quale federico secondo inperatore gè era molto contrario il quale pontifice si ordino de fare consiglio in Roma e mando in genoa il suo legato a procurare che genoezi voleseno andare con la sua armata ala cita de nicia per pasare li periati de la jezia de nicia in Roma quali periati e ambasatori de ponente volevano andare in roma alo consilio e cosi genoezi promisero alo legato de andarge e asai presto

(1) Gregorio IX che eresse nel 1239 la pieve di Noli a Vescovato togliendola dalla giurisdizione di Savona ed unendola alla sede Vescovile di Brugnato. Fu primo Vescovo di Noli Guglielmo Contardi genovese allora Vescovo di Brugnato. Giorgio Stella lo dice già canonico di S. Lorenzo, Semeria afferma lo fosse invece il suo successore Filippo. a questo efeto genoezi ararono tra galere e taride (0 galeazze) a nomerò 30 / e lo inperatore a tuta sua posansa sercava de inpedire questo pasagio de periati e ambasatori e a questo tempo lo inperatore avia per armirante de la sua armata nicola spinola il quale in breve manco de vita e in suo loco gè statui ansaldo di mare il quale Ansaldo se parti da genoa secreta menti e ne andò al servicio de lo inperatore e a questo tempo pizani erano in pace con genoezi e considerati delo inperatore e diti pizani avendo noticia como genoezi armavano in favore del papa e contro de lo inperatore li diti pizani fecero lecione de ambasatori e li mandorno in genoa li quali ambasatori pregono genoezi che voleseno mancare de pasare in roma li diti periati e ambasatori fasendoge intendere como lo inperatore loro signore avia constreti diti pizani a inpedire questo pasagio e che la cita de piza era sorsata a fare armata per inpedire questo pasagio e da genoezi fu risposto’ ali ambasatori pizani como loro genoezi erano semper stati obedienti ala jezia Romana e che in modo alcuno non volevano mancare de pasare li diti periati e cosi il meze de marso larmata genoeze jonse a nisa e jacobo maloselo (Mallocello) ne era armirante di quela e con la dita armata gè era il legato del papa ivi in nicia se inbarco tuti li periati e ambasatori eli conducero in genoa e asai presto de verso lombardia jonse in genoa molti periati e ambasatori che volevano andare a Roma al dito consilio e tuti se inbarcono con larmata genoeze e in questo tempo pizani frequentavano de armare e larmata de lo inperatore ne vene in riveta vegia e saonezi armono alquante gente in favore de lo inperatore e se miseno in sieme con larmata inperiale e lo inperatore con ezercito per oviare questo pasagio asalto lo paize de genoezi in doi fochi soe uno de la da jovo latro in ludezana (Lunegiana) e più scrise in genoa a federico grifo et a joane jacobo strigia porchi soi fideli amici che sercaseno de oviare dito pasagio e dite letere venero in mane de genoezi dove la cita de genoa resto molto, suspeza e fu ordinato de destrugere la caza de lo grifo e de joane striga porcili e de altri amici de lo inperatore pero non suscse altro salvo che destrusero la caza de joane strigia porchi poi ale pregere de li frati predicatori sesono de danificare vero e che lo podestà fece domandare alquanti amici de lo ìnperio e non volseno obedire do podestà mando soldati e guastatori {empty}a. ruinare la torre e caza uè tomazio spinola e la ruinono fino ali fondamenti e dito tomazio spinola fu ferito e morto

E MOLTI citadini fumo banditi pero genoezi miseno in ordine 27 galere per pasare in roma li periati e ambasatori e li diti banditi andono a abitare a buzala con Guliermo spinola e in breve se panino da genoa le galere 27 con li periati e ambasatori in sieme doi ambasatori di genoa e jonti in porto vene (Portovenere) larmata de genoezi ebe nova como in piza se armava e ancora che fuse cativo tempo larmata de genoa non manco de partire da porto vene e quando fumo sopra zigli (l’Isola del Giglio) se controno con 27 galere de lo inperatore de le quali era capitanio andriolo da mare figiolo de ansaldo e più avia con lui altre galere pizane e più le saetie de saonezi e se afronto luna armata con latra e asai presto larmata de lo inperatore sujugo larmata genoeze e prezi 22 galere genoeze con li periati e ambasatori chi gè erano sopra con grande richese e le altre sinque galere de genoezi si salvono con lo armirante e tuti queli periati e signori chi fumo prezi tuti (1) forno aprezentati alo inpei ttore 0 questo larmata de lo inperatore ne vene astare sopra lo porto de genoa e genoezi di novo armono altre galere e larmata de lo inperatore se ne vene a stare in lo porto de saona poi più volte

(1) Il Giustiniani ed altri storici genovesi dicono che furono dati da Pisani alquanti, non tutti, dei prigioni in possanza deW Imperatore. larmata di genoa vene in casia (caccia) de larmata de lo inperatore pero mai fece cosa alcuna perche larmata inperiale semper se tirava in saona dove, per esere amici era salva

AVENDO questo ano de 1241 fato grande guerra larmata de federico inperatore secondo contro larmata di genoa e piti li diti agenti de lo inperatore avendo dato dano asai sopra le terre de genoezi e avendo ansaldo di mare armiragio de lo inperatore mandato 20 / galere in sesilia ali servicii de lo inperatore e lo resto dele galere de lo inperatore lo dito ansaldo le i’cct tirare in terra in la cita de saona e larmata genoese visto non potere nozere ala armata inperiale per esere tirata in terra ivi saonezi la defendeauo larmata genoeze se ritorno in genoa visto questo ansaldo di mare se parti con le galere che gli restavano in saona e se ne andò in Sardegna e de Sardegna in sesilia poi uno nominato marino (1) de ordino de li mascarati (2) e in sieme li saonezi e lo marcheze de finaro nominato iacobo de lo carreto tuti in sieme con fantarie e instrumenti di guerra se acampono a torno lo castelo de lo segno il meze di otobre e ancora che dito castelo fuse forte e più che genoezi gè aviano mandato 100/ omini de arme e li homini de noli gli davano favore e a juto niente di meno lo castelo fu forsato a rendere e de acordio lo deteno in mane de jacobo de lo carreto marcheze di finaro lo quale lo fece bene fornire del che da genoa fu mandato ezercito ali dani de jacobo de lo carreto quale ezercito fu da lo dito jacobo tuto mandato in roina e fato prezone felione (Fulcone Guercio) foro capitano con molti altri lo resto morti e feriti e con quela vitoria jacobo de lo carreto tento de prendere noli e non fese nulla

(1) Marino di Ebulis, vicario deîl’Imperatore in Lombardia. (2) Così erano chiamati i partitami dell’ Imperatore.

E NEL ano de 1242 era la sedia pontificale vacante e lo inperatore federico perseverava semper molestando la jezia romana e più che fra lo inperatore e genoezi durava la guerra e li saonezi erano considerati con lo inperatore eciam li arbenganezi e.jacobo de lo carreto marcheze de finaro e di celasco e di crapenera (Carpena) e de boralo e li omini de monte roso e di laco edam li alesandrini e tortonezi e di alba e li astezam e di aqui e di casine e li verselezi e novarezi pavezi e cremonesi parrnezani e prontemoli lunezani grafignini e io marchezato de monferato e de ceva e del bosco e li mala spina e palavezini con loro sequasi eciam molti mascarati soe fora usiti di genua tuti costoro sopra nominati erano a devocione de lo inperatore e lo podestà di genoa deziderozo del bene de la replubica da lui steso delibero de opugnare la torre de Guliermo spinola chi era ribello il quale avia mandato uno suo figiolo da lo inperatore per danificare la republica de genoa elo dito podestà semsa fare moto al consilio del meze de marso secretamenti cavalco con soldati de la cita e queli de le postane e atornio lo castelo de ronco chi era de lo dito Guliermo spinola e lo preze e di prezente se ne ritorno a genoa con le sue fantarie poi lo meze de aprile ne andò con ezercito a savignone e preze lo castelo el simile quello di roca pelata che tuti erano de lo dito guliermo spinola e lo dito Guliermo se reduse ne lo castelo de buzala eréimpite quelo de omini bandezati e de omini de mala vita quali ofendevano li omini de la valle di scrivia e in genoa si fece consilio in lo quale se ordino de dovere opugnare lo dito castelo de buzala e ala fine de aprile lo podestà se parti da genoa con ezercito e conbatendo dito castelo se reze a pati soe fasendo li omini e le robe franche poi di prezente lo dito podestà fece ruinare lo dito castelo e più fece ruinare lo palacio de lo dito Guliermo spinola quale palacio era situato in la contrada de locori (Lucoli) eciam fece ruinare la torre e la caza de snrleone pevere do podestà presentendo li grandi aparati de guerra chi se fasevano contro la replubica congrego lo populo in la jezia de- santo lorenzo e gè fece una bella oracione con dire che voleseno sequitare soi antesesori e defendere la libertà de la replubica e che era tempo de lasare li negocii e lo navicare e atendere ala guerra e alogare le veste de seta e di tafeta e vestire de arme bianche per defendere la santa Romana jezia e la replubica e mose asai li animi de li citadini ala guerra e tuti forno aparati con le arme e di prezente inpozeno 40 galere e in brevi jorni fumo tornite e lo meze de lugio ebero nova serta como larmata de lo inperatore era jonta in piza soe 60 / galere e due nave dele quale era armirante ansaldo di mare e pin che pizani aviano armato tra galere e suste a numero 52/ dele quale era armirante bustarino pizano e di prezente in genoa si varo le 40/ galere novamenti fate e armono galere 53 / e più 13 taride e tre nave grose tute depinte de bianco con croce vermigia e fu fato in genoa uno

BANDO che ogni uno dovese montare sopra larmata e lo podestà ezalto ogni uno ala guerra e lui also lo stendardo de santo Georgio dicendo che a onore de dio e. de la santa madre jezia che lui se contentava de esere Armirante de dita armata e fece venire ase li oto chi portavano la insegna de le oto compagnie e gli dete uno standardo per uno poi fece’ chiamare li 96 banderali de la cita e a tuti dete due bandere per uno luna con la insegna de lo comune de genoa latra con la insegna de lo comune de venesia che cosi era la convencione tra genoezi e veneriam e atuti gli dete il suo foci ordinata mente Eciam reparti tuti li soldati con bono ordine e fece fornire tuta larmata de arme e de bone vetoalie e la armata de lo inperatore era in piza e lo marcheze paravezino vene con ezercito a porto venere e donava il guasto al paize de genoezi Eciam venero a levant (Levanto) il quale fu bene defezo da li Abitanti poi ali 27 de lugio lo podestà de genoa monto sopra la galera capitana de la navico verso santo petro de arena e fese fare la mostra che fu una cosa miranda da vedere tanta armata cosi bene a ordine a quelo jorno navico fino sopra bezagno ivi levo la croce de santo lorenso e la ripose sopra la prima galeasa che gè fuse (1) e quelo jorno navico sino a sestri e lo jorno sequente per reverencia de la santa croce la più parte de li homini de larmata jagunono (digiunarono) e navicono fino a Deva e li inimici videno lo standardo e videno ‘cosi grosa armata e subito lasono le scale se miseno in fuga e navicono verso piza elo podestà con larmata genoeze li seguitava ma per la tardità de le galease non poterò esere in tempo e prezeno solo una galeota de pizani e larmata de lo inperatore non intro in piza ma si detene in ato mare elo marcheze palavezino si levo da levant elo podestà ne vene a levant e ebe nova como ansaldo era con larmata de lo inperatore a lerezo e lo podestà lasio le galease e navico con le galere verso lo inimico del che intendendo ansaldo che larmata gè andava adoso lui se tiro in lo porto de saona visto questo lo podestà navico verso saona e per la fortuna di mare fu forsato a intrare in lo porto de genoa e ansaldo se ne stava in saona con le sue 27 galere e lo podestà ali 23 de agusto con 83 galere navico verso saona per volere debelare larmata de lo inperatore e ansaldo ne ebe nova e usi de saona e se mise in alto mare visto lo podestà che ansaldo non era in saona navico verso arbenga e dete lo guasto a andora perche erano rebeli con arbenganesi e in quelo capito doi galioni carichi di sale elo podestà ne preze uno latro jacobo de lo carreto marcheze de finaro lo defeze e loin (1) Il Giustiniani dice che la croce fu posta su la migliore delle galeazze. troduse in finaro ivi descarico poi lo podestà ebe nova como larmata de lo inperatore era a santa margarita e lo podestà navico verso santa margarita e in camino ebe nova

COMO DITA armata era a santo honorato e lo podestà ne andò a santo honorato e trovo che larmata era già partita e lo podestà la seguito fino a cavalaria e trovo che erano andate in corsiga e lo podestà ali 4 de setembre se trovo ale isole de eres (1) ivi caro in terra per prende de lo sale e prezo il sale ne vene a genoa ivi ali 13 de setembre dete licencia ali homini de remo e avendo intezo Ansaldo da mare como li genoezi aviano dizarmato lui con sua armata navico verso saona e ih questo vene marino de ebeles vicario de lo inperatore con una banda de soldati in saona e ansaldo di mare gè vene con larmata e per terra e per mare ne andono a arensano e gè deteno il guasto robando e bruzando e amasando li omini feceno grandi dani e subito gli cavarco (cavalcò) lo podestà de genoa con infiniti soldati de la cita e subito gli infoiici gè voltono le spalle e lo podestà se ne ritorno a genoa e con grande frequencia solicitava de armare e in trei jorni armo 70 / galere e lo primo jorno de otobre lo podestà usi sora con larmata e navico verso saona ivi sircondo larmata inimica nel porto di saona e ansaldo comando a saonezi chi doveseno ajutare e defendere larmata de lo inperatore e fece voltare le proe de le galere a infoiici e lo diro (2) apreso la cita de saona e più fece fare una palata de erbori e de antene e poi driso’ bricole contro a infoiici e visto questo lo podestà tento de bruzare la armata de ansaldo e fese inpire due nave vege de artifici da foco de fese afrontare

(1) Isole d’Hyères, tre isole sulle coste della Provenza. dette Porquerolles, Port-Croz e Trian.

(2) Il dietro, cioè le poppe come scrive il Giustiniani. alarmata e gè dete foco e non fese niente perche il vento gè fu contrario poi di nuovo lo podestà fece fare due altre nave artificiate per bruzare dita armata e per la fortuna di mare fu forsato lo podestà a partirse e gè lasio lo asedio e lui se tiro In noli e ansaldo visto che larmata era partita fece andare tuta la gente che lui avia in saona per terra ala plagia de arbisola e ansaldo gè andò con larmata navicando a terra a terra e lo podestà se parti de noli e finse de volere -andare a genoa e ansaldo stete semper cuzito con la terra e lo podestà gè tiro adoso e ansaldo se tiro ne lo porto de saona e lo podestà ritorno a noli poi la matina chi fu ali io de otobre lo podestà ritorno sopra il porto de saona e tene quelo jorno li inimici a sediati e la sera se ne andò verso genoa e per lo mal tempo andò molte galere traverse ala piagia de arenseno e de voltri lo resto introno in genoa e ansaldo se ne andò in lo porto de vai e como fu bono tempo ansaldo navico in provensa per provedere saona de sale e di novo genoezi tornono armare 70 / galere e per lo malo tempo che duro jorni 20/ non usite larmata da lo porto de genoa e ansaldo preze in terone (Tolone) uno buschio (Burchio) e una nave de noli cariche de mercansie poi ansaldo ritorno in saona e patite naufragio perdete una galera e ali 29 de noenbre andriolo figiolo de ansaldo se partite de saona con 45 galere e navico verso pogia (Puglia) poi alquanti jorni ansaldo navico con lo restante dele galere in sesilia e saona resto como era de prima de 1242 del meze de desenbrc

E NEL ANO de 1243 la cita di saona e molti altri lochi de’ la rivera erano inimici de genoezi e lo marcheze de monferrato se era considerato con genoezi e mando ambasatori in s;enoa ezultando li «enoezi chi volescno debelare la cita de saona e lo podestà de genoa fece fare consilio e in quelo fu ordinato de andare contra saona con ezercito e le fece la masa a varaze e del meze de marso genoezi se acampono atorno la cita de saona ivi drisono doi grandi trabuchi e altri legni per conbatere la cita e mandorno per lo marcheze de monferrato chi volese venire con la sua gente il quale se scuzo con serte ragione frivole e lo podestà sercava tuta via de strengere la cita e la comunità de piazensa mando in saona 40 / homini de arme per defendere la cita de saona Eciam manfredo marcheze de lo careto gè donava a juto poi saonezi mandorno per socorso a Re encio (1) figiolo de lo inperatore et a manfredo marcheze de Lancia liquali venero con grande ezercito fino in aqui credendose che per la venuta loro che genoezi se doveseno levare da lo asedio de saona pero lo podestà tuta via strengeva la cita e lo campo de aqui torno a dereto e lasio 200 / homini de arme li quali jacobo delo carreto Marcheze de finaro li introduce ne la cita de saona in sieme con altri de soi vasalii con grande quantità de vitoalie una marina nel far del jorno visto lo podestà questo secorso auto da saonezi riforzo lo suo campo de 200/ homini de arme chi venero de piemonti e saonezi gli detero adoso pero forno rebatuti con dano de 32 / homini de arme e genoezi donavano il guasto a tute le ville e gardini de saonezi poi di novo saonezi mandorno da re encio e dal marcheze di lancia chi gli voleseno dare secorso eciam de lo inperatore chi era venuto in piza e a questa jornata lo podestà fece ruinare uno castelo domandato astrico chi era tra mezo saona e arbisola chi se teneva per saonezi e donava inpedimento ale vitoalie de genoezi elo inperatore si comando a tuti li soi agenti chi doveseno venire per mare e per terra a donare secorso ala cita de saona e di novo fece in lonbardia uno groso ezercito per lo secorso de saona e ansaldo di mar’, suo armiragio ne vene in piza con 55 / galeri

(1) Enzo figlio naturale dell’Imperatore Federico II. pizani ne armeno 80 / e era armirante de pizani lo suo podestà nominato bono acorso di palude e como genoezi ebero nova de lo campo e de larmata del inperatore feseno suo sorso avere de lo sale e de le vitoagie e ordinono de dare la batagia generale ala cita de saona e ali 19 de aprile lo podestà fece dare la batagia da ogni canto ala cita di saona e queli chi erano dentro da la cita valente niente la defeseno e lo jorno sequente lo podestà fece fare consilio in santa ricordata in lo quale si trovono de due opinione una voleva levare tuto lo campo latra voleva fare una bastia a torno la cita de saona e quela lasala bene fornita che tenese la cita asediata pero fu concluzo de levare tuto il campo e di prezente lo podestà con tuto lo ezercito se levo da saona e ne ritorno in genoa e jonto in genoa se mormoro che lo podestà avia fato male a levarse da saona e asai presto lo podestà fece metere lo consilio in sieme e con bone e juste razone dete alo consilio bona satistacione de ia sua levata da saona e a dito tempo era in genoa homini de due volunta foni se nominavano mascarati chi erano queli che favorivano lo inperatore li altri si nominavano li Rampini chi erano queli che favorivano il papa poi pasati molti ani si muto questi nome soe in jubelini e gelsi e li jubelini erano inperiali e li gelsi papali

E NEL ANO de 1244 Andreolo uso de mare figiolo de ansaldo vene in saona con io galere e 7 galease a nome de lo inperatore e genoezi armono 25 galere contra Andriolo e navicono fino a monico e condusero la carovana in genoa poi de ordine de lo consilio di genoa lo podestà con le 25 galere ritorno sopra il porto di saona metendo tuti li beni de saonezi chi erano fora in roina e a foco e a fiame e deteno il guasto ale ville e gardini de saonezi e avendo intezo lo podestà che ansaldo di mare era andato con 22 galere a buzea ali dani de genoezi lo podestà se levo da li dani de ■saonezi e navico con le 25 galere verso buzea e la cita de saona resto libera da larmata genoeze

E NE LANO de 1245 Guliermo di mare armo una nave in genoa contra li inimici de genoesi e usi fora di genoa con dita nave e prese molte nave cariche di mercancie tra le quale ne preze una di saonezi la quale la eonduse a marsilia e li homini de marsilia constrinsero dito guliermo a liberare la vita de queli saonezi che aviano prezi sopra la dita nave e cosi li diti saonezi fumo liberati

E NE LANO de 1247 li saonezi e arbenganezi elo marcheze di finaro e lì fora usiti de genoa nominati mascarati e molti altri perseveravano de esere contra genoezi e lo consilio de genoa il meze de mazo ordino che’ lo podestà loro dovese andare con soldati a mano armata ali dani de saonezi e cosi fu fato che dete il guasto ali beni de saonezi e in questo tempo andriolo di mare armirante de federico inperatore ne vene in lo porto de genoa con 20 / galere e gè demoro poco poi navigo verso la cita de saona e in camino preze due galere de marselezi cariche de mercansie de genoesi poi lo dito andriolo ne ritorno sopra lo porto de genoa e con una brieola tiro molte pietre in la cita de genoa e con tirono molti quadreli e saite e subito genoezi armono e quando larmata de genoezi fu in ordine per potere usire andriolo da li amici de lo inperatore ne tu avizato e se levo e finse de navicare verso Sardegna e navico verso saona e ne intro in lo porto de saona dentro da lo stecato e larmata genoeze usi fora soe 25 galere e navigono sopra saona dove gè steteno alquanti forni e tenivano la cita di saona asediata poi il podestà navico verso proensa

E CONDUSE la carovana in genoa e ionto in genoa chi fu ali 23 de agusto dezarmo e andriolo navico verso proensa e preze una nave nominata la pavona e la mando in piza apreso pigio (prese) una galera de procnsali poi navico in Corsica e asai presto genoezi armono 24 galere de le quale ne mandorno 14 ali dani de saonezi le altre 10/ le mandorno in proensa e li omini de porto venere a dito tempo prezeno una galera de lo inperatore carica de prezoni che mandava lo inperatore in saona e andriolo lasio 5 galere in saona e lui con lo resto navico ala volta de sesilia e di questo ano del meze di otobre si oscuro il sole uno spacio di tempo e del meze di setenbre la fona divento tuta nigra e li homini stavano spaventati vedendo questi grandi segni nel celo de 1247 (1)

E NEL ANO de 1250 lo podestà de genoa (2) de ordine de lo consilio ne andò con trecite sopra la cita de saona e dete il guasto a tuto il paeze de saonezi poi edifico due bastie sopra li sete monti de saona e le lasio bene fornite de soldati e di vitoalie poi ritorno a genoa

E NE LANO de 1251 la replubica de genoa congrego uno ezercito per volere andare a debelare tute le cita e terre aloro ribelle soe saonezi e arbenganezi jacobo de lo Carreto marcheze de finaro e molti altri e congregono lo ezercito a varaze visto questo li saonezi e arbenganezi e jacobo de lo carreto mandorno ambasatori alo podestà domandando la pace e lo comune di genoa si contento de pacificare e dete perdono a tuti e di novo fese statuti e convencione de genoezi e saonezi e in dite convencione li saonezi forno fati citadini di genoa e saonezi se sotomesero alo comune di genoa con pato che pasato doi ani sia in libertà de genoezi de potere fare inpire li tosi e de butare aterra la muragia de la cita de saona e di minare lo molo e di inpire lo porto e como

(1) Con uguali parole accenna a questo eclisse di luna il Giustiniani. (2) Era Gerardo di Corrigia.

M> lo podestà ebe capitulato e auto lobediencia de tuti ne ritorno a genoa

E NEL ANO de 1253 esendo finiti li doi ani de le convencioni fate lano de 1251 dali genoezi e saonezi in le quali convencioni se conteneva che fuse in libertà de genoezi che pasato che fuse doi ani che fuse in mano de genoezi de potere lasare la cita di saona con sue murage e fosi intere

ero de potere spianare le muragie e inpire li fosi li

1 ezi lo prezente ano de 1253 ano fato inpire li fosi e irriso a terra la muragia de la cita e pin minato lo molo e inpito lo porto de dita cita e questa sie la seconda volta che io abio visto scrito in le croniche di genoa como genoezi ano inpito li fosi e minato la muragia de la cita e minato lo molo e inpito lo porto de la cita di saona soe la prima roina

10 1227 e la seconda sie la prezente de 1253 (1)

E NEL ANO 1317 la cita de genoa si reduse soto lo governo de gelsi soe fìeschi e grimaldi e avendo uno tempo governato jubelini soe spinola e doria e poi serto poco di tempo avia governato gèlsi e jubelini in sieme e questo ano havendo auto li gelsi la obediencia de tuto lo genoeze fu fato signore de genoa cario da fiesco e Gasparo de grimaldi e li doria se tirano fora de la cita di genoa e asai presto saonezi e arbenganezi se ribelono contra ali diti capitani fìeschi e grimaldi del che lo consilio di genoa ordino a ribella (dei Grimaldi) che dovese andare in saona et in Albenga.e che avese a ser li gelsi da li jubelini e prima lo ribella ne andò in arbenga dove trovo molto più li jubelini che li gelsi e li jubelini non volseno obedire lo ribella de grimaldi e ribela sdegnato caso

de arbenga li jubelini e di prezente ruinaldo spintila e currado (Conrado) de oria congregono loro partegani in sieme

(1) Sia dell’ una che dell’altra epoca non fa parola il Verzellino, bensì le nota il Monti. e lo marcheze de lo carreto e de cravezana e de ceva eli conti de vinti migia e queli di lenguegia tuti in sieme ne venero a torno arbenga e lo capitanio ribella de grimadi sosteue lo asidio oto jorni poi usite fora con li soi e lo spinola e doria e turi li altri jubelini introno in arbenga e sentito questi li saonezi jubelini prezero le arme in mano e casono fora di saona li gelsi e introducero dentro da saona andolo spinola e odeardo doria con molti altri jubelini chi erano banditi da genoa e intra 4 jorni ocuporno le tre castele de saona chi erano fornite de gelsi e il spinola e li doria deteno principio a singere la cita de saona de muragie che genoezi lano de 1253 gele aviano butate a terra e li spinola e doria le feseno fare ala banda dela marina e la cita de saona si fu a jubelini la principale da più segura che avesero ivi jubelini fasevano residensia e stando le cose in questo modo li jubelini fecero acordo e amicicia con manfredo vesconte capitanio de milanezi che aquelo tempo milanezi non aviano ancora duca e cosi feseno in lombardia che tuta la parte jubdina se mise ala destrucione de gelsi e genoa era gubemata da gelsi e saona da jubelini

E NEL ano de 1320 esendo li gelsi signori di genoa e in saona e arbenga era signori li jubelini poi li gelsi e Re roberto armono / 60 / galere e ali 19 de lugio li gelsi venero con ezercito per terra de / 60 / galere per mare e se acampono sopra la cita de saona e deteno il guasto a tute le posesione de saonezi tagliando fino ale vize e ogni altro male che loro poteseno fare e li saonezi se tirano dentro da la cita e dato il guasto e fato tuti li mali che poterò fare le galere se partirno e navicono verso arbenga dove era governo de jubelini e ivi se acamporno da cita de arbenga non potè resistere ale forse loro eli jubelini ne usino fora a mansalva e li gelsi introno dentro e miseno la cita de arbenga a sacomano robando e sachezando e tuto lo paize resto in grandi travagi

E NEL ANO de 1328 li jubelini armorno in la cita de saona galere 33 in favore de federico Re de sesilia le quale galere se unirno con larmata de Re de cicilia chi era de galere 45 in soma larmata jubelina era galere 78 la quale navico verso genoa e larmata de gelsi, fu sorsata arerirase in lo porto de genoa

E NEL ANO de 1331 li jubelini e gelsi in la cita de genoa feceno pace in sieme e lano de 1339 fu fato gubernatore e capitanio de la cita de genoa uno nominato Galeaso (1) de diviasto conte de terlici e lo primo loco dove fuse prononciata la dita pace Si fu in la cita de saona e como dita pace fu plubicata lo dito gubernatore si rinovo le convencione chi erano tra genoezi e saonezi li quali saonezi era 15 ani che non donavano obediencia a genoezi soe da lano de 1317 fino alano prezente de 1332 e a questo tempo in la cita de genoa si donava li oficii per meta soe la meta a nobili latra meta a populari E cosi lo prezente ano de 1332 ali 24 de lugio se renovono le dite convensione prezente alberto da sani mateo abate de lo populo e presente lo consilio de li / 12/ sapienti de lo comune di genoa che lo nome loro e qui soto scrito prima mateo da pontullo dotore di lege e vicario del consilio Antonio de marini Samuelo spinola Andriano de grimaldi oberto gatalucio andriolo de savignone Ansaldo lomelino leonardo da cornigia Ramondo di cazale Gerardo de paulo petro da Reoza Leonardo di Porco Gioane pevere

E NEL ANO de 1335 Se rinovo la guerra de gelsi a

(1) Gasso di Divisiaco conte di Terlicj mariscalco del Regno di Sicilia. (Giustiniani op. cit. lib. IV p. 51). jubelini soto uno gubernatore novo nominato bolgaro de tolentino e per che era stato capitano lo primo ano che governo li gelsi con ajuto de Re roberto li jubelini lebero a sospeto e visto li gelsi che li jubelini aviano a suspeto lo gubernatore ali 4 de frevaro li gelsi prezeno le arme in mano in la contrada de sozeria in genoa ivi asaltorno queli de la cazada de inperiali eia cita de genoa se mise tuta in arme da gelfi a jubelini e li jubelini subito mandorno in saona e in altri fochi de la rivera a domandare ajuto e socorso e asai presto li saonezi jubelini venero in genoa e se fece molte batagie luna parte contro latra del che ne susedete molti dani e morte de homini de luna e latra parte ne la cita de genoa e ala fine li jubelini restono vitoriosi e vencitori e prezeno lo governo de la cita de genoa e subito elezero per capitanio de la cita de genoa Galcoto spinola de locori (Lucolo) e Rafaelo doria capitani per doi ani e molti che prima erano gelfi cosi nobili como populari a questa iornata se fecero jubelini

SIMONE buca nigra homo populare duce de genoa lano

de 1339

E NEL ANO del nostro signore 1339 la cita di genoa era reguta e governata da doi capitani jubelini soe Galeoto spinola de lecori et da Rafaelo doria e ala requesta de lo Re di fransa la cita de genoa si mando in fiandra galere 20 / armate de le quale era capitanio antonio de ORia e stando dite galere in fiandera le chiurme de le galere venero indeferencia con lo capitanio antonio de oria dicendo e alegando che lo capitanio non gli pagava li soi Soldi e tanto multipico la diferensa che ala fine le chiurme prezeno e ocuporno la signoria de le galere e pietra captino de votri in sieme con altri soi compagni si lamentono del Re di fransa con dire che lo capitanio non li pagava li soi soldi e che da li nobili chi navegavano in galera erano mal tratati elo Re fece venire denanci a lui luna elatra parte e avendo sentito le razone de luna e latra parte io Re iudico in savore de lo capitanio e de li nobili e fece metere inpregione lo petro captino e soi compagni e asai presto le galere venero a genoa elo capurro e soi compagni restono in carcere e jonte le galere in genoa li conpagni de galera butono una voce per genoa como lo Re de fransa avia fato inpicare petro capurro e soi compagni e diti marinari de galera stavano con timore che da li nobili non gli fose fato in juria e se ne andavano per genoa a compagnie e alcuni di loro cridando viva capurro e poi li marinari de votri se miseno in sieme con li marinari de saona chi erano venuti de sfonderà con le galere e asai presto se mise in sieme li marinari de votri e di bezagno e di posevera e di saona quali se reducero tuti in saona ivi fecero il suo consilio in santo dominico de quello aviano a fare e tra loro fu ordinato de fare una mostra con le arme in mano e questo fu notabde a li nobili de saona e di genoa chi erano in saona e da genoa li nobili mandorno odoardo de oria eciam in saona la caza vegera se uni con dito odoardo per inpedire questa inpreza de questi marinari e non poterò fare niente e di prezente li marinari prezeno le arme in mano e prezono odoardo de oria e lo misero in torre de lo palacio de saona e asai presto lo miseno in castelo de saona nominato castelo de santa maria e subito questi marinari preseno lo dominio de la cita de saona e feceno doi popolari e 20 / artezani e 20 / marinari quali tuti in sieme avesero lo governo de la cita de saona e ali 20 de setenbre prezeno tute tre le castele de saona poi con lo ajuto de

LI OMINI de votri saonezi ebero (1) lo castelo de cugiano

(1) Ebbero i Savonesi, con l’aiuto degli uomini di Voltri, il Castello di Quiliano. lo quale lo ruinono fino in li fondamenti poi molti populari di genoa de le tre poistarie prezeno le arme in mano e andavano cridando dicendo che loro volevan’- lo Abate de lo populo e che non volevano che fose eleto soto lo modo de li ani pasati e lo terso jorno di setenbre fu eleti i homini di genoa e de le tre poistarie tuti populari chi doveseno fare lecione de lo abate li quali 20 / homini si se reducero in palacio de li abati e tuto il populo stava fora aspetando la lecione de lo abate e acazio uno artifice bari loro (1) più presto simplice che astuto monto in alto e dis’t leti voi che io ve aricorde la salute vostra alcuni elisero si e altri dicero no e due volte questo bati loro dice qu« st : parole e fu alcuni che cridorno forte che volese din: e also la voce e dice jo ve diro sia fato abate, simone boca nigra quale simone era in questo foco solo per aricordare ali 20 / eleti che voleseno fare labate homo da bene e ala voce de lo batiloro si levo tuto il populo a rumore cridando sia eleto il boca negra e lo prezeno in le brade cridando abate abate e lo fezeno sedere in mezo ali capitani e li / 20 / deputati sentendo lo grande rumore che sazia il populo usino fora de lo palacio e videro che ogni uno cridava viva labate Sii boca negra e che simone gè faseva resistenda egli mizeno la spada in mano e simone ripreze qaeli ehi eridavano poi li regraciava dicendo che li soi Antesesori mai erano stati abati e simone dise questo per fare cognosere al populo che la sua cazata era da più honore che queli che erano stati abati sentendo il populo questo se levo una voce chi dise sia fato signore e li capitani e lo abate vegio pregono simone che volese asetare quello che voleva il populo spoze dicendo signori io sono contento de tare cosa chi ve

(1) Dell’arte dei Battiloro. sia in piasere e lo populo crido Sia fato signore e non abate poi dise simone io vedo volete sia signore e che con meco siano li capitani e crido il populo ad alta voce noi vogiamo che simone sia duce e di prezente menomo simone ala jezia de santo siro e lo populo cridava viva il duse viva il populo viva li mercanti e asai presto serti jutoni (?) ladri se miseno a robare le caze deli salvegi e simone bocanigra lo inteze e fece troncare la testa a uno poi in la piasa de santo lorenso simone bocanigra fu fato e designato e confirmato duse de la cita di genoa in sua vita e forno eleti 12 homini populani consegcri e oficiali quali avesero a sostenire lo stato de lo duce e di provedere a tute le cose a lui nesesarie de 1339

QUI PER contro jo te abio scrito il modo che suse’se al tempo che Simone boca nigra fu creato duse de genoa per mezo del populo secondo che jo abio trovato scrito in le croniche di genoa e qui apreso te vogio dire quelo che me dise sopra questa cauza lano de 1507 doi omini di genoa de età de ani 70 / uno nominato bernaba de lo cazareto latro nominato fritozo trabuco queli dicono tuto il contrario de quelo che scrive il cronista e tu tenirai quelo a te piasera

E DICO CFIE lano del nostro signore de 1507 in caza nostra lavorava doi homini genoezi antiqui soe fritozo trabuco de età de ani 68 e bernabe de lo cazareto de età de ani 70 li quali contavano lo modo che ebe Simone boca negra a esere fato duse de genoa dicendo loro in questo modo soe che lano de 1317 li nobili de la cita di genoa ocuporno lo governo de la cita de genoa e avendo diti nobili otenuto lo governo di genoa fino a lano de 1339 quale governo era in mane de spinola e doria e fiesci e grimaldi semper a dito tempo genoa fu governata da nobili quando jubelini e quando gelsi e sia lo termino de lo tempo e ani sopra diti li nobili feceno molti statuti e decreti in favore de li nobili e a dano del populo tra li altri statuti e decreti statuino e decretono che non fuse licita a alcuno homo de populo chi prezumise de acatare ne da mangare carne de crastono ne che alcuno mazelaro prezumise de vende de dita carne ad alcuno populare e di questo li nobili ne feceno andare uno bando con le trombe per la cita de genoa soto pena de la vita e questo si servava in tuto lo genoeze e acadete che a dito tempo che Simone boca negra preze moglie e si costumava a fare nose grande e per ese lo dito simone de bona cazata ancora che fuse poseverasco e homo di vila era molto amato e cognosuto e volendo spozare la sua spoza se delibero de fare nose grande e honorevole e prima invito a dite nose 60 / citadini de genoa tra li quali ne era 12 nobili e più invito di saona 12 citadini tra li quali ne erano 4 nobili e invito de arbenga 6 citadini tra li quali ne era 2 nobili poi invito da crovo (?) a monego de ogni loco sia cita o borgi o tene o ville al manco doi homini per loco e per picolo che fuse ivi fece uno grande e honorato a parato de ogni sorta vivande che seria bastato a uno principe e tra le altre cose ebe modo de avere da uno mazelaro suo compare 7 crastoni eala jornata deputata de le nose jonto tuti li invitati ogni uno fu miso a taula secondo lo grado suo e con bono ordine ogni uno a tendea a fare io suo oficio e quando fu portato la carne delo

CRASTONE intaula li 12 nobili di genoa eli 4 de saona eli 2 de arbenga se ne avidero e si riguardono in 1 icia luno con latro parendoge de stranio che non fuse servato le foro lege e comandamenti e finite le nose li nobili feceno bona diligencia per intendere dove era venuta questa carne de crastone e in breve si trovo quello che gè lavia venduta e lo feceno prendere e lo misero in carsere do prosesono volendolo fare decapitare e simone boca nigra che vedea che per sua cauza lo suo compare era a termino de esege troncata la testa serro il modo per volelo liberare e subito scrise a tuti li lochi dove avia invitato ale nose che al più presto gè doveseno mandare doi homini populari per ogni foco cori le loro arme e in breve simone ebe la caza piena de homini joveni foresteri armati e lo jorno deputato che se avia a fare justicia de lo mazelaro lo simone mando turi li foresteri che avia in caza a doi a doi in genoa con le loro arme e poi lui con tuti soi parenti e amici usi de caza e ne andò verso genoa e sensa fare strepito alcuno simone e la compagnia ionsero in la piasa ivi menavano lo mazelaro a justiciare e lo mazelaro vide lo suo conpare simone boca nigra e in alta voce gli dise conpare per cauza vostra io vado ala morte e Simone se acosto alo maistro de la justicia e aranco (strappò) una bologneze e amaso lo maistro de la justicia e tuti queli chi erano con simone misero mane ale arme e con grande voce cridavano viva viva populo eli soldati chi volseno fare resistensa forno turi morti e feriti e lo mazelaro fu desligato e liberato e tuto lo populo di genoa prese le Arme in mane fasendo scorrarie per la cita eli nobili se tirono in loro caze e ne lo retirase in caza ne fu morto e feriti asai e in breve vene in genoa tuti li omini de le tre postarle e tuti volevano fare simone boca negra abate e altri lo volevano fare capitanio ne mai simone gli volse consentire e ala fine si levo una voce cridando dicendo simone sia fato duse e Simone aceto de esere fato duse de genoa poi fu constutuito duse in sua vita con tute le solinita solite e li nobili a bandonono la cita alcuni per poco spacio di tempo e altri per tuto lo tempo che simone.stete duse e a questo tempo simone stete duse da 7 in 8 ani e poi una altra volta de novo fu fato duse e governo da 5 in 6 ani eala fine simone fu invitato a una cena, fora di genoa ala villa de uno citadino ivi fu aveîeuato e morse de veleno e questo e quelo tanto che me dise bcrnabe de lo cazareto e fritozo trabuco lano de 1507 (1)

E NEL ANO de 1391 Antonioto adorno era signore di genoa e lo dito Ano li saonezi volevano metere li homini de lo segno soto la loro jurdicione Si come era justo per aveli comperati del che li homini de lo segnò gè fasevano ostaculo e lo duce antonioto adorno se intremise per voleli conponcie e mando una galera la quale fu in aiuto de li homini de lo segno e anci che lo duse avese iudicato li saonezi asaltorno li homini de lo segno quali se defezero mediante che li homini de la galera che avia mandato lo duse si forno in loro a iuto e li saonesi si ritirono con molti de loro feriti e li saonezi davano tuta la cauza alo duse dovè che saonezi prezeno le arme contro alo duse e ocuporno due castele che genoezi tenevano in saona e alora saonezi fumo rebeli contra lo stato de genoezi liquali saonezi si deteno alo duca de oriens e Stetero in questa rebelione ani 6 soe fino alano de 1397 e lo dito ano de 1397 lo Re de Fransa si fece signore de genoa e lo duca de oriens (d’Orleans) chi era suo fratelo gli dete tute le razone che lui avia in la cita de saona e lo Re di fransa fece antonioto adorno Gubernatore di genoa quale antonioto adorno ne andò in saona con una galera per Riduere saonesi ala obediencia chi fu questo ali 4 de aprile de 1397 e saonezi non volseno obedire poi ali 27 d’e aprile li saonezi venero alobediencia dela- replubica di genoa

E NEL ANO de 1413 fu riza in la cita de saona tra partezani di caza spinola e li partezani de caza doria e forno in arme fora de la cita in le ville fu morto 7 homini e a questo tempo lo marcheze de monferrato era signore di genoa

(1) Chi sa ove mai ripescarono questa seconda versione i due suoi lavoranti ? quale era andato in monferrato per sue fasende e la comunità de genoa mando in saona Georgio adorno con 200 / fanti per reprimere le furie de saonezi e ali 18 de marso de 1413 lo marcheze de monferrato intro in- saona e operava de pacificali e dubitando che georgio adorno non operase qualche cosa contra de lui e de la sua signoria si lo detene e in genoa lo loco tenente de lo marcheze si dubito che li fregozi non trataseno contra de lui e li maodo a domandare e non volseno obedire anci levorno le arme e io loco tenente abandono lo palacio e resto la cita de genoa sensa capo e genoa era tuta a rumore elo marcheze de monferrato chi era in saona relasio. Georgio adorno quale ne andò in genoa e fu molto carezato e ben visto e ali 27 de marso Georgio adorno fu fato duse de genoa elo marcheze de monferrato era ancora in saona e conbateva lo castelo de lo sperone con artalaria e con bricole e fese fare atorno a dito

CASTELO 14 bastie e in uno jorno forno nomerate 900/ pietre grose che gè fece tirare con le bricóle e con lartalaria e semper lo castelo se difeze e se tene per la replubica e de dito castelo ne era castelano jacobo da pasano e visto lo marcheze de non avere poduto otenire lo castelo de lo sperone se tiro a combatere lo castelo de santo georgio il quale castelo non potè resistere ale forse del marcheze e asai presto se reze al dito marcheze visto questo georgio adorno duse di genoa de prezente mando jacobo adorno suo figiolo a mano armata a saona per ricoperare lo dito castelo de santo georgio e como lo dito jacobo adorno fu jonto in saona de ordine de lo duse suo patre e de lo comune de genoa trato acordio con lo dito marcheze de monferrato e cosi fu conduzo lo dito acordio soe che li signori genoezi infra serto tempo doveseno pagare alo dito marcheze ducati 24500 / e che lo marcheze dovese restutuire tute le terre e fortese che lui teniva chi erano de la replubica de genoa e con questo acordio saonezi fumo liberati da la Guerra e saonezi restono soto lo governo de lo duse de genoa nominato Georgio adorno de 1413

E NEL ANO de 1423 Fiiipo duca de milano era duse de genoa e a suo nome genoa era governata dal conte de carmagnola e lo dito duca delibero de fare armata in Genoa per mandarla alo aquisto de lo reame de napoli e di prezente fece armare in Genoa 13 nave e 13 galere de le quale galere ne fece patrone de una paulo Sansone saoneze e più fece patrone de una nave bertolameo borrelo (BorreIlo) saoneze eia dita armata navigo verso napoli e conbatendo prezeno napoli in sieme tuto lo reame e lo tenero fornito a nome de fiiipo duca de milano

E NEL ANO de 1461 lo Re di fransa era signore de la cita de genoa e de tuto lo genoeze e di questo ano fu tumulto in genoa e preseno le arme in mano e cazono li franecsì da lo governo di genoa e fu fato duce di genoa ludovico fregozo poi asai presto fu levato di stato da spineta fregozo che ancora lui fu fato duse tuti doi in uno ano e lano medesmo fu fato duse paulo fregozo quale era arsivesco e a questi tempi mai la cita de saona e quazi tuta la rivera mai cambiono ne stato ne governo che fino a lano.de 1463 saonezi se regevano a nome de Re di fransa eciam quazi tuta la rivera da ponente il quale Re di fransa teneva dita saona bene fornita de soldati e gè donava grande speza e niente de beneficio per che lo Re teniva saona

FRANCA de gabelle e de ogni altro dado ne manco saonezi pagavano alo dito Re tributo alcuno visto lo Re di fransa che la cita de saona non gli donava salvo speza e dano lui se delibero de volere mancare de questo carico e de prezente se reconsilio con franscesco duca de milano alo quale duca lo Re gè dono a lui e a soi eredi la cita de saona e più gè dono tute le razone che avia lo Re sopra la cita de genoa e de tuto il suo destreto poi lano de 1464 lo dito duca de milano fu fato signore di genoa e de tuto lo genoeze quale duca e soi figioli tenero Io stato di genoa 13 ani soe fino alano 1477 e a dito tempo de 1477 fu amasato (ucciso) lo duca galea; figiolo del duca franscesco sopra dito e di poi de la morte del duca Galeaso li soi eredi tenero lo stato de genoa doi ani soto lo governo de prospero Adorno quale era locotenente de lo duca il quale prospero fu prezo a suspeto da li figioli de lo duca Galeaso e esendo prospero suspeto alo duca de milano la cita de genoa se levo in arme e tuti queli. chi atendeano alo primato de genoa prezeno le arme in mano con li loro partezani fasendo scorrarie e ogni uno voleva esere Signore e dentro da la cita de genoa conbateva li adomi contra li fregozi e li fregozi forno roti e ioane adorno preze prezoni tredise fregozi e prospero adorno li fece tuti inpicare e ala fine di questo tumulto obieto da fiesco (Obietto Fiesco) con bona e gram soma de dinari si mise in favore de batista da campo fregozo quale fu fato duse de 1479

E NEL ANO de 1481 batista fregozo era duse de genoa e Sisto quarto saoneze era sommo pontifice citadino di saona il quale per volere reprimere la furia de turchi fece armare in genoa 24 galere e lo capitanio de quele era paulo fregozo arsivesco de le quale galere ne erano tre patronezate da citadini de saona soe una patronezata per andria natono (1) latra per bertome corso (2) la tersa per sivestro paveze de 1481

E NEL ANO de, 508 la cita de genoa e tuto lo genoeze

(1) L’Andrea Nattone fu poscia nel 1507 eletto da Giulio II, Governatore di Benevento. (Verzellino T. I. p. 412).

(2) Il Bartolomeo Corso, dallo stesso Pontefice venne fatto ammiraglio delle galere pontifìcie; indi nel 15io Governatore d’Ostia e Castellano di Spoleto. (Verzellino T. I. p. 422). era governato da lodovico Re di fransa e le croniche di genoa diseno che saonezi levorno la cresta contro la cita de genoa e che non volevano pagare li comerchi e le gabelle che erano tenuti a pagare e per tale cauza che saonezi litigavano con genoezi e che le loro diferencie forno comise in lo gubernatore di genua e che lo gubernatore dete sentencia in favore de genoezi echc li saonezi non volseno obedire e visto questo li genoezi Armono doi galioni liquali li tenivano in noli e in vai ali dani de saonezi e diti gaiioni stavano atenti che quando veniva vaseli de mercancia per intrare o vero usire de

SAONA li diti galioni gè tiravano adoso e a foro posansa li conbatevano per voleli prendere e questo e quanto io abio trovato scrito in le croniche di genoa che lo cronista atribuise tute queste controversie perche li saonezi non volseno stare ne obedire a quelo tanto che lo agente de Re di fransa avia iudicato e per che a quelo tempo io era de vita de ani 13 qui soto te vogio dire quelo che io abio visto com mei ochi e tocato con mie mane de questa cauza chi sera tuto o la più parte contro a quelo chi e scrito in le croniche de genoa de lano de 1508

DICO ESERE vero che lano de 1508 che ludovico Re di fransa era signore de genoa e di saona e de tuto lo genoeze e in genoa era suo governatore uno nominato Ravasteno e in saona era suo gubernatore monsu de alegro e suo locotenente uno nominato monsu de frasineto e a dito tempo li signori genoezi e la comunità di saona litigavano in sieme ala corte de dito Re e luno e latra parte teneva li soi Ambasatori in fransa in la corte de lo Re e la cauza de questa discordia era che li signori genoezi volevano che le mercancie de saonezi pagasino una serta Gabella domandata la ripa quale pagava doi e mezo per sentanaro e li saonezi non volevano pagare disendo che per la convencione che aviano in sieme tra li signori Genoezi e saonezi che saonezi non erano teniiu~irTaâg«eda_dita ripa de merse alcune che fuseno caricate dentro da uno termine nominato le conche e per esere cosi le sue convencione saonezi erano franchi de dita gabella e non volevano pagare e già era ani chi erano in questa disscordia ne mai lo Re ne li soi agenti in tuto lo tempo che lo dito Re ebe lo governo de la cita de genoa chi fu fino a lano de 1512 mai gè dete judicio ne manco gè ordino ne lege ne statuto ne in favore ne contra ne de luna ne de latra parte e visto questo li signori genoezi da loro stesi feceno armare doi Galioni li quali li tenevano in noli o vero in vai ah dani de saonezi e semper che veniva vaseli per intrare in saona o vero usiva vaselo de saona per andare in viagio li diti galioni gè usivano adoso e con bone canonate li conbateano e semper che diti galioni usivano contro li vaseli lo gubernatore de saona e lo suo foco tenente e tuti li soi agenti che stava ne lo castelo de saona facea tirare quanta artalaria aese in castelo per ofendere diti galioni e per defendere li vaseli che volevano intrare in saona e più volte lo dito gubernatore monsu de alegrc overo monsu de frasineto suo’loco tenente quando se trovava alcuno citadino de saona in castelo gè faceva dare la artalaria in sue mane acio che li citadini con loro mane tiraseno contro diti galioni e alcune volte che li vaseli chi venivano o per mancamento de lo vento o vero per che erano astreti da li galioni erano forsati a investire in terra a zinola o vero ale fornase in tal casu tuta la cita de saona se ineriva in arme e usivano fora tutti armati a donare secorso a queli vaseli chi aviano investito in terra e più volte li saonezi tiravano de lartalaria abrase fino a zinora per defende li diti vaseli e tuta la cita con balestre usiva fora e jo in persona gè sono andato più volte con la mia balestra esendo de età de ani 14 fino in 17 / ne mai in tempo de fransezi lo Re ovio ali signori genoezi che non teniseno li diti galioni armati a dano de saonezi ne mai mosu de alegro gubernatore de saona ne meno li soi agenti mancono di defendere li vaseli che venivano in saona e de ofendere con loro artalaria li galioni de genoezi si che io te abio voluto scrivere questo per avelo veduto con mei ochi e tocato con mie mano quale scrito e contra a quelo che a scrito lo cronista in le croniche di genoa de 150S fino in 1512 (1)

(1) Ecco che il nostro A. ora si fa critico, ed anzi esatto contradittore dello scrittore delle Cronache o meglio, diciamo noi, del Giustiniani. Infatti dai 12 documenti inediti che portiamo in appendice emerge evidente ed incontestabile che Ivo d’Allegre già dal,501 al 1506 fu Governatore di Savona ed inoltre 1’ Abate ci dice che detto Allegre o in persona 0 rappresentato dal suo luogotenente Frassinet continuò ad esserne governatore in anni susseguenti. Lo vediamo ancora infatti nel 15 io accorrere con 700 fanti (Verzellino T. I. p. 421) a rafforzarne la difesa contro 1’ armata della Lega ed anche per meglio assicurarsi che ai savonesi non venisse vaghezza di parteggiare per il loro concittadino. Il Frassinet vi rimase sino al 1512, e lasciò Savona libera a se stessa solo quando le sorti della guerra lo chiamavano altrove e perché teneasi oramai mal sicuro dei savonesi. (Monti, p. 155).

Il Giustiniani che punto accenna al governo del d’Allegre dal 1501 al 1 s 12 lo fi invece trovare in Savona nel 1520, e lo descrive quale eccitatore dei savonesi a ribellarsi al pagamento del sale dando rnano al popolo che tumultuoso « ruppe i magazzini, e voleva vendere e maneggiare esso il sale » (Giustiniani op. cit. lib. sesto p. 676).

L’ assicurazione in contrario di un contemporaneo ed in loco quale era l’Abate, che ha veduto esso stesso chi era o no Governatore della sua patria in quel tratto di tempo ha un valore incontestabile e di certo preferibile al Giustiniani. Ma oltreché sarebbe assai improbabile, se non inammissibile, che l’Allegre stesse a Governatore in Savona per il lungo tratto di vent’anni, cioè dal 1501 al 1520; sarebbe improbabile pure il ritenere che, morto Luigi XII nel gennaio del 1515, il d’Allegre venisse riconfermato in tale carica da Francesco 1.

Ma che il Giustiniani vada pienamente errato sta la prova maggiore

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E NE LANO de 1520 / dise le croniche di genoa che Re franscesco Re di fransa era signore di genoa e de tuto lo genoeze e che lo dito Re teniva per gubernatore de la cita de saona monsu de alegro e che lo dito monsu de alegro a presuciasione de saonesi mise la mano in la gabella de lo sale e che fese li soi agenti gabeloti de lo sale in saona e che visto questo li signori genoezi a sai presto feceno lecione de ambasatori quali subito li mandorno in fransa da la maestà regia a querelase de lo dano che gè donava

definitiva portata precisamente dall’Abate ed è che V Ivo d’Allegre e suo figlio, lasciavano la vita alla battaglia di Ravenna 1’ n aprile del 1512.

Stanno infine a confermare questo fatto in modo assoluto la lettera di Iacopo Guicciardini al fratello Francesco del 23 aprile 1512, a cui scrivendo della battaglia di Ravenna, dice «. vWorivvi OvConsignor d’Allegre con sua figliuolo et altri Signori e capi di Fanteria di Conto 3» ed altra lettera del fratello Piero allo stesso Francesco in data del 25 aprile nella quale dà nota dei < Franzesi morti » ed ivi annovera « Monsignor d’Allegri con suo figlio ». (Archivio Mediceo. Mss. Strozziani. Filza 363 editi, nell’Archivio Storico Italiano. Dispensa XXXVIII. p. 311 e 318. Firenze, Gio. Pietro Vieusseux edit.).

È strano come lo Spotorno nelle sue note all’opera del chiar. Annalista Genovese non ne rilevi l’errore. Questo errore altro ne ammetterebbe possibile per parte del Giustiniani, che fosse cioè vero quanto a lui obbietta l’Abate, che il Re Cristianissimo non si fosse pronunciato in favore dei genovesi, nella lunga e continua controversia della Ripa e del sale, ma bensì in favore di Savona. V. Documenti editi dal Chiar. Prof. G. Filippi in Atti e Memorie della Società Storica Savonese,889. {empty}V. pure suoi Studi di Storia Ligure p. 161. s. Roma, Editrice Società Dante Alighieri, 1897.

Questa contesa, unitamente a quella delle terre del Vescovato cedute nel 138; da Urbano VI ai genovesi, le vediamo durante il Pontificato di Giulio li agitarsi in Roma ed alla Corte del Cristianissimo d’ambe le parti. Portiamo in Appendice alcune lettere inedite del Senato di Genova tratte dali’ Archivio di Stato che riflettono tali controversie, le quali ebbero il loro triste epilogo nel 1528. monsu de alegro gubernatore de la cita de saona il quale gè avia ocupato la gabella de lo sale in saona e che lui se era fato gabeloto de lo sale e che li soi agenti ministravano il sale in saona e che di prezente li diti ambasatori otenero letere da sua magesta adrisate a monsu de alegro per le quale avizava alo dito monsu de alegro chi non se avese ne dovese inpachiarse in cosa alcuna ne la gabella de lo sale e che dovese lasare lo sale in mano de li signori genoezi e como fumo aprezentate a monsu de alegre le litere del Re e le ebe legute subito lasio il sale ali signori genoezi e per che a quelo tempo de 1520 jo era de età de ani 25 qui apreso te vogio dire quelo che abio visto con mei ochi a dito tempo e sarte cognoscere con la verità e per bona speriencia e tocare con mane che quelo chia scrito la cronica di 1520 non a scrito ponto de verità

E PRIMA io dico che lano de 1520 ancora che lo Re di fransa fuse signore de genoa e de tuto lo genoeze pero teniva per gubernatore regio “in genoa otaviano da campo fregozo soe de lano de 1515 fino a lano de 1522 il quale otaviano a dito tempo teniva per gubernatore de saona uno suo fratelo naturale nominato simoneto da campo fregoso e la cronica dise che era gubernatore de saona monsu de alegre ne meno questo pò esere vero per che monsu de alegre e suo figiolo tutti doi forno morti ala rota de Ravena lano de 1512 e era pasato già oto ani che monsu de alegre era morto e la cronica dise che gè avia ocupato il sale1 e che se era fato gabeloto del sale siche tu poi cognoscere per bona esperiencia como la cronica de 1520 non dise ponto de verità ma a scrito lo falso e questo me basta a dire quanto io abio visto scrito in le croniche di genoa de le cose apartinente ala cita de Saona JL/A APARICIONE DE LA MADONA DE MISERICORDIA A ANTONIO

BOTA

Lano de 1536 ali 18 de marzo in jorno de sabato la marina a bona ora esendo uno homo di bona fama nominato Antonio Bota de la villa de santo Bernardo villa de la cita di Saona partito de casa sua per andare a unasua posezione per volere basare (legare i tralci già potati) la sua vigna e jonto die fu in la posezione vide la vigna avere butato fora li broti (germogli) e subito gè vene in memoria como la vigna de uno suo parente non era ancora podata (potata) e lui gè avia promiso de podala subito lo dito Antonio manco de basare la sua vigna e se parti per andare a poare la vigna di quello suo parente e pasando da luna vigpia a latra paso per uno riano (ritano) dove era de laqua e lui andana desendo la sua coroneta e ionto in lo riano se inchino per volerse lavare le mane e ia facia e stando cosi chinato per lavarse gè vene la Vergine-Maria la quale lo domando e lo dito Antonio resto tuto spaventato che apena podia parlare e dise che la dita vergine risplendeva più clic il sole e che turi li monti gè paravano de oro e gè veniva •/rande odore e subito la vergine parlando gè dise che lui dovese jaiunare trei sabati e che se dovese confesare e cominicare e che poi dovese tornare da lui e più che lui dovese dire a lo suo parochiano che dovese dire al populo de la villa de santo Bernardo che ogni uno dovese jaunare trei sabati per amore de la Vergine Maria a ciò che se mitigase lira del suo figolo quale era monto corosato (molto corrucciato) contra de noi e cosi lo dito Antonio Bota fece tuto quello che la vergine gè avia comandato e subito-andò la voce per la cita de Saona e per la villa de la dita aparicione e ali homini grandi e potenti de la cita de Saona gè parse essere una fabula pero il populo la teneva verase e subito badasale Doria podestà de Saona in seme con lo vicario de lo vesco nominato Chabrera mandono de note la corte a prende lo dito Antonio Bota come se fose stato uno ladro o mal fatore e cosi de note fu menato denanci ali sopra diti e da loro fu esaminato diligentementi e cognobeno como era verace che la Vergine gè era aparsa e quela note che lo dito Autonio Bota fu menato in Saona aparsero trei fochi sopra lo castelo e domo de Saona che furono visti da più persone e tra li altri da lo dito Antonio Bota e da molti pescatori che pescavano dove che la marina lo podestà fece avisare tuti li predicatori chi predicavano in Saona che doveseno fare intendere al populo che voleseno jaiunare trei sabati in pane e aqua per amore de la Vergine Maria e pregala che lui prege al suo figolo per questa cita de Saona e cosi quela marina tuti li predicatori lo anonciono al populo e gè lo tractorno con grande lacrime che ogni uno volese esere contento de jaiunare trei sabati in pane ed aqua e le predicatore de santo Dominico dise sopra lo bergamó che quela note sopra dita che fu visto li trei fochi sopra lo domo e da credere che lo predicatore li vedese lui medemo dove che le parole di questi predicatori ebero tanta effonda e obediencia che sei fose venuto dal cielo tanti angeli non seriano stati obediii como furono li diti predicatori dico che tuta la cita di Saona e tute le ville poveri e richi omeni e done ioveni e vegi grandi e picoli tuti iaiunorno questi trei sabati con grande contrecione che mai a tempi nostri fu vista tanta obedi ne con bandi ne con comandi che mai foseno fati quanto e stato obedito la semplice parola de questi predicatori dove che la voce e fama se divulgo per tuta la riviera e per tuta la lombardia e quasi per tutta la Italia se fece queste iaiuni e havendo lo dito m/ Antonio Bota fato tuto quelo che la Vergine gè avia comandato soe jaiunato trei sabati cortfesato e cominigato lui ritorno in quelo foco dove la Vergine gè era aparsa per obedire a quelo gè avia comandato che fu ali 8 de aprile lo sabato de ramolina e jonto che fu lo dito m/ antonio bota in quelo loco con la sua coroneta in mano ingenogiato in terra eccote la Vergine Maria gè aparse con magore splendore che la prima volta che tuti li monti pariano de oro con uno grandissimo odore soave e avia una corona de oro in testa e subito la vergine comensa a parlare con lo dito m/ antonio bota dove gè dise cose asai tra le altre gè dise lo podestà tea mandato a prende de note ma per questo non te dubitare poi gè dise che dovese dire a queli chi regono la cita de Saona che doveseno fare tre prosecione a laude de la vergine Maria e che lo jorno de. lo vernardi santo dovesero fare grande desiplina e che gli dovese laudare lo oficio de la casase de li batuti quale oficio piaque molto al suo figolo e che se non fuse dite casase da batuti che lo mondo saria ruinato e gè dise molte altre cose le quali lui non ha voluto palesare e cosi parlo con lui uno grande spacio e quando la vergine se parti gè dise che dovese dire tute questa cose sopra dite e lui dise a la Vergine non mi vorano credere e la Vergine gli dise va che faro te crederano e subito la Vergine disparse cridando tre volte misericordia e lo dito ni; antonio bota lui odiva che la Vergine cridava misericordia figolo e non justitia e a questo modo la Vergine disparse

Partita la Vergine lo dito m/ Antonio bota vene ali signori de la cita de Saona e gè fece intendere quelo che la Vergine gè avia comandato e io dito m/ Antonio in facia pareva spaventato e andava con li ochi inclinati quasi sempre lacrimando e anunciato il tuto ali anciani gli deteno piena fede de tuto quelo che gli dise e subito li anciani fecero fare trei jorni prosesione in la cita de Saona quale forno fate divotamente ne mai a mei jorni abio visto tante gente a la prosesione e fate con grande timore e reverenda poi lo jorno de lo Venere santo se fece la visita de li batuti de jorno con tante desipline como mai a nostri iorni se sia veduto

Fato questo li homini de santo Bernardo visto questa bella grada esere venuta ne lo terratorio de la foro parochia se unirno insieme consegando che saria bene de fare una capella a honore de la Vergine in quelo loco dove era aparsa e subito fu restreto tra loro de fagela e de persente alquanti de loro ne venero in Saona a domandare licencia alo vicario de lo Vesco de potela fare e lo Vicario se asedeva che la poteseno fare pero una cosa picola e li vilani non se ne contentavano e di novo suplicorno potela fare grande e lo vicario gli dise voi gè darete principio poi li danari vi veniraro a mancare e la laserete andare in abandono e non gli volse consentire visto questo li homini di santo bernardo andono a trovare mio padre Leonardo Abate e gè feano intendere quanto aviano otenuto da lo Vicario de lo Vesco e subito tuto insieme ne ritornono da lo dito Vicario e dinovo gè suplicorno che gè volese consentire che potesero fabricare una casa honorevole e dinovo lo Vicario gli dise che le limosine mancheriano e che poi la laseriano andare a male e subito Leonardo abate respose che mancando le limosine che lui se obrigeria de finila del suo proprio e lo Vicario lo aceto e ne fece rogare uno instrumento in lo quale se ohrigo lo dito Leonardo Abate e bertome ferro e Bernardino marenco e Ioane bota afermono quanto dise lo instrumento e cosi otenero la licencia de farge una capela honorevole Fato questo li homini de santo bernardo deteno principio de fabricare la capela e aloni li homini de santo bernardo manesavano le limosine che ala j ornata eraiio portate e asai presto se sparse la fama de questa aparicione per tuto lo paese e se dete principio de venire a questa devocione le compagnie de li batuti de la villa de Saona fasendo grande disiplina e li deseplinanti non se medicavano de niente solo se lavavano de laqua de lo riano dove la vergine era aparsa e subito restavano sanati visto questo se dete principio de venire a dita devocione molti amalati de ogni sorta de mali incurabili li quali con grande devocione lo iorno del sabato si lavavano in laqua de quelo riano e subito restavano liberi e sanati de le loro malarie de più sorta mali e a far presto se spar fama per tuto il paese como in lo loco de la aparirione la vergine maria avia fate molte gracie mediante el suo figolo Iesu Cristo e subito convenero a venire a dita devocione grande moltidine de populi de diversi paesi quali tuti portavano grande limosine e visto li signori Anciani de Saona lo grande concorso de populi e le grandi limosine che erano portate fu deliberato in consilio de fare uno oficio de 3 citadini i quali aveseno cura de lo governo de dita donacione

Havendo li anciani e lo consilio de la cita de Saona ordinato de fare un oficio de trei citadini quali aveseno cura e governo de le elemosine chi erano portate a quela devocione de la pancione feceno sonare la campana e li anciani e lo consilio se uninomo insieme e feceno lecione de uno oficio de trei citadini domandato lo oficio de la madona de la misericordia quali aveseno ampia badia de lo governo de dita devocione con posansa de potere fare de le limosine che ala jornata venirono una bella e divota jesia e uno hospitale a laude de la Vergine Maria de misericordia E a dito oficio gli fu da lo consilio eleto Domino antonio Niella e domino Joane Rocheta e m/ Leonardo Abate e asai presto la dita devocione moltiplico de numero de persone che la venivano a vizitare portando quantità di limosine che se estima che fuse tale jomo che fuse vesitata da più de 25 milia persone etiam da le compagnie de batuti de tuto lo paese venendoge da fontano 20 e 40 e 50 fino in 200 migia venendo tuti in prosesione li diti batuti insieme li loro populi e soi religiosi e done e puti e li batuti faceano grande disiplina talmenti che la calsina de la fabrica era tuta rosa de sangue che se spargeva e tuti li desiplinanti se lavavano in laqua de quelo riano e senza altra medicina restavano sanati e laqua de lo riano per la moltidune de li disiplinanti che se lavavano in quela era rosa che pareva sangue e. questo non ti pagia stranio perche era tanto lo numero de li batuti che gè veniano che era nesesario tenire più strade E lo jorno de santo ioane batista gè vene sete compagnie de batuti con li soi populi e la vigilia de la madona de agosto gè vene 54 compagnie de batuti insieme tuti li soi populi e done e figoli e turi menavano con loro amalati e stropiati e orbi e de ogni sorta malarie e la più parte erano fati sani lavandose in quelo riano e fu nesesario de fare lecione de homini pratichi asoche le persone tenisero più strade a venire e a ritornare e ogni compagnia portava lo crosefiso e andavano cantando le letame eciam molte laude fate nuovamenti a laude de la vergine maria e ogni compagnia de batuti ala sua partenza cantavano ad alta voce tre volte misericordia al simile semper che alcuno stropiato se vedeva avere reseputo la sanità tuti queli che erano in quello loco cridavano tre volte misericordia di modo tale che mai si mancava de sentire voce che cridavano misericordia E oltre le altre limosine ogni compagnia de batuti portava uno groso brandone di seria bianca e rosa de peso da uno rubo fino in uno cantaro fato la spesa in comune e più lo populo fasia grande elimosine de modo tale che li denari abondavano masime che mai mancava de venire compagnie de batuti e tra li altri jorni lo jorno d^1 lo sabato mai mancava che non venise da 7 sino in io compagnie de batuti e con loro li soi populi e infermi dica che: tute queste compagnie de batuti menavano con loro molti amalati de più sorte chi più e chi manco de li quali ne e» rano alcuni che subito erano lavati in laqua de quelo rianO erano sanati e altri gè demoravano 6080 15 jorni e altri uno o doi mesi e ogni sabato se fasiano portare in laqua de quelo riano Ivi se fasiano lavare e lavandoli alcuni erano fati sani e sta serto che gè ne sono sanati tanti che in jorni dese non basteria a scriveli de ogni infermità soe orbi rangi sopi stropiati aperti da baso e per abreviare de ogni sorta mali curabili e incurabili

E acio che quelo che rio scrito qui innanci gè sia dato credito che sia cosa verase qui apreso te vogio nominare alcuni amalati quali io con li mei ochi li abio visti in questo loco amalati poi ho visti sani e prima te diro de uno zuveno de lo saselo quale vene a questa santa devocione il quale era ani nove che era amalatp che mai da lui usiva de leto lo quale stete in questo ospitale molti jorni e li soi agenti ogni sabato lo portavano’ in lo riano a lavare e lo terzo sabato ricevete la sanità intergramcnti e fato sano si fece prete molto divoto poi asai presto gè vene la compagnia de li batuti de uno foco domandato carru insieme tuto lo suo populo quali portorno doi fìgoli in una cuna uno mastio latra semina lo mastio era del età - de dose ani e meso e la semina de età de ano ano quali tuti doi erano nati orbi ne mai aviano veduto niente,li quali batuti feceno le sue limosine e diseno pienamente la sua devocione e subito se panino male consolati perche non aviano reseputo gracia alcuna e ne andorno soto serte castagne ivi se misero tuti a disnare e li padri e madri de li doi fìgoli nati orbi li misero in le sue cune e loro disnando buto una gram voce piangendo e la sua matre subito gli corse a vedefo e trovo che avia li ochi aperti e subito lei grido com gram voce misericordia dicendo lo mio figolo a aperto li ochi e de perzente lo padre e la madre de la figola scorpino la cuna de la sua figola la quale la visiono con li ochi aperti e tuti in gram voce cridono miserîcordia visto questo tuti li batuti e lo populo portando li puti in braso ne ritomorno batendose sopra le mane e brase ne venero ala madona tuti in prosesione ivi regraciono ia madona de misericordia con grande laude poi tuti venero in prosesione a visitare lo domo de Saona e li Anciani de Saona avendo inteso questo grande miracolo feceno domandare li padri e madre de li diti puti insieme molti de foro verini e vecine e tuti li feceno esaminare diligentementi e fatisi chiari de la verità ne feceno rogare uno istrumento per mano de marco tulio canselero de la comunità de Saona in la quale se colitene Io nome de li puti e de loro padri e madre e de molti vicini e vicine stati esaminati e più io gè vidi una jovena de alasio de età de ani 20 quale era stropiata che avia lo oso de una nega (natica) che gè usiva fora più de uno parmo e non podia andar niente e sua madre lavia fata portare a questa santa devocione e ogni sabato la sua madre la arabelava (rimorchiava) in lo riano ivi con grandi pianti la lavava e lavata trei o quatro sabati la tramuto la facia orenda e cadete in terra come morta e la facia gè vene negra e sua madre sempre lavandola cridava misericordia e tre volte gè vene questo addente in spacio de mezo quarto de ora e la terza volta la stropiata resto libera e ne andò ala gesia da soi pedi e lo populo vedendola sanata cridava misericordia e si come era stata in lo hospitale inferma molti jorni poiché fu fata sana gè stete più de doi mesi tirando la cosa serviva li mestri e più e più volte fu esaminata che cosa ella vedeva quando la tramutava la facia sempre dise che non vedeva niente ne mai si avide de cosa alcuna solo diceva io so bene che io era stropiata e al persente sono fata sana poi volendo andare in Alasio a casa sua vene in Saona e la signora benedeta Spinola la fece domandare e lei gè andò in anci ne lo suo palacio e la signora la interogo de più cose e lei gè respose poi la signora la fece vestire de novo e rimando a casa sua

E nota como a più persone che restavano liberati da le sue infermità gè veniva qualque aeidente in quelo ponto che

» fitti sani e se io volese scrivere queli che sono stati sanati da li 18 de marzo sino ah 28 de agosto che siamo alo persente che io scrivo faria bisogno de scrivere dese jorni de continuo e io credo che da li apostoli in qua sia mai visto in cosi breve tempo tante cosi mirabile gracie che qui da susitare morti in fora se veduti sanare da ogni sorta infermità e gè sono venute tante elemosine che piacendo a Dio se finiva de fare una bella e ornata Iesia con uno bello ospitale la quale Iesia.e hospitale se intetulata lo suo nome da se che da turi e chiamata la madona de la misericordia e lo hospitale de la madona de la misericordia (1)

(1) A questo Santuario, che dal racconto del nostro Cronista vediamo ora sorgere, le elemosine continuarono si largamente ad affluire per la pietà dei fedeli, che oltre a poter bastare alla erezione del tempio e del1’ospedale; a provvedere al servizio del primo, ed al mantenimento dei vecchi ed orfani ricoverati nel secondo, pure già dopo breve volgere di anni cioè nel 1566, dette offerte sopr.ivvanzavano ai bisogni. Chiesero allora gli amministratori alla S. Penitenzieria di potere erogare questo avanzo a soccorrere due monasteri della città, cioè quello dell’Annunziata e di S. Chiara che versavano in gravi strettezze e ciò loro venne concesso da Papa Pio V con rescritto del Penitenziere Maggiore in allora {empty}S. Carlo Borromeo.

Avvenne quhidi che nel lasso di poco più di due secoli ingenti furono le ricchezze, sia in beni stabili ed in altri donativi, che si trovò possedere l’amministrazione di questo Santuario. Ma nei giorni 15 e 14 di Aprile dell’anno 179S venne sacrilegamente spogliato dal Governo Democratico della Repubblica Ligure di tutti gli oggetti d’oro, d’argento e gemme che esso possedeva, preziosa suppellettile: « ove l’arte del secolo XVII e XVIII era rappresentata in tutta la ricchezza del suo sviluppo, in tutta la serie delle sue fasi tecniche e stilistiche » (a). E tale era la

(a) Com. Vittorio Poggi, La suppellettile sacra. Genova, Tip. SordoMuti, 1890-91.

E per esere la dita devocione sopra la parochia de auto bernardo e la dita parochia esere de li frati de santo fran■riscc de Saona li diti frati se inpatronino de prendere li denari de le mese che alla jornata gè erano comandate e de altre limosine che gè erano date le tenivano (i)

E lano de 1537 vedendo la comunità de Saona tanto concorso che veniva a visitare questo santo loco de la Vergine Maria de misericordia e le grandi elimosine che abondavano la comunità si suplico a la santità de papa paulo tercio che volese fare grada a la comunità de Saona che la comunità de Saona fose a la custodia e governo de la Iesia e ospitale de la madona de misericordia e che tuto sia arembato a dito comune e che non sia prete ne frate ne alcuno eclesiastico che posa ne vogia comandare ne eseguire cosa alcuna de lo governo ne de le elemosine ne de la intrada de la dita jesia e ospitale e che tuto sia arembato ala comunità de Saona ecetera

Havendo la santità de papa paulo tercio saputo la suplica che gè avia mandato la comunità de Saona e visto quanto

copia di queste spoglie che la testimonianza di contemporanei afferma se ne caricassero ben sette carri da buoi; ed il loro valore, senza tener conto del pregio artistico, si ritiene ascendesse a poco meno di due milioni di lire. Negli stessi giorni furono pure spogliate le altre chiese di Savona; tutto ciò si compieva in nome della liberti Ligure povera libertà quale merce copriva col suo bel nome !

Dei principali cimelii che sgraziatamente andarono perduti, per la storia e per 1’ arte, si u^> leggerne la descrizione che lasciò il Can. Giacomo Picconi, nella Storia dell’ apparizione e dei miracoli di N. S. di Misericordia di Savona. Genova, presso Bernardo Tarigo, MDCCLX. V. pure Vittorio Poggi op. cit.

(,) Del che gli amministratori del pio luogo mossero lagnanza alla {empty}S. Sede e loro fu resa ragione da Gregorio XIII, con Breve in data del Xiij Novembre MDLXXXW. saonesi domandavemo subito a conseso e la comunità de Saona lo governo e regi mento e limosine e intrate che ano e che ancora la madona e hospitale de misericordia secondo che in la jbolla se contene quale bolla la vederai qui apreso la sua copia stata fata lano de 1537 ali 3 de agosto lano tercio de lo pontificato de papa paulo tercio e tute queste gracie che a auto la comonita de Saona da sua santità si sono aute per lo mezo del nostro reverendissimo cardinale Agostino Spinola camerlengo de la santa matre Iesia il quale ale sue proprie spese si prese cura de impetrare quanto la comunità de Saona a otenuto como per la bolla si pò vedere (1)

(1) Segue nel manoscritto la Bolla la quale potendosi leggere nei documenti aggiunti al T. II. del Verzellino del Can. Arciprete Cav. Andrea Astengo, ne omettiamo la pubblicazione.

1

APPENDICE DI DOCUMENTI

Documento I.

Tre lettere inedite di Filippo di Cleves Ravasteno a Giulio II, scritte da Genova: Donano la data del io Maggio 1504, 24 Maggio stesso anno, 20 Ottobre 1505. In esse si discorre delle continue discordie tra Savonesi e Genovesi.

I.

Sanctissimo ac Beatissimo Patri et Domino nobis colendissimo domino Iulio Papae Secando.

Sanctissime et Beatissime pater et domine nosler colendissime. — Reddite sunt nobis littere Sanctitatis Vestre Rome date die vigesima quarta Aprilis de causa Saonensium, quas ut aequum est, maxima cum attentione legimus, singulasque ipsarum partes reverenter et consideravimus et libravimus. Ita enim nostra in Sanctitatem vestram veneratio et singulare studium exigit. Respondebimus breviter quantum fieri poterit prò diversitate rerum quas omnes Saonenses conati sunt invertere et illis sictum collorem super inducere. Ita omne loqui sine illorum iniuria et salva modestia apud optimum sapientissimumque pontificem fas est qui non facile querellas admittere et admissas cognita ventate reicere consuevit. Duo sunt de quibus potissimum conquesti sunt Saonenses de me gubernatore. Alternin quod in causis vectigalium et constitutionum véne ferri aliarumque molestationum civibus Saonensibus in civitate Ianuae ut ipsi dixerunt, iìlatarum iusticiam negligamus ministrare. Alterum quod nonnullas causas per sindicum Comunis Ianuae contra Comunitatem Saone, ut ferunt, motas praeter jus statuta ac privilegia per Christianissimum Regem Eraneorum approbata praeterque antiquas conventiones inter Rempublicam nostrani et illam Comunitatem, et inconcussa diuturnitate vigentes, et per felicis recordationis Innocentium quartum confirmatas, et a partibus interiecto sacramento iuratas ad Tribunal meum trahere et advocare conati simus; sunt enim haec eorum verbi. Quod primam partem respicit, dico, pater sancte,infoste conqueri Saonenses de me cluni illis iusticiam denegare me dicunt, tantum absit, ut huius rei unquam mihi vel minimus sensus fuerit. Non duxi hoc instituto vitam meam, non cum his mandatis me misit Rex omnium iustissimus et Christianissimus ut uni faveam alteri siné iniurius. Mandavit ut omnes uno modo habeant: quicquid dixerint Saonenses, quorum commentum ex hoc facile deprehnditur, quod lata per me in causa sententia Ianuenses, qui se lesos arbitrati sunt, appeliarunt. Est ne hoc iusticiam negligi ministrare Quod attinet ad secundum, nunquam mihi animus fuit ad meum tribunal attrahere causas que alkrdevolvuntur : avari iniustique iudices semper esse existimavi talcem in alienam messem imponere et contra duri et obstinati et eensuram merentes si petentibus partibus otficium siium denegaverint. Nam cum cives Ianuenses quotidianas ad me querellas de Saonensibus desld-rent, detineri eorum sufrditos, capi iumenta, nova vectigatia imponi dicerent, subripi eorum iurisdictionem pubblicos nuntios cum insigne crucis in

vincula capilis abstrahi, (sic) edicta publica nunquam

antea facta indictione Ianuensium ambitiose mitti aliaque pieraque graviora ab ipsis perpetrali, victaque iam videretur eorum patientia: ordinavi ut venirent aliqui ad me prò parte Saonensium. Qui cum venissent et post noanullas difficultates contenti fuissent Genuenses, approbantibus Saonensibus, ut solus ego de novitatibus per ipsos Saonenses factis iudex essem prò ut apud acta nostre cancellerie aperte constat in meritisque partes audissem, Saonenses simulato negocio et coleri redditu abierunt et requisiti postea reddire noluerunt. Si hoc est attrahere ad se iudieium iudicet Beatitudinis Vestre summa sapientia. Voleri ego Gubernator ad meam iustificationem haec dixisse quia in me iacula hec duo potissimum directa sunt. Possemus multa de moribus Saonensium in nos mine dicere, sed excederet epistole modum iniuriarum numerus, iniurias dicimus presertim si recentiores explicaverimus et eas quas in dies impudenter committunt. Miramur eos, nescimus quod sibi vclint nisi ut nos ludibrio et despectui habeant agantque prò arbitrio et quod ipsi libitum sit id ipsum facerc posse arbitrentur, nos quanto sumus cuntatiores ob Reverentiam Beatitudinis Vestre. Ipsi validius insurgunt quasi non sit in nostra manu illos reprimere, et nisi eos paterne diligamus (sic) ungues quibus nos scalpiunt illis precidere facile nobis sit. Nolumus de suo quidquid, volumus servare conventiones, iustitiam insta earum commentiam ministrare policemur, ut sciam edam quid sit Saonenses a Sanctitate Vcstra diligi. Sed abutuntur nimis eo gradu eaque dilectione qua Sanctitas Vestra illos prosequitur, et non considerantes Beatitudinem Vestram non velie pati nisi que honesta sunt Genuenses Saonensesque ab ea nullo discrimine haberi, temperan felicitati nesciunt qui suis indignis tactis nos eo ■ foci deduxerunt ut insolentias eorum amplius serre non possumus, adeo ut non patientes sed ignavi, non tardi sed torpidi merito dici possimus si totiens provocati et stimulis totiens exacerbati, honori nostro tandem non consulamus. Arbitramurque Beatitudinem Vesiram iustas actiones nostras non improbaturam, presertim quod nihil facturi sumus, quod non sit ex omni parte iustum et mature excogitatum, cuius pedibus nos et nostra supplices commendamus.

Data Ianuc die X Mai M. D. quarto

{empty}S.1 V.e Fhilippus (i) Consilium et offieium

Saone Communis lanue

(Archivio di Stato in Genova. In Registro litterarum 1503. 4. N. 42, cart. 119, lei. 234).

1

Sancissimo el Beatissimo ‘Patri et Domino nostro colendissimo Domino lidio Pape secando.

Sanctissime ci Beatissime Pater Domine noster colendissime. — Ut actiones nostras Beatitudo Vestra a nobis potius ut equum est quam ab aliis cognoscat, notimi illi facimus cum amplius Saonenses in nos intemperantes mores. Ita enim sine illorum iniuria et salva modestia dicere fas est. Ferre non possemus monita nostra obaudirent et mille modis continue nos laseserent collegimus nos ipsos et ut illos a.d saviora eonsiha revocaremus pii patris morem sequentes cuius precipuum studium est querere quomodo errantem filium revocet potius quam puniat. Dedimus etiam et hocve (1) Fhilippus de Cleves Ravasteni Dominus Regius Admiratus et Ianuentium Gubernator, come si legge firmato in altri atti. nerationi nostre et cultui ad Sanctitatem Vestram cui nihi! est quod non debeamus, ordinavimus ne naves subditique nostri Saonam deinceps ire possent : ne ve sit ullum genuensem cum saonense de re mereatoria commercium remedium nostro Sudicio conveniens et mite tot provocationibus. Nam si nostri Saonam non ibunt auferetur ab illis noccndi occasio, occasio querelle et non in nostram contumeliam tabellarios pubblicos acclamante populo capillis abstractos in vineulis deinceps trahent, non cives capient et eosdem vincient instrumento pubblico in formam camere confecto non nova vectigalia imponent transeuntibus, non subditos nostros qui comunibus memoribus lignatum semper ire consueverunt mulctabunt, in carcerem coniicient donec tnarcescant, merces nostrorum subditorum, fractis domibus media Saona furore populi rapient iurisdictionem nova et insolita forma edicti subtrahere conabuntur, non interficient, non alia plura facient que narrare et pudet et dolet, non alia perpetrabunt que nuper fecerunt. que volumus aliorum relatione innotescant Sanctitati Vestre quam nostra, ne simus nimii. Brigantinos armant, capiunt harchas quasi nos in centuplo in hoc genere lignorum non sumus superiores. Irraunt contra Vadenses, elaustra quibus se tueri a peste student, fiicto impetu rumpunt, homines vulnerant, et sic ex nostra patientia et dissimulatione insolentiores sacri nos habent despectui. Eramus iam nobis ipsi ludibrio et tamen potius agere volumus, quod nos facere conveniens fuit quam quid ipsis meruissent, vicit amor noster merita eorum, reverenda Sanctitati Vestre eorum insolentiam, manu potius quam flagello erroribus filiorum succurrendum existimavimus. Que si consideraverit Beatitudinis Vestre šumma sapientia si istitutum vite nostre, si illorum ingenia certi sumus non improbaturam nostras actiones. Precamur itaque eam equo animo accipiat quicquid egimus Saonensibusque aliter referentibus tanto minus credat quanto assueti inferre nobis iniurias iniquo animo laturi sint si nocendi tollatur occasio. Nam fuimus circumspecti in hac nostra oi dinatione ut non modo conventionibus in aliquo nocere voluerimus sed nec paterne in filios et amantissimos charitari. Quod reliquum est nos et nostra -ledibus S.u V.re humiliter commendamus.

Data. lanue die 24 Ma] M. D. quarto.

S.is V.e cultores Obser.ml Fhilippus

et Consilium

(Archivio di Stato in Genova. In Registro litterarum 1553. 4. N. 42, art. 123, leti. 245).

-r

Sancissimo et Beatissimo Domino nostro.

Sanctissime et Beatissime pater ei domine noster colendissime. — Decreverunt Saonenses nullum locum nullumve tempus vacuum relinquere, quin nobis semper ■ molesti sint, provocam irritant et multum de se confidentes eo intemperantius insurgunt, quo nos continentiores sumus; quiescant aliquando vel saturi vel fessi, hoc solum deerat ut curarent nos inscribi per fora et vias urbis ut iuberemur abstinere a re nostra, melius nostro iudicio facerent si et domi et foris modestius in eorum actionibus se haberent facerentque, non quod pernii ttitur sed quod debent, non quod immoderatus eorum appetitus suadet, sed quod ratio monet ne ex multitudine iniuriarum, indignitate morum suorum dificilior indessit preteritorum oblivio. Debent plurimum Beatitudini Vestre; debent etiam nobis, ceterum fama fuit et nos credidlmus non consuevisse a tam gravibus viris quales sunt domini de rota quicquam providere quod argui possit. Sed salva reverenda domini Petri de Acolitis cui causa commissa fuisse dicitur (i) nihil egit quod careat reprehensione; et ut liberius loquamur omnia iniuste, Nescimus quid nobis negotii cum eo sit, aut fuerit usquam qui vix nobis fama notus sit et si nostram in Sanctam Romanam Ecclesiam fidem et obsequium non respexit et prevaluit Saonensium gratin : ccteraque contempsit que equo luetici et viro religioso conveniebant; illud saltem debuit cogitasse, ea que nullo iu-is ordine servato fecisset in suam ignominiam recedere cum tempore opportefe.

Quam ob rem oramus Beatitudinem Vestram dignetur

(i) Era Pietro d’Accoliti d’Arezzo, Delegato Apostolico, Vescovo d’Ancona, Cremona, Ravenna, Cadice e di Arras: fatto poi Cardinale di {empty}S. Eusebio il io Marzo 1511. È esso l’autore della ben nota bolla contro Luterò: 1 Exurge Domine et indica causam Inain… a 1520 16 Giugno. I quattro vescovati del Pietro Accoliti passarono al nipote Benedetto che fu anch’ esso Cardinale dello stesso titolo. Lo zio gli rinunciò pure il vescovato di Arras con placet di Francesco I, come risulta da una sua lettera scritta al Robertet il 16 Novembre 1521 (V. Molini. Documenti di Storia Italiana, T. I. Firenze 1836).

È a ritenersi che il giudizio cui si riferisce la lettera del Senato di Genova riguardasse i diritti accordati a Savona dal duca Luigi d’Orleans, fratello di Carlo VI, nella -apitolazione tanto vantaggiosamente conclusa con lui da questa Comunità il i\ Novembre 1394. In quella era pure fatta parola della rivendicazione « delle terre, diritti e sudditi che erano stati tolti al Comune, al Vescovato e alla chiesa di S. Maria di Castello » (V. de Circourt. Le due Louis d’Orleans frère de Charles VI. Revue des questions Historiques 1” Juillet 1889). Queste terre Urbano VI il 17 Decembre del 1385 arbitrariamente cedeva ai Genovesi assieme a quelle di Noli e Albenga per 60 m. fiorini d’oro a quelli dovuti per l’armamento di dieci galere, che lo condussero da Nocera, dove era assediato, in Genova « p^.g ndo in tal modo con i denari altrui » (Casoni. Storia di Genova). L’atto di questa cessione si legge nel Liber jurium reipubblicae Genuensis. Voi. II, col. 1045. Tali convenzioni vengono in seguito pur riconosciute da Genova e sanzionate dal conte di S. Poi a nome del Re di Francia, nel Maggio 1397. (V. il pregevole lavoro del Primum committere ut que ab eodem delegato gesta suntrevocentur, inde considerare merita nostra et maiorum nostrorum in Sanctam matrem ecclesiam et ante actos pontifices non mereri ut hoc modo abiiciamur et despiciamus, quid nos fecerimus simusque facturi si occasio fuerit, quid ahi quorum causa tot et tantos fautores invenit, et nos respicit quanto civitas nostra honoratior fuerit et maior tanto melius poterit in omne tempus Sanctitati Vestre inservire, et si natali solo afficitur, quod non modo pium sed laudabile apud omnes est, fiat saltem sine nostra iniuria. Deum testantes nunquam scienter aliquid ferisse cur Saonenses conqueri de nobis possent, immo quicquid ordinatimi a nobis sit ea solum ratione factum est ut remotiores essemus a contentionibus illi vero meliora consili a caperem. Quod reliquum est nos et nostra pedibus Sanctitatis Vestre supplices commendamus.

Data, fanne die 20 Octobris ijoj.

S.’8 Vestre cultores devotissimi

Fhilippus et Consilium.

(Archivio di Stato in Genova. In Registro litterarum anno 1505, 7.

{empty}n. ■¥-)■

1823’

Prof. G. Filippi. Studi di Storia Ligure. Roma, Società Editrice Dante Alighieri, 1897). Ed a maggior validità dei diritti savonesi stava il fatto che il rappresentante del Re Bouciquaut, in ricompensa della loro fedeltà, stipulava con essi, il i Luglio 1402, un vero trattato ove si ribadivano i due patti più salienti, cioè « libera Savona da ogni giurisdizione di Genova, e la garanzia che non sarebbe mai passata sotto altro dominio che quello del Re di Francia » (V. de” Cifcourt. op. cit. p. 163). Tali patti furono solennemente giurati dal maresciallo in nome del Re e dei Savonesi. Leggiamo nel Monti (op. cit. p. 14 ) che le ragioni dei Savonesi per affrancarsi dal dominio di Genova, unitamente alla causa riguardante le terre del Vescovato, furono commesse ad un Delegato Apostolico, il Vescovo d’Ancona, e riconosciute a favore del Comune di Savona. Fu registrato l’atto dal Not. Christiauo di Legno in Roma nel 1506.

Documento IL

Testo della convenzione firmata nel 1528 tra Genovesi e Savonesi quale si legge nel codice Barberino.

Al nome de Dio e de tuia la corte celestiale adi XXI de octobre MDXXVIIIf.

Capituli firmati tra li Sig1 Capitanij e proveditori de la excelsa Repuca di Genoa a la impresa de Saona e monsignore Moreta al presente gubernatore in Saona per il Re xmo et Antiani de epsa cita di Saona.

Primo che sia concesso octo jorni de tempo incominciando ai di de ogi e finiendo ali 28 de presente inclusive nel qual tempo non venendo socorso qual sia superiore a questo exercito se intenda che la cita de Saona debia restare libera ne le forse de dicti Sig1 Cap* e proveditori presenti a nome de la excelsa Repca de Genoa sotto le conditioni le qual apreso se dirano.

Secondo che sia concesso al pt0 Gubernatore mandar una o due persone cun doi servitori como vorrà alo Illmo monsignore Conte de San paulo o altri sicuramenti o altro loco et che per loro li sarà dato segura guida per fino a chairo cossi ne fondare como nel retornare.

Tercio che sia licito al pt0 Sig9 Gubernatore ussir fora de la cita cum tuti li soi capitanij soldati e gentilhomini cossi soi como altri francesi e italiani o daltra natione cum tuti loro beni arme insegne spiegate bagaglia artelaria de mettallo e munirione de qual se voglia sorte qual sono in possansa del pt0 Sig6 gouernatore spedanti al Re cristianissimo et li sono li beni e persone presenti assigurati che fora de lo prefato dominio non li sarà dato impedimento per sigri genuesi ne a nome loro et che li sia facta la debita compagnia sin fori del dominio de Genoa

Quarto che non sia licito per parte de epso monsre ne de alcuno altro innovare in la cita alcuno riparo ne fortesa più de quello che vi è al presente e che per tal effecto li possano stare due persone per parte de dicti sigri in satisfatione del predeto Sigor de Moreta acio che cossi si exeguisca

Quinto che non debia usire persona alcuna fora della cita sensa expressa licentia de li pli Signori per evitare ogni scandalo qual potesse nascere

Sexto per observare le predicte cosse siano dati ostagli quatro in ellectione de loro Sig1’1 per epso Sre Governatore excluso pero la persona de sua Sigia et citadini octo de la cita dentro del qual tempo sia concesso ali Saonexi mandar a genoa quelli vorano per tractare de cosse foro cum lo 1110 Sor duce et octo Sri de la exla RepCi1 di Genoa nel qual tempo etiam non sian inovate per parte de dicti Sigri alcune cosse più di quelle che al presente sono in offénsione de quella cita

Item che non sia licito al loro exercito ne maritimo ne tereste ne alcuno de loro acostarsi ala cita sensa licentia del pt0 Sig. Governatore et che accostandosi sia licito a sua S’a fiirli offendere

Item che venendo la cita nel dominio de li pli Sigri genoesi la conserverano in ogni sua parte integra e illesa nei stato e grado nel qual al presente e ne li permetterano ruine aut dano alcuno ne etiam li citadini beni e persone loro haverano disturbo aut lexione in modo alcuno ne intrometerano gente alcune de guerra in la predicta cita salvo necessarie per guardia necessaria de epsa

Io Come philipino doria afirmo quanto de sopra manu

propria

Io Agostino Spinola dico il medemo manu propria

Noi Andrea Justiniano e Stefano Spinola afirmiamo il medemo scrivendo me Stefano et de volontà de dicto m Andrea per la sua impossibilita di posser scrivere manu propria

Io Moreta afirmo quanto sopra manu propria

Noi Antiani de la cita de Saona afirmemo quanto de sopra per parte nostra et in fede de la verità havemo facto scrivere la parte dal canzelaro nostro infrascripto sigilata dei sigilo de la comunità nostra

Marcus Tullius de laurentiis de mandato

Documento III.

Ivo Dominus Allegre armorum capitaneus consiliarius Gìamberlanus Regiitsque Saone locumtenens el Gubernator.

Essendo di novo morto messer Stephano nobile cavaler et cognato mio dilecto et focotenente di Saona ne è parso conveniente provedere di homo sufficiente et qualificato ad la potestaria et governo de la prefata cita. Et considerando nui chi fosse degno di talle offitio sora li altri ne è occorso ad memoria il nobile M. Girardo de la gischa nostro parente et amico il quale per la integrità et probità sua lo avemo constituto ordinato et deputato et da hora inante lo constituemo ordinamo et deputamo sino ad nostro beneplacito per potestà et focotenente nostro ne la cita di Saona et per la presente gli doriamo tuta quella autorità arbitrio et potere che noi havemo ne la prefacta cita per privilegio regio ad noi concesso comandando a li magni01 Deputati et a la Comunità di epsa cita et i loro officiali sottoposti a chi specta et spectera ne lo advenire che li presteno quella medema obedientia et honore che fariano ad noi propri ponendolo primo ad epso ufficio di potestà et luogotenente et posto che lo haveranno lo mantegnano et conservano con soi salary emolumenti et prhemmantie consuete et dovute ad epsi offitij ad loro et tempi debiti et in questo non manchino per quanto hano cara la grafia regia et nostra et in fede de hic havemo facto la presente sottoscripta de nostra propria mano et sigillata del nostro consueto maggior sigillo.

Datum Romae 24 Septetn ijoi. (1)

Documento IV.

{empty}S. Gubernatori et Antictnis Civìt. Ianuae Martinum de Auxilia Savonensem commendai.

Regio Gubernatori et Antianis Civitatis janue. Dilecti filii Salutem et apostolicam benedietionem. Mittimus dileetum filium Martinum Auxilia civem Saonenscm familiarem nostrum comensalem prò nonnullis nostris non parvi momenti in Civitate diocesique vesira peragendis comissione ut dictis peractis negociis ad nos redeat et eius opera nobis utili et fideli uri possimus. Qùocirca devotionem vestram hortamur in domino et magno assectu requirimus ut prò nostra et apostolice sedis reverentia eundem Martinum cum duobus familiaribus et sociis in civitate et omnibus locis vestris tute et libere negotiari sinatis, nullumque eidem impedimentum reale vel personale

(1) Possedeva questa lettera d’Ivo d’Allegre il savonese capitano Gio Batta Minuto, che gentilmente la mise a nostra disposizione. Essa prova che il d’Allegre era Governatore di Savona già dal 1501. I brevi di Giulio II, che seguono, sono una conferma che Ivo d’Allegre vi stette insino al 1505; che abbia poi continuato ad esserne Governatore, almeno sino al 15io, lo scrive l’Abate ed il Verzellino. permittimus inserre sed prò facili expedicione mandatorum nostrorum omnes opportunos favores exhibeatis. D-at. Rome XVIIII maii millesimo quingentesimo quinto, Anno secundo.

(Arch. Secr. Vatic. Brev. Iulii II, Tom. II. An. 1504-1505. Foì. 35Ó7)

Documento V.

Domino di Alegra regio Civit. Savonac Gubernatori, prò Martino de Auxilia galearum praefecto.

Dilecto filio nobili viro domino de Alegre Civitatis Savone Regio Gubernatori.

Dilecte fili Salutem et Apostolicam benedictionem. Martinus de Auxilia, civis Savonensis nobis valde probatus et

us galleatie nostre prefectus qui ut accepimus nobilitati tue obsequentissimus semper fuit et apud Gaietam multis hostium manibus circumvallatus, magna se virtute explicuit ac tormenta bellica christianissimi Regis et reliqua omnia que in ipsa galeatia erant servavit, tormenta ipsa iussu eorum quorum mandatis parere necesse erat dilecto filio domino de Ravasten Regio lamie gubernatori dedit prout littere ipsius domini de Ravasten et aliorum Regiorum commissariorum testantur quibus prò rebus magis laude quam iactura dignus videtur. Quo magis miramur Io. Antonium eius fratrem iussu tue nobilitatis eadem de causa captum ut nobis relatum fuit et magnani plumbi quantitatem Martino esse allatam, quicquid sit commendamus tum tue nobilitati et quidem ex corde gratissimum habituri si relaxato predicto Iohanne Antonio plumboque huiusmodi rcstituto, Martinum ipsum benignitate et gratia prosequaris prefatum cum iure nautica prò christianissimo rege utilem et fidelem operam possit navare. Dat. Rome XXVII Iunii millesimo quingentesimo quinto, Anno secundo

(Arch. Secr. Vatic. Brev. Iulii II, T. II. An. 1504-1505, Fol. 614).

Documento VI.

Gratulatiti- cum Domino de Alegra in Gubernatorem Civ. Saonae a rege cbrit.”10 eìecte.

Dilecto filio Nobili viro ‘Domino de Alegra Regio Saone Gubernatori. — Dilecte fili Salutem etc. Pro peculiari qua dilectissiuiam pattiam nostram Saonam caritate prosequimur, letati plurimum fuimus cum ex tuis litteris intelleximus te a christianissimo Rege Gubernatorem, ipsi nostre patrie datum : Novi.nus enim, atque multis in rebus perspeximus integritatem, prudentiam et animi magnitudinem eiusdem tue Nobilitatis; cui tunc ita rescribimus ut intelligere posses, gratissimum nobis fuisse adventum tuum. Nec nos fefellit opinio quamdiu enim ibi prcsens fuisti, nulla incomoda ipsa patria sensit; nunc te in domino exhortamur, ut si quando te o’b eadem patria, ob alia ncgocia abesse contigerit, talem virum substituas qui integritatem et animi tui magnitudinem imitetur; ut non minus absens quam presens Saonensibus nostris profuisse videaris : in quo rem nobis longe gratissimam facies. Dat. Viterbii Die XXIII septembris MDV. Pontificatus nostri Anno, secundo.

(Arch. Secr. Vatic. Brev. Iulii II, T. 1. N.12. Fol. 574 v.).

Documento VII.

Eidem, ut villani Cullimi ad obedientiam Saonensium rediger ■■ valea!.

Dilecto sito Nobili viro domino de Alegra Regio Saone Gubernatori. — Dilecte fili Nobilis vir, Salutem etc. Proximis diebus, per aliud breve nostram Nobilitatem tuam fiottati fuimus ut homines ville Culiani; qui semper commutati Saone fuerunt subditi, ad ipsitts Comunitatis obedientiam, a qua cum apertissima rebellione defeeerunt opoitunis remediis redigeres. Ex tunc sciamus in hac re, nec officii, nec laboris quicquid a te esse pretermissum : intelligentes tamen predictos homines pertinaces esse, ad nobilitatem tuam denuo duximus ibendum: illam hortantes in domino, et quo possumus studio requirentes, ut huic rei omni studio et conatu occurras; predictorumque hominum rebellionem consilio, auctoritate et arrais compescas; ut ad solitam Saonensium obedientiam omniuo redigantur : ne te preside Civitas Regi christianissimo fidelissima tanta atfieiatur iniuria. Dat. Rome apud sanctum Petrum, Die V. Deccmbris MDV. Pontificatus nostri Anno tertio.

(Ibidem, sol. ti 2 r.).

Documento VIII.

Ludovico Regi Franciae, ut per Gubernatorem Saonae rebellcs homines villae Culiaui compescat.

Carissimo in Christo filio nostro Ludovico Francoruni Regi christianissimo,

Carissime in Christo fili noster, Salutem etc. Relatum est nobis homines ville Culiani, qui semper comunitati Saone fuerunt subdiri, se proximis diebus ab obedientia diete comunitatis cum rebellione apertissima subtraxisse, Genuensibus qui omnem iurisdictionem Saonensium enervare nituntur, eis animos, ut verisimile est facientibus : et licet per dileetum filium nobilem virum dominimi de Alegra diete Comunitaria Gubernatorem sepius fuerint admoniti, ut ad solitam Saonentium obedientiam et fidelitate.m revercerentur; renitentes tamen fuerunt : cui rei omni studio et conatu, a Maiestate tua est occurrendtim, ne civitas celsitudini tue fidelissima tali afnciatur iniuria : quare ipsam tuam Nobilitatem hortamur in domino, et quanto possumus studio requirimus velis domino Gubernatori iniungere, et facultatem dare, ut consilio, auctoritate et armis, rebellionem hominum predictorum compescat; et ad solitam ac debitam obedientiam Saonensium eos redigat: in quo eadem tua Maiestas rem laudabilem, et se dignam, et nobis etiam gratam efficiet. Dat. Rome Die V Decembris MDV. Pontificatus nostri Anno tertio. (i)

(Arch. Secr. Vatic. Brev. Iulii II, Tom. I, N. 22. Fol. 413, v.).

Documento IX.

Uhi : ci. magno magistro Seniscalo Francie et regio locumtenenti citra montes; et regijs Senatoribus Mediolani honorandis.

Ili: Domini plurimum honorandi.

La communita di Saona, da alenimi jorni in qua usando cum noi malli termini fora de ogni couvenientia arrogandosi di molte cosse, maxime contra de alchuni homini nostri de la costa di Vado, cum termini a foro li haviano tantocon (i) La Comunità di Savona comperò dal marchese Ottone del Carretto la Castellania di Qufliano nel 1192. (V. Registro a catena, lib. I, pag. 5 Archivio Comunale). Il suo possesso però non fu tranquillo, ma diede luogo tra Genova e Savona a molte e secolari controversie (V. Capilula Ville Quiliani, edite da F. Bruno — V. A. Bruno, Della giurisdizione possessoria dell’antico Comune Savonese in Atti e Memorie della Società Storica Savonese. Voi. II, 1889). Finalmente, nel 1405, ha luogo tra le due rivali una sentenza arbitrale ed alla Comunità di Savona è riconosciuta completa giurisdizione sulla Castellania di Quiliano che conservò sino al 1525 (V. G. Filippi, op. cit.). Questo Breve di Giulio II conferma quanto il Pontefice zelasse la libertà e gli interessi della sua patria. strecti che era necessario abandonare le proprie case, quando noi non li havessimo deliberato de murarli atorno per evitare jnconvenienti, et tanto è stato et è la ardentia de lo animo foro, che non solum persequitano li nostri cum mille modi de iniurie, ma loro proprij che abitano una certa valle de Cugliano commune cum noi, vogliando che transcorreno ogni jorno in inconvenienti et loro recusando, unde nasce, che movuti ali dì passati Saonesi da poco conseglio et assai presumptione, andono mano annata duce Raimondo Vegerfo citadino di Saona ad rumpere le vie publice, le qualle ab initio sono facte. Et questo non per altro si non per jnttrcludc li homini nostri di Vado, et per ben incommodarli. Del che seguì che dicti nostri homini de Vado et Cugliano in compagnia di alchuni pochi che loro pretendevano siano loro subditi, andono ad obviare che non si taeesi tal rorripimento di strade, peroehè quando tal eossa fosse seguita, serian stati constrecti turi insieme di trovarsi altre stantie, e resultato di questo tanta indignatione a Saonesi, che per mezo de monsignor de Alegro, hano facto a di soi homini de Cugliano inquesta adosso vogliando cavare dinari, et a questo modo vendicarsi adoso li poveri homini. Et per tale effecto sotto simulatione che vogliano Saonesi conseghare cosse a Saona spedante ala Maestà de Re, ne hanno citato uno certo numero a comparere da loro, acioche statini uniti siano presi et posti in pregione. Et per quanto ne facto jntenderc la condemnatione se dice esere ducenti m, et sano di questo auetore monsignor de Alegro, unde dicti homini se sono appesiti, el ultra di questo havuto ricorso da noi pregandovi voglianco per loro intercedere che non siano a questo modo oppressi, per unde cognosciando noi quanto sia la justitia di quel vostro sacro Senato, quella pregamo a non patire sia facta tanta iniuria a dicti homini per dicto mons. de Alegro il qualle a questo se move ad instantia de dicti Saonesi, et

28 quando pur si movesse per utile suo, fare di forma che se abstegna, et de questo ne farete piacere singularissimo, et lo recognosceremo verso de voi quando acadera ocasione de poterlo fare, ultra che siamo certi a la Maestà Christianissima de Re il qualle est fonte de justitia farete cossa grata.

Datum lamie die ni septembris 1505.

(Archivio di Stato in Genova. Reg.° Litterarum J Anno 1505. 6. 7). [ g 2 ]

Documento X.

Domino de Alegra, ut Hieronimum de Amia perturbatorem status Regis Christianissimi, opere Octaviani Fregosii, capi faciat.

Dilecto filio nobili viro domino de Alegra Regio Saone Gubernatori. — Dilecte fili salutem et apostolicam benedictionem — intelleximus esse Saone Hieronimum de Auria cuius consilio et suasu Octavianus Fregosius contra voluntatem nostram ad perturbandum statum christianissimi Regis profectus est. Quare, ut huius rei fundamentum intelligi possit nobilitatem tuam hortamur in Domino ut ipsum Hieronimum capi atque examinari faciat.

Dat. Bononie XXV Junii MDVI. Anno tertio.

(Arch. Secr. Vatic. Ibidem sol. 89. 25 lui. 1506).

Documento XI.

Domino de Alegra ut Joannem Bapt. Ricium Camerarium papae in putriam reducat nee amplius moleste!.

Domino de Alegra.

Dilecte fili salutem et apostolicam benedictionem. — Satis purgavit infamiam ab invidis et malevolis sibi illatam dilectus filius Iohaunes Baptista Ritius Camerarius noster continuus commensalis cum prcsentibus nostris quem firma spe fiduciaque ducti nostri intuitu in patriam reduces ad te mittendum duximus. Quare nobilitatem turni hortamur in domino ut ipsum Iohannem Baptistam in patriam permittas et ulterius non molestes. Nos enim familiam illam de Riciis regi christianissimo fidelissimam et nostri observantissfoiam semper magna cantate sumus prosecuti: gratissimam igitur rem nobis feceris si eundem Iohannem Baptistam in patriam libere redire et in ea licite morari permiseris et in omnibus rebus suis gratioso favore fueris prosequutus. Datimi Bononie XX. Decemb. 1506 Anno Quarto.

(Arch. Secr. Vatic. Brev. Iulii li. Tom. IV, N. 25. Fel. 48. An. 1506 20 Decemb.).

Documento XII.

Lettera d’Ignoto. 21 Giugno 1506

Questa lettera che non ha firma, né indirizzo, è dell’anno 1106, epoca momentosa per Savona. Accenna ali’ ambasciatore presso S. S. di cogliere destramente l’occasione opportuna della lotta tra popolani e Nobili, che ferveva in Genova più viva che mai, con il sopravvento dei primi. Gli suggerisce di valersi del Pontefice per cercare d’intendersi con il partito popolare prevalente e più favorevole di quello dei Nobili, perché, secondo giustizia, venissero applicate le sentenze già emanate in favore dei Savonesi, probabilmente riguardanti la Ripa.

Spectabilis Concivis noster.

Poi le lettere nostre portate per Heymerico (?) Sacco cittadino nostro. — Adesso quasi disconsolati vi advisamo noi avere habuta una letra et previsione regale per le cause nostre, quale habiamo cum Genoexi; La quale he stata mandata p. Bartolomeo de la Sesia di Ast a Francesco de la Sesia in Saona 340 cum uno capitulo di una sua lettera de dicto Bartolomeo, il qual capitulo est tenoris como ve mandiamo la copia ne la presente inclusa. Et perché pare che il R. Oratore de La Santità del Nostro Signore existente in Francia labia dato ad uno lohane de Hungon Franzozo, quale il mande in Ast, ut supra. Et non avendo noi alcuno adviso ne intelligentia de la volunta del N.tr0 Signore; et manco del predicto oratore, et non piacendone anche questa via, che il juditio, et cause nostre, quale sono decize; et in optimo stato se reducano ad tale via et judicio como se ricercha p la Commissione predicta per non reslicare in dubio le sententie nostre sostenute et probate con tanta maturità^ et attento etiam che alias havevamo una simile commissione et provisione Regia quale era pur commissa al S. D. Simon Trabucco uno del parlamento di Provenza qual” era creatura de la S.tà del N. S. et tamen fu consigliato dalli nostri R.mi Prelati et altri che non se pigliasse questa via per tutti questi respecti et causse siamo restati admirati et atoriiti de tal provisione et commissione, et non si siamo eletti di ponerli bocca ne in opera, credendosi etiam che questa provisione non sia di mente dell.*. S. del N. S. et perciò siando noi ambigui ne avendo alcuna resolutiohe della volontà del N. S. se si deba procedere ad la executione de le sententie nostre, ne altro, vi mandiamo la copia della commisione et provisione predicta in lingua gallica ad ciò che la possiate far retraere in lin latina et vulgare et mostrarla et farla intendere a la S. del {empty}N. S. et avere da S. S. la volontà et beneplacito di quella perciò che non si possiamo persuadere che lo oratore predicto habia requesto et ricerchato tal provisio«e et commissione de sententia et volunta de la predicta S. del N. S. et similiter la poterete far intendere agli R. Prelati et altri nostri et bavere il loro conseglio et adioto et maxime la volontà del N. S. da la quale non si vogliamo partire facendoli etiam intendere che adesso che Genoesi sono stati in arme fra loro con le arme in mano tuta la jornata presente da popolo et zentilomini; et sono, et restano con grandissime discordie et odij, et prelij intestini, seria tempo di fare la executione de le sententie nostre, et ponere mano a le arme de la justitia perché la parte del populo vedendosi constreta per rabia de li magnati loro quali sono causa de la persecutione nostra forse et sine dubio venerano ad qualche compositione et modo di vivere tra loro e noi; et como non stimano la S. di N. S. la pregheriano et supplicariano che si facesse qualche compositione et modo di vivere et perciò vi persuademo ad essere adesso vigilante ad recercare la salute nostra et liberatione de tante violentie et iniurie et danni quali patiamo como sete stato insino al presente, ricordandovi che in simili casu una jornata vale dese.

Saone die 21 Juni 1506.

{empty}P. Scripta — Il populo grosso et minuto si sono iterum messi in arme et per quello si pò intendere hano facto 12 capitanei di popolo contra zentilomeni ricercando di annullare et revocare certe nove gabelle et imponere certe altre consuete et sì dice che hano mandato in Francia alo aposito di zentilomeni quali se dice secretamente averli mandato etiam mess. Iohan Loyse il quale he de la secta de zentilomeni.

Vogliono parecchi Storici che Giulio II non fosse estraneo a queste intestine discordie dei Genovesi per favorire Savona. Scrive il Muratori « Si scopri che il Papa siccome savonese di nascita, s’ era dichiarato favorevole al partito de’ popolari. » (Annali d’Italia. An. MDVI indiz. IX. {empty}p. 30 ecc). Bartolomeo Senarega soggiunge « non mancano alcuni che ne danno la causa a Papa Giulio, e dicono che sua Santità, pochi mesi innanzi che si levassero le guerre civili, fece buono animo agli ambasciatori di Savona quali gli erano dinanzi per componere le controversie che avevano con Genovesi, E disse loro, andate in pace e siate di buona voglia, perché non passerà gran tempo, che i Genovesi avranno tanto da fare fra loro che si smenticheranno i fatti vostri ».

Altri però opinano, e non senza fondamento, che questa sommossa degenerata poi in aperta ribellione contro i Francesi, fosse promossa dai Francesi stessi per far cactefe Genova in maggiore soggezione, e col braccio popolare abbattere i [nobili, dei quali maggiormente temevano.

Documento XIII.

Anlianis et Communitati Civilatis Savonae.

Dilecti filii Salutem et apost. benedictionem. — Scribimus dilecto filio nobili viro domino de Alegra Regio Gubernatori ut Hieronimum de Auria cuius consilio et suasu Octavianus fregosius contra voluntatem nostram ad perturbandum statura christianissimi Regis profectus est, capi et examinari faciat, ut huius rei tundamentum intelligi possit. Quare hortamur Vos ut opportunos favores ipsi Gubernatori iuxta hoc prebere velitis.

Datum bononie XIII lanuarii, millesimo quingentesimo septimo. Anno Quarto.

(Ibidem v.° 13 lanuarii 1507).

Documento XIV.

Itinerarium Legalionis Card. S. Praxedis (i) ad regem Galliae (Ludov. XII) Ianuae degentem a die j Maii ad 18 August. anno ifoj.

Eadem die (28 Giugno) hora 22 Re:c Aragoniae

fecit ingressum suum Saonam hoc ordine videlicet. Missi sunt bono mane a Rege omnes sui Nobiles, Barones et domini atque Cardinales. Rex cum omnibus nobilibus et magnatibus suis ivit usque ad litus maris prope Portam Saonae; a littore usque ad mare per 12 cannas erat fabricatus Pons ligneus eoopertus in terra panno rubeo, in quo Rex Franciae hora 20 equitavit ad locum praedictum, medius inter Armigeres suae Guardiae, qui erant pedester circiter mille homines omnes induri eorum livrea, Rex erat indutus veste broccati auri cirati magni valoris super pulchrum equum guarnitimi ornamentis velluti cremesini cum quadam imagine auro pulchre ornata; omnes similiter Barones et Magnates erant indiiti quasi vestibus similibus cum torqueis aureis ad collimi; praevenerant omnes Barones et magni domini, ut possent associare Regem Franciae, nani omnes inerant ad associandum Regem Cattolicum, et facta salutatione reversi sunt, exceptis Cardinalibus, qui cum prinium venerunt obviam Regi Cattolico, Rex recepit eos in suam Galeam. Cum rex Catt. pervenit ad portum Saone ivit cum omnibus suis Galeis ad conspectum ecclésiae Cathedralis S. Mariae, quae situata est prope litus, et salutavit praedictam Ecclesiam, omnibus

(,) Era Gabriello Gabrielli da Fano, creato Cardinale nel,505,morto il 1511. nautis voce, et exoneratae fuerunt bombardae in magna quantitate, ut mos est nautis facere; quo facto, reversus est ad litus prope Ecclesiam et portam Saonae, ubi est Conventus {empty}S. Augustini, ubi erat pons ligneus, in quem Rex discessurus erat, Rex Franciae cum appropinquavit Galeam, rogatus intravit in illam, et ambo Reges sunt ad invicem osculati et amplexati more regali cum maximo gaudio; descendit primo Rex Catt. sic Rex Franciae volens, postea Rex Franciae cum

Regina Cattolica, Cardinales etc.

Ordo intrandi fuit talis, stratae Civitatis erant copertae

in altum pannis diversorum colorum; arcus triumphales, fenestrae et muri hinc inde tapetis et pannis rubeis ornati, Populus maximus ad videndum qui ex longinquis partibus conffoxerat. Prima processere familia Regis Franciae et aliorum Dominorum, deinde nobiles aliqui horum (sic) Regum, Guardiae Regis Franciae, tubicines sui et Regis Aragoniae et piferialii et diversi generis instrumentorum pedester, rosaceo colore induri, duo Araldi, Rex Franciae ad sinistram alterius Regis Cattol. pedestres; et hoc quia venerat per mare sine equitaturis, Rex Franciae habens Reginam in groppa suae equitaturae; quae erat vestita veste argenti; de gemmis nihil dico, et hi tres sub baldacchino per cives Saonenses portato venere, sequebant Card. Rathomagentis ad dexteram et magnus Capitaneus, qui asserebatur dux ad sinistram, ahi Cardinales ordine suo; et ille magnus Capitaneus qui ibat cum

Rothomagensi debebat ire post omnes Cardinales post

sequebantur nobiles Hispani et Galli vel primiores et magni habentes mulieres in groppa suarum equitaturarum, et fuerunt in numero copiosissimo, et sic pervenere ad Arcem, in qua erat hospitium Regis Catholici et Reginae; non intraverunt Ecclesiam ibi prope.. in qua erant parata triafaldisteria, ibique canèndi erant versiculi et orationes

Die Martis 29 festum apostolorum Petri et Pauli, Legatus cantavit missam in ecclesia S. Mariae, (i) praesentibus supradictis duobus Regibus et quatuor Cardinalibus Reges

steterunt e conspectu sedis Legati florerii regisAragoniae ornaverunt faldistenum Regis eorum, et regis Franciae

etc (sequit ordo caerimoniarum)

Eadem die hora 20 Legatus ivit ad visitandum Regem Cattolicum ad arcem, qui Rex venit obviam.. et simul loquuti sunt per duas vel tres horas soli in camera Regis (2).Legatus die qua venerat Rex Cat misit in arcem suos

Praelatos, scilicet episcop. Imolae, Aleriensem, Adriacensem, Civitatis Castelli. Auditorem Rotae, Placentiae, Cavalliensem,

(,) Concorda col Verzellino e J. D. Auton nel dirci che la messa fu celebrata dal Cardinale di S. Prassede, non dal Cardinale di-Rouen, come scrive il Chiar. Prof. Giovanni Filippi nei suoi Studi di Storia Ligure. Roma, Società Editrice Dante Alighieri, 1897.

(2) Importante momento storico, questo, in cui è quasi accertato siansi poste le prime basi di quella lega di Cambray, che tanto danno e lungo intervento d’ armi straniere doveva portare in Italia.

Il Gregorovius la chiama una follia di Luigi XII, uno spergiuro di Massimiliano contro Venezia, una frivola audacia del Papa, che sollevò tutto quel turbinio per una causa non adeguata, per il possesso cioè di un paio di città della Romagna.

Giulio II si caricò di una colpa non minore di quella onde si era fatto reo Alessandro VI, al tempo di Carlo Vili. Egli pose in giuoco l’esistenza del solo stato d’Italia che fosse libero e forte, chiamò le grandi potenze straniere dentro della sua patria, precipitò quest’ultima in un abisso di guerra senza fine. V. Giovio, Vila Leoni, X, pag. 38. Il Raumer, Storia d’Europa dopo la fine del secolo XV, pag. 61. Sismondi, Storia delle Rep. pag. 105.

Questo tratto ci dà la certezza che il legato pontificio, Cardinale di S. Prassede, prese parte, sin dal principio, alle trattative dei due Re. Giustamente si apponevano il Guicciardini ed il Sanuto che asserivano tale circostanza, e ciò che fu deliberato in quel congresso, se nol seppero il d’ Auton ed i messi Fiorentini, ben lo conosceva Giulio II, che n’ era attore. Prothonotarium Die IovLs prima Iulii, Rex Franciae et Cattolicus erant simul in arce in camera regis Cattai Legatus ivit hora 20 in quadam sede prò podagra habens bracbium dexterum ad collum In sala primainvenimus Reginam cattol sumptuose vestita et ornata, videns Regina legatura surrexit et inclinavit. Legatus ivit ad cameram, ubi reges erant, per duas boras stetit cum illis et Card. Rathomagensi; postea exivit Rex franciae habens Reginam a sinistris, et s Capitaneus Gondisalvos Fernandus ad sinistram Reginae quae erat in medio, sed antequam exirent fecit Reginam ballare et ducere damas per binas personas

per marem et foeminam; (sic) erant ibi multi ad videndum.

Die Veneris 2° festum Visitationis B. Mariae Virg. rex

Cattolicus hora 21 egressus de arce cum rege Franciae

et Regina catt. iverunt ad Pontem ligneum ordine

quo supra, et sic Rex Franciae associavit Reginam cattol. ambo Reges ingressi sunt in galeam regis Cattol. cum Regina et Cardinalibus, et habitis solitis amplexibus, more regali, osculati sunt ad invicem, et sic Regina et Cardinales fecerunt, et sic Rex cattol abiit in pace. Rex Franciae revcrsus est Saonam cum Cardinalibus et stetit Saonae prò

ili > die, cras erat abiturus Galliam versus.

Die sabbati 3 Rex Franciae Saona ante lucem abiit versus Galliam cum suis, Cardinales qui erant cura Rege associaverunt ipsum, sed ut audivi non omnes Galliam profecturi

Documento XV.

Troviamo in ischede del Belloro una lunga nota di lettere, che egli dice esistessero in Archivio, scritte dal Comune agli ambasciatori ed ai Prelati a Roma, e da costoro al Comune. Esse si seguono dal 1501 a tutto il 1509 e provano qu?nto i Savonesi si adoperassero per valersi dell’opera degli influenti loro concittadini e del Pontefice. Ma, per quante ricerche abbiamo fatte nell’Archivio, sia perché più non si trovino in esso, sia per il disordine in cui sgraziatamente è tenuto, non ci fu dato rinvenirle. Crediamo però giovi non se ne perda almeno l’elenco, ed è per ciò che testualmente lo pubblichiamo.

Ijoi. 22 Genn. Lettera della Città a Bartolomeo della Rovere nipote di Papa Sisto. I-Î04. 25 Apr. Marco Vegerio Vescovo di Sinigaglia e Conte e Castellano nella fortezza di S. Angelo scrive da detto Castello di avere favorito gli ambasciatori Savonesi spediti al Pontefice, il quale è dispostissimo a loro vantaggio. Id. 8 Mag. Gli Anziani scrivono al Re di Francia le strettezze nelle quali sono a cagione di Genova, per le quali ne ha scritto il Pontefice, e mandano una grida nuovamente pubblicata a loro danno. Id. 18 Mag. Felice Rovere scrive da Genova che gli Anziani e il Luogotenente di Genova le hanno significato aver

risposto al Breve del Pontefice e che nulla più ha potuto ricavare, loro presenta le raccomandazioni dal suo

maestro. Id. 22 Mag. Felice Rovere risponde dal Borgo di S. Tom maso di Genova ed assicura i Savonesi che il Pontefice

gli ha molto a cuore, ed ama la città più che mai

uomo alcuno amasse la patria sua. 1505. 7 Nov. La Città scrive agli oratori in Roma. 1506. io Marzo. La Città scrive al Cardinale Antonio della

Rovere. Id. 12 Marzo. Detta agli Ambasciatori in Roma, Chiesa e

Andrea Nattone. Id. 26 Marzo. Detta agli oratori in Roma. Id. 6 Aprile. Detta ai suddetti ambasciatori in Roma. Id. 6 Aprile. Detta al Cardinale Antonio della Rovere di

{empty}S. Vitale. 1306. 23 Aprile. Detta a Bernardino Chiesa in Roma. Id. 8 Maggio. Detta al detto Chiesa in Roma. Id. 8 Maggio. Detta al detto Cardinale in Roma, Antonio

della Rovere. Id. 27 Maggio. Detta al detto ambasciatore Chiesa. Id. 29 Maggio. Due lettere di detta al suddetto Chiesa ii>

Roma. Id. 23 Giugno. Detta al detto ambasciatore Chiesa. Id. 26 Giugno. Detta al medesimo. Id. 30 Giugno. Detta allo stesso. Id. 22 Luglio. Detta al Cardinale Marco Vegero. [506. 17 Sett. La Città scrive all’ambasciatore Chiesa in

Roma. Id. 21 Sett. Detta al Cardinale Marco Vegerio. Id. 13 Ott. All’ambasciatore suddetto. Id. 6 Nov. Detta agli oratori in Roma. Id. 6 Nov. Detta al Cardinale Marco di Sinigalia. Id. 16 Nov. Detta ab’ambasciatore Chiesa. 1508. 19 Giug. Due lettere a vari Cardinali. Id. 26 Agosto. Vincenzo (Foderato) Vescovo di Noli dice

d’aver parlato al Papa, e che sentiranno la risposta da

Andrea Nattone e che ha detto il Cardinale di Sini gaglia, che accadendo la opportunità, sua Sig.a Rev.ma

farà da buono cittadino per la patria, della quale è

zelatore. Dice aver mandato la lettera a Viterbo al

Cardinale di S. Giorgio e che lui Vincenzo farà quanto

potrà e che già ha parlato due volte al Papa degli

oltraggi fatti da Genovesi alia loro patria ed ha ri sposto : Non faranno sempre cosi. Sottoscritto = Uti

filìus =. 1509. 20 Aprile. La Città scrive agli oratori in Roma. Id. 12 Giugno. Detta a detti Oratori. Id. 13 Giugno. Detta a Tolomeo della Rovere.

  1. 23 Giugno. Detta a Vincenzo Vescovo di Noli. Lo stesso Vescovo di Noli e Maestro di casa di S. Santità scrive a lungo per le controversie

con Genova, e si dichiara pronto a servire i suoi con cittadini anche colla propria vita.

INDICE

Prefazione Pag. i

La eledone del sommo pontefice Papa Iulio secondo da la

Rovere di Saona lano de 1503 de noembre » 15

Una grande peste in la cita e ville de Saona de » 19

La cita de Genoa e in controversia contro li citadini de

Saona de 1508 » 26

Fransosi ano abandonato la cita de Saona de 1512 ali 24 iuni » 30

La cita de Saona sie reza ale galere della liga de 1512 adi

26 iunio..» 31

Li signori Adorni sono signori de Ienova e di Saona de 1513

die 25 mai » 3.1

Uno tratato che ha fato li signori Adorni coli Alamani chi

stano ala guardia de Saona 1513 » 33

Fanteria venuta di note ala improvisa in Saona de 15,5 » 39

La nave de li Scarela e lo pontone de la comunità di Saona

li genoesi le ano prese e menate a Genoa lano de,51$

ne mai più le ano restituite ne venute a Saona » 41

La barca de Masino da Rodego li comerchiari lano fata bru sare e li bravi amici de Fregosi ano morto Visenso

Mainerò che era como una pecora..» 44

Lo tabernaculo de la jesia de santo Pietro e stato rubato

de 1519 » 46

Li signori genoesi tengono in lo porto de Saona una nave e

uno bregantino ala guardia acio non intre merse in Saona » 52

La venuta del papa Adriano in Saona de 1522 ali 16 de agosto » 54

Li signori genoesi tengono uno comesario e uno bergamino

armato a la guardia de Saona de lano de,522 » 55

In la cita de Saona se unito in sieme una compagnia de

archibuseri populari de 1522 » 56

La cita de Saona e contaminata da una gran peste lano de 1524 » 59 La artalaria e municione de Borbone e in Lavagnola ali 24

de iunio 1524 Pag. 60

Lo duca di Borbone si e in Saona lano de 1525 del mese di

setembre per pasare in Spagna e a portato in Saona uno

poco di peste de la quale e morto d.no Joane Batista Ricio » 67

Li signori genovesi sono turbati e di mala vogia contro li

citadini de Saona » 68

Li signori genoesi lano de 1525 ali 15 de novembre ano

mandato in lo porto de Saona 3 nave vegie piene de

petre e mis-ele1 fondo ‘.’..’. » 69

Li saonesi hano mandato 12 ambasatori a Genoa » 71

Li capituli fati tra genoezi e saoneri lano de 1526 del meze

de marso » 78

{empty}I.i agenti de li Adorni hano abandonato Saona lano de 1526

ali 15 de agosto e ali 16 gè venuto le galere de la liga » 80

Li signori Adorni ano fato uno tratato in Saona 1527 di lugio » 81

La preza e morte de Gabrie Bolla lano de 1527 ali 2 et ali

15 de otebre » 82

Li fransosi hano dato principio de fortificare la cita de Saona

de 1527 ali 27 de frevu….. » 84

In la cita de Saona se fato fondaria de artalaria lano de 1528 » 87

Odono Borgare li agenti de re di Francia gli hano dato a

scodere li comerchi osia dirito de re eciam ano eleto

Ioane Batista Richermo gabeloto del sale da li 17 de

agusto de 1526 fino ali 28 de otobre de 1528 ano scoso

a nome de re de Fransa » 8S

Augustino Spinula lano de 1528 de frevaro e fato cardinale » 92

Una grande caristia generale lano de 1528..» 9;

La cita de Saona sia lo campo de genoe^i a torno e se reza

a pati de 1528 » 96

La c:ta di Saona e fornita a nome de genoesi e non gèservato alcuno capitulo……. 99

Li boni portamenti che uzono li soldati e li vilani vecini de

Saona al tempo delo asedio de 1528 » io.

Carlo quinto imperatore si trova in Saona ali 27 de agosto

Je ‘529 » 104

Li spagnoli sono intrati in Suona e se sono amotinati lano

de ‘535 » 106

La morte del signor Francesco Spinola lano de 1533 de otobre » 10S

La venuta de pp Clemente 7 in Saona con molti cardinali 153; Pag. 111

La venuta de Carlo quinto imperatore in Saona de 15:6 ali

6 de otobre » 1 12

La cita de Saona li signori genoesi lano fornita de soldati

taliani e tedeschi » 1 13

La venuta de papa Paulo terso e molti cardenali in Saona

de 1538 » 11 1

La copia de li lochi de comune de la comunità » 119

Copia de lochi de lo comune de Saona de 153-8 » 120

Nota de la vendia de le gabele che Saona vendete per sco dele lano de 1538 » 132

La morte de Francesco Maria de la Rovere duca de Urbino

citadino de Saona de 1538 » ivi

La cita di Saona genoesi lano fornita de soldati dubitando de

franzosi de 1542 » 133

La fabbrica de lo murato da le case de lo molo fino a San termo de,542 »,55

Li signori genovesi sano fare in la cita de Saona una forteza

inespugnabile lano de 1542 » 137

Li massari dello domo ano levato lo corpus domini de lo

aonio e lano portato in santo Petro lano de 1543 ali 24

di aprile » 140

Lo aventario de la masaria de lo domo de Saona de lano

de 1542 • » 14,

La cita de Saona a mandato uno comesario a li vila de Veci

per pacificare queli contadini » 147

Nova tarifa fata ali somari de Saona lano de 1542 et de 1543 » 159

Bernardo Gavoto la signoria de Genoa la fato prende in Saona

a suspeto » 163

Uno grande vento e pasagio de infiniti grili de 1542 » 164

Vino ingaciato ne li steroli in la cita de Saona de 1543 » 165

La venuta del principe Doria in Saona con galere 45 per andare

in Ispagna 1543 » ivi

La fortesa de Saona fabricata di novo se trova eseredefensibile de 1543 » 166

La venuta de Carlo quinto imperatore in la cita de Saona

lano de 1543 » ivi

In la cita de Saona ano auto como larmata turchesca sia a

Ostia e ogni uno atende a sugi re »,69

In la cita de Saona genoesi ano mandato a spianare le torre

eguale ale case,544…… Pag. 171

La roina de lo covento de santo Domenico de Saona de 1545 » 172

La armata turchesca e apreso la cita de Saona per ritornare

in levante de 1544 » 173

Lo principio de fare le casie per riparo de la darsena de Saona

de 1546 » 175

La illustrissima signoria de Genoa ha decretato soto lo modo

che sea da tenire per dovere fare le spese a fare li repari

Der la conservacione de la darsena de Saona come qui

soto vedrai scrito » 180

Li herreteri a laneri de la cita de Saona hano suplicato in

signoria de Genoa per causa de le tridene che sano le

done de villa de lana fina a loro arobata 1546 ».,82

Lano de 1547 larte de li berreteri de la cita de Saona hano

suplicato alo ni’0 oficio de santo Georgio aprezentata

per Ioane Antonio Ferro e Genesio de Casine quelo che

qui soto intenderai » 183

Altro decreto da potere trare le berrete per terra semsa pa gare nulla de 1559 » 186

Lo aventario de le cose mobili de la madona et hospitale de

la misericordia de 1558 » 190

Uno corsaro turco a fato prezoni 33 saonesi de 1563 » 19;

Saonesi ano otenuto da li signori genoesi de potere fare le

porte de la marina. » 197

Li citadini de Saona danificati per la fabrica de la fortesa sono

satisfati de 1559 » 198

Li signori genoesi ano imposto una grosa gabjla sopra lo vino

in Saona » 200

Li magazini de la reba de la cita de Saona ne ruinato una

parte de 1566 » 202

La presa e morte de Otaviano Ferrerò lano de 1566 » 203

La venuta de la sposa del signor Alfonso Spinula in Saona

de 1567 » 205

La presa de Bertome Martino da lo incositore de 1568 » 206

Lo arciduca de Austria e jonto in la cita de Saona de 1569. » 210

Una grande carestia de ogni sorta vitoaglie non mai vista a

nostri jorni lano de 1569, » 2i( Molti citadini chi sono diferenti che molti diseno che Saona

e più rica che sia mai stata e altri dicono non esere vero Pag. 224 Signori duca e conti citadini de Saona » 233 Citadini de Saona nobili li quali se mantengono largamenti

de le loro intrate sensa fare negocio alcuno » 235 Bvtegari toscani citadini de Saona.,…*-> 246 Simone Buca Nigra homo populare duce de Genoa lano de 1339 » 293 La aparicione de la madona de la misericordia a Antonio Bota » 308 Appendice di Documenti Documento I. Tre lettere inedite di Filippo di Cleves Ravasteno

a Giulio II. - Genova io Maggio 1504. 24 Maggio stesso

anno. 20 Ottobre 1505 Pag. 321 Documento li. Convenzione firmata nel 1528 tra Genovesi e

Savonesi » 329 Documento III. Lettera d’Ivo d’Allegre alla Comunità di

Savona. Roma 24 Settembre 1501 » 3?i Documento IV. Breve di Giulio II. Agli Anziani della città

di Genova. Roma 18 Maggio 1505 » 332 Documento V. Breve di Giulio II a Ivo d’Allegre. Rom

Giugno 1505 » 333 Documento VI. Breve dello stesso allo stesso. Roma 23 Sett. 1505 » 334 Documento VII. Breve dello stesso allo stesso. Roma 5 Die. 1505 » ivi Documento Vili. Breve di Giulio II a Luigi XII Re di Francia.

Roma 5 Dicembre 1505 »•> 33 5 Documento IX. Lettera del Consiglio di Genova al Siniscalco

di Francia, Governatore di Milano. Genova 3 Sttt. 1505 » 336 Documento X. Breve di Giulio II a Ivo d’Allegre. Bologna

25 Giugno 1506 » 338 Documento XI. Breve dello stesso allo stesso. Bolog. 20 Die. 1506 » ivi Documento XII. Lettera d’ Ignoto ali’ ambasciatore savonese

presso la S. Sede. 21 Giugno 1506 » 339 Documento XIII. Breve di Giulio II al d’Allegre. Bologna

13 Gennaio 1507 » 342 Documento XIV. Itinerario della legazione del Card. di S.

Prassede presso Lodovico XU dal 5 Maggio al iS Agosto 1507 » 343 Documento XV. Nota lasciata da G. T. Belloro di lettere ine dite, che a suoi tempi erano nell’Arch. Comun, di Savona, •*> 346

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